
Il volume rielabora un corso di esercizi su alcuni temi fondamentali del ciclo di Elia: la vocazione e la preparazione del profeta; la vedova di Zarepta: JHWH è il Signore della vita; Elia e Achab: la contestazione della storia che devia; il sacrificio del Carmelo: il richiamo della fede originale; il cammino dell'Oreb: il ritorno alle origini della fede; la vigna di Naboth: fede e giustizia sono inscindibili; il carro di fuoco: la morte come incontro con il Dio vivo.
"Le avventure di Pinocchio" è al terzo posto nella lettura mondiale dopo la Bibbia e il Corano. Rileggendo queste pagine intramontabili, l'autore commenta i numerosi, e sorprendenti, rimandi al Vangelo e alla vita. Con Geppetto inizia il paradigma della creazione, mentre nella disobbedienza di Pinocchio quella del peccato originale. Il burattino dice bugie, ma è anche buono e generoso. Collodi lo pensa per correre, ma la sua rapidità di spostamento è folle anticipando un aspetto della modernità. "Pinocchio - dice Marco Erba nella prefazione - si dibatte in un mondo cinico e spietato, nel quale scopre l'amore gratuito, sperimentando la dedizione di chi sa voler bene senza chiedere nulla in cambio. Per questo le vicende del burattino ci commuovono sempre un po'. Pinocchio cade e si rialza, e cade e si rialza ancora, e così facendo il suo cammino prosegue e lui cresce. Proprio come accade a noi". Nel Gatto, la Volpe, Lucignolo e l'Omino di burro l'autore vede i falsi maestri, tentatori e consolatori stucchevoli che promettono l'inganno del Paese dei balocchi dove i giovani vengono trasformati in asini. Ma si trovano anche figure positive come il Grillo parlante, Mangiafuoco e la Fata turchina dai mille volti. In una libera riflessione l'autore mette in luce le potenzialità creative dei propri talenti grezzi che posso camminare verso la maturità. Un cammino che arricchisce di senso l'avventura della vita.
Anche le vacanze meglio programmate, quelle dove tutto funziona alla perfezione, rischiano spesso di essere solo una parentesi che nulla ha a che fare con la vita quotidiana. Abbiamo sì cambiato location, ma ci siamo portati dietro tutti i nostri stress replicandoli in cima a una montagna, in spiaggia o nel bel mezzo di una verdeggiante campagna. Se il tempo delle ferie non ci cambia non serve a nulla, anzi, torniamo al ritmo consueto più affaticati di prima. Non resta quindi che guardare le vacanze dritto negli occhi e provare a pensarle in una prospettiva diversa: non alienazione e fuga, ma rigenerazione per "concimare" il quotidiano che verrà. L'obiettivo di questo libro è proporre, anche in vacanza, qualche spunto per lasciarci illuminare dalla luce della Parola di Dio. Non resta che partire senza dimenticare questo libro: occuperà poco spazio nella valigia, ma potrà offrire orizzonti infiniti al "tempo buono" delle tue vacanze.
La dottrina di San Giovanni della Croce proposta con parole semplici, capaci di infiammare il cuore.
"I miei maestri sono i poeti, i ribelli, gli esploratori, i santi, gli uomini e le donne di ogni giorno che con la loro capacità di resistere e di andare avanti lasciano sulla terra il segno di un incontro che non muore."
