
Il commento ad Abdia fu ultimato verso la fine del 396. Girolamo in gioventù aveva dedicato ad Abdia un altro commento, in cui si privilegiava l'esegesi spirituale; adesso, invece, i suoi interessi per la Bibbia partono dal livello storico-letterale, come dimostra l'uso degli Hexapla. Inoltre, affiorano nel testo allusioni a Cicerone e Orazio e sono menzionati altri autori profani. Girolamo compose il commento a Zaccaria nel 406; anche in esso il ricorso agli Hexapla è considerevole; i suoi modelli sono un perduto commento di Origene e quello, che invece possediamo ancora, di Didimo il Cieco. Girolamo affronta l'esegesi del libro di Zaccaria con una certa soggezione per la sua oscurità; il suo intento principale è quello di risolvere le varie questioni legate a un testo così complesso. L'opera è impreziosita da diverse riprese virgiliane e citazioni di Cicerone e Orazio.
«Abbiamo cominciato l'opera dei dodici profeti e, con l'aiuto di Cristo, la finiremo» (Girolamo, Commento ad Amos, prologo al terzo libro). I commenti a Gioele e Amos, dedicati a Pammachio, risalgono al 406.
Cofanetto contenente tre volumi
Riproposta di un successo editoriale che ha riscosso interesse per l'originalità e il valore contenutistico, il volume coniuga parole e immagini con l'intento di offrire chiavi di lettura dei Salmi su fronti diversi: da una parte la mediazione di un grande divulgatore della parola di Dio, monsignor Gianfranco Ravasi che, attraverso una densa introduzione al libro dei Salmi e alcune righe di ouverture a ogni singolo salmo, immette nello spirito del messaggio veicolato dall'autore sacro, invitando a riscoprirne il senso e l'attualità; dall'altra parte il coinvolgimento del lettore tramite immagini che, evocando ambienti e situazioni di vario genere, suscitano sentimenti di lode e di gratitudine e invitano alla preghiera.
Queste meditazioni del Discorso della montagna cercano solo di porci sulle orme di Cristo, per seguirlo come discepoli, unendoci a Lui nel Cammino verso la Verità e la Vita. La Scrittura, nei suoi due Testamenti, è la cava del grandioso edificio del Discorso della montagna. In ogni parola di Cristo risuonano tante pagine della divina rivelazione. Questo commento riprende alcune di queste risonanze bibliche come un invito a percorrere ripetutamente, con l'atteggiamento di Rut la spigolatrice, le pagine della Bibbia, la cui ricchezza è inesauribile. Cristo non ha abolito la Torah, ma l'ha compiuta, l'ha portata alla sua pienezza. Così, dunque, percorrere l'Antico Testamento ci aiuta a comprendere Cristo e la sua predicazione. Mi piacerebbe che il lettore accogliesse queste pagine con lo stesso spirito con cui i giudei di Berea "accolsero la parola di Paolo con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così" (cf. At 17,11) dall'Introduzione.
I 10 volumi sul Discorso della montagna contengono in appendice commenti dei Padri:
Agostino – Ambrogio – Anonimo – Apollinare di Laodicea – Callisto Patriarca – Cassiano il Romano – Cipriano – Cirillo di Alessandria – Cirillo di Gerusalemme – Cromazio di Aquileia – Diadoco di Fotice – Doroteo di Gaza – Epifanio di Salamina – Evagrio Monaco – Geronzio di Petra – Giovanni Carpazio – Giovanni Crisostomo – Girolamo – Gregorio Magno – Gregorio di Nissa – Gregorio Palamas – Ignazio Xanthopouli – Ilario di Poitiers – Iperechio – Isaia di Gaza – Isacco il Siro – Leone Magno – Macario l’Egiziano – Marco l’Asceta – Massimo il Confessore – Niceforo Monaco – Niceta Stethatos – Nilo Asceta – Origene – Pietro Crisologo – Pietro Damasceno – Poemen di Scete – Silvano di Marsiglia – Simeone il Nuovo Teologo – Teodoro di Eraclea – Teodoro di Mopsuestia – Tertulliano
a cura di Franco Chirico
Il libro del Levitico è il centro, letterario e teologico, del Pentateuco. L'autore dopo anni di lavoro presenta in questa opera una nuova traduzione in Italiano dall'Ebraico (Massoretico) e dal greco (Septuaginta). La traduzione in italiano ha a fronte il testo originale in ebraico e greco. Il testo è corredato da note esplicative e da un ricco e approfondito commento dell'autore. Un volume unico frutto di studi e ricerche compiuti dall'autore in anni di lavoro.
