
Questo agile libretto illustrato raccoglie due interventi. Il primo, del teologo canonico Paolo Tomatis, è una carrellata storica su "La devozione al Sacro Cuore di Gesù, ieri e oggi". Il secondo, della teologa Laura Verrani, è una "lectio divina" su "Il Cuore di Dio a partire dalle letture della solennità liturgica del Sacro Cuore".
L'esperienza mistica femminile del nostro tempo è in grado di parlare a tutti coloro che sono alla ricerca di una forma libera di spiritualità. Il testo vuole rendere accessibili alcuni "guadagni" di queste esperienze, vera e propria sapienza. L'Autrice avvicina Simone Weil, Etty Hillesum, Madeleine Delbrêl, Adrienne von Speyr, Cristina Campo, Antonella Lumini, donne di questo tempo, un tempo di miseria simbolica e di povertà spirituale, segnato dallo sradicamento, dalla morte di Dio e dalla perdita irreversibile di una civiltà religiosa, ma proprio per questo particolarmente bisognoso delle perle della sapienza mistica. Da queste donne una forte esortazione: vivere nel presente con pienezza, apprezzandone ogni momento, disposte a coltivare il bene in un mondo ferito dalla violenza, a stare con coraggio in presenza del male senza farsene schiacciare. Prefazione di Antonietta Potente.
Dopo la Bibbia, l'Imitazione di Cristo è il testo religioso più diffuso della letteratura cristiana occidentale. L'opera è anonima, ma vari studi hanno indicato in Tommaso da Kempis o in Jean Gerson il possibile autore. Ai suoi insegnamenti si sono formate figure come Teresa di Lisieux, Jacques-Bénigne Bossuet (che la definì "il quinto Vangelo-), Giovanni XXIII e Benedetto Giuseppe Labre. Questo grande classico della spiritualità viene qui riproposto in una nuova traduzione dal latino che si distingue per lo sforzo di svincolare l'opera dal contesto strettamente religioso e di cercare un linguaggio più universale.
L’imitazione di Cristo, un piccolo gioiello di teologia ascetica e mistica del tardo Medioevo, non è da leggere, ma da meditare e assaporare piano piano. Se si accetta di imitare Gesù, la vita di una persona può cambiare radicalmente. Maturato in ambiente monastico, di questo ambiente conserva la fragranza: tratta della perfezione della vita cristiana... È stato certamente il testo di letteratura religiosa più diffuso per secoli nel popolo cristiano d’occidente. Ha formato schiere di santi (da sant’Ignazio di Loyola a san Carlo Borromeo, da santa Teresa d’Avila a santa Teresa di Lisieux, da san Giuseppe Cottolengo a san Giovanni Bosco e santa Maria Mazzarello) ed è stato sempre raccomandato dai papi, da san Pio V a san Pio X, da san Pio XI a san Giovanni XXIII. L’hanno apprezzato anche uomini di cultura lontani dalla Chiesa e letterati e scienziati insigni, da Corneille a Voltaire, da Ampère a Retté, da Papini a Merton.
"Imitazione di Cristo" è un classico della spiritualità cristiana. Riassume in sé la miglior espressione della spiritualità medievale di impronta benedettina con alcuni influssi rigoristi di origine nordica-renana. La datazione da parte degli studiosi è piuttosto controversa: la corrente maggiore ne situa l'origine nel periodo tra il 1150 e il 1250 benché altre scuole di studiosi ritengano per autore Fra Tommaso da Kempis del 1400, che però potrebbe essere stato solo un appassionato divulgatore del testo. L'opera si articola in quattro libri che nell'intenzione dell'autore sono le quattro tappe del perfezionamento interiore. La presente edizione non vuole essere un libro da biblioteca ma si configura come un libro di preghiera, nel formato tascabile e nella pratica confezione adatta ad essere sempre portata con sé e utilizzata quotidianamente per meditare.
