
Testo di riflessioni esistenziali dell’Autrice, per lo più autobiograiche, che vede la sua vita come un viaggio alla ricerca di risposte ai tanti perché dell’esistenza. Gli argomenti sono variegati: la vita, i comportamenti personali, gli atteggiamenti e le reazioni di chi si incrocia sul cammino, chi ci sta vicino, gli abbagli di certe relazioni non proprio ottimali, l’amore, l’amicizia, eccetera. Il taglio narrativo è assolutamente “laico”. Soltanto un breve capitolo, verso la fine del testo, si sofferma sul concetto di Dio nella vita umana. Tuttavia, si nota una certa ansia di ricerca di assoluto.
Autrice
Paola Bressan vive a Lonigo, in provincia di Vicenza, dove è nata nel 1963. Diplomata al liceo pedagogico, ha frequentato l’Università degli studi a Verona. È docente titolare nella scuola primaria da oltre 25 anni. È appassionata di arte e letteratura e dedica molto spazio alla lettura di testi, soprattutto di carattere psicologico e filosofico
Trascorriamo circa un terzo della nostra vita dormendo, ma ci descriviamo a partire solo dallo stato di veglia, riducendo il sonno a una stazione di servizio per "fare il pieno- e riprendere subito il cammino. Quando il dormire viene alla ribalta è quasi sempre per i noti problemi legati ai "disturbi del sonno-, sicché un terzo della vita o non merita di essere pensato, o è requisito dal medico. Eppure Dio, creando l'uomo e la donna, li ha immaginati contraddistinti anche dal dormire. Questo dettaglio vorrà pur dire qualcosa! Avrà pure qualcosa da dire il fatto che Gesù Cristo, il Salvatore del mondo, abbia vissuto almeno tre anni (i suoi primi!) passando gran parte del tempo dormendo, come ogni bambino. Partendo da tali considerazioni, il presente volume propone un'originale lettura del rapporto sonno-fede. A ben guardare, le Sacre Scritture dedicano molta attenzione al sonno, all'insonnia, alla sonnolenza e alla pigrizia, alla notte, al sogno. Parlano di fede e incredulità anche a partire dall'esperienza del dormire. Il grande insegnamento che ne deriva è che dobbiamo imparare ad "abbandonarci- al sonno, nella consapevolezza che mentre noi dormiamo in pace, Qualcuno si prende cura di noi, della nostra vita e del mondo.
La preziosità del tempo va ben oltre l'adagio secondo cui "il tempo è denaro". Esso scorre uguale per tutti, ma la sua percezione dipende dal valore personale che ognuno gli attribuisce. L'autore esplora il tema del tempo nella prospettiva cristiana, propone un'interpretazione sapienziale in cui ogni giorno è visto come parte di una dinamica di salvezza che si svolge nel presente, rendendo ogni momento significativo e pieno di potenziale sacro. Questa visione trasforma il tempo da semplice successione di ore in una serie di opportunità per vivere pienamente, accogliendo il bene ricevuto e avanzando verso il bene sperato.
È buffo avere la possibilità di ricevere delle domande. Chi è che fa domande? Persone che sono curiose di sapere chi sei. Che meraviglia! Forse è l’ultimo gesto di cortesia che è rimasto, quello di essere curioso di un altro.
Erri De Luca
Nel silenzio accogliente della pieve romanica di Romena, in Casentino, Erri De Luca si racconta. Racconta l’infanzia napoletana e gli anni di Lotta continua, la vita da operaio e quella di scrittore, l’amore per i libri e quello per la Bibbia. Ma la conversazione con Massimo Orlandi diventa anche occasione per camminare lungo i temi di fondo della vita di tutti: il rapporto con le proprie radici e con quelle degli altri, la forza dell’odio, che genera le guerre, e quella dell’amore, “la più grande energia pulita prodotta dal corpo e dalla creatura umana”.
La gioia di essere amati sempre e comunque da Dio e di poter contare su di Lui, qualunque cosa accada, è il filo rosso che unisce queste meditazioni. A partire da un testo di riferimento, l'autrice ci conduce a cercare Dio, ad approfondire il rapporto intimo con Lui e la verità di noi stessi. La lettura è dispiegata nell'arco dei dodici mesi dell'anno, tanti quante sono le tematiche affrontate: un itinerario che si snoda lungo un cammino in cui si può ritrovare non solo chi ha un percorso di fede, ma anche ogni persona che riflette e si interroga sul senso della propria vita.
