
Gesù di Nazaret visse in un preciso contesto culturale e il messaggio dell'incarnazione di Dio non sarebbe neppure intellegibile, se non comprendesse la dimensione della sua inculturazione. Proprio lo studio dell'ambiente culturale del Gesù storico ci aiuta a comprendere meglio la sua umanità. Essa è quella di un giudeo, che conservava i tratti specifici di un semita, appartenente alla tradizione mosaica e profetica d'Israele - senza la quale non si riuscirebbe a capire quale sia stata l'originalità delle sue prese di posizione -, pur essendo inserito in un quadro di cui l'ellenismo rappresentava la cornice culturale dominante. Gli studi presentati da Romano Penna richiamano l'attenzione sui due versanti storico-culturali dell'umanità di Gesù. Dopo un capitolo introduttivo, tre capitoli approfondiscono la figura di Gesù all'interno del giudaismo e tre in riferimento all'ellenismo. Il capitolo conclusivo apre la prospettiva al dopo Gesù, affrontando l'universalismo di Paolo.
La lettera di san Paolo ai Romani è stata variamente definita come il capolavoro di Paolo, la magna charta del vangelo e, sulla scia dell'epocale commento di Karl Barth, come il più profondo, il più paradossale, il più rivoluzionario degli scritti apostolici. Certo è impressionante la dichiarazione dello stesso studioso, quando candidamente confessa di avere scritto il suo commento «con la gioia di uno scopritore». Non si può neppure dare torto a Lutero quando sostiene che «questa epistola è il brano principale del Nuovo Testamento, il vangelo più puro, e bisognerebbe che il cristiano non solo la sapesse a memoria parola per parola, ma la leggesse quotidianamente come il pane quotidiano dell'anima». La nuova edizione del presente commento ha lo scopo di rendere ulteriormente accessibile il testo paolino insieme alla sua interpretazione, condotta mediante una analisi rigorosa dell'originale testo greco. San Paolo insegna che l'uomo, invece di rinchiudersi in se stesso, si realizza in pienezza oltrepassandosi. C'è solo da augurarsi che un commento alla Lettera ai Romani riesca o, almeno, cooperi a realizzare questo intento di apertura a ciò e a chi sta oltre le proprie sterili presunzioni.
Descrizione dell'opera
Il volume offre un'ampia documentazione di testi originali sull'ambiente socio-culturale delle origini cristiane dal secolo IV a.C. fino al II d.C., così da consentire al lettore una conoscenza diretta di tale ambiente nelle sue più diverse espressioni (politica, filosofia, ritualità, ethos vissuto, religione) e favorire un raffronto personale e immediato con gli scritti cristiani.
Sommario
Introduzione. Abbreviazioni. I. LA SITUAZIONE DELL'AMBIENTE. 1. L'humus dell'ambiente giudaico. A. Quadro politico-sociale. B. Il culto. C. Il rabbinismo. D. Gli apocrifi palestinesi (non apocalittici). E. La comunità di Qumrân. F- Il giudaismo ellenistico. 2. L'humus dell'ambiente greco-romano. A. Quadro politico-sociale. B. La filosofia. C. Aretalogie e racconti di miracolo. D. Dalla religione tradizionale ai culti misterici. E. Il culto imperiale. 3. La tentazione gnostica. A. Testi ermetici. B. Testi di Nag Hammadi. C. Notizie sui sistemi gnostici. II. UN ESEMPIO DI INCULTURAZIONE. Contatti nei generi letterari maggiori. A. La biografia e la storiografia. B. La epistolografia. C. L'apocalittica. III. LE TESTIMONIANZE DIRETTE DELL'AMBIENTE SULLE ORIGINI CRISTIANE. Testimonianze dirette. A. Iscrizioni (su pietra). B. Letteratura giudaica e siro-palestinese. C. Letteratura latina e greca. APPENDICI. Bibliografia sommaria. Indice delle fonti citate.
