
Sopravvissuti entrambi alla Shoah, lo psichiatra Viktor E. Frankl e il teologo Pinchas Lapide si confrontano in queste pagine sul senso della vita e sulla religione: un dialogo profondo "tra chi si prodiga per favorire, a seconda dei casi, la guarigione o la salvezza dell'essere umano". Nel 1984, a Vienna, lo psichiatra e neurologo Viktor E. Frankl e il teologo Pinchas Lapide - entrambi ebrei, entrambi sopravvissuti alla Shoah - avviarono un dialogo sul senso della vita e sull'esperienza religiosa tentando di aprirsi fino in fondo alla prospettiva dell'altro. Ne nacque un intenso dialogo interdisciplinare sulla guarigione e la salvezza, tra psicoterapia e teologia, tra scienza e fede, percorsi spesso in contrasto, qui riavvicinati all'interno di un medesimo, forte, desiderio di ricerca della verità. Un dialogare prezioso sulla sofferenza e la colpa, ma anche sull'amore e il senso della vita, per comprendere i limiti del proprio sapere e aprirsi alla tolleranza.
Se Dio è buono e sovrano, perché esiste il male? Questa domanda che, indipendentemente dalle convinzioni religiose di chi la pone, attanaglia da secoli l'intelligenza dell'uomo, trova nella mente e nel cuore del cristiano una coniugazione e una risonanza peculiari. Donald Carson esplora questa risonanza che porta i Giobbe di ogni epoca a confrontarsi con il mistero di Dio e a trovare conforto nella rivelazione della sua provvidenza; e parla a tutti coloro che, nella sofferenza, coniugano la domanda in invocazione: "E tu, oh Signore, fino a quando?" (Sal 6:3). Alla fine abbiamo tra le mani un libro di "medicina preventiva", scritto "da un cristiano per aiutare altri cristiani a riflettere sulla sofferenza e sul male".
"La natura è un libro completamente aperto a tutti e dal quale tutti possono leggere e imparare. Ogni pianta, ogni animale, ogni organismo microscopico racconta qualcosa, rivela un segreto, denota una straordinaria coerenza ed eleganza. Tutto converge verso lo stesso incontro e lo stesso mistero". Di questo mistero, e di questo libro completamente aperto che è la natura, tratta con particolare finezza "Una casa chiamata terra". Bartolomeo, patriarca ecumenico e figura rilevante nel panorama del cristianesimo contemporaneo, ha maturato e affinato un profondo sguardo cristiano sull'umanità e sul creato. Alla sua visione ha fatto esplicito riferimento papa Francesco nell'enciclica Laudato si'. Questo piccolo libro di grande sapienza umana e spirituale offre alla lettura pagine luminose e intense, che ci prendono per mano aiutandoci ad "ascoltare la voce della creazione", ricreando un poco di silenzio fra i mille messaggi, i fiumi di parole, la moltiplicazione delle immagini e il loro consumo. Bartolomeo I è dal 1991 arcivescovo di Costantinopoli e patriarca ecumenico.
Il Crocifisso risorto è il paradosso del cristianesimo che poggia sul fondamento apparentemente fragilissimo della Pasqua, dove morte e vita si affrontano in un incredibile duello. La vita di Gesù, nello stile sobrio di Luca, termina nella serena convinzione di un compimento fiducioso: sulla croce il Cristo è sereno, e nell’interpretazione lignea del Crocifisso di Lérins sorride. L’effetto di questa unità dei contrari è il paradosso, che la ragione, grazie all’esperienza di fede, può riconoscere come incomprensibile e tuttavia dotato di senso. Perché il Crocifisso sorride guardando il teologo che pensa? Perché il teologo pensa e la verità gli sfugge. Una provocazione per un pensiero forte e umile.
La speranza fa parte dell'essenza stessa dell'uomo; si manifesta nei desideri, nel senso di sproporzione tra il sé e l'Altro, nell'anelare alla pace e a qualcosa che non si esaurisce nel presente. Il cristiano, in più, sa di poter contare su un'esperienza ben precisa: la fede. Perché è nella fede che ha origine la speranza cristiana. Da queste prime riflessioni parte Luigi Maggiali per tratteggiare, in pagine cariche di tenerezza e di slancio, il volto cristologico del dono e della responsabilità della speranza cristiana. Il volume rappresenta così una sorta di "manuale" della speranza in cui risuonano i mille echi di questa parola tra le pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento e nel Magistero della Chiesa. Fino al forte invito di papa Francesco: "Non lasciamoci rubare la speranza!".
