
Sono istanti "contemplativi" più che preghiere e riflessioni quelli che vengono qui proposti. Vannucci le chiamerebbe "calma delle soste", momenti raccolti nell'incanto del principio, nel seno della "Parola creatrice". Vi è una sapienza che dilata il cuore, dà respiro alla mente, sapore ai gesti, solleva la quotidianità dal banale, immette nell'immensità del divino e dell'umano insieme.
L'attenzione ai segni illuminanti della liturgia, il richiamo costante alla qualità del vivere e all'essenzialità dei linguaggi di relazione, la fedele volontà d'ascesa verso la conoscenza e la trasfigurante visione, le forme sempre più pure di dire la somiglianza, di riflettere l'immagine divina archetipica, l'affascinata e stupita apertura verso il sapere universale, le culture, le differenti esperienze d'incontro con il mistero dell'esistenza divina, immanente e trascendente, lo stato orante coltivato come atteggiamento globale e continuo, "così misurato, così silenzioso", sono i tratti del fortissimum genus di monaco, di cui padre Giovanni ci ha lasciato stimolante e insieme dolcissima nostalgia: "Era essenziale come i radi casolari e i geometrici vigneti del paesaggio dove si era ritirato a vivere. Nascosto e solitario; austero e aristocratico come il suo eremo" scrive di lui David M. Turoldo.
Raccolta delle prediche che Padre Giovanni Vannucci teneva nella piccola chiesa delle Stinche. Quando padre Giovanni Vannucci chiudeva la Bibbia e cominciava a raccontarla, qualcuno, senza farsi vedere, accendeva un registratore. Era un clic quasi impercettibile, eppure si sentiva nella piccola chiesa delle Stinche dove si muoveva solo il fiato dei presenti: era il tasto che accendeva il futuro, quello che una volta premuto avrebbe portato padre Giovanni a parlare ancora. Questa volta per noi. Ora le sue prediche sono trascritte in questo libro.
Testo di una settimana di esercizi spirituali tenuto da p. Vannucci. Rappresentano una delle cose piu compiute e piu belle tra le molte che p. Vannucci ci ha lasciato. Si chiamano esercizi spirituali. Ma sono piuttosto incontri sulla fede, la speranza, l'amore. Dovrebbero essere riservati ai religiosi, e invece si aprono a ogni persona che giorno per giorno cerca di dare un senso alla propria vita. Giovanni Vannucci tenne queste meditazioni nel 1965. Quarant'anni dopo la novita e la freschezza di quegli incontri restano intatte: le sue parole sono ancora proiettate nel nostro futuro.
Una raccolta di omelie tenute da P. Giovanni Vannucci all'eremo delle Stinche tra il 1973 e il 1977, da cui emerge lo stile aperto e innovativo di questo monaco.
Le religioni sono come i raggi di una ruota: tutti puntano verso il centro". Cosi si sintetizza il tema di un ciclo di incontri sulla storia delle religioni. "
Un testo inedito di Padre Giovanni Vannucci pubblicato a 25 anni dalla sua scomparsa. Prefazione di Ermes Ronchi.
Alla vigilia del ‘68 un gruppo di studenti universitari invita padre Giovanni Vannucci a un confronto con lui sui temi della fede, della vita e dell’impegno sociale. Cinquant’anni dopo riemergono da un cassetto le trascrizioni di alcuni di quegli incontri. Nel rileggerle, gli studenti di allora, ormai approdati alla pensione, si rendono conto di quanto quelle parole abbiano accompagnato, sostenuto e orientato tutto il loro percorso umano e professionale. Nasce la decisione di condividere in un libro il frutto di quegli incontri, offrendo a tutti quelle parole che hanno cambiato la loro vita.
Giovanni Vannucci, Nato a Pistoia nel 1913, Giovanni Vannucci ha percorso i 71 anni della sua esistenza da “pellegrino dell’assoluto”. Frate nell’Ordine dei Servi di Maria, è stato studioso e insegnante di materie bibliche e di storia delle religioni. Protagonista negli anni Cinquanta e Sessanta del Rinascimento spirituale fiorentino con David Turoldo, Lorenzo Milani, Ernesto Balducci, ha vissuto, come loro, le dure resistenze di una Chiesa che non sapeva accettare uno sguardo così aperto e profetico. Nel 1967, alle Stinche, in un angolo nascosto del Chianti, ha trovato il suo frutto maturo: un eremo dove vivere e accogliere ogni persona in uno stile armonioso e libero. Il 18 giugno 1984 un infarto lo ha messo in contatto diretto con quel Dio cui si è rivolto per tutta la vita. Ma non ha interrotto il suo cammino sulla terra: dal seme delle sue idee continuano a nascere frutti preziosi.
L’inedito carteggio
tra Sorella Maria e padre Vannucci
le tracce
di una profonda avventura spirituale
del nostro tempo
Fedeltà allo spirito e novità di forme era il desiderio che abitava alcuni uomini e donne di Dio nella chiesa della prima metà del secolo scorso: pochi di numero, poveri per scelta, ma ricchi di quella audacia evangelica che viene dall’assiduità con la Parola, dal sapersi totalmente nelle mani di Dio, dall’offrirsi nella gratuità e nella semplicità ai disegni dell’Altissimo... È qui raccolta la corrispondenza, finora inedita, tra due dei testimoni più luminosi di quella stagione: Giovanni M. Vannucci, frate servita raccolto nel suo eremo delle Stinche, e sorella Maria di Campello, la Minore, “allodola” dall’incessante canto di lode. Un unico afflato spirituale che attraversa gli anni dal 1947 al 1961, dall’immediato dopoguerra fino alla vigilia del concilio, quella “novella Pentecoste” annunciata nel gennaio del 1959 da Giovanni XXIII e così a lungo desiderata dai cristiani e da tutti “gli uomini di buona volontà”. E “delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce” di quegli anni è voce pacata e pacificante: “voce di silenzio trattenuto” di cui abbiamo ancora oggi tanto bisogno.
(dalla “Prefazione” di fr. Enzo Bianchi, priore di Bose)
L'autore, con le presenti riflessioni, invita i lettori ad accogliere nella loro esistenza gli atteggiamenti di Cristo per vivere pienamente nella realta di tutti i giorni. Chi desidera vivere pienamente la sua vita cristiana deve approfondire la sua conoscenza del mistero di Cristo. Percio questa rassegna di diversi articoli viene proposta per aiutare il lettore a conoscere meglio alcuni aspetti importanti del mistero di Cristo, anzitutto la preghiera di Gesu.
Il segreto dell'alba è una sapienza di rinascita che viene dalle tante notti della terra. Lo si sente sussurrare nelle storie ferite in cui una qualche forma di speranza viene custodita e faticosamente consegnata alle parole. Nell'ostinazione della vita che non si rassegna risuonano legami salvifici e simboli capaci di sciogliere la sofferenza o almeno di interrompere la sua eco. Grazie a questi, le comunità possono trasformarsi in un grembo in cui ogni singolarità è effettivamente destinata a fiorire.