
L’esplosione della “nuova religiosità” e di forme molteplici di sètte e movimenti neospiritualisti è da tempo al centro dell’indagine di teologi, psicologi, storici delle religioni. Il limite di larga parte di questa diffusa trattatistica è che essa si pone dall’esterno del problema, limitandosi ad una sua valutazione ed interpretazione a distanza.
Questo saggio di interpretazione teologica del fenomeno della “Patologia del Sacro”, sulla base di una vasta erudizione filosofica e di una forte competenza teologica, nasce al contrario dall’interno di una pluridecennale esperienza di incontro, colloquio e discussione con il mondo del neospiritualismo.
Le ragioni della tradizione cristiana cattolica vengono quindi confrontate ed esaltate da un confronto dall’interno con l’ideologia dei maggiori movimenti parareligiosi contemporanei, alla ricerca di una miglior risposta alla domanda di Sacro che, inesausta, assume talvolta forme patologiche.
"Non c'è pace tra le nazioni senza pace tra le religioni. Non c'è pace tra le religioni senza dialogo tra le religioni. Non c'è dialogo tra le religioni senza una ricerca sui fondamenti delle religioni", sostiene Hans Küng. E la ricerca, la voglia di capire guidano le pagine di questo libro. Grazie alla sua profonda conoscenza del mondo islamico, Augusto Negri è in grado di restituire alla nostra comprensione il vasto mosaico di cui è composto. Un libro agile, questo, che però contiene tutto quello che serve per iniziare ad avvicinarsi all'Islam, un libro per chi ha veramente voglia di capire e di confrontarsi con questo mondo apparentemente così lontano eppure così vicino non solo geograficamente, ma anche storicamente. Un piccolo contributo verso la conoscenza di una delle religioni più diffuse nel mondo.
DESCRIZIONE: Le "reliquie" si impongono – siano esse resti corporei oppure oggetti appartenenti alla persona in vita – come veicoli della sacralità: un valore aggiuntivo che la comunità stessa conferisce loro. E se il "sacro" nasce come prodotto culturale determinato da una scelta umana, esso non preesiste come una categoria a priori.
L’originalità di questo testo si delinea, da un lato, nel mostrare l’attualità del concetto di sacro come fonte di interpretazione della religiosità contemporanea, con attenzione agli sviluppi antropologici; e, dall’altro, come investigazione sul campo in vari conventi in Francia e in Italia: interrogazione vivente della comunità religiosa, attraverso l’analisi del caso storico riguardante la beatificazione della duchessa bretone Françoise d’Amboise (1427-1485). In queste pagine si assiste – e l’occasione è il ritrovamento di un documento relativo a una reliquia della duchessa posseduta dal Carmelo di Vannes – a una sorta di "metamorfosi": la studiosa da asettico ricercatore diventa "mediatore" della pratica sacra, perché condivide con le monache una vera scoperta.
Il lettore, introdotto nel mondo conventuale, è guidato a decodificare i processi sociali e simbolici che suscitano e alimentano il valore sacrale della reliquia: inaspettati significati si celano dietro i gesti delle religiose che "fabbricano" l’oggetto, nelle pratiche che lo definiscono e negli scritti che ne autenticano la verità.
COMMENTO: Un manuale di antropologia delle reliquie, a partire dal caso della duchessa bretone, e poi beata, Françoise d'Amboise (1427-1485), che mostra l'importanza e il valore sacro delle reliquie, analizzate come prodotti culturali e come forme del sacro.
FRANCESCA SBARDELLA è ricercatrice in discipline demo-etno-antropologiche all’Università di Bologna, dove insegna Antropologia sociale ed Etnologia delle culture europee. Si occupa di antropologia religiosa in ambito europeo. Oltre a vari saggi su riviste specialistiche e a collaborazioni, ha pubblicato il volume Il culto di s. Antonio Abate nel folklore prenestino (1998).
In questo secondo volume Ries si interroga sui valori e le risorse del sacro e studia il ruolo che esso svolge nella vita, nei comportamenti e nelle attività umane, trattando i temi dell'ambiente, della santitè, delle reliquie, della preghiera, del sacrificio, degli spazi sacri, dei santuari, dei pellegrinaggi.
DESCRIZIONE: L’Oriente e noi è, sin dal titolo, una provocazione: un rovesciamento di quell’osservatorio – il "noi" – che abilita a decifrare un mondo "altro". Un altro – l’Oriente – al quale, secondo l’autore, l’Occidente non è riuscito a dare "ospitalità": una mancanza imputabile alla pretesa di egemonia culturale europea. L’analisi assume i tratti della denuncia di un errore metodologico che ha i connotati di una prigionia: quella stessa precomprensione dalla quale occorre liberarsi affinché le scienze delle religioni superino un modello univoco di razionalità e infine "postmoderno" possa dirsi sinonimo di "postcolonialismo". È come un disfare le trame dell’occidentalismo per restituire alle altre culture (Buddhismo, Induismo), unitamente al diritto di esistenza, quello di essere interpretate nel rispetto. Si profila un ripensamento dello studio delle religioni attento non soltanto ai loro aspetti normativi interni, ma – ben di più – in ascolto delle diversità di tono, fonti di un peculiare senso religioso.
