Il concilio Vaticano II, evento chiave nella storia del cattolicesimo del secolo scorso, è destinato a durare nell'interesse dei dibattiti attuali, non solo all'interno della chiesa. Pochi anni fa si è conclusa la pubblicazione degli Acta comprendenti il materiale delle congregazioni generali e della segreteria. Purtroppo essi non comprendono il cuore della dinamica del Vaticano II, il lavoro cioè delle commissioni, sia nella fase preparatoria che in quella propriamente "conciliare". Per colmare questa lacuna il volume presenta per la prima volta al pubblico il materiale prodotto dal Segretariato per l'unità dei cristiani nella fase di proposta e di preparazione del corpus conciliare, tra il novembre 1960 e il giugno 1962. Il materiale qui pubblicato - in edizione critica con i testi originali - costituisce un microcosmo di idee che troveranno in seguito accesso all'assemblea, definendo alcuni degli orientamenti principali del magistero del Vaticano II. Esso offre un importante contributo per la conoscenza diretta della dinamica conciliare.
I saggi raccolti in questo volume mettono in luce le dinamiche che tra Otto e Novecento caratterizzarono l'atteggiamento della Chiesa cattolica verso ebrei, protestanti e massoni, assurti a simbolo dei processi di modernizzazione della società italiana. Nello scontro con il potere politico per la definizione degli ambiti di competenza, la Chiesa si oppose, in nome di un rivisitato modello di "civiltà cristiana", alle minoranze che impedivano la realizzazione di uno Stato cattolico. Il pregiudizio antisemita, sollecitato da spinte politiche e sociali, e corroborato dall'apporto della tradizione antiebraica cattolica, riuscì a permeare il senso comune degli italiani e assunse forza di legge con il fascismo. La massoneria, considerata dalla Chiesa uno dei principali soggetti dell'opera di secolarizzazione, fu ritenuta dal magistero ecclesiastico e dalla pubblicistica cattolica il frutto di una collaborazione complottistica con ebrei e protestanti. La campagna antiprotestante, che a fine Ottocento si era legata alla necessità del ripristino del potere temporale del papa, divenne tra le due guerre mondiali, e soprattutto dopo il Concordato, un mezzo per rivendicare la cattolicità dello Stato italiano. L'intreccio delle posizioni assunte dalla Chiesa cattolica a livello nazionale è esemplificato nell'analisi di un caso particolare, quello della realtà veneta, capace di mettere a fuoco le modalità di rielaborazione autonoma delle direttive della Santa Sede da parte delle diocesi.
Secondo un'opinione diffusa il cattolicesimo è un tratto unificante degli italiani, con una tradizionale frattura tra Lombardo-Veneto "bianco" e regioni "rosse". Ma quanto c'è ancora di vero in questa geografia? Quanti sono i cattolici praticanti e in quali aree del paese sono più numerosi? Da alcuni interessanti indicatori (frequenza alla messa, otto per mille, insegnamento della religione, matrimoni civili, nascite fuori dal matrimonio) risulta che i praticanti sono una minoranza del 30-40% concentrata nelle regioni del Sud, la vera zona "bianca". Per un verso, dunque, il cattolicesimo si accompagna a una sindrome meridionale fatta di minore ricchezza, inefficienza delle istituzioni e carenza di capitale sociale; per un altro, nella generale crisi della partecipazione sociale e politica, i movimenti ecclesiali costituiscono una risorsa tale da fornire alla Chiesa-istituzione un forte potere di veto.
La vita e rivelazioni della beata Chiara Bugni, composta dal francescano Francesco Zorzi (prima metà del secolo XVI), sotto l'apparente semplicità di una biografia spirituale, nasconde significati simbolici trasmessi in forma di visioni e rivelazioni, compendiate da un noto teologo cabalista che visse ed operò prevalentemente a Venezia. Il nucleo fondamentale è rappresentato dall'edizione critica, che documenta tutte le testimonianze relativa alla beata. Oltre a questo, un testimone più autorevole della Vita dello Zorzi, contenente anche altri testi in volgare stesi da consorelle e approntati per il monastero a metà '500 dal traduttore della Vita, Andrea Pilolini. I testi di corredo costituiscono un ulteriore approfondimento e consentono di ricostruire la provenienza dei testimoni in volgare e il loro uso da parte degli agiografi attraverso i secoli; di identificare i luoghi della beata e di investigare le radici religiose della società veneziana negli anni in cui visse la beata stessa. Completa il volume la descrizione degli scavi, approntati sotto il Presidio Militare "Aristide Cornoldi" di Venezia, costruito sull'area già del monastero che fu della beata Chiara Bugni.
