
«È più facile che un cammello passi per la cruna d'un ago, che un ricco entri nel regno di Dio»: questo passo del Vangelo di Marco è senza dubbio uno di quelli su cui tutti i cristiani si sono prima o dopo interrogati. Proprio a partire da esso, Adriana Zarri sviluppa la sua riflessione sul tema della povertà, chiamando in causa dall'Antico e dal Nuovo Testamento episodi e personaggi salienti - Abramo e Isacco, Zaccheo, Lazzaro, Marta e Maria, il figliol prodigo, la giovane adultera... - per far giustizia di sovrastrutture, semplicismi e interpretazioni non aderenti ai valori essenziali della tradizione cristiana. Attraverso la «narrazione teologica» che è stata la cifra distintiva della sua originalissima opera, in questo testo la Zarri riepiloga così i temi cardine della sua spiritualità, dando vita a una densa meditazione scritturistico-sapienziale sull'insegnamento di Cristo ritenuto più importante: imparare a essere poveri, intendendo la povertà come accettazione del limite umano e capacità di rendersi vuoti per la chiamata dello Spirito. «Liberaci dall'indigenza che è un vuoto vuoto - scrive l'autrice - e dacci la povertà che è un vuoto pieno, un vuoto ricco, un deserto fiorito, un cammello che passa dalla porta; dacci quella povertà che è ricchezza colma di te e di ogni bene della terra. [...] Dacci, quindi, Signore, la tua povertà ricca; liberaci dalla segregazione e dacci la solitudine e il silenzio, densi di Amore e di Parola, ricchi di Spirito e di Verbo. Perché il solitario non è un misantropo, ma uno che alberga l'amicizia; il silenzioso non è un muto, ma uno che alberga la parola; e il povero non è un indigente, ma uno che semina ricchezza; e il ricco non è chi molto possiede, ma chi tutto ha perduto e ritrovato».
Padre Agostino Gemelli (1878-1959) è una delle figure più importanti del movimento cattolico del Novecento: medico, psicologo e accademico, ha creato nel 1921 e diretto a lungo una istituzione centrale per la cultura del nostro Paese, l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Questo volume prende in esame un momento fondamentale della sua vita: nel 1903 il giovane e promettente scienziato Edoardo Gemelli, già vicino alle idee del positivismo e del socialismo, sposa la fede cattolica ed entra nell'Ordine dei Frati Minori di san Francesco. La sua scelta apre un doloroso conflitto con la famiglia e provoca uno scandalo (viene definita dalla stampa come il «suicidio di un'intelligenza»). Nel corso della sua vita Gemelli è stato sempre molto reticente nel fornire qualche notizia su questa esperienza, distinguendosi così dai molti convertiti che in quegli stessi anni non esitarono a raccontarla in pubblico, per rafforzare il prestigio della Chiesa. È perciò preziosa la ricostruzione di Luciano Pazzaglia, che documenta i vari momenti del processo di conversione di Gemelli. Le lettere da lui indirizzate a persone fidate e amiche come Ludovico Necchi e don Giandomenico Pini consentono di penetrare il travaglio interiore e di registrare i contrastanti sentimenti vissuti dal giovane Edoardo: ne esce un Gemelli sconosciuto, incerto e bisognoso di qualcuno che lo aiuti a uscire dalle proprie inquietudini; tormentato dall'ansia di capire quale strada intraprendere per rispondere all'appello di Dio.
Il Rosario Mariano è uno straordinario strumento di realizzazione spirituale che attraversa con la sua presenza gli ultimi secoli del Cristianesimo occidentale accompagnando la Chiesa in ogni momento, anche i più difficili, della sua storia. Per seicento anni, il profondo, lento, ritmico e amoroso scandire della Corona ha unito, in una catena sacra, grandi e piccoli, Clero e popolo, santi e peccatori; ha accompagnato meditazioni e battaglie, ispirato i più alti momenti della mistica e della contemplazione così come le vicende e le vicissitudini della vita quotidiana, divenendo, accanto al Santo Sacrificio della Messa, uno degli elementi maggiormente caratterizzanti della vita cattolica. Lo scopo di questo saggio è quello di dimostrare l'immensa profondità della pratica del Rosario, la cui ampiezza anche intellettuale può sbalordire e stupire. Un oceano di significati, simboli, perfette corrispondenze, armonie e, soprattutto, strumenti operativi di realizzazione spirituale, che trascendono sia la piatta prospettiva del razionalismo teologico sia la pur rispettabile, benché a volte limitata, prospettiva devozionale. Si tratta, in ogni caso, di studi e riflessioni che non esauriscono il contenuto del Rosario, il quale, proprio perché pratica spirituale, può essere compresa solo praticandolo. Prefazione di Tognetti p. Serafino.
