
Il lavoro è una parte essenziale della vita quotidiana della gente. Il presente volume vuole offrire alcune piste di riflessione, nell'ambito della teologia morale sociale, che toccano l'attività lavorativa di oggi. Lo scopo è quello di portare la buona novella al mondo lavorativo odierno attraverso la proposta dell'esercizio virtuoso, valorizzando il senso della creatività, dello sforzo, della fatica e della dimensione intransitiva che agisce nell'uomo durante il suo lavoro e lo distingue dall'operare della macchina sapiens, manifestando in tal modo l'indispensabile dignità dell'uomo-lavoratore.
"Mio caro Marwan..." È l'inizio della lettera che un padre scrive al suo bambino, di notte, su una spiaggia buia, con persone che parlano "lingue che non conosciamo". I ricordi di un passato fatto di semplici sicurezze, la fattoria dei nonni, i campi costellati di papaveri, le passeggiate nelle strade di Homs si mescolano a un futuro incerto, alla ricerca di una nuova casa, dove "nessuno ci ha invitato", dove chi la abita ci ha detto di "portare altrove le nostre disgrazie". Un futuro di attesa e di terrore, che comincerà al sorgere del sole, quando dovranno affrontare quel mare, vasto e indifferente. Questa lettera è un grande atto d'amore e nelle parole che la compongono c'è la vita. Speranza e paura, felicità e dolore. Impossibile non riconoscersi, non pensare che al posto di quel padre e quel bambino potremmo esserci noi. Impossibile non sapere che tutto questo, comunque, ci riguarda.
Il pudore non può consistere nella mania di velare il corpo della "donna tentatrice". Si tratta invece di accettare che nessuno sia interamente visibile nella sua nudità: qualcosa sfugge sempre, l'altro non ha mai finito di "s-velarsi". Paradossalmente è proprio il discorso religioso, quando si basa su una lettura acritica del testo delle Scritture, a rischiare di essere quello più impudico. Perché il problema è l'uso che si fa di ciò che gli si è fatto dire, e nulla è più impudico che spogliare un testo dei significati che potrebbe ancora avere alla luce di nuovi contesti. Un invito a rivisitare la propria tradizione, indagandone le fenditure e ascoltandone le voci sovversive.
Il tatto è un senso vitale per il nostro benessere. È il primo senso che viene attivato quando nasciamo e l’ultimo che possiamo sperimentare quando moriamo. È quindi molto importante conoscere meglio questa potenzialità per stare bene con noi stessi e con gli altri procurando salute e, a volte, guarigione nella mente, nel corpo e nello spirito.
Il tatto, il toccare, abbracciare, accarezzare possono essere mezzi per procurare guarigione, benessere a livello fisico, psicologico e spirituale.
AUTRICE
Betty Hopf, religiosa delle Suore della Divina Provvidenza, ha esercitato azione pastorale per molti anni. Ora è una fisioterapista specializzata in massaggi e in terapie che curano attraverso la pranoterapia. Tiene conferenze su: «Il tocco di Gesù che guarisce».
L’ILLUSTRATORE
R.W. Alley illustratore per la Abbey Press Elf-Help Books, illustra e scrive libri per bambini. Vive a Barrington, Rhode Island, con la moglie, una figlia e un figlio.
DESTINATARI
Giovani, e tutte le persone che desiderano migliorare la loro vita attraverso un processo di auto-aiuto, che non si riferisca solo all’aspetto psicologico, sociale e relazionale, ma anche a quello spirituale.
Per coloro che vogliono mandare un messaggio positivo e simpatico a una persona cara.
Per accompagnare o fare un dono con un contenuto delicato e profondo, che tocca i valori della vita.
Richard Holloway, ex vescovo di Edimburgo, è stato accanto a decine di uomini e donne, amici e sconosciuti, fedeli e agnostici nel momento dell'addio. E da ciascuno ha imparato qualcosa. Ora, alla soglia dei novant'anni, riflette sulla morte. Cosa ci aspetta dopo? Come non averne paura? Come non lasciarsi sopraffare dai rimpianti e dal rancore? In un mondo dove molti sembrano non voler nemmeno contemplare l'idea che la vita abbia un termine, quello dell'ex vescovo di Edimburgo è un invito a riconoscere l'inevitabilità di un momento che invece ci attende tutti. A guardare con occhi diversi il piú grande dei misteri per trovare, forse, un senso a ciò che siamo.
