
Christiana Clio è un vero e proprio manuale che abbraccia la produzione storiografica degli antichi cristiani, non solo di lingua greca e latina, ma anche siriaca, copta, etiopica, araba, armena, georgiana, mediopersiana, sogdiana, cinese. Uno strumento oggi unico e imprescindibile per la consultazione da parte di studenti universitari, ricercatori ma anche semplici cultori di antichistica e uomini di chiesa di ogni ordine e grado. È il risultato del lavoro, svolto sotto gli auspici dell'Accademia Vivarium Novum, di un folto numero di studiosi che offre un panorama il più completo possibile delle fonti storiche per rilanciare il ritorno alle fonti come dovere per ogni tipologia d’indagine storica. Gli studiosi che arricchiscono le prospettive del volume insistono sulla produzione storiografica dei cristiani antichi e di alcuni di quelli dell’incipiente età moderna, a cavallo tra Riforma e Controriforma.
Il volume tratta dei giudizi e, principalmente, delle critiche dei pagani sul conto dei cristiani, della loro fede e delle loro Scritture. Il campo d'indagine copre i primi quattro secoli. Il libro è articolato in due parti: la prima presenta, nel quadro della storia politica e culturale del periodo, i profili e le opere dei principali oppositori; la seconda passa in rassegna alcuni tra i più rilevanti temi di controversia. Emerge una rete di interazioni più fitta di quel che si possa prevedere: il pensiero teologico dei cristiani, così come la loro esegesi biblica, deve tenere conto di una lunga serie di accuse formulate in opere smarrite o censurate. Il testo vuole restituirci una storia scritta dalla prospettiva dei vinti. Questo nuovo punto di osservazione integra e completa quello solitamente già noto.
Il volume tratta dei giudizi e, principalmente, delle critiche dei pagani sul conto dei cristiani, della loro fede e delle loro Scritture. Il campo d'indagine copre i primi quattro secoli. Il libro è articolato in due parti: la prima presenta, nel quadro della storia politica e culturale del periodo, i profili e le opere dei principali oppositori; la seconda passa in rassegna alcuni tra i più rilevanti temi di controversia. Emerge una rete di interazioni più fitta di quel che si possa prevedere: il pensiero teologico dei cristiani, così come la loro esegesi biblica, dové tenere conto di una lunga serie di accuse formulate in opere smarrite o censurate. Il testo vuole restituirci una storia scritta dalla prospettiva dei vinti. Questo nuovo punto di osservazione integra e completa quello solitamente già noto.
Il primo ingresso delle monache nel Monastero di Santa Chiara di Verucchio avvenne nel 1636. Un testimone oculare, il notaio Girolamo Celli, scrisse una "Memoria" dell'evento assai particolareggiata e suggestiva. Il manoscritto originale è perduto ma ci è pervenuta la trascrizione di Ariodante Marianni nel 1875. Il linguaggio è elaborato e solenne: il notaio è consapevole di presentare un episodio fondamentale della storia di Verucchio.
Il movimento indipendentista irlandese che ha portato alla nascita dell'Éire ha promosso un'identità nazionale fortemente contraddistinta dall'appartenenza religiosa, più che da altri elementi identitari culturali o politici. In questo volume Tiziano Rimoldi ricostruisce un secolo di rapporti tra Stato e Chiesa in Irlanda, a partire dalla Home Rule del 1914. Una storia indagata a partire dagli snodi politici e giuridici in cui questa caratterizzazione identitaria ha fatto sentire in maniera significativa la sua influenza: la Costituzione dell'Irish Free State del 1922 e il governo del moderato Cosgrave, la Costituzione del 1937, voluta dal repubblicano de Valera, la proclamazione della Repubblica nel 1948, le vicende del secondo dopoguerra, con i referendum che negli ultimi lustri hanno cambiato il volto dell'Irlanda. Il tutto alla luce della legislazione, della giurisprudenza e della prassi di governo nelle materie «miste» (matrimonio, divorzio, istruzione ecc.) e in quelle moralmente «sensibili» (contraccezione, aborto ecc.).
Questa collana è nata dalla sensibilità culturale e pastorale di mons. Carlo Colombo e propone la storia del ricco itinerario spirituale di una porzione di umanità, insediata nel territorio lombardo. Una speciale attenzione è dedicata al "vissuto" delle comunità cristiane, in particolare ai centri di vita spirituale e culturale (santuari, monasteri, scuole episcopali, biblioteche...) e alle espressioni del sentimento religioso (arti figurative, musiche popolari...), considerato anche nei suoi aspetti sociali (ospedali, confraternite, movimenti...).
Per settecento anni, dall'XI al XVIII secolo, papi e vescovi hanno rivolto accorati richiami ai credenti perché, nel nome della croce, andassero a combattere contro gli infedeli, che si trattasse degli ultimi pagani d'Europa in Livonia, degli eretici in Francia e Boemia, dei maomettani in Spagna e nel vicino oriente. Quasi sempre questi appelli suscitarono entusiasmo e consensi, con una larga partecipazione di nobili, cavalieri e gente comune. Diversi furono i fattori che indussero migliaia di uomini ad affrontare pericoli e fatiche, e spesso la morte, in terre lontane e inospitali: lo slancio religiosa che faceva della crociata un pellegrinaggio armato; la natura penitenziale di molte crociate e quindi il loro significato salvifico; i vantaggi materiali garantiti dalle indulgenze; lo spirito di avventura e di conquista; la precarietà delle condizioni economiche in patria. Sulla base di una ricchissima documentazione, in questo volume Riley-Smith illustra non soltanto le motivazioni politiche, economiche e generazionali di scelte tanto difficili, ma anche l'acceso dibattito teologico sulla liceità dell'uso della forza per un cristiano.
