
Per molti lettori, il libro attraverso il quale si sono avvicinati alla mistica ebraica è il trattato di Scholem "Le grandi correnti della mistica ebraica". E lì avranno trovato, nel capitolo sul cabbalista 'Abulafia, la citazione di un testo che racconta il procedere di un'esperienza estatica. Quel testo, che sembra condensare in sé le peculiarità della speculazione cabalisitca, era lo "Sa'are Sedeq. Le porte della giustizia", di cui, fino ad oggi, mancava un'edizione filologica ed era altamente incerta l'attribuzione. Oggi Moshe Idel, che ha occupato il posto di Scholem, presenta questa prima edizione corredata da un vasto commento, proponendone l'attribuzione a un discepolo di 'Abulafia, Rabbi Natan ben Sa'adyah Har'ar.
Attraverso una lettura per esplosioni, metodo ermeneutico di M.A. Ouaknin, lettrici e lettori sono condotti ad una stupefacente interpretazione del Decalogo inteso come legge di libertà, di responsabilità e di amore. Il metodo interpretativo di Ouaknin è costruito su metodi qabbalistici di lettura, fatti di gioco sulle parole, sulle lettere, sulla loro permutazione che affascina anche chi non conosce l'ebraico. La Scrittura cresce con chi la legge: questa affermazione di S. Gregorio Magno è vicinissima alle affermazioni di Ouaknin e allo spirito della sua ermeneutica, che può considerarsi un ponte lanciato verso altri territori di analisi e di studio, per superare steccati e incontrare frammenti di verità disseminati ovunque.
Secret propone un panorama sulla diffusione della cabala nel dominio umanistico a partire dal Quattrocento, secolo in cui Pico della Mirandola ne sviluppò la conoscenza, fino all'epoca nella quale Padre Mersenne cercò di stroncarla. E' tutto un mondo di personaggi spesso considerevoli, dimenticati dal grande pubblico colto, che appare: dai Pico della Mirandola, ai Reuchlin, cattolici e protestanti, eruditi o divulgatori e ciarlatani.
La Shtetl è il borgo ebraico d'altri tempi che l'Europa si è spazzata via di dosso come un granello di polvere fra il 1939 e il 1945. "In uno yiddish a tratti malinconico, ma più spesso brioso quando non corrosivo, Sholom Aleichem dà vita a un mondo che non c'è più fatto di giornate mai uguali a se stesse, di pioggia tenace e povertà endemica, di equivoci a non finire, ma soprattutto di uno spirito ilare che tutto capovolge." (E. Lowenthal)
Non solo Schindler cercò di salvare degli Ebrei dall’Olocausto. Il volume racconta cinque storie di cristiani che misero a rischio la loro vita per strappare degli innocenti dalla furia nazista. I protagonisti di queste storie avventurose vennero riconosciuti come “giusti delle nazioni” e invitati a piantare un albero nella Yad Vashem, la via dei giusti che si trova a Gerusalemme. Le cinque storie emblematiche provengono da Italia, Belgio, Olanda, Francia e Polonia e due dei protagonisti sono oggi ancora in vita. Un documento storico di grande valore, corredato da brani autobiografici dei protagonisti.
Peter Hellman, giornalista, da anni collabora assiduamente a riviste e quotidiani come New York, New York Times e Atlantic Monthly. Oltre a L’albero dei giusti, sullo stesso tema ha pubblicato The Auschwitz Album: a book based upon an album discovered by a concentration camp survivor, e Heroes: tales from the Israeli wars.
Fiabe umoristiche e sentimentali trasmesse in occasioni e in luoghi diversissimi fra loro, i racconti ci svelano un mondo in cui madri e nonne intrattenevano i bambini con storie di magia, vite di patriarchi e di profeti; i rabbini si affidavano a semplici parabole per illustrare grandi verità; cucitrici e sarti, venditori ambulanti e carrettieri si narravano favole antichissime per ingannare il tempo e rendere più piacevole la vita.
Dalla fine del Settecento il percorso dell'ebraismo è stato caratterizzato da una serie di migrazioni da una cultura all'altra, dallo shtetl alla metropoli, da Oriente a Occidente. Gli ebrei orientali in Europa si sono trovati ad affrontare un destino spesso tragico e singolare. Gli intellettuali ebrei occidentali, invece, sono andati alla ricerca di possibili radici perdute e comunque di una prospettiva diversa verso Oriente. Questo volume si confronta con una serie di problemi connessi alla questione del rapporto fra Est e Ovest in prospettiva ebraica.