Idelfonso Schuster ha lasciato un copiosissimo epistolario, che è la fonte più importante per conoscerne la figura singolare e complessa, che resta ancora largamente da interpretare e comprendere, dopo che uno schema oleografico un po' scontato e un rigoroso riserbo acetico dello stesso Schuster hanno concorso a velarla nella sua vivace e creativa sensibilità. Le preziose e numerose lettere qui pubblicate lo ritraggono dagli anni della giovinezza e dell'età abbaziale a San Paolo a quelli sulla cattedra di Sant'Ambrogio. Il "desiderio di Dio": è il primo tratto che collega tutte, accanto alla passione e alla nostalgia monastica. Ma dalla corrispondenza con gli illustri eruditi Morin e Berliére, risalta insieme un'altra passione: quella per la ricerca storico-archeologica e per il contatto con gli antichi documenti.
Nel corso della sua lunga attività di archeologo nella Siria settentrionale padre Pasquale Castellana, da solo e in collaborazione con i confratelli Ignacio Peña e Romualdo Fernàndez, ha restituito alla comunità scientifica e locale centocinquanta chiese inedite, centosettanta tra monasteri ed eremi, sessantuno torri di monaci reclusi, oltre che vasche battesimali, iscrizioni greche, necropoli, pressoi, tempietti, colonne di stiliti. A tutto ciò va ad aggiungersi quest'ultimo lavoro, che costituisce una sorta di commiato dalla sua intensa dedizione all'archeologia e vuole offrire una panoramica di quanto di meglio egli ha scritto nell'ambito della esaltante avventura del monachesimo in terra siriana. Destinato a tutti gli appassionati di storia del monachesimo antico, il volume è interamente corredato da piantine e immagini a colori.
Tra gli interventi del card. Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna dal 1952 al 1968, al Concilio Vaticano II, spicca senza dubbio il discorso sulla Chiesa povera e dei poveri, tenuto il 6 ottobre 1962, durante i lavori della 35a Congregazione Generale. Lercaro chiedeva che il De Ecclesia venisse scritto di nuovo a partire dal mistero del Cristo povero e che quello della povertà della Chiesa fosse il tema di tutto il Concilio. Quest’intervento ottenne una certa risonanza all’interno e al di fuori dell’assise conciliare, le cui tracce si trovano nel capitolo 8 della Lumen gentium. Ma, chi c’è dietro questo discorso di Lercaro? Chi ha aiutato il card. Lercaro a maturare una simile visione della Chiesa?
Come è noto, Lercaro aveva come perito di fiducia al Concilio don Giuseppe Dossetti. Questo volume, attraverso una minuziosa ricostruzione, basata in massima parte su fonti inedite, riporta alla luce l’influsso dossettiano sul discorso di Lercaro, e lo fa in due momenti distinti. Nella prima parte si prende in considerazione il percorso di Dossetti – dall’influsso familiare sino all’approdo del Vaticano II – di maturazione della visione teologica della Chiesa povera e dei poveri, confluita poi nel discorso di Lercaro. Nella seconda parte si prendono in esame i fondamenti biblico-teologici ed ecclesiologici di tale discorso.
«La scelta di essere Chiesa povera e dei poveri nei discorsi lercariani diviene, oltre che un motivo di fedeltà alla sequela Christi, anche un segno messianico per tutti gli uomini» (dall’Introduzione).
Punti forti
Le figure di Dossetti e Lercaro, punti di riferimento sempre attuali.
L’approssimarsi dei 50 anni del Concilio Vaticano II.
Una ricerca originale, condotta su fonti inedite e documenti d’archivio.
La Prefazione di don Pino Ruggieri, uno dei massimi esperti, insieme a Melloni, del Vaticano II.
Destinatari
Sacerdoti, laici impegnati, quanti amano Dossetti e Lercaro, studenti di teologia.
Autore
Corrado Loerefice, nato a Ispica (RG) nel 1962, presbitero della Diocesi di Noto (SR), ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana. Attualmente svolge il ministero di parroco, è Vicario Episcopale per il clero della sua diocesi e insegna presso lo Studio Teologico «San Paolo» di Catania e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose «San Metodio» di Siracusa. Autore di vari studi in opere collettanee e in riviste di teologia, con le Paoline nel 2004, quando era direttore del Centro Regionale Vocazioni di Sicilia, ha pubblicato Gettate le reti.
Nuove prospettive di ricerca sul modernismo. Che effetti ha cent'anni dopo l'enciclica Pascendi quel tentativo di fare dell'uomo la misura della religione e come è mutata la Chiesa rispetto ad esso? Un dibattito che tocca l'attualissima questione del rapporto tra fede e cultura, Chiesa e società.