
Frutto di un'esperienza ventennale di proposta del Vangelo come catechesi narrativa, questo lavoro è guidato da due criteri interpretativi. Il primo è che i Vangeli, più che scritti per esegeti, sono ricordi raccontati per celebrare la propria fede e proporla ad altri. Il secondo è che dicono con sufficiente chiarezza ciò che vogliono comunicare.
E' un commento di tipo nuovo, secondo il metodo antico della lectio divina. Si tratta di una lettura piana e piena, che nella Parola cerca Colui che parla, per entrare in dialogo con lui, e così conoscerlo, amarlo e seguirlo sempre di più.
Questo libro, giunto alla terza edizione, è ormai diventato il manuale per eccellenza della lectio sul Vangelo di Marco.
II presente studio si propone di offrire un panorama completo dell'uso della metafora nella Bibbia ebraica, con ampi saggi esegetici esemplificativi, attinti prevalentemente dal Pentateuco. Ne emerge un'attenzione inaspettata della Bibbia ebraica per questo tema, esplorato mediante il continuo ricorso a strategie lessicografiche, narrative e simboliche, nell'intento di equilibrare costantemente visibilità e non visibilità: i testi biblici non parlano tanto della visione di Dio o della sua invisibilità, ma lasciano intravvedere la certezza di un'esperienza, salvaguardando il Mistero inaccessibile.
Dt 28,69-30,20 è l'unico luogo della Bibbia ebraica in cui si fa menzione di un'alleanza stipulata da Mosè a Moab, prima di entrare nella terra, "oltre l'alleanza stretta all'Oreb". I due capitoli sono studiati da un punto di vista sincronico, tenendo conto della loro forma finale. Tale prospettiva consente di valorizzare il testo nel suo insieme, dando ragione delle apparenti tensioni, interpretate come elementi significativi di una penetrante visione teologica. Dopo una prima parte, nella quale, in particolare, viene presentato il confronto tra il formulario classico di alleanza e Dt 29-30, per far emergere le peculiarità del patto di Moab, la seconda sezione più ampia e consistente si occupa dell' analisi esegetica dei due capitoli. Gli elementi emersi sono posti a servizio della sintesi teologica (terza parte). Attraverso la sottolineatura delle caratteristiche proprie dell'alleanza di Moab, l'analisi permette di evidenziare che essa va interpretata nel suo insieme come la risposta deuteronomistica alla crisi costituita dall'esilio e collocata all'interno del contesto degli annunci profetici di una nuova alleanza. In questa luce l'alleanza di Moab acquista il significato di compimento dell'intenzione divina g1a rivelata all'oreb, in grado di superare il peccato e la disobbedienza di Israele.
Le asperità della sezione di Es. 5,1-7,7, sono state interpretate, nelle indagini source-oriented, come discontinuità dovute alla complessa storia di formazione del testo. È questa l'unica possibile spiegazione? Prendendo atto in modo radicale del carattere narrativo della sezione e nel solco della teoria di Meir Sternberg, questo studio propone un'analisi dettagliata della sezione, evidenziando e illustrando alcuni elementi di poetica narrativa del dialogo, non ancora presenti nei manuali, e mostrando che, in una ricerca discourse-oriented, le asperità del testo contribuiscono alla dinamica narrativa basata su curiosità, suspence e sorpresa. Il close reading evidenzia anche che la continuità della sezione è legata all'emergere del tema della conoscenza di Dio (essenziale per la teologia del racconto) e alla presenza diffusa del fenomeno della citazione del discorso diretto. Rispondendo alla domanda di Mosè, infatti, il personaggio divino riconfigura la trama del racconto, inserendo l'intreccio di azione (la liberazione) in un più ampio intreccio di rivelazione (conosce Yhwh come colui che fa uscire dall'Egitto) e crea Mosè, in piena crisi vocazionale, suo mediatore mediante le citazioni. Le citazioni creano altresì una particolare dinamica narrativa, che permette al lettore di appropriarsi dei presupposti teologici della storia: la parola divina fa la storia; immessa nelle parola degli uomini può venir disprezzata o ravisata, tuttavia essa crea l'intreccio e lo conduce alla conclusione.
Quarto e ultimo volume di questa traduzione, con testo ebraico a fronte, del canone della Bibbia ebraica pubblicata dalla casa editrice La Giuntina. Tale opera è il frutto di studi esegetici compiuti da insigni Rabbini e Maestri in Israele ed è curata dal Rabbino Prof. Dario Disegni. Al presente volume hanno collaborato, in particolare: Menachem Emanuele Artom (Salmi), Paolo Nissim (Proverbi), Dario Disegni (Giobbe; Daniele), Aldo Luzzatto (Meghilloth), Samuele Avisar (Ezra-Nehemia), Giuseppe Laras (Indici).
I Salmi sono veramente
un “mondo di grazia”
La sapienza ebraica, così aderente a ogni piccola sfumatura del testo, è fonte di grande ricchezza per il lettore del Salterio perché dischiude un senso e delle prospettive sempre nuovi alla lettura e alla preghiera dei Salmi. Queste pagine ci presentano un commento che vuole essere un’eco della ricchezza del midrash e della sapienza del famoso commentatore medievale ebreo Rashi, accompagnate da una riflessione personale dell’autore che vuole aiutare il lettore a fare esperienza dell’amore gratuito e fedele che attraversa i Salmi, e che è la vera ricompensa di ogni sua lettura. Il volume offre anche una nuova traduzione dei Salmi, molto fedele al testo originale.
