
Un profilo di santa Caterina diverso da quello delle biografie ufficiali, più vicina all'uomo comune e alla devozione popolare. Dopo ben 85 anni si propone in questa edizione una nuova traduzione della biografia di Santa Caterina da Siena scritta dal viaggiatore, poeta e scrittore danese Giovanni Joergensen. La biografia dello Joergensen, pur attingendo a profusione da fonti documentali e storiche, ha il merito di disegnare un profilo di santa Caterina diverso da quello delle biografie ufficiali, del Caffarini e del beato Raimondo da Capua, che rende la patrona d'Italia-Dottore della Chiesa più vicina all'uomo comune e alla devozione popolare. La biografia dello Joergensen è decisamente il più bel racconto della vita di santa Caterina scritto nel '900. Una lettura affascinate che prende il lettore fino all'ultima pagina.
L'incontro di due persone e la nuova realtà dell'amore che tra loro nasce sono dono. Il dono è parola con cui Dio parla alle persone ed esse a loro volta parlano l'una all'altra. Ogni incontro che è incontro per sempre, indipendentemente da quando e dove sia avvenuto, prepara l'uomo all'evento che è il sacramento. Accogliere degnamente il sacro della persona, cioè il sacramentum, fa sì che l'uomo maturi nell'incontro con l'altro, incontro che avviene nell'affidamento reciproco - cioè nella fede - e nella fiducia nel frutto di questo affidarsi - cioè nella speranza. Attraverso questi due doni: fede e speranza, si compie l'amore che è per sempre. Nell'amore umano inizia così l'eternità che è l'Amore Divino.
A cinquant'anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II il contributo del Card. G. Siri (1906-1989), Arcivescovo di Genova per quarantun anni, resta significativo ed originale. Fin dall'annuncio dato da San Giovanni XXIII, egli colse nell'evento conciliare, non solo l'occasione per il necessario aggiornamento in ordine al servizio della Chiesa, ma anche l'impulso che sarebbe stato dato alla missionarietà, alla crescita della vita cristiana, alla fraternità, all'ecumenismo. Fu in sintonia con i Papi del Concilio, ma anticipò anche qualche aspetto dei loro successori. Spiegò sempre che la riforma del Vaticano II non era da intendersi come una rottura con la Tradizione della Chiesa e la sua applicazione non doveva imporsi come tale. Sostenne che l'aggiornamento della Chiesa, il suo ringiovanimento consisteva nel continuo ritorno a Cristo e nella lotta contro ogni forma di mondanità. Elaborò in modo originale un percorso di rinnovamento nella prospettiva della giovinezza della Chiesa.
Le vicende storiche che hanno determinato le divisioni interne al cristianesimo, hanno purtroppo disperso ricchezze spirituali che erano all’inizio un prezioso patrimonio comune. La speranza di ristabilire l’unità, voluta da Gesù (“… che tutti siano una sola cosa…”) è comunque già oggi realizzabile nel cuore di ogni credente, purché si compia il primo passo: conoscere meglio il cristiano altro da me.
Ci avvicina all’Ortodossia e alla sua spiritualità questo limpido scritto di p. Fiorenzo Reati, nel cui titolo il termine “cuore” è la chiave di lettura. E non potrebbe essere altrimenti poiché per la tradizione ortodossa esso è «il centro dell’esistenza umana».
«Una introduzione unica, densa, chiara, teologicamente precisa ed affascinante alla teologia bizantina. Il lettore può finalmente capire la differenza e la complementarità delle teologie ortodossa e cattolica: può iniziare a respirare la vita dello spirito con l’altro polmone, quello dell’Oriente.
Si avverte la competenza, la passione e l’esperienza dell’autore acquisita sul campo in 20 anni di vita vissuta in mezzo agli ortodossi con gioia e gratitudine» (p. Michel Evdokimov, prete ortodosso russo, figlio del celebre Pavel Evdokimov).
La cavalleria non è un ripiegamento intimistico sul bel tempo che fu ma una vera e propria via di santificazione che conduce a Dio, fatta di sacrificio e di lotta contro il male. Mai come oggi è offerta al cavaliere occasione più bella e avventura più grande: lo spirito della cavalleria rinvigorisce e purifica un ideale di vista cristiana che sembra essersi perso nel mare del relativismo e dei compromessi con la mondanità. Attingendo da varie fonti di diverse epoche, questo libro dimostra che lo scopo ultimo del cavaliere non è la guerra ma la pace, non l'imposizione della pace ma la sua difesa. Il cavaliere è un peccatore che ha scelto la via del sacrificio e del dono di sé e che crede nelle leggi di Dio: a esse obbedisce e si impegna a difenderle contro l'empietà combattendo la buona battaglia nel luogo e nel tempo in cui, di volta in volta, è chiamato a operare.
