
La figura di Tommaso Moro si erge come esempio di irremovibile solidità morale, di fede provata e di coscienza retta. La fortezza d'animo e la serenità con cui affrontò la drammatica vicenda della sua condanna a morte e del suo martirio, per mano del re Enrico VIII, fu solo il naturale epilogo di una vita virtuosa in cui emerse come caratteristica fondamentale il primato della coscienza. Questo saggio vuole ripercorrere le tappe della vita di Tommaso Moro seguendo questo "filo rosso" della centralità della coscienza. In tutte le scelte che dovette affrontare, non solo nel momento del suo processo in cui la questione affiorò in modo particolarmente significativo, il filosofo inglese diede ascolto alla propria coscienza come luogo in cui si rivela la voce di Dio che guida l'uomo a scegliere il bene e a rifiutare il male. Di fronte all' imminente condanna Moro dimostrò una fermezza irremovibile: la sua priorità non fu preservare la propria vita terrena ma salvare l'anima dalla dannazione. La decisione di rifiutare gli atti del Parlamento, infatti, non fu motivata tanto da argomentazioni politiche quanto dalla fedeltà alla propria coscienza, alla Chiesa e a Dio: «Egli moriva da fedele e buon servitore del re, ma prima di tutto di Dio». Prefazione del card. Robert Sala. Postfazione di Elisabetta Sala.
Razionalizzazione, efficienza e trasparenza: sono i criteri che hanno guidato la Riforma del Governo dello Stato Città del Vaticano, varata con un «Motu proprio» da Papa Francesco il 6 dicembre 2018, in vigore dal 7 giugno 2019. Un ulteriore e decisivo tassello nella strategia di rinnovamento intrapresa da Papa Francesco con il suo magistero, volta a modernizzare un ordinamento dall’assetto più che unico nel panorama mondiale degli stati.
Francesco Clementi insegna Diritto pubblico comparato nell’Università di Perugia. Per Il Mulino ha scritto «Forme di Stato e forme di governo» (con G. Amato, 2012), ha curato «La Costituzione italiana. Commento articolo per articolo» (con L. Cuocolo, F. Rosa, G.E. Vigevani, 2 voll., 2018) e ha partecipato al manuale curato da T.E. Frosini «Diritto pubblico comparato» (2019).
Letto da alcuni studiosi come il momento fondativo della laicità, da altri soltanto come fase di cauto rinnovamento delle idee e delle istituzioni religiose, il Settecento presenta spinte contraddittorie: da un lato, la difesa della tolleranza religiosa; dall'altro, la riproposizione di forme dogmatiche delle fedi o addirittura atteggiamenti di fanatismo. Prendendo atto di tali letture contrastanti e tenendo conto delle profonde trasformazioni del secolo, il volume intende soffermare l'attenzione sui rapporti reciproci tra questi cambiamenti e la sfera religiosa.
Nessun ordine religioso ha lasciato un segno così indelebile nella storia della Chiesa moderna e contemporanea, come i gesuiti, circondati sin dal loro sorgere, da ammirazione e venerazione, associati a immagini che evocano eroismo, santità, scienza e intelligenza, ma anche temuti, combattuti strenuamente, non solo dagli avversari della Chiesa cattolica, ma anche da forze concorrenti all'interno di essa. La Compagnia di Gesù, oltre a essere un dinamico, originale ed efficiente ordine missionario, è stata per secoli un poliedrico think tank, un raffinato laboratorio culturale, in cui si sono elaborate molte delle politiche della Chiesa. Questo libro nasce dall'idea di ricostruire le principali vicende che determinano, a partire dal Concilio Vaticano II, la genesi e lo sviluppo di quel lungo e complesso processo di «aggiornamento-rifondazione» dell'ordine, che ne trasforma le finalità e in parte l'identità, e che la maggioranza degli storici concorda nel riconoscere come la configurazione di una «Terza Compagnia», diversa da quella «restaurata», più affine e vicina a quella dei padri fondatori. I generalati di Pedro Arrupe dal 1965 al 1983 e quello del suo successore Peter Hans Kolvenbach dal 1983 al 2008 segnano con accenti, sensibilità e prospettive diverse le tappe di questa complessa e difficile transizione dell'ordine più potente della Chiesa cattolica, nonostante il drastico ridimensionamento dei suoi membri. Nessuna famiglia religiosa vive in un tempo così breve, negli anni del post-Concilio, una così significativa «metamorfosi». Con l'avvento al pontificato di Francesco, primo papa figlio di Sant'Ignazio, i gesuiti hanno ritrovato un nuovo protagonismo nella vita della Chiesa, ricevendo dal pontefice uno specifico mandato, circa missiones, quello di divulgare ed educare alla pratica del «discernimento spirituale», il «carisma dei carismi», come lo definisce Paolo VI, lo strumento per realizzare quella «conversione pastorale» cuore della riforma della Chiesa di cui parla nell'enciclica programmatica del suo pontificato, l'"Evangelii gaudium".