Note sull'autore
ROMANO PENNA, professore emerito di Nuovo Testamento all'Università Pontificia Lateranense e all'Università Pontificia Gregoriana, è studioso di scienze bibliche con autorevolezza internazionale. Le sue pubblicazioni gravitano attorno alla complessa figura di Paolo di Tarso e al rapporto tra il cristianesimo delle origini e i suoi interlocutori giudaici ed ellenistici. Per EDB ha pubblicato: Lettera agli Efesini. Introduzione, versione e commento (32010), Lettera ai Romani. Introduzione, versione e commento (3 voll., 2004-2008; vol. unico 2010), Paolo scriba di Gesù (2009), L'Evangelo come criterio di vita. Indicazioni paoline (2009), Profili di Gesù (2011). Gesù di Nazaret nelle culture del suo tempo (2012) e, insieme a R. Cantalamessa e G. Segalla, Gesù di Nazaret tra storia e fede (22009).
Descrizione
La necessità di una riscoperta dei concetti-chiave dell’evangelizzazione si impone per il rischio effettivo di una sua deformazione, che consiste nell’assimilazione a una precettistica morale. Per la verità, il malinteso è antico, poiché già l’apostolo Paolo polemizzava con quanti annunciavano «un altro vangelo». Anche se allora si trattava di una forma di giudeo-cristianesimo, oggi il fatto è sostanzialmente impresa di una cultura secondo la quale il cristianesimo e la moralità sono in un rapporto non solo indissolubile, ma anche di semplice equivalenza.
Il riduzionismo etico del cristianesimo, tipico di ogni posizione illuministica o semplicemente laica, e l’esito polemico dello stesso illuminismo nei confronti del cristianesimo e della sua dimensione morale suggeriscono di approfondire i testi originari del cristianesimo. È il solo modo per scoprire o riscoprire quale sia l’effettiva identità del cristiano e della evangelizzazione che l’accompagna.
Sommario
Introduzione. Il rischio di un travisamento moralistico. 1. Al primo posto c’è una missione. 2. L’evangelo consiste nella Parola. 3. Il contenuto vantaggioso: annuncio di un favore. 4. Il fattore-Chiesa. 5. L’inculturazione. 6. La componente dello scandalo. 7. La risposta della fede. 8. La conseguenza etica. Conclusione. Il vangelo è per l’uomo.
Note sull'autore
Romano Penna, professore emerito di Nuovo Testamento nelle Università pontificie, ha approfondito la complessa figura di Paolo di Tarso e il rapporto tra il cristianesimo delle origini e i suoi interlocutori giudaici ed ellenistici. Per EDB ha pubblicato Paolo scriba di Gesù (2009); L'Evangelo come criterio di vita. Indicazioni paoline (2009); Lettera agli Efesini. Introduzione, versione e commento (22010); Lettera ai Romani. Introduzione, versione e commento (2010); Profili di Gesù (2011); Gesù di Nazaret nelle culture del suo tempo. Alcuni aspetti del Gesù storico (22013) e Gesù e Socrate. Cultura greca e impronta giudaica (2014); La Lettera di Paolo ai Romani (2018).
Il confronto tra Gesù e Socrate, implicito già in Erasmo da Rotterdam e successivamente esplicitato in Rousseau, Hegel e ora persino nei blog filosofici su Google, solleva l'interrogativo sull'identità del Nazareno. Non basta affermare, per esclusione, che egli non è un greco né di etnia né di cultura e nemmeno un giudeo della diaspora ellenistica. Tanto meno si può sostenere in modo acritico che la lingua greca degli evangelisti sia la stessa di Gesù, anche se era diffusa in Galilea negli ambienti più colti della società. Non si può nemmeno escludere che egli ne avesse una conoscenza almeno sommaria, ma di certo non era la sua lingua madre e nemmeno quella usuale come mezzo di comunicazione. Questo aspetto di Gesù si può forse misurare in certe parole dei vangeli che riflettono un'eco della tradizione sapienziale greca. Tuttavia, egli è sempre vissuto dentro i confini geografici del suo paese proiettato solo verso l'interno e non nella direzione del Mediterraneo - e la sua formazione è di impronta essenzialmente giudaica. Spetterà così ad altri, e non a Gesù di Nazaret, il compito di portare il messaggio del vangelo nel mondo della cultura greca.