Come può un vescovo dei nostri giorni realizzare la cura pastorale del suo gregge sul modello ignaziano-patristico quando è posto alla guida di diocesi che annoverano migliaia di fedeli? Una sfida ulteriore è la collaborazione con un presbiterio costituito da decine, a volte centinaia di membri, e non più da sette, come ai tempi di Agostino. Ci si chiede se non sia il caso di ripensare i modi di esercizio del governo e, di conseguenza, se anche la teologia del ministero episcopale necessiti di una serie di messe a punto. Un'analisi storica della figura del vescovo - da Basilio al vescovo-principe del Medioevo, all'episcopo post-tridentino - fa emergere un quadro molto variegato, che muove dalle testimonianze giudaiche e neotestamentarie per giungere alla modernità, misurandosi con gli snodi chiave della distinzione tra vescovo e presbitero e con le tensioni sorte con le altre componenti ecclesiali, come quelle monastiche. Si rilevano diversi stili di esercizio dell'autorità, interpretazioni cangianti del ministero e provocazioni per guardare al futuro, in una creatività che, senza mai intaccare il dato rivelato, lo inveri nella situazione attuale, nello sviluppo della collegialità con il presbiterio e in collaborazione con le altre componenti del popolo di Dio. Presentazione di Guido Bendinelli.
In questi ultimi tempi si parla di un cristianesimo minacciato dai credenti, che hanno cercato d'invadere la politica. Il cammino opposto ha compiuto don Giuseppe Dossetti, che prima si è seduto sui banchi del Parlamento e poi, ai piedi del Maestro, ha scelto la parte migliore". "
Descrizione dell'opera
Il 20 marzo 1939 la Segreteria di Stato vaticana invia all'Ambasciata italiana presso la Santa Sede una durissima nota relativa alla rivista di propaganda La Difesa della razza, diretta da Telesio Interlandi. Il periodico, al quale tutti gli istituti di istruzione, anche quelli cattolici, sono obbligati ad abbonarsi, viene tenuto sotto stretta osservazione e persino la sezione della censura libraria del Sant'Uffizio ritiene di dover aprire un fascicolo. L'inconciliabilità tra l'ideologia razzista e la dottrina cattolica, già denunciata da Pio XI subito dopo l'approvazione delle leggi antisemite del 1938, rivela la consapevolezza che la posta in gioco è molto alta e investe in pieno l'identità della Chiesa, preoccupata per la carica di aggressivo paganesimo che si annida dietro la svolta razzista del regime. La controversia sulle categorie di "romanità" e "cattolicità" rinvia a due visioni alternative e inconciliabili del ruolo svolto da Roma nella storia dell'umanità e chiarisce i termini di un conflitto emerso, anche se in forma latente, sin dalla Conciliazione del 1929.
Il volume prosegue una collana di brevi saggi di tema teologico, filosofico, storico, archeologico o di spiritualità, affrontati da specialisti di grande competenza, noti e meno noti, che offrono uno sguardo inedito sull'aspetto preso in considerazione. Si tratta di argomenti di interesse culturale che spesso intersecano l'attualità.
Sommario
1. Critica al razzismo. 2. Polemiche sulla cattolicità. 3. Neocattolicesimo fascista. 4. Sfide alla Chiesa. Appendice documentaria. Abbreviazioni e sigle. Note.
Note sull'autore
GABRIELE RIGANO, ricercatore di Storia contemporanea all'Università per Stranieri di Perugia, redattore capo di Storia e Politica. Annali della Fondazione Ugo La Malfa, è autore di saggi di storia religiosa e politica del Novecento. Per Guerini e Associati ha pubblicato Il caso Zolli. L'itinerario di un intellettuale in bilico tra fedi, culture e nazioni (Milano, 2006) e Il podestà «Giusto d'Israele». Vittorio Tredici, il fascista che salvò gli ebrei (Milano, 2009).
Mithra è un dio sovrano del mondo indo-iranico il cui culto, sorto in India, è passato in Iran e poi in Commagene e all'inizio dell'era cristiana ha conquistato Roma, dove si è posto quale rivale della religione di Cristo. In questo libro, la cui parte più cospicua nasce dalla revisione e dal completamento di un corso svolto all'Università di Lovanio che raccoglie i risultati di una lunga stagione di rinnovamento degli studi mitraici, Julien Ries segue le sue tracce dall'India alle rive dell'Atlantico. Con una particolare insistenza sulle dottrine e sulle ripercussioni che queste hanno avuto sulla società e sulla vita dei fedeli, disegna una sintesi che, partendo dalla religione vedica, attraversa l'Iran antico, considera il culto regale e pubblico in Commagene e si conclude con i misteri mitraici diffusi nell'Impero Romano. Ne emerge un quadro vivido, efficace e completo delle peculiarità storiche e dei mutamenti dei culti di un dio che, pur conservando numerosi tratti della sua identità primaria, sotto l'influsso degli elementi culturali e religiosi incontrati sulle vie della sua migrazione ha subìto gli effetti dell'acculturazione e del sincretismo.