Quando uno psicologo, seppure "sui generis" come Roberto Marchesini, scrive un libro che parla di birra, vino e spiriti, i casi sono due: o è impazzito e ha deciso di cambiare mestiere e darsi all'alcol; oppure si tratta di una metafora. Per fortuna, vale il secondo caso. La metafora in questione è la stessa che dà il titolo al libro: la vita è un bicchiere. In realtà, utilizzando queste comuni ma straordinarie bevande, Marchesini parla del senso della vita e del lavoro, dell'importanza delle relazioni, di come mantenere la propria esistenza in equilibrio in mezzo alle mille e più difficoltà che quotidianamente incontriamo. L'invito alla lettura è di don Pietro Cesena, parroco di Borgotrebbia, recentemente balzato agli «onori» delle cronache per la sua predica del Natale 2020. Ecco le sue parole: «Vi invito oggi a mangiare bene, a mangiare tutto. A bere con abbondanza. Ma non la Coca-Cola! Vino buono, perché il vino è segno della vita eterna! In paradiso, fratelli miei, gli astemi non potranno entrare... perché si beve il vino!». Un giornalista presente alla Messa ha registrato un video della predica e lo ha lanciato sui social rendendola un caso mediatico. Le parole di don Pietro, manco fossero quelle del papa, hanno fatto il giro del mondo, sono state tradotte in altre lingue. Dando alle stampe questo lavoro coltiviamo la speranza che le parole di don Pietro, unite a quelle di Marchesini, inducano le persone che quotidianamente portano alla bocca un buon bicchiere, a riflettere sulle questioni più importanti della vita.
Valerio Lessi ci guida, in modo semplice e coinvolgente, alla scoperta della figura della "Santarella" dei Quartieri Spagnoli, oggi indicata come la Santa protettrice della famiglia e della vita nascente. Nella sua esistenza non mancano, infatti, episodi che testimoniano la sua vicinanza alla famiglia: donne ritenute sterili che hanno avuto figli, coniugi riappacificati grazie alla sua opera di riconciliazione. La storia di Maria Francesca - Santa molto amata a Napoli, città di cui è compatrona - è fatta di sofferenze, di cattiverie umane, di circostanze avverse nelle quali, però, l'ultima parola è detta da una Sapienza amorevole e misericordiosa. Lei, che portava nel nome e nella propria carne i segni della passione di Gesù, ha accettato di conformare la sua vita al Crocifisso e da questo sacrificio per amore è scaturita la sua vittoria. Il suo è un cammino di santità che continua a commuovere e ad attrarre.
Una disamina completa e puntuale che mette a confronto le modalità della flagellazione e della crocifissione romana, gli usi funerari giudaici, fino ad arrivare alle più recenti ricerche scientifiche, attraverso gli apporti di due grandi sindonologi: il dott. Carlo Goldoni, ematologo, i cui studi si concentrano sugli aspetti medico-legali, e il prof. Gino Zaninotto, storico, latinista e grecista, sull'analisi delle fonti. Nella seconda parte, un raffronto fra quanto riscontrato nella Sindone e ciò che è raccontato dai quattro Vangeli, per provare a rispondere alla domanda che tutti, anche se in modi diversi, si pongono: l'Uomo della Sindone è Gesù? Tutti gli indizi raccolti propendono verso una risposta positiva e portano una riflessione sull'importanza di far conoscere la Sindone come documento della Passione di Cristo. Il testo è corredato da appendici e da immagini inedite della Via Crucis secondo la Sindone.
Il titolo di questo libro, tratto dal Vangelo di Marco (Mc 4,27), indica, attraverso parole di Gesù stesso, che il seme della vita cristiana, posto dal Signore nelle nostre anime, cresce e si sviluppa al di là di ogni nostra comprensione. Ciò non avviene, tuttavia, a prescindere dalla nostra libertà, o addirittura contro di essa, perché è proprio a partire dal nostro libero arbitrio che Dio può edificare in noi l'edificio della vita spirituale. Compito e risposta dell'uomo è assecondare liberamente questa azione di Dio, non ponendo ostacoli alla sua opera. Gli effetti di questa risposta umana sono assai più profondi di quanto possiamo comprendere e perfino sperare. La grazia di Dio trasforma l'uomo in Cristo come, egli stesso non lo sa, ma sempre facendo leva sulla sua libera collaborazione. Questo libro cerca di evidenziare i principi più rilevanti del lavoro di formazione cristiana, offrendo alcune linee guida a chi ha la responsabilità di accompagnare le persone verso una vita cristiana più piena. Si rivolge, quindi, essenzialmente ai formatori. Ma allo stesso tempo, mutatis mutandis, può risultare utile anche ai destinatari stessi della formazione. I primi tre capitoli hanno un carattere più teorico e affrontano alcune nozioni fondamentali relative alla formazione, alla libertà e alla fedeltà, per poi soffermarsi sui concetti di volontà e volontarismo. Conclude l'aspetto teoretico una sintesi di idee sul concetto di virtù. Il quarto capitolo, invece, ha un aspetto eminentemente pratico e propone quattro linee operative da seguire nel percorso di formazione.
