
François-Marie Léthel, riprendendo il capitolo V della costituzione "Lumen Gentium", riporta l'attenzione alla vocazione universale alla santità, sottolineando che il Concilio Vaticano II ha aperto una nuova pagina nella vita della Chiesa sotto la guida dei diversi pontefici fino a papa Francesco, che ha sviluppato lo stesso tema nella sua esortazione apostolica "Gaudete et exsultate". Attraverso questi documenti recenti della Chiesa e le numerose beatificazioni e canonizzazioni, si può comprendere meglio cosa sia realmente la santità alla quale tutti i credenti sono chiamati. Una riflessione intensa sulla santità vicina a tutti, accessibile e praticabile nella vita quotidiana: cioè la perfezione della carità, cioè la pienezza dell'Amore di Dio e dell'uomo in Cristo Gesù. L'appendice riporta i numeri della "Lumen Gentium" relativi alla santità nella Chiesa.
Le “Sorelle dell’Immacolata” costituiscono una giovane Congregazione religiosa non molto numerosa, ma già diffusa nel mondo. Amabilmente il fondatore don Domenico Masi la chiamava
il “Granellino di Senape”, ma era orgoglioso del bene che la Congregazione poteva fare nella Chiesa. Partite da Miramare di Rimini nel 1925, le “Sorelle” si sono moltiplicate con il crescere delle necessità a cui hanno cercato di rispondere. La solidità, non solo spirituale ma anche organizzativa, dell’Istituto è stata riconosciuta e sancita con l’approvazione pontificia nel 1960. Il fondatore ha sentito vivo nello spirito l’amore di Cristo per l’umanità e ha capito subito che con l’amore avrebbe portato avanti la sua opera. Quando in seguito al conflitto mondiale c’erano tanti orfani egli, a imitazione di Cristo, si è dimostrato Buon Samaritano. Ha sempre tenuto gli occhi aperti per cogliere eventuali bisogni ai quali veniva incontro non solo con la fantasia, ma con efficacia operativa.
La missione delle “Sorelle” è quella di annunciare al mondo l’amore di Cristo per l’uomo. Gli uomini sono gli stessi, i problemi ed i bisogni cambiano. Sono perciò in continua fase di ricerca e di attenzione per essere presenti dove un uomo stende la mano.
L'autore
Valerio lessi (1957), giornalista e consulente di web marketing, vive e lavora a Rimini. È stato redattore al «Il Resto del Carlino» e al «Il Messaggero», vicedirettore a «La Voce di Rimini». Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato: Con questa tonaca lisa (2001), libro-intervista con don Oreste Benzi; Una donna felice. Il ‘’segreto’’ di suor Maria Rosa Pellesi (2007); Genio di carità. Maria Domenica Brun Barbantini (2008); Un faro sulle strade degli ultimi. Giovanni Battista Quilici (2008); Don Oreste Benzi. Biografia (2008); Giuseppe Gemmani. Una fede ‘’Invincibile’’, una creatività operosa (2009); Da Betlem al mondo. Giacinto Bianchi missionario e fondatore (2010). Tra le altre sue pubblicazioni: Enrico Bartoletti, Vescovo del Concilio - Testimone di speranza (Ed. Paoline, 2009); Don Oreste Benzi. Parroco, cioè padre (Ed. Paoline, 2011).
C'è un legame storico, originario, fra la città di Rimini e Comunione e Liberazione. Don Luigi Giussani (1922-2005) ha spesso raccontato che l'idea di dedicarsi ad una presenza cristiana fra gli studenti gli venne durante un viaggio in treno da Milano a Rimini, quando incontrò un gruppo di giovani paurosamente ignoranti sul cristianesimo. E la città adriatica ha sempre risposto in modo generoso al messaggio del sacerdote milanese: dal rapido e fiorente sviluppo di Gioventù Studentesca all'incontro di Torello che diede avvio alla ripresa dopo la devastante crisi del Sessantotto, fino alla crescita di una comunità vivace da cui sono nati il Meeting e numerose altre opere in campo educativo (Karis Foundation), culturale e sociale.
Il volume raccoglie i discorsi che il cardinal Lercaro fece come moderatore al Concilio Vaticano II, dove aveva come segretario Giuseppe Dossetti. Prefazione di Giuseppe Ruggieri. Introduzione di Giuseppe Alberigo.
L'Autore ricostruisce la storia del Messico per comprendere, e far comprendere, come si sia giunti alla guerra civile fra l'esercito messicano e gli insorti, prevalentamente contadini cattolici, chiamati i combattenti di Cristo Re, i cristeros.
