
Sin dall'inizio l'idea olimpica fu un'idea politica in grado di coniugare l'enorme capacità dello sport di agire come «parafulmine sociale» - quindi come elemento di distensione e di identificazione collettiva - e di misurare la stima di una nazione e della sua economia nel contesto internazionale.Coubertin mutuò dall'antica religione olimpica soltanto il rituale che gli serviva, e non le divinità: il luogo dei giochi doveva diventare un territorio sacro; l'entrata degli atleti una processione; il comitato olimpico un collegio di sacerdoti; il giuramento un rito di purificazione; le onoranze ai vincitori un omaggio delle nazioni. Una moderna religione in cui l'uomo celebra, invoca, sacrifica e premia se stesso. In tanti discorsi solenni - osserva Moltmann in questo breve saggio scritto dopo le Olimpiadi di Seul, alla fine degli anni Ottanta - si coglie facilmente la regia dei giochi «e si ha quasi l'ironica impressione che l'autore fantasma sia stato Ludwig Feuerbach e che il copione lo abbia scritto Karl Marx, perché è vero che questa moderna religione olimpica è un'immagine del desiderio, una fabbrica di sogni e oppio per il popolo».
Si compie, con questo terzo volume di Rosanna Raffaelli Ghedina, la ricostruzione della vita, della conversione, dell'apostolato in Francia e della spiritualità di S. Maria di Magdala, sorella di Marta e Lazzaro, amici di Gesù: in realtà un'unica opera in tre volumi. In questo terzo volume, Maria Maddalena è messa a fuoco nel percorso completo della Teologia della Misericordia: come la penitente, l'amante, l'adoratrice e la prediletta, colei che Gesù sceglie per annunziare la sua Resurrezione. Maddalena è l'iso-apostola - come gli apostoli - che si dona come atto d'amore in un martirio bianco per la Chiesa nascente. Il pregio maggiore, sottolinea Giovanni Tortelli, di questa ultima opera "meditata" della Trilogia resta la grandiosa rappresentazione di questa grande santa della Chiesa nascente, che offre a qualunque lettore spunti di riflessione personale per un proprio cammino spirituale, di conversione o di accrescimento nella fede.
Il vantaggio di ogni crisi, come quella che sta attraversando attualmente la società, è che "costringe a tornare alle domande; esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto" (Hannah Arendt). È un invito ad aprirsi agli altri e a non irrigidirsi sulle proprie posizioni. È un'occasione di incontro e una circostanza preziosa anche per i cristiani, chiamati a verificare la capacità della fede di reggere davanti alle nuove sfide, chiamati a entrare senza timore in un dialogo a tutto campo nello spazio pubblico. "La bellezza disarmata" propone gli elementi essenziali della riflessione svolta da don Julián Carrón a partire dal 2005, anno della sua elezione a presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione dopo la scomparsa del fondatore, il Servo di Dio don Luigi Giussani, che nel 2004 lo aveva chiamato dalla Spagna per condividere con lui la responsabilità di guida del movimento. Gli scritti, nati in occasioni diverse, sono stati ampiamente rielaborati e ordinati dall'autore allo scopo di fornire organicamente i fattori di un percorso decennale, lungo il quale egli ha approfondito il contenuto della proposta cristiana nel solco di don Giussani, alla luce del magistero pontificio e in paragone col travaglio e le urgenze dell'uomo contemporaneo. Il volume intende offrire il contributo di una esperienza di vita a chiunque sia alla ricerca di ragioni adeguate per vivere e costruire spazi di libertà e di convivenza in una società pluralistica.
"Nella sua duplice natura di florilegio di ricordi e di teoria di studi sul pensiero e il magistero di Giacomo Biffi, questa raccolta di scritti in suo onore, a un anno dalla scomparsa, si attesta quale evento editoriale assolutamente unico nel suo genere."
Il testo cerca di rispondere alla motivazione della nascita di una Commissione di teologi con respiro internazionale, a pochi anni dalla conclusione dell'esperienza conciliare, e alle questioni del dialogo tra teologia e Magistero, analizzando con il metodo storico-analitico la genesi della Commissione, le sue problematiche e i suoi sviluppi teologici. L'autore, infine, si propone di valutare l'attualità della Commissione Teologica Internazionale, come organo della Congregazione per la Dottrina della Fede, e i suoi possibili sviluppi nel panorama della Chiesa in dialogo con il mondo contemporaneo. Prefazione di Gerhard Müller.
Nell'Anno Santo indetto da Papa Francesco, una serie di domande a Padre Innocenzo Gargano sul tema della misericordia, partendo da storie concrete e toccando figure vicine al nostro tempo come Giorgio La Pira e Madre Teresa di Calcutta.
Il testo propone una rilettura ecologica che sostituisce il modo tradizionale, antropocentrico, di leggere il racconto della creazione: da questa nuova prospettiva emerge che non è la terra che è stata affidata all'uomo, ma l'uomo che è stato affidato alla terra. L'autore invita poi a considerare la creazione non "dal principio", bensì "dalla fine", in visione escatologica. In conclusione, egli affronta il problema della morte e dell'uccidere, sia nell'ambito degli animali che in quello degli uomini, e il suo superamento nel regno messianico: un mondo senza morte.
