
La provvidenza non è argomento di moda. Neppure tra i discepoli di Gesù. Negli ultimi secoli gli uomini si sono sentiti sempre più padroni della storia e artefici delle fortune personali. Oggi, però, il ricco Occidente sta attraversando una profonda crisi dominata dalla paura del presente e dall'incertezza del futuro. Questa stagione in cui si sbriciolano tutte le sicurezze non potrebbe essere l'occasione per riscoprire la divina provvidenza? I capitoli di questo libretto sono piccole finestre che si affacciano su un orizzonte spirituale misterioso: riflessioni, aneddoti, brani scelti (da Agostino a Caterina da Siena a Manzoni), profili dei grandi "santi della provvidenza", preghiere al Dio provvidente.
La piccolezza nel Vangelo è una delle dimensioni più sottolineate ed ha un fascino straordinario. A questo fascino si è arreso Dio che, attraverso l'incarnazione di Gesù ha voluto esprimere tutta la sua predilezione per le creature piccole, povere, fragili, semplici, emarginate. L. Pozzoli, nella prima parte di questo saggio, considera le caratteristiche di chi è piccolo nel vangelo; nella seconda parte declina la piccolezza in molte dimensioni della vita, nella gioia, nella saggezza, nel pianto, nel tempo, nella preghiera, nella politica; nella terza parte presenta personaggi ed episodi evangelici legati alla piccolezza: la nascita di Gesù, i due vecchi del tempio Simeone e Anna, il cireneo che porta la croce, i discepoli di Emmaus ed altri.
Come che vada o venga, è sempre vero che non è mai troppa. La pazienza, come l'attesa, dona sapore alle cose. Le pagine del libro sono incentrate «su quattro personaggi e sulle loro storie; si tratta, indubbiamente, di storie "vere", nel senso che diamo oggi a questa parola, in quanto le fonti a disposizione sono indubbiamente di prim'ordine anche dal punto di vista storico; quattro storie, ma non quattro mondi diversi: i primi due protagonisti sono infatti madre e figlio (Monica e Agostino), mentre gli altri (Francesco e Chiara) appaiono indissolubilmente legati dalla sequela di Gesù povero, un percorso sulle vie di Dio nel quale l'uno fu guida sapiente per l'altra, che dal proprio canto lo riconobbe come un punto di riferimento indiscusso, la sua più grande consolazione - così scrisse nel proprio Testamento - dopo Dio. Quattro itinerari diversi, attraverso cui i protagonisti hanno dovuto apprendere sulla loro stessa pelle cosa significhi aver pazienza, non stancarsi, non irrigidirsi, non deflettere dai propri obiettivi. Quattro storie che possono insegnare tanto a persone come noi, sempre di corsa, sempre in ritardo, incapaci di attendere anche un minuto in più, ai quali è stato tanto difficile abituarsi alla quarantena forzata che il Covid-19 ci ha imposto (e che ha propiziato la scrittura di queste pagine)» (dall'Introduzione).
La normalità spesso ci sembra sinonimo di noia, grigiore, rassegnazione. Una ruota da criceti su cui continuiamo a correre, una prigione dalla quale vorremmo evadere. In realtà, se affiniamo lo sguardo e apriamo il cuore, le piccole cose quotidiane hanno un valore immenso, possono permetterci di evolvere e migliorare, possono renderci generativi. La sfida che Giulio Dellavite ci propone in questo nuovo libro è quella di superare una visione «avvilente» della normalità e di riscoprirvi invece il lato «avvincente», che può portarci a vincere. Con la sua scrittura attuale e originale, torna dunque a parlare di Vangelo, per suggerirci un cambio di prospettiva: ritrovare la straordinarietà dell'ordinario. Compone così un abbecedario, che mescola le caratteristiche della quotidianità con aspetti più curiosi: amoressia (con la emme!), decriptazione, fashion style, liminarità, mecciare, opinionismo, performance, quinto quarto, viralità. In questa chiave, l'autore riflette ancora una volta su quella storia profondamente umana che il Vangelo offre come specchio per vedere il proprio volto. Anche Gesù - a parte gli ultimi tre anni della sua vita - ha condotto un'esistenza normale, ma proprio viverla a fondo è stato per lui scuola e palestra per imparare a essere uomo e scoprirsi Figlio di Dio. Lo spiegano, dalla A alla Z, i personaggi meno conosciuti del Vangelo, figure secondarie come il cameriere dell'Ultima cena, Giairo, Nicodemo, la moglie di Pilato o il quarto Re Magio. «Perché loro sono noi.» Partendo da queste figure, l'autore tesse un elogio della normalità intesa come spazio in cui ciascuno può mettersi alla prova e imparare a leggere la propria storia come una nuova pagina sacra. Dimostrandoci che anche le cose e le azioni più semplici restano comunque e nonostante tutto divine.
Il diffuso interesse per il fenomeno monastico, documentato anche da libri e film, si intreccia con la grande fatica dei monaci e delle monache dei nostri giorni a restare se stessi senza avere nostalgia di se stessi. La «prima generazione di monaci increduli» è dunque chiamata a diventare credente, in ossequio al voto monastico di «conversione». Questo cammino avviene necessariamente in modo diverso anche se non opposto a quanto hanno vissuto i Padri. «Quanti ci hanno preceduto nell'avventura monastica - scrive fratel MichaelDavide - si aspettano da noi che siamo dei veri figli capaci di diventare a nostra volta padri: essere generati e generare alla vita monastica passa attraverso una continua rigenerazione per rimettere a fuoco una visione del combattimento spirituale», memore dell'insegnamento del grande Antonio quando disse che al monaco restano due cose: la Scrittura e la libertà.