L'opera, un classico della spiritualità cristiana occidentale, viene proposta in una versione rinnovata graficamente, per una migliore leggibilità e fruizione.Il testo si articola in quattro libri che, nell'intenzione dell'Autore, sono le quattro tappe del perfezionamento interiore. Nei primi due libri: il primato assoluto della carità, la conformità a Cristo, il distacco dalle cose visibili, l'obbedienza; l'inevitabile necessità della sofferenza per entrare nel regno di Dio. Nel III e nel IV libro il genere letterario muta e diventa dialogo tra il discepolo e il Signore.L'opera, scritta durante il periodo medievale, resta di incerta attribuzione. Benché sia stata in passato attribuita a Tommaso da Kempis, oggi vari studi hanno indicato come possibile autore anche Jean Gerson o forse un ambiente monastico di spiritualità certosina (vedi Enzo Bianchi in Presentazione).
«Il Compendio dell'Orazione mentale cavato dalle opere di Santa Teresa dal Venerabile Padre Fra Tommaso di Gesù Carmelitano Scalzo apparve a Verona nel 1749. Il testo scritto originariamente in lingua spagnola fu pubblicato per la prima volta a Roma nel 1610 quando i lavori per la beatificazione della Santa erano in pieno fervore e fu accolto tanto favorevolmente, che nel giro di pochi anni ne apparvero subito diverse edizioni. Nel Prologo Padre Tommaso scrive che l'orazione mentale si può dividere in due specie: l'orazione acquisita e l'orazione infusa. L'orazione acquisita sale a Dio con passo lento, si ottiene con mezzi umani e mediante l'uso della ragione tuttavia sorretta dalla grazia divina. L'orazione infusa viene direttamente dalla grazia e dalla ispirazione divina, assecondata per altro dalla nostra cooperazione. Si procede poi nel distinguere l'"orazione di raccoglimento", di "quiete", di "unione" e di "rapimento", fino al culmine dell'ascesi spirituale, il "matrimonio spirituale". Dal raccoglimento interiore nasce nell'anima una quiete e una pace per cui le sembra che non le manchi nulla. Questa orazione dona una grande soddisfazione alla volontà ed è una piccola scintilla che Dio accende nell'anima; in essa l'anima comprende che è vicina a Dio e può trasformarsi in Lui. Nel matrimonio spirituale, poi, oltre al grande diletto che si sente, l'anima o meglio il suo spirito è diventato una sola cosa con Dio, che anch'egli è spirito e volendo mostrare l'amore, che porta alle sue creature, ha voluto unirsi a lei e non vuole più separarsi da lei, come avviene nel matrimonio tra gli sposi, che non possono più separarsi. Un percorso spirituale e mistico valido anche per l'uomo contemporaneo». Dall'Introduzione di Elisabetta Zambruno.
«Siate sentieri, lasciatevi percorrere. Siate mani sempre spalancate che sappiano accogliere qualsiasi cosa come un dono, sappiano accarezzare e sappiano donare. Siate sorrisi in un mondo in cui, purtroppo, regnano l'odio, l'indifferenza, il razzismo, l'egoismo. Siate piedi per chi ha paura di cambiare strada, di camminare e di percorrere sempre insieme agli altri le strade che Dio vi metterà davanti. Siate occhi capaci di guardare oltre, capaci di oltrepassare muri, capaci di innamorarsi ancora, ancora e ancora. Siate costruttori di pace... innalzate ponti e abbiate sempre il cuore aperto al mondo. [...] Quando vi dicono che siete il futuro non ci credete, voi siete il presente! Il presente. Impegnatevi oggi. Amate oggi. Sporcatevi le mani. Metteteci la faccia, ma oggi». Così Maristella Tommaso, rileggendo la propria stessa intensissima vita (viaggi, territori, esperienze missionarie, volti, momenti di preghiera intensa), condivide la sua passione per l'esistenza con il lettore, invitandoci a una vera e propria immersione nel linguaggio meraviglioso dell'Amore.