Meister Eckhart ha influenzato un'ampia gamma di maestri spirituali, sia all'interno che all'esterno della tradizione cristiana. Erich Fromm, Eckhart Tolle, Richard Rohr, DT Suzuki e Rudolf Steiner hanno tutti attribuito a Eckhart un'importante influenza sul loro pensiero. Egli scrisse in un tempo molto simile al nostro, in cui la società sembrava andare in pezzi. Nel mezzo di tutto quel caos e incertezza catturò le molteplici forme dell'amore di Dio e del viaggio di trasformazione, con un linguaggio così stupefacente che fu spesso accusato di eresia. Ora, sette secoli dopo, l'interpretazione fresca e sorprendente della sua opera, presentata in questo piccolo gioiello, traduce l'essenza di una delle più grandi voci poetiche e spirituali del cristianesimo in poesia, offrendoci un libro che trasmette il cuore dell'insegnamento di Eckhart su cosa significhi amare Dio e intraprendere un autentico viaggio spirituale, caratterizzato dal mistero, dal paradosso e dall'abbraccio dell'ignoto.
Dal 1917 al 1984 Justine Klotz beneficò di esperienze mistiche straordinarie. Le parole del Signore, che ella poté diffondere in obbedienza alla Chiesa, con l'autorizzazione dei suoi padri spirituali, sono parte di questa pubblicazione. La dolcezza e la chiarezza delle parole di Gesù qui riportate sono per il lettore fonte di luce, di grande serenità e di forza.
Il mondo straordinario di Etty Hillesum viene incontro al lettore accompagnato dalla sapiente guida di Fratel MichaelDavide Semeraro, maestro spirituale e profondo conoscitore della scrittrice olandese di origini ebraiche morta ad Auschwitz nel 1943. Cercando nelle sue Lettere e nel celebre Diario a "righine blu", Fratel MichaelDavide raggruppa e commenta i testi in un vero e proprio "alfabeto dell'anima": bellezza, desiderio, Dio, erotismo, felicità, nostalgia, odio, paura, perdono, tenerezza sono alcuni dei temi che accompagneranno il lettore in questo semplice e bellissimo cammino.
Un evento editoriale: l'edizione integrale, arricchita da un esauriente commento, del celebre diario di Etty Hillesum.
A settant'anni dalla morte, una breve antologia dei testi più importanti di Etty Hillesum, una delle maggiori autrici spirituali del Novecento. Una selezione curata che invita a leggere la notevole opera della Hillesum con un approccio semplice, immediato. I brani sono perfetti per semplici e profonde meditazioni sui grandi temi. Il volume, curato da Lorenzo Gobbi, premio Catullo 2012, ci offre una traduzione nuova, fresca e aderente all'originale che ci permette davvero di dire che siamo di fronte alla Hillesum come non l'abbiamo mai letta.
Tra il luglio 1942 e il settembre 1944 un treno merci partiva quasi ogni martedì dal "campo di transito" di Westerbork, in Olanda, portando il suo carico di esseri umani verso la Polonia, verso Auschwitz. Più di centomila furono i deportati alla fine della guerra, cinquemila i superstiti. Da Westerbork passarono anche Anna Frank e Edith Stein, e a Westerbork visse i suoi ultimi giorni la giovane Etty Hillesum, osservando, scrivendo e aiutando i suoi simili, fin quando anche lei dovette salire sul treno. In queste due lettere, scritte nel dicembre 1942 e nell'agosto 1943, Etty racconta il luogo dell'umiliazione e l'attesa della morte, guarda le persone, parla con loro, mostra i preparativi per la partenza nella notte, la dignità, la paura, descrive i volti dei soldati. Avrebbe potuto salvarsi; scelse invece di restare e di testimoniare quei giorni, con la voce di chi vive e scrive in perfetta armonia e sa esattamente cosa deve fare: aiutare gli altri, non cedere all'odio, cercare, nonostante tutto, la bellezza. Le due lettere vennero pubblicate clandestinamente dalla resistenza olandese nell'autunno del 1943. Per proteggere le persone coinvolte e sviare la censura, l'editore le aveva attribuite a un pittore fittizio di nome Johannes Baptiste van der Pluym e ne aveva aggiunta una terza falsa. Questi testi ci consegnano intatta la forza di una prosa dove ogni parola è vera, necessaria, intensamente vissuta.