Ma chi soffre, e chi è indignato e offeso dalle ingiustizie, come può essere grato alla vita? L'impegno morale non è dovere o obbligazione, ma sgorga spontaneo dalla consapevolezza che l'essere amati ci pone nella gratitudine. Il bene ci precede, ci fa uscire dal vincolo del calcolo, in libera adesione interiore alla logica della gratuità.
Questo libro parla di tantissime cose: una storia d'amore, un gesto disinteressato, un lavoro fatto con cura, un modo di educare, un progetto per un mondo migliore. Tutti questi argomenti possono essere riassunti in una sola parola: generosità. La storia della generosità comincia da lontano, dall'amore disinteressato di Dio per il suo popolo ribelle, e diventa luce nel nostro vivere contemporaneo: in famiglia, nel lavoro, nella società.
Gli argomenti trattati nel libro si riferiscono alla fragilità nelle diverse situazioni di vita. "Trattare" per me significa abbozzare dei ragionamenti, fornire degli stimoli e attendere che chi legge possa completare il desiderio di confronto e di dialogo. Spesso mi piace condividere le esperienze che vivo nel quotidiano attraverso le parole di altre persone, o dentro un fatto, una situazione.
Un percorso composto da pensieri che tentano di incrociare i fatti di vita quotidiana con la parola di Dio, i tempi che la Liturgia ci propone, per tentare fuori dai luoghi comuni e dalla banalità, di trovare un fremito, un sussulto capace di andare oltre.
Dalla notizia della mia malattia, come in un diario, ho cercato di rilanciare la mia esperienza lasciando uno spazio per aggiungere altro. Sarà difficile incidere nell'esistenza di chi leggerà, asciugare lacrime o riportare il sorriso.
Potrò essere solo per pochi minuti di lettura di queste pagine un compagno di viaggio che condivide le stesse domande, che partecipa alle stesse esperienze di fragilità, convinto però che la fragilità può diventare un luogo di comunione.
Il titolo stesso di quest'opera ne racchiude il contenuto: figlia di Plutone e Neotete, la Follia è la divinità suprema capace di dispensare benefici agli uomini e agli dèi, dà sapore all'esistenza portando all'accettazione di sé e degli altri, genera i matrimoni e le amicizie, armonizza la società umana e domina persino sugli dèi. La Follia dissacra ma non condanna mai. Uno dei più grandi successi letterari del secolo, l'Elogio della Follia fu letto ovunque in Europa, fu tradotto in varie lingue ed ebbe numerosissime edizioni e imitazioni. Tutte le opere di Erasmo, Elogio della Follia e Colloqui compresi, furono inserite nell'Indice dei libri proibiti istituito nel 1559. Saggio introduttivo di Massimiliano Lacertosa.
In Bernardo di Clairvaux e Teresa di Lisieux il monaco cistercense André Louf scopre non solo straordinarie affinità, ma anche uno specchio in cui si riflette il nucleo stesso del suo pensiero. Figlio spirituale di Teresa di Lisieux non meno che di Bernardo di Clairvaux, come lui stesso si definisce, vive e insegna l'"ascesi della debolezza": uno dei temi più cari a Louf, e tuttavia non nuovo. Un anello di congiunzione tra sacra Scrittura, tradizione monastica, psicologia ed esperienza personale. L'unica scala a cui accedere per raggiungere la santità. Un cammino di "abbassamento" da percorrere una e più volte.
– Sentirti debitore verso gli altri non ti amareggia? – Al contrario. Penso che si tratti di una ricchezza. Al cuore della mia debolezza posso apprezzare il dono della presenza dell’ altro e offrirgli la mia umile presenza.
Alexandre Jollien (1975), cerebroleso dalla nascita, dopo diciassette anni di permanenza in un centro specializzato per handicappati, è riuscito a frequentare un istituto commerciale e, successivamente, a intraprendere lo studio della filosofia all’Università di Friburgo. Dopo questo suo primo libro, tiene sovente conferenze sul tema della differenza e della comunicazione. Di Alexandre Jollien le nostre edizioni hanno pubblicato anche il volume Il mestiere di uomo.
Si può abitare il mondo senza conoscerlo? Si può conoscerlo senza esplorarlo? Si può esplorarlo senza interrogarlo? In tempi in cui, avendo il mondo intero a portata di click, lo stupore sembra scomparso, la curiosità accende di passione la vita. Un'antica etimologia la fa derivare dal vocabolo cor (cuore) e dal verbo uro (bruciare). La curiosità? Un cuore che arde! La curiosità è interesse e cura, attenzione, dedizione e responsabilità per ciò che esiste e potrebbe esistere, e in particolare per l'umano. La curiosità, passione per la ricerca, ci tiene in vita e ci chiede di uscire dall'apatia, dal senso di impotenza, dalla pigrizia mentale, dal perverso meccanismo della delega, suggerendoci che in noi abitano risorse di vita che attendono solo di essere attivate. E portandoci ad abitare il mondo con consapevolezza, si svela essere un fondamento essenziale per una vita etica.