Tommaso Moro scrisse il Dialogo del conforto nelle tribolazioni negli ultimi mesi di prigionia, trascorsi nella Torre di Londra prima di venire giustiziato il 6 luglio 1535. Fin dalla sua apparizione quest'opera è stata considerata uno dei capolavori della meditazione spirituale ("un manuale dei martiri") nonché uno dei più alti esempi di dialogo letterario in lingua inglese, in cui la profondità dell'analisi dell'animo umano si accompagna sempre al tocco lieve dell'umorista. Sullo sfondo di una società attraversata da una profonda crisi spirituale e civile, il Dialogo affronta il grande tema della presenza del male e della sofferenza nel mondo e del modo in cui poter meglio affrontare questa sfida. In un'epoca in cui l'Europa si sentiva minacciata dal pericolo di invasioni esteme, Tommaso Moro invita a guardare anche e soprattutto ai rischi provenienti dall'interno: dalle degenerazioni dispotiche dei governanti nonché dalle debolezze dell'animo umano. In queste pagine la riflessione teologica si innesta su una finissima osservazione antropologica e psicologica, che analizza una ad una le prove a cui l'umanità è sottoposta: dubbio, paura, tribolazione, disperazione, suicidio, orgoglio, pusillanimità, eccesso di scrupolosità, odio, persecuzione, martirio.
Il filosofo e viaggiatore si chiama Itlodeo, colui che racconta menzogne... L'isola esplorata Utopia, che può significare sia la contrazione di "Eutopia", luogo felice e ottimo, sia la storpiatura di "Outopia", luogo che non c'è... Il governatore dell'isola è Ademo, il senza popolo. La capitale Amauroto, la città invisibile. Il fiume che la percorre è l'Anidro, il privo d'acqua... È Utopia di Tommaso Moro, un "libello" aureo e ironico, dedicato alla ricerca di quale sia la forma migliore di governo. Un'opera che sta per compiere cinquecento anni (è stata pubblicata nel 1516), ma che non ha perso nulla della sua originaria freschezza, vitalità e forza visionaria. Un manifesto per tutti gli inguaribili sognatori della "città ideale", in cui siano bandite la sopraffazione, la diseguaglianza e l'intolleranza. Un luogo che non si trova sulle cartine geografiche, ma che esiste nella mente e nei cuori di chi si impegna a farla vivere.
Marito felice, padre affettuoso, uomo di cultura, scrittore fecondo (celeberrimo il suo Utopia), brillante avvocato, chiamato alla più alta carica del Regno d'Inghilterra, Thomas More (1478-1535) è l'esempio di un cristiano che affronta come meglio può tutti i versanti della propria vita. Così ha affermato il 31 ottobre 2000 papa Giovanni Paolo II nel proporlo come riferimento universale di chi voglia servire con coscienza gli interessi pubblici: «Molte sono le ragioni a favore della proclamazione di san Tommaso Moro a patrono dei governanti e dei politici. Tra queste, il bisogno che il mondo politico e amministrativo avverte di modelli credibili, che mostrino la via della verità in un momento storico in cui si moltiplicano ardue sfide e gravi responsabilità». Nell'orto degli ulivi è l'ultima opera scritta dall'ex Cancelliere d'Inghilterra. La compose in carcere, nella Torre di Londra, mentre attendeva la decapitazione per non avere dato il suo assenso al divorzio del Re Enrico VIII e, di conseguenza, allo scisma della Chiesa d'Inghilterra dalla Chiesa cattolica. Questo capolavoro letterario e spirituale, scritto con spirito contemplativo, con acume e con la prosa magistrale di chi è stato anche un alfiere della cultura umanistica, guarda nell'intimo della coscienza per illuminarla nel momento in cui, con il tremore di chi mette in gioco la propria vita, ogni maschera cade e ci si confronta con il proprio Redentore.