Il saggio con ricchezza documentaria si snoda tra storia delle culture, filosofia, antropologia ed etnologia, e suscita riflessioni su un mondo che – ponendo questioni ineludibili sul terreno dell’umano, del divino e della scienza – sporge sulle nostre vite.
Ripercorrendo allegoricamente le principali tappe della vita del Profeta, l'autore costruisce una sorta di manifesto-manuale per i milioni di musulmani che vivono in terre occidentali, esortandoli a rafforzare una propria presenza politica e culturale del tutto autonoma dalle contaminazioni della civiltà cristiana e a coinvolgersi più integralmente nelle comunità islamiche in cui si trovano a vivere. Un invito avversato da più parti politiche che mette al centro del dibattito l'esigenza di considerare un Islam non antagonista ma nemmeno collaborativo, difficilmente riconducubile alla logica occidentale della mediazione.
La parola greca gnosis significa semplicemente "conoscenza", ma nella letteratura gnostica non si tratta affatto di un sapere qualunque ma di una rivelazione segreta e misteriosa. Le sette gnostiche, infatti, affermano spesso di possedere libri di origine superiore al mondo profano, attribuiti a personaggi prestigiosi, autentici inviati celesti. Gli gnostici per i Padri della Chiesa erano falsi cristiani, un'accozzaglia di movimenti eretici diversificati e ramificati all'infinito in innumerevoli sette e sottosette, tuttavia sono molti gli storici che ancora considerano lo gnosticismo come una congerie di fantasticherie bizzarre, incoerenze, strani miti, fantasmagorie prive di qualsiasi interesse filosofico, in definitiva nient'altro che una branca particolarmente degenerata dell'inquietante sincretismo religioso del I e del II secolo della nostra era. Questo libro prova ad analizzare i tratti comuni presenti nel grande magma dello gnosticismo e conduce il lettore attraverso un excursus storico-filosofico di questa dottrina che predicava la salvezza dell'anima attraverso la conoscenza e che è rinata più volte nei secoli, perfino in età contemporanea, all'interno del romanticismo, del simbolismo e del surrealismo.
"I discorsi e le risposte di Shri Ramana Maharshi sono tanto semplici quanto ispirati. Per questa ragione trasmettono all'uomo contemporaneo l'antico messaggio dell'India in una forma per lui più accessibile dei trattati scolastici del Vedanta e dello yoga, con la loro stilizzazione ricca di premesse e attenta a custodire il mistero, che si esprime in enigmatiche formulazioni, concise e icastiche, e in commentari felicementepolemici. È ancora una volta l'antico messaggio dell'India, lo stesso di duemilacinquecento anni fa quando il Buddha mise in movimento la miracolosa 'Ruota della Legge' che, simile al Sole, gira intornoalla Terra e la illumina il messaggio del tempo degli antichi veggenti, di molto precedente la comparsa del Buddha. È il messaggio che invita a scansare il piacere perché transitorio e perciò doloroso, e a fuggire la sofferenza perché è dolore; che invita a superare l'Io, a congedarsi dall'illusorietà del mondo, a diventare un vittorioso, uno che possiede la conoscenza salvatrice e redentrice perché divenuto cosciente dell'Assoluto, il quale costituisce la nostra più profonda e vera natura e l'unica vera realtà del mondo." Heinrich Zimmer
"Le acque salgono dal mare in forma di nuvole, scrosciano giù in basso come pioggia e si affrettano nei fiumi a tornare di nuovo nel mare; nulla le può trattenere dal fare ritorno alla loro origine. Così nasce da te l'anima individuale e non può essere trattenuta dall'unirsi di nuovo a te, anche se sul cammino verso di te deve ruotare in molti vortici. L'uccello si alza in volo da terra e si lancia nel cielo, ma in nessun luogo, nell'aria, trova dove potersi fermare: così deve tornare sulla terra. Tutti perciò devono ritrovare la via del ritorno, e quando la loro anima ritrova la strada verso la propria origine, sprofonda in te e sboccia in te, oh 'monte Aurora', tu mare di beatitudine!" Shrî Ramana Maharshi
Le "Vite antiche di Maometto" sono formate da un intarsio di molte tradizioni dei primi secoli islamici. Nella storia del mondo non esiste, probabilmente, figura più complessa di quella di Maometto. In primo luogo, Maometto è la creatura che Dio forgia agli inizi dell'universo: composta di terra pura, immersa nelle acque del Paradiso e trasformata in perla radiosissima, che illumina gli angeli, Adamo e i profeti della Bibbia. Dopo molto tempo, nasce il Maometto "reale". Egli riceve la rivelazione divina da parte dell'angelo Gabriele, un episodio solenne che possiamo avvicinare soltanto alle grandi rivelazioni bibliche. Maometto teme di essere posseduto dai demoni: la moglie lo convince che è posseduto dalla parola di Dio. Appena Maometto, in questa nuova veste, entra nell'esistenza quotidiana, trova compagni, elabora leggi, comincia la conquista dei paesi arabi. Eppure proprio ora, mentre diventa il Profeta di un popolo, la sua figura perde l'elemento sacro che l'aveva avvolta. Ci sembra un uomo incerto, dubbioso, che cerca compromessi, sbaglia, desidera donne, governa un harem, combatte, commette razzie. Come dice meravigliosamente, "io sono soltanto un uomo con occhi che piangono e un cuore che soffre".