
Se Giovanni Mucci fosse stato contemporaneo di Blaise Pascal (1600 e dintorni), qualcuno avrebbe potuto pensare che il Dialogo di un uomo con suo Dio altro non è che il frutto dell'amicizia di Mucci con il grande filosofo, matematico e teologo francese, autore dei "Pensées"(Pensieri) rimasti incompiuti per la sua morte prematura. Gli appunti di Pascal sembrano trovare infatti in questo testo, come tessere di un mosaico, la loro completezza in un'opera apologetica a difesa tout court del Cristianesimo nella sua esaustiva descrizione, sotto forma di un dialogo fra l'autore e il Dio della Rivelazione cristiana.
Questo volume propone la raccolta degli scritti e dei discorsi (dal 2010 al 2011) di Mons. Bruno Forte .Tema dominante è il dialogo nel suo rapporto con il Vangelo. Solo dialogando l’uomo esiste pienamente, perché si esprime nella sua radicale vocazione all’amore e ne pone in atto la progressiva rea- lizzazione.
Senza dialogo al suo interno la Chiesa non sarà mai “icona della Trinità”. Senza dialogo con la comunità degli uomini essa non annuncerà quanto gra- tuitamente le è stato donato. Anche in questa luce l’ecumenismo appare esigenza imprescindibile del popolo di coloro che hanno creduto al Vangelo dell’amore.
L'ecumenismo visto dallo straordinario punto di vista di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, particolarmente sensibile al progetto dell'unità fra le Chiese cristiane. Nel presente volume vengono riportate le pietre miliari dell'ecumenismo spirituale, quello cioè nel quale i carismi che lo Spirito Santo ha disseminato nella storia s'incontrano per celebrare l'unica grande Chiesa di Cristo. In particolare, il volume presenta i discorsi che Chiara Lubich ha condotto agli studenti, ai professori e ai responsabili del Movimento Ecumenico e del Consiglio Ecumenico delle Chiese, in Svizzera, nel 2002. La comunione fra le diverse confessioni si rivela, mirabile, nelle introduzioni che i vari interlocutori di Chiese non cattoliche hanno fatto della Lubich. In esse affiora l'unica sollecitudine: l'intenzione di procedere lungo la via dell'unità. Una via che, passando per una ecclesiologia rinnovata, trova in Chiara Lubich e nel Movimento dei Focolari il naturale battistrada.
Il libro raccoglie la testimonianza di conversione dell'autore sotto forma di dialogo tra chi scrive e chi legge. L'opera prende spunto dall'esortazione petrina ad essere "sempre pronti a rendere ragione della propria speranza" (1Pt 3,1417). Sono proposti e ripercorsi diversi temi e verità di Fede, dall'Angelo Custode alla Vergine Maria, dal Peccato Originale alla Demonologia. Per ogni argomento trattato è proposta uno spunto su cui riflettere. Invito che mira a rendere partecipe il lettore dello sviluppo delle diverse tematiche, dando vita in tal modo, ad un vero e proprio dialogo sulla Fede.
Un dialogo nel quale due amici - uno credente, l'altro scettico - dibattono appassionatamente il tema della gratuità, essenza da cui deriva e a cui mira tutta l'attività ecclesiale: la gratuità dell'amore.
«Voglio dire che oggi sono felice perché ho letto questi dialoghi, e mi sono inserito pacificamente nel colloquio. È una grazia: un libro sulla tenerezza, in questi tempi stolti di fanatismi e terrori e armamenti e genocidi; tempi senza poesia» (David M. Turoldo).
Dialogo tra cielo e terra raccoglie i testi omiletici che padre David ha scritto negli ultimi anni della sua vita. L'antologia di brani arriva fino al 1992, anno che lo vide mancare all'affetto dei fratelli e dei fedeli che continuavano a frequentare la sua predicazione. Le meditazioni attraversano l'anno liturgico e sono un continuo incrociarsi dei temi cari a Turoldo e della proposta cristiana. Quello che emerge da queste pagine è un padre David più pacificato con il mondo e in lotta con l'esperienza della malattia.
