Poco più di settant'anni del IV secolo dopo Cristo condizionano tutta la storia dell'Occidente. Sono infatti poco più di settant'anni quelli che passano dall'editto di Costantino, nel 313 - che concede ai cristiani fino ad allora martiri e perseguitati la libertà di culto - al 380, quando Teodosio dichiara il cristianesimo unica religione ufficiale dell'impero romano e da avvio alla persecuzione delle altre religioni, fino ad allora tutte liberamente praticate a Roma. La croce, da simbolo dell'umiliazione del Cristo e della sua morte redentrice, si trasforma in settant'anni in una potente immagine politica di potere e vittoria: come è stato possibile questo cambiamento? perché e come la croce, simbolo di sofferenza e martirio, è potuta diventare il simbolo stesso del potere? in che modo e per quali ragioni questo segno di un potere trascendente, di un Regno che non è di questo mondo, ha finito per intrecciare il suo destino con le potenze politiche, diventando invece un segno della conquista di corpi e di anime? Giovanni Filoramo racconta la storia di come i cristiani da martiri siano divenuti persecutori. Una storia di contrasti sempre più violenti tra i seguaci dei culti pagani e i cristiani, di divisioni interne tra le varie sette cristiane in Medio Oriente, in Europa e in Africa, di relazioni sempre più strette tra capi religiosi e capi del potere politico. Fino a quando la Chiesa cattolica diviene essa stessa strumento del potere e fattore di ordine istituzionale.
Che cos'è una regola, se essa sembra confondersi senza residui con la vita? E che cos'è una vita umana, se in ogni suo gesto, in ogni sua parola, in ogni suo silenzio non può più essere distinta dalla regola? È a queste domande che il nuovo libro di Agamben cerca di dare una risposta attraverso un'appassionata rilettura di quel fenomeno affascinante e sterminato che è il monachesimo occidentale da Pacomio a San Francesco. Se il libro ricostruisce nei particolari la vita dei monaci nella loro ossessiva attenzione alla scansione temporale e alla regola, alle tecniche ascetiche e alla liturgia, la tesi di Agamben è, però, che la vera novità del monachesimo non sta nella confusione fra la vita e la norma, ma nella scoperta di una nuova dimensione, in cui forse per la prima volta la "vita" come tale si afferma nella sua autonomia e la rivendicazione dell'"altissima povertà" e dell'"uso" lancia al diritto una sfida con cui il nostro tempo deve ancora fare i conti. "Come pensare una forma-di-vita, cioè una vita umana del tutto sottratta alla presa del diritto e un uso dei corpi e del mondo che non si sostanzi mai in un'appropriazione? Come pensare la vita come ciò di cui non si dà mai proprietà, ma soltanto un uso comune?"
Un'introduzione che si preoccupa di esprimere in modo molto sintetico alcuni principi fondamentali della dottrina sociale, parte integrante della fede cattolica, come la definì il beato Pontefice Giovanni XXIII. Oltre ad aiutare a sfatare alcuni luoghi comuni sul tema, il testo riporta anche cenni di storia della dottrina sociale, che non nasce con la Rerum novarum, come erroneamente si crede, ma con la persona, creata a immagine e somiglianza di Dio e redenta dal sacrificio di Cristo.
Salito al trono di Gerusalemme nel 1174, a quattordici anni, Baldovino ne visse undici nella sofferenza fisica e morale, talvolta intollerabile, generata dalla lebbra; non si compianse; non si rifugiò in un letto. Scelse di stare sui campi di battaglia, dove lo chiamava il suo dovere di Re. Intrepido soldato, capace di imprese memorabili; Re attento al destino del proprio regno, fu costretto a destreggiarsi tra le manovre e i calcoli politici della corte, ma fu soprattutto un giovane chiamato a crescere, a misurarsi con gli altri e con se stesso, e infine a morire. Il suo regno fu l'ultimo bagliore degli Stati crociati.
Un ventennio mai studiato, quello della resistenza popolare alla dominazione napoleonica d'Italia (1796-1815), eppure decisivo per la realizzazione del successivo Risorgimento. Il racconto delle insorgenze popolari controrivoluzionarie mette in luce la volontà degli italiani di rifiutare l'imposizione di un modello di vita contrario alle loro convinzioni, religiose anzitutto, anche a costo del sacrificio della vita. Infatti, oltre sessantamila italiani persero la vita per difendere le radici del proprio Paese.
