
Aprire lo spazio del confronto tra la fedeltà a un carisma istituzionalizzato come quello di Teresa d’Avila e l’interpretazione creativa nell’oggi della storia è un’operazione rischiosa, ma da farsi. Può portare fuori strada, se non avviene sotto la guida fantasiosa dello Spirito per rispondere alle sfide lanciate dalla società odierna, oltre che dai nuovi orizzonti della teologia e della teologia della vita consacrata. Come figli di Teresa di Gesù abbiamo un’identità e un’appartenenza a un’istituzione che non possiamo svendere né sostituire per restare in superficie confusi e smarriti. È alla riscoperta di questa identità e del carisma fondazionale di Teresa di Gesù che intendo dedicarmi in questo lavoro, lasciando intenzionalmente che sia Teresa a raccontare di Teresa. La narrazione che la Santa fa della sua esperienza di vita attinge il proprio soggetto da Dio che le parla e verte sulla sua personale esperienza. Appunto per questo, il percorso narrativo non procede più dalla Parola di Dio a Teresa, ma da questa a Dio che le parla, spingendola a raccontare le meraviglie che egli ha compiuto nella sua vita.
La notte tra il 20 e il 21 febbraio 1513 la morte pose fine al decennale pontificato di Giulio Il della Rovere, figura cardine del papato rinascimentale. La popolazione romana gli tributò un omaggio senza precedenti. Come sovrano pontefice, politico spregiudicato e sommo mecenate, Giulio II rimane uno dei personaggi che maggiormente condizionano l'immaginario collettivo del Rinascimento. Ma quale fu l'immagine che ne ebbero i contemporanei - non solo gli uomini di lettere, i prelati e i professionisti della politica, ma anche il popolo urbano del primo Cinquecento? Questo libro risponde a tale domanda ricostruendo l'immagine di Giulio II nella sfera pubblica e nella comunicazione politica in vari contesti italiani ed europei (Bologna, Ferrara, Roma, Venezia, Londra e Parigi). Intrecciando i racconti dei cantastorie con i dispacci dei diplomatici, le voci e le canzoni di piazza con i trattati degli umanisti, Rospocher delinea un ritratto inedito del "papa guerriero", una rappresentazione in perenne oscillazione tra laude e vituperio, tra guerra e beatitudine.
Nel secondo dopoguerra si è diffusa e radicata la "leggenda nera", che vede la Chiesa cattolica in primo piano nel sistema di copertura e protezione dei criminali di guerra nazisti in fuga. Nessuno è stato risparmiato: né Papa Pio XII, né i suoi più diretti collaboratori, né gli organismi umanitari, né le diocesi, né le associazioni ecclesiali. Tuttavia, l'apertura di nuovi archivi tedeschi, croati, italiani, argentini, statunitensi ha permesso l'avvio di altre ricerche più approfondite sul fenomeno. È in questo contesto che si colloca l'opera di Pier Luigi Guiducci. Grazie a un lavoro decennale, l'autore è riuscito a differenziare in modo molto chiaro le varie realtà presenti all'interno dell'enorme flusso migratorio dell'epoca, a fare il punto sulle specifiche responsabilità (area pubblica, privata, religiosa, iniziative a titolo personale), a cancellare ogni dato romanzato, a far emergere l'influenza avuta da determinate cabine di regia, sia quelle note e mai evidenziate sia quelle rimaste in ombra per decenni. È riuscito, poi, a far luce su un disegno umanitario della Chiesa che, mentre erano in corso gli accertamenti di responsabilità per crimini di guerra, ha cercato di evitare il prolungarsi di fatti di sangue, ma soprattutto di tutelare le migliaia di persone innocenti colpite dal conflitto e dalle sue conseguenze.
Il secolo XX segna un rifiorire del discorso spirituale e fin dal suo inizio rimette in primo piano la riflessione sullo stato mistico contemplativo: gli studi dei padri carmelitani e domenicani si raccolgono in dotta meditazione sulle opere di Giovanni della Croce, Tommaso d’Aquino e Teresa d’Avila, mentre i francescani si orientano più volentieri su Bonaventura.
Su questo sfondo si affaccia un primo orientamento innovativo nel momento in cui gli spiritualisti, soprattutto gesuiti, cercano di armonizzare la spiritualità con i dati scientifici della storia e della psicologia, la mentalità teologica speculativa con quella positivistica. Il discorso sull’esperienza mistica lentamente ridimensiona la portata dello sforzo ascetico e, nella seconda metà del secolo – dopo l’intensa stagione del concilio Vaticano II – si giunge a ritenere che l’ascesi in se stessa non sia propriamente un discorso spirituale, ma semplicemente morale.