Maria del Carmen Hernàndez Barrerà nasce a Olvega, Navarra (Spagna), il 24 novembre 1930. Figlia di Antonio Hernàndez Villar e di dementa Barrerà Isla, quinta di 9 figli. Per desiderio del padre, inizia gli studi in chimica all'Università di Madrid e, dopo la laurea, lavora per un breve periodo nell'industria di famiglia. Nel 1951 entra nell'Istituto Misioneras de Cristo Jesus per rispondere alla sua vocazione missionaria. Negli anni 1957-59 studia teologia a Valencia. Più tardi entrerà in contatto col rinnovamento del Concilio Vaticano II attraverso il liturgista padre Pedro Farnés. Dopo quasi due anni vissuti in Israele, conoscendo dal vivo la tradizione del popolo di Dio e dei luoghi santi, nel 1964 si reca tra i baraccati di Palomeras Altas (Madrid) in attesa di costituire un gruppo missionario. Qui conosce Kiko e comincia a lavorare con lui. Insieme daranno vita a una nuova forma di predicazione che porterà alla nascita di una piccola comunità cristiana: la prima Comunità Neocatecumenale. Il temperamento artistico di Kiko, la sua esperienza esistenziale; lo slancio di evangelizzazione di Carmen, la sua attenzione al rinnovamento liturgico del Concilio, centrato sul Mistero pasquale; l'ambiente dei poveri costituiscono quel "laboratorio", che dà luogo a una sintesi kerigmatico-teologico-catechetica, colonna vertebrale di tutto il processo di iniziazione cristiana, che è il Cammino Neocatecumenale. Il 16 maggio 2015 riceve, insieme a Kiko Arguello, il dottorato in teologia honoris causa dalla Catholic University of America di Washington (USA). Muore a Madrid, il 19 luglio 2016.
Un diario spirituale può e deve essere visto come una possibile chiave di lettura della personalità che comunica la propria esperienza, lasciandone trasparire anche l'eventuale dottrina. E' il caso di questo diario che, iniziato semplicemente su proposta del direttore spirituale, diviene via via testimone del cammino di fede di una donna, della sua tensione a vivere una vita autenticamente cristiana, aperta alla sorprendente novità dello Spirito che sa dischiudere orizzonti imprevisti.
Un evento editoriale: l'edizione integrale, arricchita da un esauriente commento, del celebre diario di Etty Hillesum.
Il Diario di Giuseppe Timoteo Giaccardo (1896-1948) attesta il clima di fede del tutto eccezionale in cui Don Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, visse e fece vivere i suoi primi ragazzi.
Queste «pagine scelte», di grande densità e valore, lasciano intravedere l’itinerario umano, spirituale e apostolico di Giuseppe Giaccardo, dal 1913 al 1925 e dal 1942 al 1947. La sua testimonianza ripropone dal di dentro e in prima persona alcuni avvenimenti chiave della nascente Famiglia Paolina, lasciando trasparire non solo il profilo di un uomo che incarnò l’ideale paolino nella sua integrità, ma anche la figura affascinante di Don Alberione, che Giuseppe Giaccardo presenta come «il caro Padre».
Nato a Narzole il 13 giugno 1896, Giuseppe Giaccardo è il primo sacerdote della Famiglia Paolina, «fedelissimo tra i fedeli», «cuore e anima» della nascente comunità nata dal cuore del Beato Giacomo Alberione. Accolto nel 1918 «nell’opera di San Paolo», fu ordinato sacerdote ad Alba nel 1919, ricevendo da Don Alberione il nome del discepolo prediletto di Paolo: Timoteo. Nel 1926 fu inviato a Roma per aprire una nuova casa paolina. Vi rimase fino al 1936 quando fu richiamato ad Alba per assumere l’incarico di Superiore di Casa Madre. A Roma tornerà nel 1946, in qualità di Vicario Generale e, solo due anni dopo, vi morirà: è il 24 gennaio del 1948. Pochi mesi prima aveva offerto la vita per l’approvazione della Congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro, pensate e volute da don Giacomo Alberione come radice orante del grande “albero” della Famiglia Paolina. L’offerta di don Timoteo fu particolarmente gradita a Dio: il decreto di approvazione delle Pie Discepole venne, infatti, firmato il giorno stesso in cui don Timoteo celebrò la sua ultima Messa.
Il 22 ottobre del 1989 Giovanni Paolo II lo ha solennemente dichiarato Beato.