Un percorso storico tra i più variegati e turbolenti; un palcoscenico su cui si avvicendano con alterne sorti personaggi in gran numero e si svolgono e riavvolgono rotture, passaggi, capovolgimenti, unificazioni, rinascite: sono i secoli medioevali e della prima età moderna, dal VI al XVI, che questo volume ha come protagonisti. Secondo della serie di tre de "Il libro cristiano nella storia della cultura", esso ha il compito di introdurci nel vivace caleidoscopio della cultura cristiana del tempo, con il suo ampio ventaglio di nuove realtà e interessi: dal diffondersi dell'esperienza di vita monastica alla nascita delle scuole di teologia, dal fiorire dell'arte dell'illustrazione e decorazione dei codici alla sistematizzazione delle biblioteche. Per non parlare delle figure eccezionali che nel corso di questi dieci secoli lasciano impronte incancellabili, primi fra tutti Francesco d'Assisi, Tommaso d'Aquino, Dante Alighieri. E ancora, la ricostruzione storica di Giuliano Vigini ci conduce con mano ferma a conoscere l'estasi delle mistiche come Ildegarda di Bingen; le riflessioni di Anselmo, la regola di Gregorio Magno e l'itinerario di Bonaventura; le lodi di Iacopone; le opere di direzione spirituale di Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, Ignazio di Loyola e Francesco di Sales; l'incessante e preziosa produzione di Bibbie, strumento di diffusione delle Scritture e insieme officina di sperimentazione grafica, testuale, bibliologica...
Non ci si può dichiarare cristiani e prendere parte alle ingiustizie, professare il razzismo, accettare la discriminazione di omosessuali, nomadi, carcerati, migranti. Non ci si può dichiarare cristiani ed essere complici della distruzione e dell'usurpazione dell'ambiente. Non ci si può dichiarare cristiani aderendo solo a parole al nuovo corso di papa Francesco, perpetuando nei fatti l'antico vizio di strumentalizzare Dio senza voler cambiare nulla. Dall'autore del fortunato "Fuori dal tempio", un nuovo manifesto per tutti i cristiani intransigenti.
Negli ultimi anni, dopo un periodo di stagnazione, il terrorismo islamico internazionale è riesploso, rivendicando la sua pretesa di fondare uno Stato integralmente islamico, o meglio un califfato per tutti i sunniti. La strategia dell'Isis, fin dall'inizio, è consistita nel "mettere in sicurezza il territorio" occupato nella regione siro-ira-chena e lanciare operazioni belliche semi-convenzionali contro nemici "vicini", in particolare sciiti di diversa denominazione e curdi, oggi impegnati a riguadagnare il terreno perduto e a "distruggere" lo Stato Islamico. Recentemente questo ha modificato la sua strategia di azione colpendo anche il "nemico lontano", cioè l'Occidente, come è avvenuto a Parigi il 13 novembre 2015. La strategia di portare la "guerra" in Europa e di dare avvio alla lotta apocalittica tra il vero islam e i "crociati", però, non si è rivelata vincente; al contrario, ha incrementato su tutti i fronti la lotta allo Stato Islamico e alle sue ramificazioni radicali. Il libro, oltre a trattare le questioni di più scottante attualità, studia la genesi storico-religiosa degli istituti giuridici coinvolti nel discorso fondamentalista, come l'antica dottrina del califfato. Una certa attenzione è riservata anche al mondo sciita. L'ultima parte è dedicata invece ai cristiani mediorientali, la cui sopravvivenza è messa sempre di più a repentaglio da decenni di conflitti e di ostilità nei loro confronti da parte dei movimenti islamisti.
Chi è papa Francesco? Un Pontefice con i fiocchi. È lo stesso prete, vescovo, cardinale, però umilmente abbigliato di bianca autorità. È ormai entrato nel guinness dei primati: primo gesuita, primo extraeuropeo, primo con il nome di Francesco, primo a non abitare negli appartamenti pontifici, primo con una croce pettorale d'argento e, per giunta, primo a principiare la recente enciclica con le iniziali in lingua italiana, Laudato si' di San Francesco. Quarantacinque personaggi, tra cui undici cardinali di varia nazionalità, parlano di lui in questo libro, apprezzando la personalità di un grande Papa che sta coinvolgendo con la sua umanità e la sua spiritualità masse sempre più ampie sia di religiosi che di laici, i quali lo seguono con entusiasmo e si riconoscono in lui.
Lo scopo del Vangelo secondo Marco è quello di affermare con chiarezza l'identità di Gesù di Nazaret, il Cristo-messia, il Figlio di Dio, riconosciuto e adorato come il Signore, crocifisso e risorto. Il testo riferisce soprattutto parole e fatti legati all'attività svolta da Gesù in Palestina, a partire dalla Galilea fino a Gerusalemme, e manca di qualsiasi riferimento alla sua infanzia. Nel quadro generale gli episodi riferiti non sono strettamente collegati fra loro, la psicologia dei protagonisti non è approfondita, la collocazione nel tempo e nello spazio è molto schematica. Eppure ci sono aspetti particolari di grande interesse: le scene che descrivono l'ambiente palestinese sono ricche di annotazioni concrete e vivaci; Gesù si mostra, ogni volta, un personaggio che non finisce di stupire, un uomo vero e sensibile, deciso e sicuro nella parola e nei gesti, assolutamente indipendente dai maestri della legge di Mosè. Egli non ricerca popolarità ma autenticità di rapporti; la sua vita e il suo insegnamento vogliono condurre alla fede.
Il suo nome è don Isidoro Meschi. È il prete degli ultimi, dei tossicodipendenti, degli incerti, dei sofferenti. È il prete dei ragazzi e dei giovani, delle parole che incantano e scuotono, della sapienza a servizio della Verità. È il prete del giovane disturbato che lo uccide, giovane di cui don Isidoro Meschi si prende cura da anni con pazienza e determinazione. È un prete che lascia un segno indelebile.