Per chi è stato scritto questo trattato? Per coloro a cui è realmente destinato, secondo i tempi in cui è stato composto. Steso come ultimo corso accademico per giovani sacerdoti destinati allo studio e all'insegnamento di Sacra Scrittura nel loro territorio, è stato completato anni dopo tenendo presente un pubblico genuinamente laico, ma interessato ai libri sacri del cristianesimo. Quindi il primo destinatario del mio discorso mi ha imposto una totale fedeltà al testo e alla dottrina che io stesso avevo ricevuto. Ma il secondo mi ha in qualche modo imitato ad essere verace e franco in tutto, e a porre a questo deposito della fede domande anche crude che solleva con spirito libero e critico ogni uomo di ragione. Per questo, restando fedele alla verità della mia religione, ho dovuto riconoscere spesso la sua affinità con la verità comune. Ma anche la più grande diversità e inconciliabilità, là dove era evidente. Sono quindi certo che potrà giovare agli uni e agli altri per la reciproca comprensione, e aprire la mente alle vie diverse con cui gli uomini giungono al bene, che è il fine comune».
È il commento di Tommaso al Vangelo secondo Giovanni. Consiste nell'analisi del testo versetto per versetto, analisi compiuta usando in prevalenza le citazioni più belle e profonde degli autori cristiani greci e latini dei primi secoli. È una miniera inesauribile di interpretazioni efficaci del Vangelo. L'edizione è integrale, cioè riporta il testo latino di Tommaso con la traduzione italiana a fronte.
Questa edizione del Sacro Libro — ante Concilio Vaticano II ed ante traduzione CEI degli anni ’70 — è la più adatta per chi desidera possedere una Bibbia completa, sicura e fedelmente tradotta (ovvero senza interpolazioni o manipolazioni “moderne” del testo) che possa servire sia come lettura spirituale che come opera di consultazione. Il valore degli specialisti che hanno collaborato alla presente edizione e la profonda sapienza dell’Abate Giuseppe Ricciotti (1890 – 1964), notissimo studioso biblico ed archeologo che oltre a tradurre una parte del testo ha scritto tutte le introduzioni e le note, costituiscono la maggiore garanzia della serietà e accuratezza dell’opera alla quale è stata data una presentazione del tutto conforme al suo carattere ed alla sua importanza.
"Esponi le cose che sono conformi alla sana dottrina" (Tt 2:1). La chiesa ha una lunga tradizione di teologia sistematica, vale a dire di studio della teologia e delle dottrine organizzato intorno a categorie standard quali: la Parola di Dio, la redenzione, Gesù Cristo etc. Questa voluminosa Introduzione ha una serie di peculiari aspetti: una forte enfasi posta sulle basi scritturali di ogni dottrina e insegnamento, un'esposizione chiara, con i tecnicismi ridotti al massimo, un approccio contemporaneo che si confronta con soggetti di particolare interesse oggi, un tono amichevole, che si appella tanto ai sentimenti quanto allo spirito e all'intelligenza, frequenti applicazioni alla vita e risorse per l'adorazione.
In questo tomo commento a Naum e Michea. Girolamo compose i commenti ai profeti minori in tre riprese: dal 389 al 392, nel 396 e nel 406. Quelli a Naum, Michea, Sofonia, Aggeo e Abacuc risalgono al primo periodo, durante il soggiorno in Oriente, dove prende corpo l'ambizioso progetto di una nuova versione latina dell'Antico Testamento, condotta direttamente sul testo ebraico. Il commento a Giona è del 396 e vi si riconosce l'eco della polemica contro Origene scoppiata tre anni prima. Girolamo rivede il testo latino preesistente alla luce dell'Hebraica veritas anziché sul greco dei Settanta. In questi volumi i commenti ai profeti minori sono accessibili al pubblico italiano per la prima volta nella loro integrità.
Vescovo dell’importante diocesi di Cirro (all’epoca contava più di 800 chiese), Teodoreto (393-458) è considerato l’ultimo grande della tradizione antiochena: protagonista della storia teologica del V secolo, fu amico di Nestorio - del cui pensiero, però, non condivise gli esiti più estremi - e strenue avversario di Cirillo di Alessandria.
Il “Commento alle lettere di Paolo”, che qui viene per la prima volta offerto integralmente al pubblico italiano, è un’opera imponente - un’esegesi analitica di tutto l’epistolario paolino-: si tratta di una testimonianza assai rilevante di una tradizione esegetica, di stampo tipologico, di origine antichissima e dagli esiti originali rispetto a quelli della scuola alessandrina (Clemente e Origene) e a quelli della tradizione latina (Agostino e Girolamo).