
Il volume di Lucetta Geymonat illustra la storia del Collegio valdese di Torre Pellice dalla fondazione, nel 1831, ai giorni nostri. Una narrazione che copre un arco di 180 anni e mette al centro i due elementi alla base del progetto di cui il Collegio è emanazione, ovvero la fede protestante e la cultura, senza tralasciare la storia valdese, che tanto spesso si intreccia con quella dell'istituzione. Vengono così alla luce gli elementi distintivi del Collegio, dalle scelte didattiche iniziali per dare preparazione adeguata ai futuri pastori ai successivi progetti educativi, basati su una concezione laica dell'istruzione in cui l'insegnamento della storia delle religioni è finalizzato al rispetto per ogni confessione di fede.
Negli ultimi anni, numerose chiese protestanti si sono occupate dei problemi etici sollevati dalle recenti possibilità mediche di prolungare la vita, dall'accompagnamento ai morenti alla possibilità di sospendere i trattamenti, dal rifiuto dell'accanimento terapeutico alla discussione sull'eutanasia. Il Documento del Consiglio della Comunione di chiese protestanti in Europa è il frutto di un percorso di studio e riflessione pluriennale volto a definire una posizione evangelica comune a partire dai testi elaborati sui temi del fine vita dalle singole chiese. La sua pubblicazione è particolarmente rilevante in un contesto, come quello italiano, in cui la specificità dell'impostazione etica protestante e il suo possibile contributo al dibattito pubblico sono scarsamente conosciuti.
Con quanta cura nel nostro cuore è la prima Enciclica del Sommo Pontefice Benedetto XVII redatta in forma di motu proprio, dove a molti anni di distanza dalla sua caduta in disuso si torna a usare il Noi. Un documento addolorato e vigoroso che delinea i principi generali per una riforma della Chiesa universale sorretta sul principio di fede.
Sì, in molti avevamo lottato e sperato insieme. Sperato in che cosa: in simili risultati? No! Ed è inutile che mi attardi a dire le ragioni di questa profonda delusione. Lo sanno tutti gli anziani, i sopravvissuti, se appena ne hanno conservato un'illuminata memoria. Lo possono sapere anche i giovani, se appena ne vogliano prendere coscienza.
Il cristianesimo non è una religione, ma è un nuovo modo di esistenza nella comunione; l'istinto religioso ha sempre cercato, però, di impadronirsene e di farne un'istituzione religiosa. L'autore prospetta una riforma della chiesa, sempre bisognosa di conversione, affinché ridiventi attualizzazione della novità cristiana, manifestazione nella storia del modo di essere di Dio, infinita esperienza di libertà in un'inesauribile comunione di amore.
Maestra di vita e studiosa dei valori universali attraverso l’analisi introspettiva dell’Essere nella sua Essenza interiore, Lydia Clemente si presenta al suo pubblico con questa nuova pubblicazione per far conoscere ai lettori le profonde esperienze vissute dalla sua anima.
L'ornamento, nell'accezione greca di ágalma (ciò che risplende e onora, e perciò glorifica), è stato per oltre un millennio uno dei segni elettivi con i quali la gloria del Dio della Bibbia, imprimendo le figure della santità cristiana, ha disseminato nella storia le sue tracce visibili. Le impronte di gloria (orme divine, reliquie, reliquiari, immagini votive e altre insegne e sostanze cristiche) avrebbero enucleato alcuni tra i più importanti dispositivi rituali che, dalla Tarda Antichità al Rinascimento, attivarono l'efficacia politica dello scambio salvifico. È il regime discorsivo e rituale, qui definito paradigma agalmatico, che istituì e governò l'immaginario economico e religioso dell'Europa cristiana consentendo l'incessante metamorfosi dei beni terreni nei tesori celesti e innescando il sistema retributivo della grazia e del miracolo. Dal XII secolo, l'oro dei santi e l'oro monetale, fino ad allora non separabili perché parte e motore di uno stesso circuito sacrificale, divaricarono per sempre i propri destini. Si avviò così la transizione epocale dal paradigma agalmatico alla modernità economica, dal mondo dell'ornamentum al regime dell'utilitas, dall'era dell'effigie e dell'impronta all'età dell'arte e degli artisti.
I primi cristiani hanno trasmesso un’esperienza per loro incontestabile: chi accoglie la parola del vangelo e crede in Gesù, nel battesimo nasce cristiano. Ma cristiano poi si diventa nella misura in cui il dono dello Spirito ricevuto manifesta la sua potenza di trasfigurazione della persona e del mondo. La parola dei primi tre concili è maturata su tre secoli di esperienza e di testimonianza vagliata dal sangue dei martiri, “seme di Chiesa”. Gli stessi Padri che hanno aiutato ad elaborare il dogma in un concilio, hanno anche descritto in termini molto concreti la vita cristiana che corrispondeva a tale parola di fedeltà della Chiesa unita. Ecco allora le letture patristiche che accompagnano lungo il percorso: la Vita Antonii di Atanasio, il trattato sullo Spirito Santo di Basilio, gli scritti sulle beatitudini di Gregorio di Nissa, quelli sulle virtù e i vizi di Evagrio e Cassiano... nella ricerca di una corrispondenza tra dogma e vita cristiana. Una lettura che può aiutare a ricomporre in antropologia la tanto auspicata necessaria unità tra teologia e vita spirituale.