Le guerre di religione del XVI e XVII secolo tra cattolici e protestanti sono, ancora oggi, un argomento imbarazzante per i cristiani di ogni confessione. Un tabù che non si può nemmeno sfiorare, senza che i toni si alzino con reciproche e rinnovate scomuniche. Inoltre, questa storia sanguinosa viene spesso adoperata dall'ideologia laicista per attaccare un cristianesimo che, a fronte di simili orrori, non riesce a costruire un'apologetica realmente efficace e obbiettiva.
Une storia delle guerre di religione sarebbe, tuttavia, incompleta senza uno sguardo alle guerre contro la religione: una serie di atrocità, dalla Rivoluzione francese ai totalitarismi, per le quali ben poche volte si è assistito a un mea culpa laico.
Alberto Leoni riprende la cruenta materia della storia militare in un viaggio che parte dalla crociata contro i catari e arriva fino alla guerra civile irlandese degli anni Settanta, passando per la notte di San Bartolomeo, la guerra dei Trent'Anni, il Terrore giacobino, il Risorgimento italiano, la rivoluzione dei cristeros in Messico. Il tutto approfondendo motivazioni e istanze degli uomini di allora, per capire meglio loro e noi stessi.
In una piccola chiesa, a Pieve di Rivoschio, in provincia di Forlì, sono esposti, lungo le pareti e l'abside, i ritratti di 123 sacerdoti morti in Emilia Romagna durante la Seconda guerra mondiale: 14 cappellani militari per cause di servizio e 45 sotto i bombardamenti; altri 37 sono quelli uccisi dai nazifascisti e 27 da partigiani «in odium fidei» o per odio politico. Don Alberto Benedettini, che raccolse foto e testimonianze di quei sacerdoti e religiosi, volle ricordarli tutti perché quei pastori «avevano dato la vita per le proprie pecore». «O tutti o nessuno!» è il grido di don Elia Comini a chi gli offriva la salvezza poche ore prima della sua uccisione da parte delle SS a Pioppe di Salvaro. Ed è questo il grido che sorge nell'animo guardando quelle foto: perché nessuno di quegli uomini può essere dimenticato; perché la Chiesa, considerando diversità di destini e di indoli, non dimentica nessuno e noi uomini non possiamo essere da meno.
Fin dal proprio sorgere, la Massoneria individuò nella Chiesa Cattolica la garante di antichi equilibri religiosi, sociali e politici da mutare radicalmente: da qui il ruolo propositivo della Massoneria all'interno di tutte le Rivoluzioni dei secoli XVIII e XIX, dalla Rivoluzione Francese al Risorgimento italiano. La risposta della Chiesa non si fece attendere, e Papa Leone XIII, il grande Pontefice codificatore della Dottrina Sociale Cattolica, attraverso l'Enciclica Inimica Vis vergò una scomunica contro la Massoneria che è nel contempo una completa risposta alle tesi ed agli scopi massonici. L'Enciclica rappresenta un fonte essenziale per comprendere da un lato i fondamenti dottrinali di quella che viene definita la "setta massonica" e nel contempo le motivazioni che condussero la Chiesa Cattolica - in una condizione di fortissima pressione politica e poliziesca da parte delle giovani istituzioni dell'Italia appena unificata - ad impegnarsi in una battaglia culturale e spirituale contro la potentissima organizzazione segreta.
Partendo da alcuni aspetti teologici del Vaticano II, l'autore pone le basi trattando del carisma, dell'ecclesialità, della missione.
Da poi le coordinate per comprendere la natura e la finalità della Congregazione passionista, richiamando la figura del fondatore e l'importanza del suo Testamento spirituale come scuola di formazione al carisma, capace di garantire rinnovamento e autenticità.
Il lavoro ripercorre con rigore scientifico il "magistero interno" tramite una lettura storico - teologica dei Capitoli e dei Sinodi generali celebrati dalla Congregazione conosciuta come "passionisti" negli anni 1952-2000, permettendo di fissare il tempo di attesa e di condivisione del fervore conciliare, lo sforzo dell'esegesi e dell'ermeneutica compiuto, i problemi, le resistenze e le verifiche che hanno impegnato il discernimento della comunità passionista.
Si dimostra pertanto che, più che chiudersi nella nostalgia del passato glorioso, la Congregazione dei Passionisti ha avvertito la necessità di incarnare i propri capisaldi, confrontandosi con la progressiva trasformazione dei parametri culturali e dei modelli esistenziali.
La ricerca é doppiamente interessante, perché documenta anche il dibattito circa i modi diversi di concepire oggi la vita consacrata.