A partire dal XVII secolo, il pensiero sulla creazione è stato in massima parte dominato da un teismo illuministico che concepiva Dio come principio quasi impersonale, privo di soggettività. Oggi, però, di fronte alla crisi ecologica è più che mai urgente che la razionalità teologica prenda in carico, secondo un nuovo profilo, sia il Dio di Gesù Cristo sia il mondo creato. Ecco allora che Christophe Boureux ridà un ruolo centrale alla sola nozione in grado di illuminare la scena: la creazione in Cristo, «primogenito di ogni creatura». Nei testi biblici il Risorto appare a Maria Maddalena in veste di giardiniere. Prende cioè la figura di quel Dio che, al momento della creazione del mondo, realizza un giardino e lo affida alle cure dei progenitori. Il giardino è un luogo di convivialità universale. E il giardiniere è chiamato a orchestrarne gli elementi, lavorando a questa convivialità: egli diviene così, in qualche modo, l'annunciatore della ricapitolazione in Cristo di tutte le cose. Boureux offre una riflessione stimolante sulla posta in gioco ecologica, spingendosi oltre l'abituale concetto di "natura": declinando il tema della "creazione" come paesaggio, egli dice l'instaurazione paziente di un'interdipendenza fra tutte le entità, destinate a dare il meglio di se stesse. L'umano non è né despota né amministratore del mondo, bensì ospite attento, scientificamente e moralmente riconoscente della convivialità di cui è responsabile. Straordinaria avventura intellettuale, questo libro, colto e raffinato, è destinato a sorprendere positivamente e a divenire complemento ideale al percorso suggerito dall'enciclica papale Laudato si' sulla cura della casa comune.
Questo piccolo volume raccoglie il risultato, il nocciolo, di quarant'anni vissuti insieme. L'esperienza di uno sgangherato gruppo dentro e fuori dalla chiesa, ai margini di partiti e associazioni, è la piccola metafora di un cammino che vorremmo suggerire anche a chi non l'ha conosciuto. Riflessioni 'sapienziali', sociali e teologiche, nate in una piccola comunità che regaliamo volentieri agli amici. Il Gruppo Lavoratori di Modena è nato nel 1968, come 'Gruppo di Azione Cattolica'. Quando, dopo alcuni anni, l'A.C. è andata in crisi, questo gruppo di amici ha continuato l'esperienza di comunità. Sia in un impegno condiviso: nel carcere, con i disabili, nel sindacato, nel volontariato, sia in montagna con ferie organizzate insieme in una casa a Vezza D'Oglio in Alta Val Camonica.
"Misericordia" è oggi sinonimo di pietismo, paternalismo, buonismo. La virtù predicata da Gesù nel discorso della montagna è, per il comune sentire contemporaneo, un valore socialmente dubbio, sospetto quanto meno di falsa generosità e di altruismo autogratificante. Nel nostro mondo dominato dalla razionalità tecnologica si è infatti prodotta una separazione fra l'amore e la giustizia: il primo è diventato sentimentale e irrilevante, la seconda astratta e calcolatrice. E la nozione di carità, che originariamente traduce un tema di assoluta profondità teologica, è ridotta al banale significato di elemosina e beneficenza. A sgomberare il campo da questi equivoci e fraintendimenti provvedono - in questo secondo volume della collana dedicata alle beatitudini - un teologo e un filosofo. I due autori ricollocano la misericordia nel giusto ambito religioso e antropologico-culturale. Sequeri ne mette in rilievo il fondamento teologico, la sua profonda consonanza con l'agape (nell'accezione paolina, ripresa da Benedetto XVI nell'enciclica "Deus caritas est"). Demetrio, con un approccio più esistenziale, ne sottolinea il valore intimamente umano e universale, sia per i credenti sia per i non credenti "nobilmente pensosi".
"La denuncia del degrado civile indotto dai modelli culturali della società dei consumi e dello spettacolo, dell'eterna giovinezza e del denaro facile, è pressoché unanime. Guai però a chi è colto nel flagrante delitto di credere che questo indebolimento del pensiero non ci rappresenti affatto; e che forme di reazione determinata ai suoi presupposti siano realmente praticabili. Dove il logos perde forza, la reazione a catena del polemos (della guerra, della violenza, dell'aggressività di tutti contro tutti) guadagna terreno e si fa incontrollabile. In un mondo che rimane senza l'audace e creativa testimonianza dell'umanesimo cristologico di Dio, il politeismo degli dèi razzisti e corporativi occupa la scena. C'è insomma del lavoro urgente da fare: riguarda beni di prima necessità per l'ominizzazione, che il mercato ha dismesso. Questo libro, quasi in forma di "manifesto", offre il suo contributo. Non si limita a criticare gli idoli: per ognuno di essi, cerca di immaginare le contromosse necessarie. Noi, popoli cristiani d'Occidente, abbiamo meritato le conseguenze di questa ricaduta nel paganesimo. Ma ci è consentito un soprassalto di orgoglio: possiamo smascherare l'incantesimo della cultura nichilistica che pretende di rappresentarci, e aprire mille luoghi di liberazione. Ci sono rimasti assai più di dieci giusti, per convincere Dio, in favore delle generazioni che vengono, che non siamo così indegni dei doni ricevuti."
Che cosa significa essere umani in un'epoca di complessità e cambiamento? Come si può gestire lo sviluppo tecnologico? E quali sono i limiti da non superare nel momento in cui la tecnica viene utilizzata per interventi non più solamente esterni, ma anche interni all'uomo?Il libro si propone di fornire una comprensione filosofica e teologica della tecnologia, mettendo in luce le dimensioni etiche e interrogandosi sulla possibilità di liberarsi dalle categorie tradizionali di «umano». «tecnologico» e «naturale» per abbracciare una nuova relazione con il mondo che si potrebbe definire «tecno-umana».