
Oggetto di studio e di meditazione spirituale sin dall'antichità cristiana, il Magnificat è divenuto un testo importante della riflessione biblica e teologica. Lo studio privilegia la forma letteraria e le strutture del brano poetico al fine di offrire un'esegesi che metta in luce l'eccezionale portata storico-salvifica del cantico di Maria. In questo modo, l'opera apparirà non solo come il canto della serva del Signore, ma anche come canto corale di tutta la comunità di cui ella - sulla scia di Miriam, Debora, Anna e Giuditta - è eccezionale portavoce.
La prima parte del volume delinea le coordinate storico-letterarie del quarto vangelo e offre le informazioni generali sull'opera, dalla formazione alla struttura, dallo stile letterario al contesto della composizione. La seconda parte è invece più marcata dall'esegesi e dalla teologia; in particolare, l'analisi di alcuni testi consente di comprendere il cammino dell'uomo nel Vangelo di Giovanni nel senso di un percorso di ricerca che ha come motivazione profonda «imparare a credere». Dalla prima parola che Gesù rivolge a due discepoli che lo seguono («Che cosa cercate?») sino al momento supremo, quando rivolgendosi a Maria di Magdala, il Risorto le chiede: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?», l'autore del quarto Vangelo costruisce il cammino dell'uomo come un itinerario che dalla ricerca di qualcosa arriva all'incontro con Qualcuno.
La povertà di gioia che l'Europa e l'Occidente conoscono ormai da tempo è conseguenza diretta dell'oblio della logica e della sapienza delle beatitudini evangeliche. Esse incorporano ed esprimono i valori scartati e disprezzati dal capitalismo, e quindi dal nostro mondo sempre più costruito a immagine e somiglianza del "dio business". Mitezza, costruzione di pace, povertà, misericordia, purezza, non sono le parole dell'economia capitalistica e della sua finanza, perché se le prendessimo sul serio dovremmo disfare i nostri imperi di sabbia e iniziare a edificare la casa dell'uomo. Non a caso, nel risveglio, inatteso e sorprendente, delle beatitudini in molta parte d'Europa, i grandi assenti sono le grandi imprese e le banche, che continuano indifferenti le loro produzioni e i loro riti.
José Tolentino Mendonça, tra i massimi esponenti della cultura portoghese, rilegge in maniera sorprendente l'episodio della peccatrice raccontato da Luca (7,36-50). Il testo nasce dall'incontro con il libro Vita di Gesù di Shusaku Endo. Comune ai due autori è la convinzione che la vicenda della peccatrice sia un momento centrale nel Vangelo di Luca, più efficace di molti altri nel trasmettere Gesù, anche più delle storie di miracoli, perché dà di Lui un'immagine viva, sorprendente e reale. Si tratta di uno degli episodi dei Vangeli di più difficile interpretazione, ma al tempo stesso è impossibile non ammirarne i personaggi, l'architettura narrativa, la vivacità. Un brano che illumina in modo inatteso la figura di Gesù, recuperando e gettando nuovamente i fili della sua identità, svelando e al tempo stesso addensando il mistero. Il saggio di José Tolentino Mendonça permette al lettore di approcciarsi al brano da un punto di vista innovativo e di cogliere appieno la sua bellezza e la grande misericordia di Cristo.
Nel testo si analizza il discorso dell’apostolo Paolo sull’Aeròpago, dove Paolo è trascinato dai filosofi del suo tempo. L’intento è di far emergere l’attualità del suo messaggio, un messaggio che risponde ancora oggi alle eterne domande di ogni uomo e donna. D’altronde, il mondo odierno presenta le stesse caratteristiche del mondo di Paolo: in entrambi, l’essere umano appare soddisfatto delle proprie conquiste intellettuali e materiali, soprattutto sembra non ci sia più posto per un Dio creatore. Il punto centrale del discorso di Paolo è la risurrezione di Cristo, ed è appunto la risurrezione a mettere in crisi sia i sapienti di Atene, sia i sapienti della moderna scienza.