"Il più grande missionario", "il vero fondatore del cristianesimo", "l'enfant terrible delle origini cristiane": sono alcune delle definizioni che sono state date di Paolo, una delle figure più affascinanti della cristianità. Ma chi era veramente Paolo di Tarso? Il libro ne ripercorre la formazione culturale, le esperienze e le traversie, i viaggi missionari, illustrando la forza rivoluzionaria del suo pensiero.
Se si vuole conoscere il cristianesimo, bisogna anzitutto conoscere Gesù Cristo. Per tutti resta dunque valido l'interrogativo di fondo: "Chi è Cristo per noi oggi?". La cristologia che qui viene presentata è mossa dalla convinzione che, se non si parte dal Gesù terreno, la cristologia della Chiesa sarebbe priva del suo fondamento storico e contenutistico. L'opera è strutturata in due volumi (di cui il secondo di prossima pubblicazione). Il titolo vuole esprimere la molteplicità dei modi di approccio alla figura del Cristo: esso evidenzia il dato di una personale e costante unità di fondo che, però, viene percepita e interpretata in modo diverso da coloro che ne hanno scritto.
Una originalissima e attesa indagine sulla cristologia del Nuovo Testamento. Attraverso al presentazione di sette fasi fondamentali e di altrettanti complessi letterari, si ricavano i veri e propri Ritratti di Gesù Cristo: 1. il giudeo- cristianesimo palestinese; 2. L’apporto geniale dell’apostolo Paolo; 3. La tradizione paolina; 4. Il contributo della lettera agli Ebrei; 5. Le tradizioni sinottiche; 6. La tradizione giovannea; 6. La prospettiva apocalittica di Giovanni a Patmos.
Viene così offerta una presentazione completa e critica dei diversi modi di descrivere e raccontare la figura di Gesù Cristo, mettendo a disposizione del lettore una patrimonio storico e teologico di enormi proporzioni. Un invito a superare precomprensioni e luoghi comuni, per lasciare spazio alla libertà del Mistero.
Romano Penna, nato a Castiglione Tinella (CN), sacerdote della Diocesi di Alba, è Ordinario di nuovo Testamento presso la Pontificia Università Lateranense. E’ autore di numerose pubblicazioni, tra le quali ricordiamo: Lo Spirito di Cristo (1976); L’ambiente storico-culturale delle origini cristiane (1991) e, presso le Edizioni San paolo, L’apostolo Paolo, Studi di esegesi e teologia (1991); Paolo di Tarso, Un cristianesimo possibile (1994); Una fede per vivere (1992).
L’annuncio cristiano è legato alla persona di Gesù, alla sua vita, al suo insegnamento, alle sue opere e, soprattutto, alla sua morte e risurrezione: storia e fede sono strettamente intrecciate. Il presente volume offre un’indispensabile riflessione critica, senza paure e senza pregiudizi, sulla testimonianza dei Vangeli al Gesù della storia, al centro di molte indagini, inchieste e dibattiti contemporanei.
Romano Penna, nato a Castiglione Tinella (Cuneo) nel 1937, è sacerdote della diocesi di Alba. Docente emerito di Nuovo Testamento presso la Pontificia Università Lateranense e professore invitato presso la Pontificia Università Gregoriana, Romano Penna è autore di numerose pubblicazioni a carattere esegetico. Per le Edizioni San Paolo ha scritto: L’Apostolo Paolo. Studi di esegesi e teologia (1991); Paolo di Tarso. Un cristianesimo possibile (20003); I ritratti originali di Gesù il Cristo, 2 voll. (20013-20032); Vangelo e inculturazione (2001); Il Dna del cristianesimo. L'identità cristiana allo stato nascente (2007).