"Spinoza, che non era un uomo religioso, credeva che la religione andasse bene, ma solo a condizioni rigorose. La fede doveva indurre le persone a un comportamento amorevole e pacifico, non doveva mai immischiarsi nell'indagine razionale e doveva sempre sottostare al controllo dei governanti dello Stato laico. Non sono sicuro di concordare sull'ultimo punto, ma i primi due sono ineccepibili." Il nuovo millennio si è aperto con un ritorno aggressivo della religione sulla scena pubblica, più in Europa che altrove. Basti pensare alle forti ingerenze del Vaticano sui temi della bioetica o ai movimenti fondamentalisti arabi che hanno seguito anche nel vecchio continente, Ian Buruma, saggista e giornalista di fama internazionale, si interroga sul rapporto fra religione e democrazia e sul modo in cui le società multiculturali e i regimi politici - in Europa, in America, in Asia - sono stati condizionati, nel bene e nel male, da tensioni fra autorità laiche e religiose. Per concludere che la verità rivelata può influenzare le opinioni di un individuo, nel bene e nel male, ma non le si dovrebbe concedere alcuna autorità politica. "Confucio, il buon vecchio saggio cinese, non aveva mai udito parlare di democrazia, ma quando il suo discepolo gli chiese come servire gli spiriti e gli dei rispose: lasciamo gli spiriti da parte, finché non conosceremo il modo migliore per servire gli uomini".
«Cento anni fa - il 12 maggio 1910 - avvenne la soppressione del Monastero di Monteluce, sede storica delle clarisse di Perugia, che per settecento anni era stato un punto di riferimento per l'intera città. Le autorità civili perseguirono l'obiettivo di cancellare quel luogo con un accanimento del tutto particolare: fu cacciata la comunità, stravolte le strutture architettoniche, alterato il secolare assetto urbanistico dell'area; fu salvata soltanto la chiesa. Questo volume - attraverso un dialogo a più voci, l'ausilio di documenti e testi originali e un ricco apparato iconografico - racconta un frammento prezioso della nostra storia recente. Una storia che è, per molti aspetti, esemplare del rapporto che le monache hanno saputo intessere con la comunità umana nella quale si sono inserite». (Dall'introduzione di A. Bartoli Langeli).
"L'Istoria del Concilio Tridentino" è forse la prima opera moderna che mette al centro della narrazione un grande avvenimento di vita ecclesiastica, lasciando sullo sfondo le grandi vicende politiche. Il concilio di Trento, convocato a metà Cinquecento dalla Chiesa romana per dare risposta alla Riforma protestante, viene analizzato attentamente da Sarpi, che segue le mosse dei sovrani europei nel tentativo di condizionare il rinnovamento religioso e l'azione dei vescovi per cercare di ottenere maggiore autorità nelle loro diocesi. Invece la curia romana riesce a piegare il concilio agli interessi papali e arriva a costruire una monarchia fortemente accentrata, forte di una dottrina saldamente articolata e dotata di potenti strumenti disciplinari. Il risultato sarà quella che viene chiamata la Chiesa della Controriforma. Sarpi, diventato consultore della Repubblica di Venezia in occasione del conflitto scoppiato nel primo Seicento con la Santa Sede, che pretendeva il riconoscimento di particolari privilegi, si era convinto che l'autorità papale costruita dal concilio avesse finito con l'annullare la distinzione dei poteri fra autorità spirituale e temporale. Proprio le vicende del concilio di Trento gli consentivano di spiegare come fosse avvenuta quella trasformazione, capace di colpire l'azione politica degli Stati moderni e la sua opera poteva essere dunque uno strumento di lotta in difesa del potere laico.
Tutte le grandi religioni storiche sono accomunate dalla pratica del pellegrinaggio verso i rispettivi "luoghi santi". Se per i cristiani ha un profondo valore catartico, in quanto ripercorre i luoghi di Cristo, per i musulmani è uno dei cinque pilastri dell'Islam. Nel buddhismo è la via che conduce al raggiungimento di uno stadio più avanzato dello spirito, mentre nell'induismo rappresenta un forte momento di coesione sociale. Il Dizionario analizza minuziosamente per ogni religione le fonti e i trattati, l'epica e le modalità dell'organizzazione di un pellegrinaggio: i preparativi, i canti, i raduni, i riti, i significati più profondi di ogni viaggio spirituale. Le utili cartine finali consentono di seguire ogni percorso: dalla Via Francigena alla Terra Santa, dalla Mecca ai pellegrinaggi sull'Himalaya, in India, nel Sud-Est asiatico e fino in Giappone.