L'AUTORE
Rocco Quaglia, psicologo e psicoterapeuta, è professore ordinario di Psicologia dinamica all’Università degli Studi di Torino. Fra i suoi interessi compare lo studio per il testo biblico considerato da un punto di vista psicologico. In tale ambito le sue ultime pubblicazioni sono: Gli incontri di Gesù (2006); Dalla parte della Bibbia. La risposta di uno psicologo cristiano a un matematico impertinente (2011); Il Mistero di un volto. L’uomo della Sindone e il significato del dolore (2015). Con le Paoline ha pubblicato: Le «piccole donne» dei Vangeli (2014); Vivere la benevolenza (2015).
"La compagnia non aveva bisogno di altro vino per dissetarsi. Ma Gesù creò altre dodici o diciotto pinte di vino, il che mostra che Gesù, proprio come noi, amava alzare il gomito in piacevole compagnia". Apparso nel 1843, il Vangelo del povero peccatore ci presenta un Gesù comunista e rivoluzionario. Nel riscriverne la storia, Wilhelm Weitling, leader comunista a sua volta, dispiega un'ironia spassosa e dissacrante. Il Cristo e i suoi discepoli, agli occhi dei borghesi del loro tempo, erano un manipolo di proletari ubriaconi e amici delle prostitute. Il solenne discorso del "pane disceso dal cielo" diventa un grottesco arrampicarsi sugli specchi per non confessare al popolo di aver esaurito le scorte di cibo. Persino l'ultima cena si riduce a un gioco di perfide ripicche contro Giuda. Ma guesta idea di Gesù come "Messia scandaloso" ha radici profonde e un significato dirompente. La freschezza di gueste pagine "blasfeme" può aiutarci a riscoprire guel mistero paradossale, l'umiliare per esaltare, il mettere in crisi ogni credenza e gerarchia di guesto mondo, che il messaggio evangelico ha sempre condotto con sé.
Chi si accinge a leggere i vangeli, quale atteggiamento psicologico deve assumere? Si trova di fronte a libri storici in senso rigoroso, oppure di fronte a romanzi? I Vangeli non sono né l'una né l'altra cosa e neppure la biografia di Gesù; essi vogliono semplicemente tramandare la fede dei primi cristiani. Tale fede però, a cui appartiene anche lo scrittore sacro, non è libera invenzione, ma si basa su fatti realmente accaduti e su discorsi realmente pronunziati da Gesù. Lo studio critico di essi aiuta a scoprire il senso che ha voluto dare Cristo e quello che ha voluto dare la Chiesa delle origini ai singoli testi.
Avendo come testo biblico di riferimento la Seconda lettera ai Corinzi, in questo volume il cardinal Martini si sofferma sull'apostolo Paolo. Si tratta di una serie di riflessioni che conducono il lettore a tu per tu con l'Apostolo impegnato nel vivo del suo ministero. Nell'approfondimento del testo biblico, Martini fa emergere la forza dirompente della Parola, che ricorda come dalla sofferenza si sprigiona anche la consolazione per il servitore del Vangelo che sa entrare nelle prove. Alla luce di questa lettera di Paolo, il cardinal Martini tratteggia la vita concreta di un pastore di oggi, che serve il Vangelo nella comunità cristiana aiutandola a crescere nella fede, e racconta le ricchezze e le possibilità che stanno nei frammenti della vita apostolica di ogni giorno, anche in quelli solcati da "sofferenze" e da "malintesi".
"In principio era il Logos": fin dal primo versetto il vangelo di Giovanni abbandona lo stile descrittivo e parabolico degli altri vangeli e affronta la questione della divinità di Cristo, con un linguaggio teologico denso di suggestioni platoniche. Una cifra che ne fa il testo chiave della mistica cristiana e lo accomuna ai vangeli gnostici, alla letteratura ermetica e alla matrice filosofico-religiosa del mondo ellenistico, molto più che ai restanti libri del canone neotestamentario. Prendendo le distanze dalla tradizione delle edizioni devozionali, Marco Vannini adotta una prospettiva critica ispirata a criteri di correttezza filologica e storica ed evidenzia tutta la problematica interna alla genesi e alla piena comprensione del quarto vangelo.
