
Scritto rileggendo le esperienze di catechesi di un gruppo di animatori, il testo è offerto a operatori pastorali, educatori e a quanti, a vario titolo, accompagnano un cammino di fede.
Dopo il racconto della malattia e della morte del figlio in "Con la maglietta a rovescio. Storia di Filippo Bataloni", l'autrice, attraverso la meditazione dei misteri del Rosario, racconta il suo cammino nei mesi successivi alla perdita di Filippo, fatto di incertezze e di cadute. Come sopravvivere alla perdita di un figlio? Come riuscire a mantenere viva la speranza che la morte non ha l'ultima parola? Come credere che continueranno a "piovere miracoli"?
Sulle rovine di noi parole e immagini per l’Aquila
di Giovanni D’Alessandro e Stefano Schirato.
Questo libro è il tributo di due autori abruzzesi, lo scrittore Giovanni D’Alessandro e il fotografo Stefano Schirato, alla tragedia del terremoto che ha colpito la loro terra il 6 aprile 2009. Sulle rovine di noi non ha un taglio saggistico né giornalistico: è agli antipodi dei contributi che quotidiani, magazine e media hanno pubblicato nei mesi scorsi.
Ma cos’è dunque?
È narrativa, scritta e fotografica; un lavoro che si modella sul romanzo non solo per la presenza di tre racconti di Giovanni D’Alessandro, ma anche per la capacità delle dodici foto d’arte di Stefano Schirato di interpellare il lettore e dialogare con i testi. Attraverso gli occhi dei due artisti, il lettore entra nell’immaginario collettivo di questa regione, cui solo due abruzzesi potevano dar accesso.
È un vangelo selvaggio che già dal titolo interiorizza la vicenda per farne un paesaggio dell’anima, terra desolata, grido e incontenibile dichiarazione d’amore. Testi e foto proiettano fuori da questa pagine un Abruzzo elevato a simbolo
della condizione umana, i cui volti e luoghi ritratti si fanno icone, svincolandosi da ogni oggettività, perdendo nome e tratti distintivi. Non è più la cronaca che conta, non sono le singole storie reali, quello che importa è la loro lezione severa, la pietas e la consapevolezza che ispirano.
destinatari
Un libro per tutti; specialmente per chi, a sei mesi dal terremoto, non vuol dimenticare la tragedia.
Gli autori
Giovanni D’Alessandro è nato a Ravenna nel 1955. Laureato in legge, vive e lavora a Pescara. Il suo esordio nella narrativa risale al ‘96, quando ha pubblicato con Donzelli “Se un Dio pietoso”, finalista al “Viareggio” e al “Palazzo al Bosco”, vincitore del “Penne-Mosca” e del “Convegni Maria Cristina”; tradotto in varie lingue e pubblicato in Francia da Flammarion, è stato definito “unico, autentico caso letterario degli anni ‘90 (Avvenire)”;“esperimento più che unico, irripetibile” (l’Espresso);“Romanzo di forte orchestrazione, una sinfonia” (IlSole24Ore). Nel 2004 ha pubblicato con Mondadori il secondo romanzo, “I fuochi dei kelt”, vincitore del premio “Scanno 2005”. A fine 2006 ha pubblicato con Rizzoli “La puttana del tedesco”, vincitore dei premi Maiella 2007 e Bastia Umbra 2007 e attualmente finalista in altri premi. D’Alessandro è anche autore di saggi. Si interessa di letteratura anglosassone e di storia dell’arte. Collabora con vari quotidiani e riviste ed è titolare di due rubriche settimanali sul quotidiano d’Abruzzo “il Centro”. Stefano Schirato nasce a Bologna nel 1974, dove si laurea in Scienze Politiche. Dal 1997 lavora come fotoreporter concentrandosi in particolare su tematiche sociali. Nel 1998 vince una borsa di studio per un workshop con Steve McCurry, fotografo del National Geographic e di Magnum. Nel 1999 per il sostegno di Emergency pubblica il suo primo libro sul dramma delle mine anti-uomo in Cambogia,“Gli occhi della Cambogia”, con una prefazione di Ferdinando Scianna. Nel 2003 un lungo progetto fotografico sulla vita dei marittimi nelle navi sequestrate, viene pubblicato in un libro,“Né in terra, né in mare”, con prefazione di Giuseppe Tornatore, che visionato il lavoro, ne aveva incoraggiato una pubblicazione. Nel 2008 il suo ultimo libro sulla schizofrenia, “Fuori di me”, gli vale il Premio Internazionale Carletti per il fotogiornalismo. Suoi lavori sono apparsi, tra gli altri, su Vanity Fair, Washington Post, Le Figarò Magazine.
I grandi Padri della Chiesa sono figure eterne, capaci di illuminare la nostra fede anche oggi. Padre Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia e volto noto della televisione, conduce il lettore alla riscoperta delle verità del credere cristiano abbinandole alle figure dei più grandi Padri della Chiesa, da Sant'Atanasio a Sant'Agostino, Sant'Ambrogio, San Gregorio Magno... Un'opera sull'essenza della fede. "Noi - diceva Giovanni di Salisbury siamo come nani che siedono sulle spalle dei giganti, di modo che possiamo vedere più cose e più lontano di loro, non per l'acutezza del nostro sguardo con l'altezza del corpo, ma perché siamo portati più in alto e siamo sollevati da loro ad altezza gigantesca". Questo pensiero ha trovato espressione artistica in certe statue delle cattedrali gotiche del medio evo, in cui sono rappresentati personaggi dalla statura imponente che reggono, seduti sulle spalle, degli uomini piccoli, quasi dei nani. I giganti erano per essi, in primo luogo, gli evangelisti e poi Padri della Chiesa.
