
Un testo che propone alle coppie una nuova modalità di ritiro spirituale che tiene conto dei ritmi di una casa dove gironzolano bimbi piccoli; dove albergano preoccupazioni; dove di sovrappongono orari, esigenze, desideri, stati d'animo diversissimi. E' un cammino, quello proposto dagli autori, che è illuminato dalle vite di Chiara e Francesco, e che si può modulare in singole giornate o in una settimana all'anno. Ciascun capitolo è dedicato a quei momenti che appartengono al ciclo di vita di una famiglia: il quotidiano, il tempo della prova e dell'imprevisto, la gioia, l'attesa per il futuro. Giornate da scandire con una preghiera al mattino, un gesto durante la giornata, una condivisione alla sera. Un percorso che, più che "imporre il ritmo" (pure minimamente necessario per non lasciarsi impantanare nelle mille pastoie del fare), desidera sostenere le coppie, e adeguarsi ai bisogni e agli stati d'animo di chi vuole sperimentarlo.
Il testo di agevole lettura e ricco di illustrazioni affronta il tema dell'adolescenza vista come una seconda nascita. L'Autore suggerisce come il vero cambiamento stia nel diventare persone libere, lasciando che Dio viva con ciascuno l'esperienza della crescita.
La Croce è la vittoria della forza di Dio, che è l’Amore. Questa forza si rivela agli uomini come dono e come vulnerabilità. Essa è dono, in quanto non dovuta. È vulnerabilità perché Dio si rivela per chi è veramente: Amore donato e offerto fino al dono totale di sé. Attraverso una serie di meditazioni e omelie preparate per la Settimana Santa, l’autore intende guidare il lettore a ricentrare la propria vita su Gesù Cristo, sofferente e risorto, lasciandosi illuminare dalla contemplazione del Crocifisso per riconoscere la sua signoria sulla storia dei popoli e dei singoli.
Don Salvatore Mallemi nasce a Ragusa nel 1978. È stato ordinato presbitero diocesano nel 2008. È oblato benedettino secolare del monastero di San Giuseppe di Ragusa. Parroco della parrocchia San Francesco di Paola di Vittoria e assistente di zona dell’Agesci. Studia teologia morale presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania.
"Soffrire Dio è lasciar venire, lasciar uscire, lasciar partire. È il generare. Dio è la mia sofferenza e io sono la sua. Questo vincolo salvifico non appartiene all'ordine dell'espiazione, ma dell'espirazione. È espirando che si libera lo spazio che sarà occupato dal fato. Ecco perché io incontro Dio come mia sofferenza". Così s'annuncia la predicazione di Maestro Eckhart.
Rimettere al centro tanto la questione del lavoro quanto la dimensione della festa non significa fare un'operazione di retroguardia, ma prendere coscienza dei valori su cui si giocano le scelte delle persone e delle società. Come viverli nell'era della flessibilità, accordandoli l'uno all'altro?
Chi non ha fatto, almeno una volta nella propria vita, esperienza di delusione? Chi non ha deluso qualcuno? Chi non è stato deluso dall'amico, dalla persona amata, dalla vita, dagli avvenimenti, dai sogni infranti? Non esiste essere umano che non abbia fatto esperienza di delusione. Senza esagerazione, non c'è dio che non sia stato deluso dagli uomini. La delusione non va nascosta, non va temuta perché non è ad essa che va consegnata l'ultima parola. Piuttosto va riconsiderata come opportunità di cambiamento di rotta, come luogo silenzioso e personale di crescita in cui è possibile ritrovare se stessi e riflettere sul modo in cui ci si relaziona col mondo e con Dio stesso.
Nicolas Malebranche (1638-1715) appartiene al novero di quegli intellettuali cristiani che, agli inizi dell'età moderna, raccolsero con entusiasmo la sfida della nuova filosofia cartesiana in vista di una riformulazione filosofica della grande tradizione della spiritualità cristiana capace di intercettare le domande e le attese della nuova epoca che ormai si era aperta. Il tentativo del pensatore francese per un rinnovato incontro tra teologia, filosofia e spiritualità trova una significativa esemplificazione nella breve opera, che presentiamo per la prima volta in traduzione italiana, le Piccole meditazioni. Caratterizzate da un sincero e vigoroso afflato spirituale, ricco del senso della trascendenza inesauribile di Dio e dello sguardo appassionato su Gesù Cristo, Adoratore infinito del Padre, esse possono fornire un decisivo contributo per mettere in luce una dimensione della sua persona, purtroppo abitualmente trascurata, ma non per questo meno importante, anzi forse decisiva per la comprensione piena della sua filosofia e della sua teologia: Malebranche come uomo spirituale e maestro di preghiera. Senza voler essere azzardati, ci pare anzi che si debba collocare proprio qui, in questa dimensione spirituale della sua esistenza e del suo pensiero, la radice ultima di tutta la sua produzione anche filosofica e teologica.
Un ragazzo ribelle come una pecora fuori dal gregge; il valore di una persona perduto come una moneta nella fuga di un pavimento; un ragazzo che sbatte il pugno, che rivendica i suoi diritti e la parte che (secondo lui) gli spetta, il Padre che affronta l'orgoglio, che vuole suo figlio, che ama suo figlio con l'amore più forte. L'evangelista Luca ci racconta tre 'parabole di misericordia' di Gesù Cristo. Lasciamo che il Signore Gesù ci spieghi che la misericordia è un legame afferrato, voluto, annodato a qualcuno, stretto; che ci parli dell'orgoglio ribelle che lo vuole tagliare, del valore perso dell'uomo che si svende e che il Padre compra senza guadagnarci, per dargli un prezzo non negoziabile.