Josep Rius-Camps è uno dei più autorevoli studiosi e interpreti degli scritti del terzo evangelista ai quali ha dedicato più di venticinque anni di ricerche. Nel "Diario di Teofilo" Rius-Camps dà forma narrativa alle sue ricerche sulla paternità, il destinatario e il genere letterario dell'opera di Luca (Vangelo e Atti degli Apostoli), sulla base dello studio del Codice di Beza, il manoscritto che contiene la versione più antica dei quattro Vangeli e degli Atti degli Apostoli. La trama è inedita quanto originale, quella del sommo sacerdote Teofilo, che, in esilio dopo la distruzione di Gerusalemme, lontano dalla sua terra, scrive delle lettere alla madre nelle quali racconta la sua progressiva scoperta e accettazione di Gesù come Messia. "Il risultato è che si legge questo libro, che accompagna il lettore lungo tutto il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli, con un crescente interesse: ogni pagina è una piacevole scoperta e una sorpresa, e l'opera di Luca lievita e svela tutta la sua straordinaria bellezza, l'incredibile ricchezza e la grande attualità. L'evangelista con la sua opera, una dimostrazione della messianicità di Gesù, accompagna il sommo Teofilo a riconoscere nel Nazareno il Messia liberatore non solo per Israele, ma per tutte le nazioni, e lo invita a rendersi conto che l'umanità intera è oggetto del disegno di Dio" (Dalla Prefazione di Alberto Maggi).
Vittorino Andreoli torna su una delle figure che più lo ha affascinato, influenzando il suo lavoro di studioso e di scrittore: Gesù. Un personaggio che fa tremare le vene ai polsi, sostiene lo psichiatra, non solo perché ci interroga da più di duemila anni, ma perché ancora nella modernità non ha smesso di sollecitare la mente di grandi studiosi e letterati. Ecco allora questo viaggio alla scoperta di quelle "Vite di Gesù" che sono state considerate capolavori della letteratura storica e religiosa di "grandi" autori del Novecento: da Giovanni Papini a Ida Magli, da Albert Schweitzer a Mohandas Gandhi, da Jean Guitton a Jacques Maritain, solo per citarne alcuni. Con una piccola eccezione alla rigidità cronologica, si parte dalla "Vita" scritta da Hegel all'inizio dell'Ottocento per arrivare a quella di Ratzinger degli inizi del nostro secolo. C'è poi una conclusione, inaspettata, sul "Gesù di carne" di papa Francesco. L'intento non è certo quello di comporre una sintesi di ciascuna opera, quanto di rilevare i tratti salienti di ogni raffigurazione letteraria, per ricomporli in un unico grande ritratto di Gesù, che si staglia sorprendentemente nitido per contemporaneità e originalità. Pagina dopo pagina, Andreoli ci regala un affascinante "Gesù di oggi", ricostruendo una vicenda che si crede, non sempre a ragione, di conoscere. E sintetizza con grande perspicacia decenni di discussioni, storiche e teologiche, che ancora animano i dibattiti degli inizi del nuovo millennio.
Si può avanzare l'ipotesi che il Vangelo secondo Marco sia stato composto a Roma, subito dopo la morte di Pietro e durante la persecuzione di Nerone. In tal caso risalirebbe agli anni 64-70 d.C. Quasi tutti gli studiosi ritengono infatti si tratti del primo tra i Vangeli canonici a essere stato messo per iscritto. Nel racconto di Marco Gesù si stupisce, si commuove, si indigna. Volge lo sguardo alle persone ora con tristezza, ora con tenerezza. Osserva in silenzio, ascolta, fa domande, prega, sceglie i suoi discepoli, insegna, guarisce e impone il silenzio sulla sua persona.Del Vangelo di Marco il volume propone: il testo della Bibbia CEI 2008 con introduzione e note tratte dalla Bibbia di Gerusalemme; il testo greco tratto dall'edizione interconfessionale The Greek New Testament (GNT), basato prevalentemente sul codice manoscritto B (Vaticano), risalente al IV secolo; la versione interlineare in lingua italiana eseguita a calco, che cerca di privilegiare il più possibile gli aspetti morfologico-sintattici del testo greco, anche a scapito, in alcuni casi, della semantica.Il volume consente anche a chi non conosce o conosce solo parzialmente la lingua antica di cogliere le specificità e il ritmo del Vangelo di Marco, per una fruizione più piena di un contenuto che non è solo testo sacro ma è anche opera letteraria. Il testo, come pure gli altri della stessa collana, è adatto anche a un pubblico laico.