Il Nuovo Testamento è materia viva, oggi più che mai attuale e in grado di parlare a tutti. Per comprenderlo però è necessario saper ascoltare, conoscerne il linguaggio e la storia. Romano Penna, studioso fra i più noti, ci offre in queste pagine una prima guida, agile e chiara, al Nuovo Testamento, che viene esaminato attraverso tre livelli: il primo storico-salvifico, fa riferimento all’alleanza che Dio ha sancito con l’uomo in Gesù Cristo oltrepassando (o inglobando?) il Testamento Antico della Legge donata a Mosè sul Sinai; il secondo intende con Nuovo Testamento il complesso letterario dei ventisette scritti di generi molti diversi tra di loro; il terzo infine si dedica a indagare il testo dal punto di vista della formazione del canone.
Destinatari
Un’introduzione al Nuovo Testamento adatta anche per un pubblico non specialistico.
Autore
Romano Penna (1937), ordinario di Nuovo Testamento presso la Pontificia Università Lateranense,è autore di numerose pubblicazioni a carattere esegetico. Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo: Profili di Gesù (EDB. 2011) e Le prime comunità cristiane. Persone, tempi, luoghi, forme, credenze (Carocci, 2011). Per le edizioni San Paolo ha pubblicato, tra gli altri: Paolo di Tarso. Un cristianesimo possibile (20003), Una fede per vivere (1992), I ritratti originali di Gesù il Cristo, 2 voll. (20013-20032), Vangelo e inculturazione (2001) e Il DNA del cristianesimo (2011).
Quella che si è soliti chiamare «fede cristiana» trae origine da una matrice israelitica, gesuana e pasquale. Tre tappe di un percorso complesso,
ma affascinante e coinvolgente per riscoprire come il Dio della fede cristiana si identifichi con un uomo crocifisso, anagraficamente identificabile come Gesù di Nazaret, anche se poi dichiarato risorto (ma in quanto crocifisso) da comunità che esplicitano in maniera diversificata
il contenuto cristologico della fede pasquale. Dietro una variegata trama di testi, si scorge il volto del Dio del Vangelo, il Dio di Gesù Cristo: un Dio sorprendente e imprevedibile. Una fede così sfocia nella contemplazione, e richiede nient’altro che umiltà, ringraziamento, e lode.
Ecco dunque una piccola summa della fede di Israele, di Gesù e della Chiesa primitiva. Agostino di Ippona afferma che «se la fede non è pensata, è
come se non ci fosse»: queste pagine vorrebbero contribuire a ripensarla per appropriarsene in modo nuovo.
L’AUTORE
Romano Penna, nato a Castiglione Tinella (CN), sacerdote della Diocesi di Alba, è Ordinario di nuovo Testamento presso la Pontificia Università Lateranense. È autore di numerose pubblicazioni, tra le quali ricordiamo: Lo Spirito di Cristo (1976); L’ambiente storico-culturale delle origini cristiane (1991) e, presso le Edizioni San paolo, L’apostolo Paolo, Studi di esegesi e teologia (1991); Paolo di Tarso, Un cristianesimo possibile (1994); Una fede per vivere (1992).
Perché i primi cristiani hanno cominciato a ripetere settimanalmente l'Ultima cena di Gesù? Che valore davano a questo incontro? Come e perché si cominciò a chiamare Eucaristia quella che inizialmente era la "Cena del Signore"? Perché la "liturgia eucaristica" precedeva la "liturgia della Parola"? Che rapporto esisteva tra Battesimo ed Eucaristia? Sulla base di un'impegnativa ma analisi dei testi religiosi e dei contesti sociali, Romano Penna, noto studioso delle origini cristiane, in questo saggio enuclea le sue risposte. Ricostruisce con cura il composito panorama delle prassi "celebrative" delle primitive comunità cristiane valorizzando le diversità di ambienti, di testimonianze e di riflessioni teologiche, tutte caratterizzate dalla totale assenza di categorie sacrali. Per i credenti in Cristo l'importante non è soltanto il momento di una prassi cultuale quanto ancor più il dato di una vita comunionale, condotta all'insegna della fede e di un solido legame con Gesù Cristo, nato con il Battesimo. Quella prima "immersione" in Lui si rinnova e si nutre grazie all'Eucaristia, tale da diventare fonte di una comunione fraterna altrettanto salda, vissuta nella concretezza, "finché egli venga".