
La storia di Samuele, come è riferita con finezza nel racconto biblico, mette in piena luce i risultati disastrosi dell'esercizio abusivo del potere, sia per colui che ne abusa senza vederlo, sia per le persone che ne sono più direttamente vittime. Il racconto biblico che lo riguarda pone la questione dell'articolazione tra potere istituito e autorità carismatica.
Le donne che popolano i numerosi racconti della Bibbia sembrano per lo più confinate all'ombra dei protagonisti maschili. Tuttavia esse non hanno un ruolo meno determinante e spesso la loro audacia non ha pari. A queste matriarche, regine o serve, israelite o straniere, spose, amanti e prostitute si dedica la riflessione di due grandi esegeti quali André Wénin e Camille Focant, esperti rispettivamente di Antico e Nuovo Testamento. La galleria dei ritratti che ne esce pone di fronte al lettore tante donne "vive" e che danno vita al cammino di Dio con l'umanità. Sono brevi schizzi, di poche pagine, capaci di recuperare la grandezza di queste figure che hanno ancora molto da dire all'uomo di oggi. In eco, le seppie dell'artista Marte Sonnet aprono uno spazio di risonanza, al femminile. La voce di Sylvie Germain, scrittrice, cultrice di filosofia e di letteratura, chiude il dialogo con un contrappunto finale.
Matteo, Marco, Luca e Giovanni: sotto questi nomi circolano altrettanti racconti su Gesù, la cui vita e morte sono tratteggiate in una diversa ottica da ciascun evangelista. Quattro anche, secondo Wim Weren, le prospettive metodologiche da cui è possibile osservare i Vangeli. La prima parte li studia singolarmente con un'analisi sincronica sui problemi relativi ai limiti testuali, all'analisi strutturale e narrativa. Nella seconda parte vengono invece esaminati diacronicamente le antiche tradizioni da cui discendono i Vangeli. La terza confronta i testi dei Vangeli con altri passi biblici, con le esegesi giudaiche e i Vangeli apocrifi. L'ultima parte affronta la questione del Gesù storico.
E' la narrazione di fatti storici, un vero e proprio trattato di storia delle religioni che viene trasformato, dalla penna dell'autore, in un romanzo che lascia sempre il fiato sospeso. Franz Werfel credeva nell'amore tra gli uomini, nell'unita' spirituale degli esseri viventi, in una pace possibile, in una possibile redenzione. Per questo fu un perseguitato; e per questo non si sottrasse al fascino di un uomo che invoco' verita' e giustizia tra la gente che amava il sopruso e la menzogna: Geremia (nel romanzo Jiermijah), il profeta dell'esilio babilonese. Un altro poeta e narratore, ebreo come Werfel, aveva esaltato Geremia: Stefan Zweig, e anch'egli fu bandito e braccato come un nemico dell'umanita'. Quello di Zweig era un dramma per le scene, questo invece e' un romanzo, quale l'autore di I 40 giorni di Mussa Dagh", di "Bernadette", di "Nel crepuscolo di un mondo" sa immaginare e colmare di fascino, fantasia e potenza evocativa... "
Paolo ha parlato in vari modi della salvezza e della trasformazione rese possibili mediante Cristo. Dio può a ragione dichiarare giusti i peccatori soltanto perché Cristo ne ha preso su di sé i peccati, espiando per loro con la sua morte sacrificale. Il volumetto di Stephen Westerholm è una chiara e ordinata illustrazione di questo principio, e introduce a questa problematica biblica e teologica confrontandosi passo per passo con la ricerca più recente e con i tentativi di eliminare quella che viene chiamata anche "teoria della giustificazione". Sempre nella consapevolezza che la giustificazione per fede non è che uno dei modi con cui Paolo parla della salvezza e della trasformazione degli esseri umani, ossia dell'evangelo. E l'assenso al vangelo messo in atto da Dio è la fede, che è tutt'altro che la scelta razionale di individui alla ricerca del proprio interesse.
Il volume di Westermann, complementare a quello di Gloege sul Nuovo Testamento, rende familiare il patrimonio veterotestamentario, ne illustra gli aspetti storico-narrativi e richiama con le parole di oggi la scelta antica e nuova tra accettazione del progetto divino e rifiuto.
Questo breve studio si propone di ovviare all'inconveniente costituito dall'uso che le chiese cristiane fanno della Bibbia. I cristiani sono soliti sì dire che la parola di Dio affidata alla chiesa è la Bibbia, ossia l'Antico e il Nuovo Testamento, ma quando si tratta di risolvere problemi riguardanti la dottrina, la liturgia, i compiti della chiesa nel mondo, ci si basa perlopiù soltanto sul Nuovo Testamento, senza troppi scrupoli per l'unità e la totalità della Bibbia. Quale sia il rapporto tra Gesù Cristo, "signore" della comunità cristiana, e l'Antico Testamento è un problema che nel corso della storia del cristianesimo ha avuto varie soluzioni, e ogni generazione ha il compito di trovarne una nuova. E dev'essere una soluzione che tenga finalmente conto del fatto che la Bibbia ebraica è letta, predicata e trasmessa anche nelle comunità ebraiche.
Benedizione come grazia, come preghiera e come gesto riconciliante. Questo aspetto della vita religiosa cristiana viene qui riallacciato alle sue radici bibliche, che illuminano e riempiono di significati profondi anche la ritualità cristiana.