Il racconto dell'arrivo delle prime Suore del Cottolengo in terra africana e della creazione delle prime missioni in Kenya (1903-1925): la descrizione vivida di un'esperienza di testimonianza del Vangelo in condizioni spesso estreme, pagando prezzi umanamente assai salati, servendo con dedizione i più poveri tra i poveri. E poi, dopo quasi cinquant'anni, il ritorno (1972) e l'arrivo anche in Tanzania ed Etiopia: condizioni diverse, ma uguale l'entusiasmo di comunicare il messaggio di salvezza attraverso il servizio, nello spirito del fondatore, san Giuseppe Benedetto Cottolengo. Il libro offre così anche un affresco di come sia cambiata la presenza missionaria e di quanto sia cresciuta l'attenzione verso il Sud del mondo.
A cura di Lorenzo Maffei I mutamenti sociali ed ecclesiali della seconda metà del Novecento, e poco oltre, visti con gli occhi di Maria Eletta Martini, un’esponente di spicco del cattolicesimo democratico italiano, che abbracciò le tesi di Aldo Moro. In questa raccolta di tutti gli articoli della Martini pubblicati dal 1946 al 2006 sulla rivista cattolica lucchese «Regnum Christi», vari i temi: la Chiesa prima e dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, con attenzione al ruolo dei laici. Le lotte su divorzio e aborto, il Diritto di Famiglia, la bioetica, il volontariato, le vicende internazionali, la pace. Nel volume anche l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in ricordo della Martini, tenuto a Lucca il 3 marzo 2017.
Quella di Giovanni Morone è una storia paradossale. Legato papale sia nella prima fallita convocazione del concilio di Trento negli anni 1542-43 sia nell'ultima del 1562-63, quando il maggior storico moderno di quel sinodo, Hubert Jedin, gli attribuí il merito di averlo salvato dal fallimento cui sembrava ormai essere destinato. Tra quelle due convocazioni, tuttavia, egli fu oggetto di gravi accuse di eresia, sfociate nel processo inquisitoriale preparato per anni in segreto da Gian Pietro Carafa e formalizzato nel giugno del '55, all'indomani della sua elezione papale. Un processo reso pubblico due anni dopo con il clamoroso arresto di «cosí gran cardinale, [] in voce certa di esser papa», come ebbe a dire Enrico II di Francia. Solo la morte del pontefice inquisitore consentí al Morone di sfuggire alla condanna. E solo l'appoggio del re di Spagna Filippo II gli permise di uscire da Castel Sant'Angelo dopo 27 mesi di prigionia e di partecipare al conclave di Pio IV, suo amico e concittadino, che poche settimane dopo, ai primi di marzo del 1560, ne pronunciò l'assoluzione. Il paradosso di quel porporato illustre, il cui profilo storico e storiografico trascolora di volta in volta nell'immagine dell'eretico o del «baluardo della fede cattolica», sarebbe durato anche negli anni seguenti, come dimostra la ripresa del processo preparata (anche se mai attuata) da un altro papa inquisitore quale Pio V. Questo libro ricostruisce finalmente un profilo chiaro e coerente di una figura storica di straordinario spessore.