È sostanzialmente il racconto di una ricerca: quella di stabilirsi nella vita monastica all’Athos, che corrisponde alla ricerca di assoluto che l’autore sentiva in cuore da diversi anni.
È il racconto del suo soggiorno all’Athos, dei suoi incontri con i grandi maestri spirituali, di cui annota le conversazioni che lo spingono a... fare un passo avanti, a superare l’instabilità e l’indecisione, a decidere della sua vita.
Malgrado lo scacco (non si farà monaco), l’autore ha un atteggiamento sempre positivo sulle persone e sulle istituzioni, e attraverso descrizioni spesso belle e calorose, per non dire affettuose, rende i personaggi simpatici e affascinanti, attraverso uno stile veramente da “scrittore nato”.
Ogni monaco, ogni monastero rimane scolpito nella sua caratteristica, tanto è tratteggiato in maniera essenziale ma con pennellate sicure.
Il testo contiene delle perle di spiritualità e di saggezza, nella migliore tradizione della spiritualità ortodossa.
«Nella liturgia, il monaco è come un bambino nel ventre della madre: non fa nulla. Eppure, per il fatto di trovarsi nella Chiesa, cresce, cresce in continuazione, fino all’ora del parto»
«Se la gallina non rimane nello stesso luogo a covare le uova, non ci saranno mai pulcini! Persevera nella preghiera di Gesù in chiesa come in cella, perché è meglio dell’ufficio stesso».
«La più grande opera che si possa fare per la Chiesa è praticare la vita evangelica; non è una via riservata a certi eletti: è l’unica via».
Destinatari
Vasto pubblico, purché sensibile al discorso spirituale.
Autore
Alain Durel, viaggiatore instancabile, uomo di teatro, attore e regista. Dopo aver rinunciato alla vita monastica, approfondisce gli studi di filosofia e scienze sociali, si impegna attivamente in ambito sociale, e infine si dedica alla scrittura di saggi e racconti che hanno come filo rosso la ricerca spirituale. Ha pubblicato La Quête. Récit d’un aventurier de l’absolu (Presses de la Renaissance, 2006) e recentemente Chemins de lumière, 365 jours avec les mystiques de l’Orient chrétien (Médiaspaul, 2009) et Les Amants du silence. Le roman de Charles de Foucauld (L’œuvre, 2009).
Punti Forti
Testimonianza diretta della vita al Monte Athos, pur se vista in modo soggettivo.
La spiritualità severa dei Padri orientali “raccontata” in modo immediato e accattivante.
Lo stile letterario che sa catturare il lettore.
Se oggi possiamo conoscere le strutture del Santo Sepolcro, non più le piante ideali, lo dobbiamo alla competenza e alla grande passione di padre Corbo, che lavorò 'con intuito d'amore verso Colui che di questo monumento è figura trionfante'. Padre Corbo: non solo un archeologo, ma un testimone in loco delle sue scoperte. (p. A. Niccacci e p. G. Claudio Bottini, SBF, Gerusalemme) "Padre Virglio Corbo non è scomparso. Egli è presente nei luoghi che ha scavato, è presente nei musei, è presente nelle biblioteche, ma soprattutto è presente dovunque c'è al mondo un aviglianese; è presente in una schiera di confratelli e di ammiratori che trasmettono con entusiasmo il suo spirito, la sua grinta, la sua fede, e in modo particolare il suo amore per la Terra Santa, dove trascorse tutta la vita". (p. S. Loffreda, SBF, Gerusalemme) Il ricordo di una delle più importanti figure dell'archeologia italiana a vent'anni dalla morte (1991-2011), nella prima ristampa anastatica della monografia curata dallo Studium Biblicum Franciscanum (1994).
Nei primi anni dell'Unità d'Italia, le chiese metodiste di Gran Bertagna e Stati Uniti giunsero nel nostro paese per impegnarsi attivamente in un'opera di evangelizzazione volta a sostenere il Risorgimento sul piano spirituale e delle libertà. Alla loro predicazione si deve la nascita del motodismo italiano. Senza acribia critica, partendo da corrispondenze familiari, raccolte di sermoni e vecchie fotografie, Valdo Benecchi ci presenta venti storie di fede e testimonianza evangelica, ovvero venti ritratti di figure che nei primi settant'anni del Novecento contribuirono a rendere più unita l'Italia tramite una rete di rapporti tra comunità diverse e distanti tra loro, tanto geograficamente quanto socialmente.