Padre Pio usava dire che il diavolo è una creatura cattiva, malvagia, perfida costituzionalmente, ma resta sempre un angelo decaduto, perciò dotato di un’intelligenza superiore a quella degli uomini, anche se pervertita. Il santo di Pietrelcina ebbe modo di sperimentare tale intelligenza, subdolamente sottile. L’intervento del diavolo nell’itinerario spirituale di padre Pio è un fenomeno sconcertante. Si tratta, come si vedrà in questo libro, di un duello a morte, senza tregua e senza risparmi di colpi, tra l’anima e il suo accanito nemico.
Note sull'autore
Francesco Guarino è nato a Frignano (CE) nel 1969. Vive e lavora a Foggia. È insegnante di religione cattolica ed esperto in relazione d’aiuto (master triennale in Counselling modello integrato). Dopo gli studi in Filosofia e Teologia, consegue la Licenza in Scienze dell’Educazione presso la Pontificia Università Salesiana di Roma, con indirizzo psico-pedagogico. Studioso di san Pio da Pietrelcina, ha pubblicato diversi libri sulla figura del santo e alcuni saggi monografici per la rivista scientifica ‘Studi su Padre Pio’. È autore anche di libri per ragazzi. Marcello Stanzione è nato a Salerno nel 1963 ed è stato ordinato sacerdote nel 1990. Nel 2002 ha rifondato l’Associazione Cattolica Milizia di San Michele Arcangelo (www.miliziadisanmichelearcangelo.org) per la retta diffusione della devozione cattolica ai santi angeli. Ha scritto oltre 300 libri sugli angeli e su tematiche di spiritualità cattolica per 30 diverse case editrici europee e americane. Tiene conferenze in Italia e all’estero su temi di angelologia, mariologia e agiografia
«Il XX secolo è alla fine arrivato, con determinazione mai prima così consapevole nella storia del pensiero, alla dichiarazione della finitezza come nostra peculiarità. Intesa non come condizione relativa ad un altro essere, ma in se stessa e basta. Non ente creato, dunque, ma ente puro e semplice che non mendica spiegazioni, e si limita ad esistere in se stesso, su se stesso e per se stesso, fino ad annullamento. La questione non è soltanto filosofica: essa s’incarna continuamente nel finire che costituisce l’esistenza impastata di carne e sangue, con tutto l’ornamento di speranze, ideali, emozioni e commenti che vanno poi a morire, e che continuiamo a chiamare vita. Nel finito, chiamato con più eleganza finitudine, ma sempre uguale a se stesso nella sua banalità ultima, si mangia e si beve, ci si sposa e ci si marita, si compra e si vende, si pianta e si costruisce, per dirlo con l’evangelista Luca, e poi si sparisce dal mondo. […] Ecco perché, a consolare questa nostra finitezza, noi annunciamo con franchezza e gioia l’evento che è Gesù Cristo. Uomo storico, dalla cui umanità possiamo però risalire all’essere non storico che è Dio, precisamente nella figura di Logos e Figlio di Dio, e Dio egli stesso. Risalita che ci salva, com’è intuibile. Risalita che esige di ricostruire la filosofia come amore alla sapienza, che aggiunge alla intelligenza la umiltà».
Dall’Introduzione
Giuseppe Pollano, presbitero della diocesi di Torino, è nato il 20 aprile 1927 ed è morto il 2 gennaio 2010, nel cuore dell’anno sacerdotale. È vissuto e ha esercitato ininterrottamente il suo ministero nel Santuario della Consolata di Torino, ricoprendo in diocesi vari incarichi: docente di Teologia Spirituale presso la sezione torinese della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale; delegato arcivescovile per la Pastorale della cultura; responsabile della Pastorale della scuola e dell’Università, ambiti nei quali ha collaborato con l’Ufficio Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana; coordinatore del Forum Chiesa-Città, incontro periodico dell’Arcivescovo con i principali responsabili della società civile. In questa collana ha pubblicato: Per una nuova cultura di carità. Amare come Dio (2003) e La Chiesa è carità (2006).