Questo testo si propone di fornire una sorta di suggestiva proiezione educativa che attraverso la categoria dello "sguardo" immagina un cammino per la sua liberazione. Un cammino che procede dal particolare all'insieme, dalla credenza soggettiva a una verità condivisa, dalla chiusura all'apertura, dalla limitazione all'illimitato, dal confine allo sconfinato.
Il metodo scientifico ha permesso alla teologia di entrare e permanere nelle università. La sapiente attualizzazione della Scrittura, nella semplicità delle forme e nella freschezza dello Spirito, non ha mancato di contraddistinguere l'opera di molti santi che hanno unito la loro teologia alla predicazione universitaria e parrocchiale. Tommaso e Newman hanno saputo mediare efficacemente la parola di Dio attraverso la loro scienza e la loro santità di vita.
L'attuale complessità del vissuto (umano ed ecclesiale) impone con urgenza di ripensare l'alterità. L'analisi sociologica caratterizza la nostra epoca, da un lato con i tratti di un esasperato individualismo e di una generalizzata frammentazione sociale, dall'altra lo sguardo ad alcuni fenomeni contemporanei (moda, istinto di imitazione, pulsioni gregarie, affollamenti sportivi, musicali e religiosi) sembra convincere del contrario. La profondità di questi mutamenti sollecita in tal senso a ripensare l'alterità, non solo come l'altro da me, che mi sta di fronte, ma anche come l'altro di me, che è parte costitutiva della mia identità e mi pone inesorabilmente di fronte alla mia radicale incompiutezza. Perché la relazione interpersonale è non solo la dimensione più profonda del mistero di Dio, ma anche dell'uomo creato a sua immagine. A questo tema il Centro studi di spiritualità di Milano ha dedicato la sua annuale Giornata di studio nel gennaio 2015 e ne pubblica ora gli Atti.
Dall’introduzione: «La cronaca dei nostri giorni ci presenta violenza contro se stessi, contro le proprie cose, contro le cose dell’altro, contro l’altro, bambino, anziano, donna, straniero, immigrato, di altra fede o di altra lingua. Paure, preconcetti, muri e recinzioni che tornano ad edificarsi, leggi ad personam o partitiche, ingiustizie sociali, presunti e presentati modelli alternativi di famiglia e di genere, insieme a tanto altro, denotano una profonda crisi antropologica. Verrebbe da dire, come Diogene di Sinope, «cerco l’uomo … l’uomo dov’è?». Si avverte l’assenza di una figura grande e umile al contempo, di un altro Dante […] Uomo di idee, ma anche di azione, amante della giustizia, della verità, della patria, della pace. Grande maestro, il Sommo Poeta, trentacinquenne pellegrino nei mondi dell’Oltretomba, è per me, trentacinquenne, guida nel mio viaggio reale terreno, lui che fu condotto da Virgilio nel suo viaggio immaginario ultraterreno. In suo onore, nel vasto panorama di illustri iniziative di vario genere in Italia e all’estero proposte e vissute, per festeggiarne ancora il compleanno, offro questo contributo che ha per titolo il primo cele- berrimo endecasillabo della Commedia, in una forma più «personalizzata»: «Nel mezzo del cammin de la mia vita…» e per sottotitolo, con la metafora sottesa del viaggio, «Percorsi di riflessione nel 750° della nascita di Dante Alighieri». Si tratta di un saggio che si compone di tre parti, tese a suscitare l’entusiasmo di incontrarsi con la Divina Commedia, presentandone aspetti noti e forse meno noti, numerici e fantasiosi, storici e leggendari, teologici e letterari, liturgici e religiosi, lirici e grotteschi. Percorsi, semplici percorsi, per mettere i nostri piedi sulle orme di un grande uomo, di un grande uomo di fede, di un grande italiano, «semplicemente» del Sommo Poeta, Padre della nostra Madre lingua. E come da più parti si sente dire: «Iddio ha voluto così bene all’Italia da regalarci Dante Alighieri!».
Acute riflessioni sotto forma di dialoghi allegorici e paradossali che smontano i falsi miti della libertà da parte di un grande pensatore controrivoluzionario.
Ri-pensare Dio oggi è un compito quanto mai attuale e urgente. Le modificazioni delle nozioni di spazio e tempo offrono alla riflessione teologica nuove modalità per pensare, comunicare e trasmettere la fede oggi. Esse permettono di riarticolare la triade metafisica Dio, uomo e cosmo, nelle loro reciproche relazioni, e consentono di ritornare a parlare di Dio nell'età della scienza cogliendone la sua presenza vivente nello spazio-tempo dell'universo.