Sommario
Abbreviazioni. Introduzione. I. Ricerca sul senso odierno di spirituale. II. Alla ricerca di un vissuto mistico. III. Spiritualità liturgica. IV. La Parola nell’esperienza spirituale ed esperienza spirituale della Parola. V. Esperienza spirituale caritativa. VI. Pastorale spirituale. VII. Spiritualità missionaria. VIII. Spiritualità ecumenica. IX. Vita spirituale dei religiosi. X. Spiritualità laicale. XI. Spiritualità di movimenti e gruppi. XII. Spiritualità popolare. XIII. Spiritualità mariana. XIV. Spiritualità socio-politica. XV. Contestazione e contemplazione. XVI. Spiritualità del lavoro. XVII. Spiritualità della povertà. XVIII. Mortificazione. XIX. Spiritualità emergente da saperi umani e arti. Conclusione. Indice dei temi svolti. Indice dei luoghi. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Tullo Goffi (1916-1996), sacerdote e teologo, è stato uno dei protagonisti del rinnovamento della Teologia morale in Italia. Tra le sue pubblicazioni: La morale familiare (Morcelliana 1958), Laicità, politica e Chiesa (San Paolo 1961), Amore e sessualità (Queriniana 1963), Spiritualità familiare (Sales 1965), Etica sessuale cristiana (EDB 1972), Etica cristiana trinitaria (EDB 1995), Spiritualità del matrimonio (Queriniana 1996). Ha inoltre curato la Nuova enciclopedia del matrimonio (Queriniana 1975) e, con Stefano De Fiores, il Nuovo dizionario di spiritualità (Paoline 1979).
Gaetano Pollio, arcivescovo di Keifeng, nella Cina centrale, viene arrestato perché "controrivoluzionario". Accadrà lo stesso, negli anni successivi, agli altri tre protagonisti di questo libro: un documento eccezionale sul maoismo, scritto da testimoni diretti che hanno subìto lunghi anni di prigionia nei laogai. Considerati pericolosi "nemici del popolo" solo perché cristiani. La violenza del comunismo maoista contro il cristianesimo è una pagina di storia troppo a lungo dimenticata. Queste voci costituiscono una testimonianza di fede preziosa ancor oggi.
Matilde di Canossa è forse il personaggio femminile più importante e discusso del Medioevo europeo. Gregorio VII la definì nelle sue lettere "l'ancella di san Pietro". In lei convergevano le responsabilità di governo di una potente e ricca dinastia e insieme le istanze di cambiamento della Chiesa, poi confluite nella cosiddetta "Riforma Gregoriana". In questo libro vengono analizzati i rapporti di Matilde col mondo ecclesiale, a partire dalla prerogativa dei Canossa di insediare i pontefici, passando ai rapporti di Beatrice e Matilde con Gregorio VII, all'esame di quell'evento che fu l'incontro di Canossa, all'influenza della Contessa sulla successione a Gregorio, ai rapporti che ebbe con Sant'Anselmo d'Aosta, con Enrico V e con le donne di potere del suo tempo. Si prosegue con la questione dell'eredità di Matilde, alla quale si legano la nascita e la diffusione del suo mito, ripercorso nella storiografia confessionale della Controriforma, per concludersi con la visione di Matilde nel contesto delle relazioni con chiese locali e monasteri, come Orval in Belgio e l'abbazia di S. Benedetto Polirone, dove scelse di essere sepolta 900 anni fa.
"È stato osservato che la Spagna ha una quantità di personaggi mitici, spesso eternati in un'apposizione che li rende quasi i campioni assoluti del genere. Abbiamo El Burlador (don Giovanni), El Cid Campeador (Rodrigo Díaz de Vivar), El Ingenioso Hidalgo (don Chisciotte), El Inquisidor (soprattutto Torquemada); inoltre - emergenti dall'anonimato come Il Milite Ignoto, per farsi emblemi di tutta una parte di umanità ispanica - El Torero, El Conquistador, El Caudillo. Santa Teresa è almeno due cose, in senso assoluto: La Mística, ossia la contemplativa per eccellenza, come esperienza vissuta e come descrizione di tale esperienza negli scritti; e, sul versante dell'azione esterna, La Fundadora, la campionessa e il modello di tutti coloro che abbiano voluto concretare una nuova concezione della vita religiosa in una serie di opere e di monasteri che ne fossero l'attuazione visibile e i centri d'irradiamento." (Italo Alighiero Chiusano) Con la traduzione e l'introduzione di Italo Alighiero Chiusano.