La crisi economica e finanziaria che la società occidentale sta attraversando ha rivoluzionato profondamente il mondo del lavoro: contratti a termine, precari, co.co.co. sono espressioni ormai entrate nel vocabolario comune. Questo libretto vuole aiutarci a metterci tutti nei panni di chi, soprattutto i giovani, ha la precarietà come orizzonte di tutta una vita. Per fare esperienza di cosa significhi guardare il mondo da quel punto di vista, quello dei nostri figli a tempo determinato. E fornire un piccolo contributo che disinneschi la bomba sociale più pericolosa dei nostri tempi: il conflitto generazionale.
Dopo "È Gesù che passa" e "Amici di Dio", le edizioni Ares continuano la pubblicazione delle Opere di san Josemaría Escrivá con una raccolta di 25 testi inediti nei quali ritroviamo alcuni degli snodi del pensiero del fondatore dell'Opus Dei, come l'invito per ogni cristiano a identificarsi personalmente con Cristo, la riflessione sulla filiazione divina, l'amore per Dio e per la Chiesa, la ricerca della santità nella vita quotidiana, la possibilità di trasformare il lavoro in orazione. Sono meditazioni e conversazioni di contenuto spirituale che, negli anni tra il 1954 e il 1975, egli rivolse a persone dell'Opus Dei che abitavano a Roma; per insistenza dei suoi figli, queste meditazioni furono registrate, trascritte, sottoposte alla sua revisione e in seguito pubblicate a uso dei membri dell'Opus Dei. Siamo in presenza della sua preghiera a voce alta; il fondatore parla con Dio dei temi centrali della spiritualità cristiana e dà efficaci consigli per rispondere generosamente alla chiamata universale alla santità. Confida anche alcuni particolari della sua vita e della storia dell'Opus Dei, di grande valore biografico.
E come sarebbe la nostra vita, se fossimo muti?
Chi non prega, non si avvale della parola. Proprio con Dio.
La preghiera ci struttura e ci completa.
L'autore allora ci invita a pregare, ci prospetta il padre nostro, sintesi e tipo di ogni colloquio con il Cielo. Ma il libro è anche un album di immagini che P. Vito Terrin ha firmato attraverso il suo obiettivo personale con spirito di fede e sensibilità estetica. Parola e immagini si congiungono e ci intrattengono, in modo che preghiamo con lo sguardo dell'anima e gli occhi del corpo.
Questo libro si distingue per la sua capacità di restituire la figura di don Oreste Benzi in tutta la sua vitalità, attraverso un dialogo vivido e personale che ne fa emergere l'umanità, il carisma e la forza profetica. Il testo, scritto con uno stile diretto e coinvolgente, accompagna il lettore in un viaggio intimo traricordi, aneddoti e riflessioni, offrendo uno sguardo autentico sulla vita del sacerdote dalla "tonaca lisa" che ha saputo rivoluzionare il concetto di accoglienza e giustizia sociale. Attraversoepisodi inediti e testimonianze dirette, il libro diventa non solo un racconto biografico, ma anche unprezioso strumento di riflessione sui temi dell'inclusione, della fede vissuta e dell'impegno civile. Pensato per un pubblico ampio e trasversale - dagli operatori pastorali agli educatori, dai ricercatori spirituali agli appassionati di storie di vita vera - questo volume si propone come una lettura capace di ispirare, interrogare e lasciare il segno.
«Depongo i miei brevi racconti sul pelo dell’acqua, come quelle barchette di carta che mi piaceva fare da bambino, senza cercare di conoscere dove le trascinerà la corrente, acconsentendo a non sapere su quali rive approderanno».
Descrizione
In ciascuna di queste pagine Raphaël Buyse entra con discrezione, quasi in punta di piedi, in un episodio di vita vissuta e lo racconta con brillante levità. Consente alla vita di coglierlo di sorpresa: volta per volta si meraviglia, si preoccupa, si indigna, si rallegra.
E, da par suo, con un sorriso o una lacrima, con angoscia o con speranza – ma anche con la Parola di Dio a fare da sottofondo, in filigrana – Buyse intesse storie di libertà, inventa giochi di parole, snocciola racconti velati di umorismo e poesia.
Sono frammenti di quotidianità che scaldano il cuore e danno a pensare. Sono parabole contemporanee che dicono tenerezza per le persone incontrate e lasciano filtrare un raggio di sole.
«Consegno le mie parole al vento. – Il vangelo come calamaio».