Indice: Introduzione * Dall’esperienza di fede al “dogma” cristologico
* L’eresia ariana e i risvolti antropologici * Il paganesimo “interiore” e “La Vita di Antonio”, realizzazione concreta del dogma di Nicea * Costantinopoli: La vita divina nei battezzati e la divinità dello Spirito Santo * Il “regno di Dio” descritto nelle beatitudini * Efeso: dignità della creatura nuova, prefigurazione del regno compiuto * Il rapporto tra dono di Dio e impegno personale * I vizi e l’impegno per custodire la grazia * La memoria della salvezza: un’arte della relazione con il Salvatore
L’ospite è sempre una benedizione del Signore, un dono del suo amore. In tutte le religioni l’ospitalità è sacra.Tuttavia la storia ci insegna che tra le religioni le leggi dell’ospitalità sono spesso abolite in nome della conservazione della purezza della propria fede. Perché questo accade? E soprattutto: come superare le paure inveterate dell’altra “fede” e degli altri “credenti”, favorendo la pratica del dialogo tra le religioni?
Raccontando i suoi incontri e le iniziazioni ricevute negli scambi spirituali, Pierre-François de Béthune, monaco benedettino, ci confida qui la sua scoperta: è possibile mettere d’accordo il legame senza riserve al Cristo e l’apertura incondizionata agli altri, proprio nel suo nome.
La prefazione al volume è di Raimon Panikkar.
Per tre volte Elias Chacour ha ricevuto una candidatura per il Nobel per la Pace. Forse questo palestinese, cittadino di Israele, divenuto prete cattolico della Chiesa melchita e oggi vescovo della più grande comunità cristiana in Israele/Palestina, ha veramente realizzato un'opera di pace così grande da intimorire le stesse commissioni del premio, forse più avvezze a capi di Stato o a singole figure operanti per la giustizia. Ha di certo realizzato una immensa opera di pace con le Mar Elias Educational Institutions (MEEI), frutto di decine d'anni di realizzazioni di scuole d'ogni ordine e di università in cui, nello Stato di Israele, sia tra gli insegnanti che tra gli allievi, vi sono israeliti, musulmani, cattolici e drusi. Questa opera è il concreto paradosso della pace, in un paese che vive in costante stato di guerra. La coautrice del volume, Patricia R. Griggs, che con le parole stesse di Elias Chacour ne racconta la storia con stile narrativo fluido e accattivante, incontra Abuna Chacour (abuna è termine arabo per "padre") nel 1996 in Israele, nel villaggio arabo di Ibillin, dove hanno sede le MEEI. Comprende subito che padre Chacour è visitato da tutto il mondo: il costruttore di scuole è divenuto un punto d'incontro internazionale. Dopo numerosi viaggi in Palestina e soggiorni a Ibillin, la Griggs vede l'importanza di diffondere la storia di Elias Chacour, dal suo villaggio natale, con l'arrivo del movimento sionista che ha costituito in Palestina lo Stato di Israele...
Il volume presenta contributi di: Berranger, Colzani, Fiorini, Goudot, Guerriero, Kasper, Molins-Beaufort, Novotny.
La storia del cristianesimo si occupa delle diverse forme di cristianesimo che si sono affermate dopo la diffusione del messaggio evangelico, delle loro reciproche relazioni e delle loro differenze.
Questa disciplina presenta, fin dalle sue origini, strette correlazioni con la storia politica, con il pensiero filosofico e teologico, con la ricerca sociologica e antropologica, relazionandosi anche con i problemi del mondo attuale.
Il cristianesimo ha dato, infatti, un contributo determinante alla formazione dell’Europa, influendo profondamente sui rapporti tra l’Occidente europeo e l’Oriente: molti dei conflitti che oggi turbano varie regioni del mondo, infatti, affondano le radici nei rapporti tra il cristianesimo e le altre religioni o le confessioni scismatiche da esso derivate.
Questa disciplina, che ha le sue fonti storiografiche nelle antiche scritture, ha risentito spesso delle diverse interpretazioni cui sono stati sottoposti i testi originali.
L’opera di trasmissione degli scritti letterari e filosofici ha assunto, fin dai tempi antichi, una funzione simile a quella che oggi è esercitata dai media: la divulgazione delle informazioni e delle conoscenze su vasta scala non si sottrae a un’interpretazione dei contenuti attraverso il filtro dell’ideologia dominante.
La “manipolazione” della conoscenza è dunque una pratica che ha radici antiche.
Ciò spiega perché il confronto tra le diverse traduzioni o interpretazioni ha talvolta portato alla luce l’apocrifia di alcuni testi sacri.
L’attuale clima instaurato dall’impero globalizzato ha creato il “credo del profitto e per il profitto” imposto da chi ha preso in mano le sorti del mondo.
Per contrapporsi a tale pericolosa fonte di sopraffazione materialistica è necessario che, da chi rappresenta la visione spirituale dell’esistenza dell’uomo, si levi una voce “che parli alle anime dei cittadini del mondo” e che predichi gli ideali di giustizia sociale, fratellanza e pace che hanno fatto grandi le religioni monoteistiche.