Quale è il ruolo dei cattolici in politica? Quale la loro identità e la loro storia? Si può parlare di un movimento cattolico italiano in politica? È una domanda che, a seguito della caduta delle ideologie e del ciclone che ha portato in Italia al passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, torna spesso alla ribalta nel dibattito politico e culturale. Il dialogo tra Michele Marchi e Paolo Pombeni ripercorre la storia del cattolicesimo politico dal Risorgimento ad oggi soffermandosi in modo particolare sul "caso" italiano. È un movimento omogeneo o plurale? La presenza della sede pontificia in Italia ne ha condizionato l'evoluzione? Da Murri a Sturzo, da De Gasperi a Moro, da Andreotti a Fanfani, da De Mita a Prodi, il volume mette a fuoco tutti i più rilevanti snodi della storia contemporanea tra luci e ombre.
Personalità unica e attraente, genio letterario di incredibile fecondità e maestra della vita spirituale contemplativa, Teresa d'Avila appartiene al 'siglo de oro', il periodo che vede l'immensa estensione della potenza spagnola in America centrale e meridionale. Sesta di undici tra fratelli e sorelle, Teresa dà un contributo fondamentale al rinnovamento della Chiesa a partire dalla preghiera, un principio che ispira la fondazione di monasteri in Spagna, Italia, Francia, Polonia, Fiandre e Germania e orienta i suoi scritti. La prima grande opera è l'Autobiografia, seguita dal Cammino di perfezione e dalle Fondazioni, anche se il testo principale resta il Castello interiore, immagine dell'anima che ospita Dio.
Questa opera prima di Vittoriano Satta illustra con spirito laico e ironico ma nel rispetto della verità storica le vicende del Papato, da San Pietro a Papa Francesco, e dei suoi protagonisti: pontefici, imperatori, re, principi, santi, eretici. La rima romanesca sdrammatizza le situazioni "critiche" trasformando sgomento e indignazione in sorriso.
I princìpi dottrinali e ispiratori dell'insegnamento, del ministero e dell'apostolato cattolico sono noti e resi ormai così familiari alla conoscenza dei più da non esigere una minutissima esposizione. In definitiva, alla intonazione della Aeterni Patris di Pio IX, e come sostanza e come forma, Papa Giovanni XXIII preferisce il discorso conclusivo del Concilio di Trento di Mr. Ragazzoni, vescovo di Famagosta, e poi di Bergamo. Più che lamentare le difficoltà incontrate e l'atteggiamento passivo dei protestanti, in faccia al grande avvenimento Tridentino, veniva posta in luce la sana dottrina nella sua forza di attrazione verso lo spirito e l'insegnamento di Cristo. Quel degnissimo Prelato diceva: - Ce avete rimproverato questo e quell'altro, e noi, ecco, ci siamo sforzati di riparare in questo e in quest'altro modo.
Schema per la bolla di indizione del concilio ecumenico Vaticano II, 6 dicembre 1961
"Dopo secoli di ostilità, durante i quali furono considerati anatema, oggi "la Chiesa, in forza del Vangelo affidatole, proclama i diritti umani", secondo l'espressione usata dal Concilio Vaticano II, e considera questa proclamazione come un "aggiornamento" del messaggio cristiano. Sul fronte opposto, i diritti umani sono considerati beni di giustizia che si possono giustificare sulla base della ragione ed esportare ovunque. Dubito di queste tesi. Penso che, accettando i diritti umani, in particolare i diritti sociali, la Chiesa abbia riveduto il suo tradizionale insegnamento che mette al centro del comportamento cristiano i doveri dell'uomo verso Dio, non i suoi diritti verso gli altri uomini. Penso anche che non esista una correlazione stretta fra doveri e diritti che giustifichi questa revisione. E penso infine che quel dialogo che, tramite i diritti umani, la Chiesa intende intrattenere con il mondo moderno sia piuttosto una mela proibita. La tesi che sostengo in questo libro è che i diritti umani appartengono più alla storia della secolarizzazione che a quella della salvezza. Essi presuppongono un'antropologia dell'uomo, una concezione della persona umana e un finalismo della storia terrena difficilmente compatibili con l'escatologia cristiana. 'Chi sei tu per rispondere a Dio?': la logica dei diritti umani non arretra di fronte a questa domanda, che invece rende umile il credente..." (Marcello Pera)