Contenuto
Nell’enciclica "Laudato si’" di papa Francesco è in primo piano il Cantico di frate Sole di san Francesco, ma a questo viene affiancato un esteso riferimento al Cantico spirituale di san Giovanni della Croce. Seguendo questo indizio, si esamina la sensibilità verso il creato dei due santi facendo tesoro in particolare di uno dei più grandi insegnamenti lasciatici dal padre del Carmelo riformato, «la conoscenza delle creature tramite Dio»: conoscenza che si realizza nella relazione nuziale ed erotica tra Dio e la sua creatura, in un’ottica in cui il creato possa essere pienamente valorizzato. Questa visione equilibrata e innamorata del creato nel suo Creatore può costituire un fondamentale apporto alla «conversione ecologica» invocata da papa Francesco nella sua enciclica.
Destinatari
Tutti
Autore
Iacopo IADAROLA (1982), frate della Provincia veneta dell’Ordine dei carmelitani scalzi, è originario di Velletri (Rm). Laureato presso l’Università La Sapienza in lettere classiche e iscritto all’albo dei giornalisti, dopo una conversione adulta ha conseguito il baccellierato in teologia ed è attualmente specializzando in teologia spirituale presso la Facoltà teologica del Triveneto. Ha collaborato a varie testate quali «Rivista di Vita Spirituale», «Il Santo», La Stampa – Vatican insider, Aleteia.org, Carmeloveneto.it.
La raccolta degli Atti del VI Simposio della Penitenzieria Apostolica sul tema “Penitenza e Penitenzieria al tempo del giansenismo (secc. XVII-XVIII) Culture – Teologie – Prassi”. Sono presenti riflessioni sull’evoluzione storica, teologica e pastorale del sacramento della Penitenza nei secoli XVII e XVIII. Tale periodo è profondamente segnato dall’impronta delle controversie legate alle idee di Giansenio e dei suoi epigoni.
Il Graal è un viaggio alla scoperta della verità dell’Ultima Cena di Cristo, ma anche delle mille “ultime cene” degli uomini di ogni tempo, quelle in cui ci si gioca quanto di misterioso e di mistico attraversa le nostre esistenze. Un alone di mistero lo avvolge: esso è una coppa, un calice, spesso un vassoio che si dice abbia poteri taumaturgici e che guarisce come faceva Gesù stesso; un vaso che dispensa cibo nutrendo gli affamati; che rende fertili i campi inariditi; che mette in relazione con il divino chi lo adopera. E non solo: il Graal viene anche considerato essere la vera discendenza di Cristo, il suo sang real.
Partendo dagli innumerevoli racconti che lo riguardano, ma tornando sempre ai vangeli, Orazio Antoniazzi ripercorre il passato del calice di Cristo in un intreccio di storia e leggenda in cui la prima si fonde nell’altra.
L'autore affronta un argomento spinoso e difficile: il dialogo. E lo fa dal particolare angolo di vista della letteratura. Egli, spaziando tra epoche, culture e religioni individua, proprio nella letteratura, la capacità di unire le differenze e di ciò offre numerosi esempi.
In edizione economica, una traduzione del Cantico spirituale, capace di restituire la lingua immaginosa, metaforica e visiva del mistico-poeta. Considerato, insieme alla Notte oscura, tra le migliori poesie in lingua spagnola sia dal punto di vista formale e stilistico che per l'immaginazione e il simbolismo, il Cantico spirituale occupa un posto centrale tra le opere di Giovanni della Croce. Si tratta di un canto d'amore metaforico in cui la "sposa" (che rappresenta l'anima) ricerca lo "sposo" (che rappresenta Gesù Cristo), trovando la piena gioia dopo essersi riuniti. Si tratta di una sorta di libera versione in lingua spagnola del Cantico dei cantici in un'epoca in cui era proibito tradurre il testo della Bibbia in lingua volgare. La presente edizione, grazie alla traduzione di un linguista, si propone di restituire in modo originale la densità e la ricchezza del linguaggio mistico di Giovanni della Croce.