Come pensare oggi, alla fine dell'epoca moderna, la formazione in senso cristiano di un giovane? Con un gesto felicemente inattuale, in questo libro Guardini disegna le figure ideali di un'educazione: dalla rettitudine del cuore e della parola alla dignità del donare e ricevere, dalla necessità della preghiera alla concezione cristiana della libertà e dello Stato. Figure in cui il soggetto cristiano - la coscienza - ritrova le tappe della sua autoformazione. Ma l'importanza del libro sta anche nello stile della scrittura. Guardini si rivela qui maestro di quella particolare forma di comunicazione che è la lettera: un rapportarsi all'interlocutore mantenendone l'alterità, ovvero rispettandolo nella sua intima vocazione. Quasi che in queste lettere Guardini abbia sintetizzato la cifra dell'agàpe cristiana: cristiano è chi sta, al cospetto dell'Altro e degli altri, in perenne tensione caritativa.
Per conoscere la spiritualità francescana a partire dalla Lettera ai fedeli scritta da san Francesco verso la fine della sua vita. Un testo di formazione (Presentazione di Luca Piras).
Come sempre con Antonietta Potente, le sue riflessioni non sono il frutto di introspezioni psicoanalitiche: nascono dall'esperienza esistenziale. Partendo da una conditio sine qua non: la capacità di stare soli, è una sollecitazione quasi «urgente» a guardarsi come si è, uscendo dal proprio io per poterlo fare adeguatamente. È quasi scrivere una sincera autobiografia, andando «oltre» la nostra stessa intimità. È questa la nostra rivelazione, il nostro contributo più vero all'umanità. Queste pagine aprono i nostri occhi su noi stessi, sulla nostra realtà perché possiamo così essere veri con noi stessi, con Dio e con la realtà in cui siamo immersi.
La pigrizia non fa vivere ma sopravvivere, impedisce di fare il minimo sforzo per cambiare qualcosa. È un peccato contro la bellezza della vita in quanto rende infelici e incompleti, facendo scivolare verso l'indifferenza e la solitudine, fino al punto di smarrire il senso della vita e deformare le relazioni con il tempo, lo spazio, le persone e Dio. L'autore, con linguaggio semplice e immediato, cerca di definirne il volto, le cause e le conseguenze; ne presenta gli aspetti problematici che, in modo profondo e subdolo, annebbiano la coscienza e compromettono tutti gli ambiti dell'esistenza. Perciò è necessario conoscerne i meccanismi perversi che fanno della pigrizia un male per se stessi e per la società. Nell'ultima parte del libro sono proposti itinerari di guarigione per compiere un cammino di risalita dal buio del non senso e ritrovare il gusto della vita.
Nel Salvador dominato dalla violenza il gesuita padre Rutilio Grande (1928-1977) aveva a cuore solo il Vangelo e gli insegnamenti della Chiesa, che ha messo in pratica schierandosi a fi anco dei campesinos e degli emarginati. Per questo motivo è stato assassinato dagli squadroni della morte insieme al catechista Manuel Solórzano e al giovane Nelson Lemus. La sua morte ha toccato profondamente mons. Romero, allora arcivescovo di San Salvador, che nel 1980 verrà a sua volta ucciso per lo stesso impegno a favore dei poveri. Il 21 febbraio 2020 la Congregazione delle Cause dei Santi ha pubblicato il decreto che riconosce il martirio di padre Rutilio e dei suoi due compagni. È stato beatifi cato a San Salvador il 22 gennaio 2022. Una biografi a di padre Rutilio incentrata sulla sua missione a fi anco degli ultimi, che mette a frutto l'insegnamento del Concilio Vaticano II e del convegno ecclesiale di Medellín nel 1968. Il volume aiuta inoltre a comprendere temi cardine del papato di Francesco quali la Chiesa in uscita e la Chiesa povera per i poveri.