Ricevetti un invito inatteso. Lo accolsi. Accettai di partire per un "lungo" viaggio interiore che portava dritto al centro del mio cuore, passando per i luoghi della Terra Santa. Un viaggio spirituale... ma chi me lo faceva fare di mettermi in viaggio con degli sconosciuti?
Da Montecassino a Bose, da Camaldoli a Subiaco, dall'abazia di Noci, nella Murgia pugliese, ai contrafforti di Serra San Bruno in Calabria, da Praglia sino alla badia del Goleto, sui crinali dell'Irpinia orientale, "Hai trovato il monastero giusto?": la domanda che qualcuno di tanto in tanto mi pone mette in guardia i fraintendimenti che il mio vagar eremi e cenobi potrebbe suscitare. No, non sto cercando il monastero giusto. Vado per questa strada perché ho il sospetto che le luci nascoste che giungono da questi luoghi siano ancora capaci di offrire qualche solido orientamento. Perfino nella densa penombra calata sui giorni italiani. Busso a queste porte perché ho l'impressione che qui si impari davvero che si può cambiare il mondo, ma impresa piuttosto complicata - a patto di cominciare a cambiare se stessi, partendo dalle cose più semplici e concrete. Ad esempio, cercando di stare nel mondo prendendone nel frattempo la giusta distanza. Governando in modo diverso faccende quotidiane e basilari come il dormire e il mangiare, il desiderare e il bisogno di riconoscimenti, il silenzio con se stessi e l'incontro con gli altri. Sembrano bazzecole, ma quelli che vi si sono cimentati seriamente dicono che la sfida sia di vertiginosa difficoltà. E, soprattutto, pare duri tutta una vita.
Giorgio Boatti ha percorso per diversi mesi migliaia di chilometri, facendo tappa in monasteri famosi e in dimenticate comunità spirituali. Da Montecassino a Bose, da Serra San Bruno nel cuore della Calabria a Subiaco, da Camaldoli a Viboldone, da Finalpia a Monte Oliveta Maggiore, da Noci a Porto Maurizio sino all'isola di Barbana, dai contrafforti di Chiusi della Verna sino al Goleto, sui crinali dell'lrpinia orientale: luoghi dove ha preso corpo un viaggio diventato personalissimo resoconto. Soste, incontri, vite straordinarie, esistenze minime ma ugualmente significative: "normalisti" diventati abati, laureate in medicina che hanno dismesso il camice per la tonaca, ufficiali antiguerriglia passati al servizio della Liturgia delle ore. Dal chiedere ospitalità ai monasteri, in nome del "bussate e vi sarà aperto", è scaturita l'osservazione diretta, discreta e rispettosa della vita quotidiana che vi si svolge. Davvero si può scegliere di vivere in un'essenziale povertà? Basta questo per ridare senso alle nostre giornate? Quanto possono la quiete del cuore e la pratica del silenzio contro un immaginario sempre più frastornante e invasivo? Perché la disciplina della solitudine riesce a creare legami più autentici? Sono le esperienze concrete a fornire le risposte più esaustive: vicende di uomini e donne votati alla ricerca di Dio e alla lontananza dal mondo eppure immersi nel nostro tempo. Condividono lo smarrimento di comunità frantumate.
UN LIBRO DI RIFLESSIONE E MEDITAZIONE A PARTIRE DALL ESPERIENZA DI VITA E DI FEDE DI P. ALEX ZANOTELLI. Un libro da meditare attentamente . In esso si unisco no in modo armonico i temi della fede cristiana e i grandi drammi della societa di oggi che, nel sud del mondo, si manifestano con una forza sconcertante. Il contenuto di q uesto libro e`stato pubblicato in nigrizia" nel 1996 e 1997. E' un libro di "prof ezie", cioh di giudizi di dio: un dio che ama e per salvare tutti non risparmia nessuno, neppure il proprio figlio. L'autore ci fa passare da llo sdegno per il mondo in cui il povero di nazaret e`ancorala tenerezza e speranza di chi cammina sulle strade di pasqu"
Recitando il Padre nostro, ripetiamo in maniera lapidaria: «E rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori». Andreas Unger ha pregato così sin da bambino, senza trovarci niente di strano. Cresciuto come un giovane spensierato, attorniato da affetto e premure in famiglia, immerso nel benessere di un Paese dell'Europa centrale, protetto da un clima di pace e libertà, non aveva alcunché da perdonare. A un certo punto, però, ha iniziato a chiedersi: Che cos'è il perdono, esattamente? Reporter pluripremiato, si è messo alla ricerca. Ha attraversato mezzo mondo per incontrare persone che potessero dare risposta a quella e ad altre domande: come funziona il perdono? È un obbligo o un favore? Quanto pesa la gravità dell'azione compiuta? Perdonare è dimenticare? È indispensabile che il colpevole si riconosca tale? E qual è il contrario del perdonare: vendicarsi? Le risposte raccolte da Unger sono toccanti e al tempo stesso contraddittorie. E mostrano che il perdono non è un dovere: è un privilegio.
Le riflessioni qui raccolte, attraverso una rilettura dei racconti della risurrezione di Gesù, vogliono aiutare il lettore a riscoprire nella propria vita i segni del Vivente. Oggi, come allora, il Risorto si rende presente e si fa vedere in alcuni segni, che non sono evidenze. Tali segni ci offrono la capacità di passare dalla tristezza alla gioia della sua presenza, dall'immobilità alla forza di riprendere il cammino, dalle delusioni alla capacità di fidarci, dal fallimento alla gioia di assumerci nuovamente impegni.