
C'è corrispondenza tra la fede "post-pasquale", che si consoliderà prima nei vangeli e poi nei grandi concili della chiesa, e quanto le fonti documentarie ci dicono del Gesù che visse duemila anni fa in Palestina? Gli evangelisti sono degli "storici", oppure gli "inventori" e "creatori" della storia di Gesù? E allora i cristiani sono ingenui sognatori, che si accontentano di favole e di leggende costruite in un passato lontano? Su queste e altre domande è passata una lunga storia di ricerche arrivata ormai a conclusioni probanti, tanto che, oggi, è possibile tracciare un quadro piuttosto ampio e sicuro dell'autentica vicenda storica di Gesù di Nazaret. Il volume ripercorre i sentieri e i risultati di questa ricerca, dagli "anni nascosti" di Gesù all'inizio della sua missione, dal suo insegnamento morale alla "dottrina nuova" (Mc 1,27), dal processo e dalla morte in croce al cambiamento radicale e repentino dei discepoli la mattina del "primo giorno dopo il sabato", fino a spingersi a esplorare il tema dell'autocoscienza del maestro di Galilea. Un'appendice pone a confronto, infine, la figura di Gesù e il pensiero di Paolo di Tarso.
In queste pagine evocative e appassionate, Carla Ricci ricerca nei testi apocrifi del Nuovo Testamento le tracce di Maria di Magdala, ritrovando una «memoria di lei», una «memoria del cuore», una Maddalena amata di Gesù e prediletta «donna di luce», proprio per questo osteggiata e cancellata dalla tradizione. La ricerca di Carla Ricci nella letteratura «dell'altrove», una letteratura di comunità dedite a conservare «memorie altre», nello specifico di Maria Maddalena, propone tre linee di trasmissione femminile, sottese ai testi, su Gesù e le donne: la memoria dei racconti della passione e risurrezione; dei dialoghi legati agli insegnamenti riservati a Miriam; e delle seguaci di Cristo. Attraverso i testi apocrifi ritrovati nei secoli scorsi si rivela una verità «altra» in cui l'Autrice scopre le tracce di una memoria di Maria Maddalena, amata «donna di luce» di Gesù, non a caso avversata e rimossa. Non manca un contributo al tentativo di ricostruire i modi, i perché e i quando della trasmissione e della cancellazione della memoria. Con il testo integrale del Vangelo di Maria e, per la prima volta in Italia, la riproduzione delle pagine del papiro del Vangelo di Maria.
Dopo i volumi sui vizi capitali (2013), le opere di misericordia (2014), i doni dello Spirito Santo (2015), le beatitudini (2016) che raccolgono la singolare e felice esperienza delle prediche al «Festival dei Due Mondi» di Spoleto ecco il quinto sulle parabole. Ogni parabola di Gesù è una risposta in forma di racconto. Chi non conosce le più significative: il padre misericordioso, il buon samaritano, la pecorella smarrita, la dramma perduta, il fariseo e il pubblicano, il seminatore, il giudice iniquo e la vedova importuna e... i frutti dell'albero (Lc 6-39-45). Quante volte le abbiamo ascoltate e ogni volta esse ci aprono a una comprensione rinnovata e più profonda della nostra vita. La Parola di Dio contiene sempre delle sorprese, come dice Gregorio Magno: «La Bibbia cresce con chi la legge». In fondo è l'esperienza che può fare ognuno di noi quando si dedica alla meditazione della Sacra Scrittura.
"Don Lino Santini ha raccolto in questo libro alcune delle perle contenute nel vasto tesoro della Bibbia, pagine scelte per una meditazione semplice e immediata. Camminando come un pellegrino fra i versetti della Bibbia, ha spigolato qua e là, fissando alcuni frammenti di quella bellezza infinita che traspare dalla parola e li ha ordinati come in un collare di perle preziose, per facilitare al lettore l'immediato contatto con colui che parla al cuore". (Mons. Giovanni D'Ercole, Vescovo di Ascoli Piceno)
"Il 'beato' cristiano è colui che leva lo sguardo verso l'alto, verso l'eterno e l'infinito e ascolta un messaggio controcorrente, sconcertante e fin provocatorio. Poveri, sofferenti, miti, affamati e assetati, misericordiosi, puri, artefici di pace, perseguitati sono convocati da Cristo come suoi discepoli, chiamati a edificare quel Regno di Dio da cui sono esclusi coloro che conoscono solo la frenesia del piacere, del potere e del possesso." È questo il contenuto rivoluzionario delle Beatitudini, nucleo centrale della "buona novella", paradosso che sconvolge le fragili certezze del senso comune. Un affascinante "mondo alla rovescia" in cui si addentra il cardinale Gianfranco Ravasi, partendo da una rigorosa analisi del testo originale, nelle due diverse versioni di Matteo e di Luca. A chi sono destinate le Beatitudini? Come dobbiamo leggerle? In una prospettiva squisitamente religiosa o di emancipazione sociale? L'autore ricorda l'universalità dell'impegno di vita che le parole di Cristo propongono e sottolinea come le legittime istanze di giustizia terrena che evocano vadano ricondotte a una visione d'insieme trascendente. La dimensione antropologico-sociale non può prescindere, quindi, da quella teologico-spirituale. Seguendo queste coordinate, Ravasi esplora i più suggestivi sentieri dello spirito, cercando le tracce delle Beatitudini già tra le righe dell'Antico Testamento, e proponendo uno stimolante confronto con le Beatitudini ebraiche.