José Tolentino Mendonça
Tutti sanno cosa vuol dire avere sete. È un'esperienza comune a ogni essere vivente, eppure possiede molteplici sfaccettature. Rimanda a significati di concretezza fisiologica come di tensione simbolica. Dice di bisogni e di desideri. Di vuoto e di slancio verso il pieno. Di tristezza e di morte come di ricerca attiva della freschezza di una sorgente. Avere sete e dissetarsi: di questo parla José Tolentino Mendonça nelle sue riflessioni che hanno guidato gli esercizi spirituali nel tempo di Quaresima per papa Francesco e la Curia romana, e che ora sono qui raccolte. C'è la sete vera, quella delle periferie del mondo, la sete di cui si muore, e c'è la sete che è dolore dell'anima, vulnerabilità estrema di una vita che non trova via d'uscita. C'è la sete che è malattia dell'essere sempre insoddisfatti, prigionieri della mercificazione del desiderio, ma c'è anche la sete che fa muovere, che diventa spinta per un nuovo viaggio esistenziale. È soprattutto questo, l'opportunità di crescita umana e spirituale offerta dalla sete, che a Tolentino preme sottolineare, ricercandone le tracce nelle Scritture come nella letteratura e nella poesia. Dalla samaritana che nel dialogo con Gesù scopre che non è dell'acqua del pozzo che ha sete, al desiderio di vedere il volto di Dio come sete viscerale di tutto il creato; dalla sete del Crocifisso che è sete degli uomini, alla beatitudine della sete che amplifica il nostro desiderio, la nostra ricerca di Dio. Fino alla scoperta del dono che la sete ci fa, l'acqua viva dello Spirito, e alla consolazione senza pari che proviamo nell'abbraccio dell'ultima frase di Gesù contenuta nelle Scritture, nel Libro dell'Apocalisse: «Chi ha sete, venga».
Il poeta della mistica dei sensi ci insegna a formulare le giuste domande. C'è un momento in cui ci rendiamo conto che sono le domande (non le risposte) ad avvicinarci al punto vero delle questioni. Sappiamo che le risposte sono utili, sì, e ne abbiamo sempre bisogno - ma la vita trasforma le risposte stesse in domande ancora più grandi. La spiritualità deve essere un'occasione di incontro con domande fondamentali, anche se sono sempre messe da parte in una vita quotidiana che ci disperde e allontana dall'essenziale: «Chi sono io? Da dove vengo? Dove sto andando? A chi appartengo? Da chi o perché posso essere salvato?». Forse abbiamo organizzato la religione troppo rapidamente dal lato della risposta - e dimenticato le grandi domande che non ha mai mancato di affrontare. Guidati da uno dei più importanti saggisti cristiani di oggi - un poeta, un pensatore, con una grande esperienza di ascolto degli altri - in questo libro sapido si è come invitati a un viaggio di reinvenzione di noi stessi. Sulla scia delle sue fortunate opere precedenti - teologiche, filosofiche, letterarie -, il portoghese José Tolentino Mendonça apre qui le pagine di un libro singolare e coraggioso: una piccola via, quasi un percorso, delle grandi domande sulla nostra vita.
Un piccolo gioiello dal Premio Strega Daniele Mencarelli: la storia di un rapporto di fiducia tra tre generazioni -- nonno, padre e nipote -- che ha al centro un coltello rinvenuto nella Seconda guerra mondiale. Il racconto della mancanza di fede di un figlio davanti alla malattia di suo padre, e della rinnovata fede che gli viene accordata invece dal nipotino.
Il volume (spiritualità) raccoglie trentasei storie brevi, attraverso le quali si intende offrire in maniera gradevole alcuni spunti per la meditazione personale. Alcune storie sono accompagnate dal commento dell'autore, che nel prologo scrive: "Il racconto non pretende di trasmettere nulla, ma evoca quello che ognuno possiede già, risveglia quello che ognuno ha dentro di sé. Non desidero altro che questo: evocare la nostalgia addormentata che ciascuno si porta dietro dall'infanzia. E portarla a passeggiare con me all'alba per queste pianure di Dio, popolate dal rumore della vita che si risveglia nei campi assolati... Questi racconti sono nati così. Come parte di quelle monastiche levate all'alba che ci tengono in piedi dalle quattro e mezzo del mattino, sgranando antichi salmi in comunità e ruminando la Bibbia nella tiepida solitudine della cella". Alcune storie si ispirano alla cultura latinoamericana, cui appartiene l'autore, altre sono fatte risalire semplicemente "ai tempi antichi", altre ancora - non presentando particolari riferimenti spaziali o temporali - si impongono per il loro valore paradigmatico.