Alberto Mello (Biella 1951), monaco della Fraternità di Bose a Gerusalemme e biblista, unisce alla conoscenza delle Scritture la passione per la sapienza di Israele. I tesori del Salterio sono stati da lui indagati in altri due volumi: I Salmi, un libro per pregare e L’amore di Dio nei Salmi. Sempre per Qiqajon ha curato un commentario all’Evangelo secondo Matteo e uno al profeta Geremia e ha approfondito il messaggio profetico in La passione dei profeti, attingendo alle ricchezze della tradizione ebraica.
"Strumento unico in Italia, altamente qualificato. Non esistono altre Bibbie ebraiche interlineari e al tempo stesso quadrilingui. Inoltre vengono offerte: l’analisi grammaticale di tutte le forme verbali presenti e note per un confronto critico fra testo ebraico, greco, latino e italiano; infine sono indicati anche i passi paralleli."
Questo volume costituisce un bel testo sulla preghiera cristiana, letta e vissuta basandosi sul fondamento sicuro della Parola. Punto di partenza del libro è l'analisi della preghiera di Gesù, fatta alla luce in particolare dei testi del Vangelo di Luca. Ciò che mi sembra particolarmente interessante è la proposta di una lettura cristiana dell'Antico Testamento che arriva ai Salmi partendo sempre dalla figura di Gesù e da una forte riflessione sulla sua preghiera, letta con attenzione a partire dai testi evangelici. La frase di Gesù che dà il titolo al libro, Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito (Lc 23,46), è una chiara eco del testo del Sal 31,6.
La storia di Giuseppe è una specie di riflessione narrativa sulla fratellanza tra gli umani. Già nei capitoli precedenti del libro della Genesi – quelli di Caino e Abele, di Isacco e Ismaele, di Esaù e Giacobbe –, la Bibbia non esita a mostrare che la fratellanza è un’esperienza assai problematica.
Il metodo con cui l’autore si accosta al testo è quello dell’analisi narrativa, volta innanzitutto a osservare il modo in cui un racconto viene narrato, la modalità secondo la quale il narratore sviluppa una strategia di comunicazione per consentire al lettore di entrare nel mondo dell’evento raccontato.
Attraverso tale procedimento si è condotti a scoprire come i vari personaggi attraversino i momenti di crisi smontando le trappole della menzogna e della violenza e come Dio si collochi accanto a ciascuno di loro in maniera discreta, rinunciando a soluzione autoritarie, ma aiutandoli a inventare vie di riconciliazione capaci di trasformare l’energia della violenza e della cattiveria in dinamismo di vita e di pace.
Il volume fa parte di un progetto di lettura narrativa e antropologica dell’intero libro della Genesi.
Sommario
Prefazione. Introduzione. 1. Impossibile famiglia (37,1-12). 2. I desideri di Giacobbe e di Giuseppe (32,12-17). 3. I fratelli e la vendita di Giuseppe (37,18-30). 4. Giacobbe di fronte alla scomparsa di Giuseppe (37,31-36). 5. Giuda e la lezione di Tamar (38,1-30). 6. La sapienza di Giuseppe (39–41). 7. Il ritrovarsi dei fratelli in Egitto (42,1-17). 8. Secondo incontro tra fratelli (42,18-28). 9. Il ritorno dei fratelli da Giacobbe (42,29-38). 10. Giacobbe, i suoi figli e Beniamino (43,1-14). 11. Nuovo incontro con Giuseppe (43,15-34). 12. La partenza interrotta (44,1-13). 13. La prova della fratellanza (44,14-34). 14. «Sono Giuseppe, vostro fratello» (45,1-15). 15. Giuseppe ritrova Giacobbe (45,16–49,29). 16. Dopo la morte del padre (50,15-21). Conclusione. Allegato: Cronologia relativa della storia di Giuseppe. Bibliografia.
Note sull'autore
André Wénin, dottore in scienze bibliche, insegna greco, ebraico biblico ed esegesi dell’Antico Testamento all’Università Cattolica di Louvain-la-Neuve. È professore invitato alla Pontificia Università Gregoriana, dove insegna teologia biblica. Presso le EDB ha pubblicato: Entrare nei Salmi (2003); Non di solo pane... Violenza e alleanza nella Bibbia (2004); L’uomo biblico. Letture nel Primo Testamento (2005); Il Sabato nella Bibbia (2006). Collabora con la rivista Parola Spirito e Vita.
Il testo fa seguito al volume "Prendi il libro e mangia! 1. Dalla creazione alla Terra Promessa", pubblicato nel 1997, e affronta il periodo che va dal tempo dell'anarchia sotto i Giudici alla fine del regno con l'esilio di Israele e di Giuda. Il titolo è una citazione di Ezechiele (3,1) ripresa in Apocalisse (10,9). Frutto di una pluridecennale esperienza di predicazione "sul campo", cioè non dal pulpito, l'opera ha preso anche le forme di corso di teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana e di lezioni guidate durante viaggi in Terra Santa. Il libro è diviso in due parti: un racconto biblico e una lectio, entrambi narrazioni fatte da credenti che parlano all'interno della grande tradizione spirituale d'Israele e della Chiesa, leggendo la Bibbia non secondo i moderni metodi storico-critici o letterari, ma "come un insieme di testimonianze di una stessa grande tradizione" (Pontificia Commissione Biblica, L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 1.C). Caratteri salienti di questa lettura spirituale a quattro mani sono l'esperienza continua della memoria, per svelare il senso di un cammino che in parte è già stato effettuato dalla storia e in parte resta da percorrere, e l'assunzione di responsabilità verso il presente, quello del singolo, della famiglia, della società. La narrazione e la lectio sono state proposte alle comunità ebreo-cattoliche di Israele, tenendo quindi conto dell'inculturazione del messaggio evangelico nel contesto giudeo-cristiano di oggi.