Come trasmettere la saggezza accumulata durante tutta una vita? Come assicurarsi che un'opera valida sia continuata e non tralasciata, poi abbandonata e consegnata all'oblio? Il problema di ciò che sopravvive alla nostra scomparsa e si trasmette da una generazione all'altra è ancora più acuto nel caso della successione di un fondatore. La posta in gioco è elevata poiché il futuro di tutta la catena dipende dalla solidità del primo anello. Przemyslaw Adam Wisniewski affronta il problema in un campo ben preciso della letteratura veterotestamentaria, il sacerdozio, un'istituzione che cresce d'importanza soprattutto quando scompare la monarchia e la speranza della sua restaurazione. Interrogarsi sulla successione di Aronne significa pertanto porre una domanda fondamentale a proposito del sacerdozio nell'Antico Testamento. Il libro si legge come un vero giallo. In effetti, tutto sembrava indicare che la successione di Aronne dovesse svolgersi secondo copione. Il racconto dell'Esodo lascia presagire che i successori di Aronne saranno i suoi figli, nell'ordine di nascita: il primogenito Nadab con il secondogenito Abiu. Accade, però, un evento inaspettato: la misteriosa sparizione dei due eredi predestinati alla successione. Muoiono entrambi, bruciati dal fuoco dell'altare mentre offrono incenso a Yhwh. È stato un semplice incidente? O il racconto prova a coprire, anzi, giustificare il loro allontanamento? Chi approfitta di questa scomparsa? E perché il successore di Aronne diventa il terzogenito Eleazaro? Dopo un'inchiesta minuziosa, Przemyslaw Adam Wisniewski riesce a dipanare la matassa di un caso intrigante.
La Prima lettera di Pietro è brevissima: circa 105 versetti, distribuiti in sei capitoli. È espressione della piccola comunità cristiana di Roma, che vive in diaspora rispetto alla Chiesa madre di Gerusalemme e che ha conosciuto l'esperienza della persecuzione di Nerone, divampata nella prima metà degli anni 60. Proprio a causa della persecuzione, la comunità ha visto rafforzarsi la fede ed è intenzionata a offrire ragione della propria speranza soprattutto ai cristiani che in Asia minore vivono a quel tempo situazioni analoghe di sofferenza.
Del Pentateuco, che raccoglie i primi cinque libri della Bibbia, il volume propone: il testo ebraico: testo masoretico della Biblia Hebraica Stuttgartensia che riporta il Codex Leningradensis B19A (L), datato circa 1008; la traduzione interlineare: eseguita a calco, cerca di privilegiare il più possibile gli aspetti morfologico-sintattici del testo ebraico, anche a scapito, in alcuni casi, della semantica. Va letta da destra a sinistra seguendo la direzione dell'ebraico. Conia diversi neologismi che intendono rendere meglio il senso originario; il testo della Bibbia CEI a piè di pagina con a margine i passi paralleli. Non si tratta di una 'traduzione', ma di un 'aiuto alla traduzione': un utile strumento di facilitazione e sostegno per affrontare le difficoltà dell'ebraico e introdursi nel testo biblico in lingua originale.
Atti del XIX Convegno di Studi Veterotestamentari (Napoli, 7-9 Settembre 2015).
Chi fu san Pietro? Per molti secoli figliastro ignorato della ricerca critica sulla Bibbia (soprattutto protestante), nel corso degli ultimi due decenni il personaggio di Simon Pietro ha conosciuto una grande rinascita. Un numero crescente di studi, sia di protestanti sia di cattolici, ha aperto la strada a un modo meno polarizzato di comprendere il ruolo di Pietro nella prima generazione del movimento di Cristo, tanto da poter dire che in un certo senso il nuovo impulso ormai più di mezzo secolo fa impresso agli studi su Pietro ha prodotto, sia pure con grande ritardo, frutti eccezionali. Oggi la figura non poco nebulosa di Simon Pietro viene ad assumere un ruolo inaspettatamente vitale all'epicentro delle origini cristiane, e nella sua varietà la memoria protocristiana fa emergere come di fatto e per i suoi effetti Pietro fu probabilmente l'uomo ponte (pontifex maximus) che più di ogni altro si adoperò per tenere insieme le diversità del cristianesimo nel primo secolo.
Attraverso meditazioni e predicazioni su testi quali l'universale grido di dolore del Salmo 88, il dialogo tra Gesù e il ladrone di Luca 23 o la risurrezione di Giovanni 20, Daniel Bourguet conduce i lettori in una terribile discesa agli inferi per farli riemergere, arricchiti dalla luce della Pasqua, con lo stupore e la fede di Maria di Magdala.
Questo libro affronta un tema che ancora oggi risulta scottante: possiamo fidarci dei documenti del Nuovo Testamento?
Questo piccolo libro, scritto verso la metà del XX secolo continua a essere l’introduzione più accurata ai problemi e alle certezze relative al Nuovo Testamento.

