
Un nuovo libro su Pietro e Paolo? Non esattamente. È piuttosto un mettere faccia a faccia i due apostoli: l'uno, Simon Pietro il galileo, chiamato da Gesù Kefàs, Cefa, cioè "Pietra", "Roccia", e l'altro, l'ebreo di Tarso di nome Saul, diventato poi Paolo, dal latino Paulus, cioè "piccolo". Le domande che ci poniamo sono queste: Pietro e Paolo si sono conosciuti? Si sono mai incontrati? E dove? Che cosa dicono l'uno dell'altro? E come vengono presentati insieme nelle prime fonti letterarie? È attendibile la tradizione secondo la quale tutti e due avrebbero subìto il martirio a Roma? I luoghi di culto, dove si ritiene siano conservate le loro tombe, o ciò che resta delle loro reliquie, - sotto la Basilica di San Pietro in Vaticano e nella Basilica di San Paolo fuori le mura - hanno una qualche garanzia di veridicità storica? Che cosa dire di quella storiografia che ha presentato i due apostoli come contrapposti corifei di due visioni antitetiche del cristianesimo, una giudaizzante e legalista (Pietro), e l'altra libera dalla Legge e universalistica (Paolo)? Questo studio non intende affrontare questioni che sono tra le più complesse e impegnative della Chiesa antica, ma solo ripercorrere i testi letterari che ricoprono quell'arco di tempo abbastanza lungo che va dalla "conversione" di Saulo/Paolo (33 ca d.C.) fino a Ireneo di Lione (200 ca), l'ultimo che poteva ancora dire di aver conosciuto un testimone dell'epoca apostolica. In questo modo l'autore intende dare il suo contributo alla conoscenza, sempre affascinante, del primo cristianesimo.
Scriveva Teresa di Gesù toccando con mano la sua esperienza di fondatrice e di scrittrice. Oggi molto o poco è cambiato? Teresa di Gesù si è dimostrata capace di un lavoro di decostruzione dell'immaginario patriarcale e ha dato vita ad una metafora: la maternalità. Una donna, ben lontana dalla fede e dall'istituzione ecclesiastica ed invece inserita profondamente e validamente nel mondo accademico a raggio mondiale, come Julia Kristeva, rigorosa intellettuale franco-bulgara, ha colto la luce dell'incisività della testimonianza teresiana e raccogliere le speranze, le disfatte, le grandi sfide che pulsano nell'animo femminile e chiedono di essere ascoltate e attuate. Può allora, rivolgendosi a tutti, esclamare: ...io sono convinta che i vostri testi possono e anche devono essere letti oggi e, perché no, nei secoli dei secoli. Il dono di Teresa non è racchiuso nell'ambito monastico ma si è dilatato e aperto ad ogni donna perché sa spendere la sua maternalità per ogni donna che l'avvicini, che l'ascolti.
Durante il processo per la canonizzazione di Tommaso d’Aquino, giunge da lontano un testimone misterioso e inatteso. È frate Carlo, carico di anni, ormai alla fine della sua vita terrena. Una vita che rischiava di essere sprecata, fino a quando non avvenne un incontro straordinario. Il giovane Carlo conobbe Tommaso d’Aquino che lo prese con sé e ne fece un suo scrivano. E così, tra visioni, sogni rivelatori e viaggi al fianco di Tommaso e Reginaldo da Piperno, suo fedele confratello, il ragazzo compì un cammino di purificazione.
Carlo, un semplice uomo plasmato nel fango, coi suoi dubbi e le sue stanchezze, viene trasformato dall’incontro con Tommaso che gli fa toccare con mano una vera e immensa santità, di fronte alla quale non è rimasto indifferente. E il miracolo della trasformazione e conversione del giovane frate colpirà il tribunale riunito per decidere della canonizzazione di Tommaso al quale – tra i tanti miracoli operati – verrà attribuito anche quello della conversione di fra Carlo.
Il presente studio comprende il più ampio commento al mistero del concepimento del corpo di Cristo, con cui si avvia storicamente l’incarnazione del Figlio di Dio. Risalta l’impostazione teologica di san Tommaso, fondata sulla connessione tra il mistero dell’Incarnazione e i misteri della vita di Cristo, trascurata dalla riflessione teologica fin quasi ad oggi. Non solo, ma tale connessione s’inquadra all’interno della totale connexio mysteriorum, centrata sul Mistero dei misteri, quello della Trinità di Dio uno, perso di vista da un riduttivo cristologismo radicale. Da queste “novità” della teologia di Cristo tommasiana, ancor oggi “insuperata”, al dire di Papa Benedetto XVI, emerge come l’intera storia della salvezza, guidata dal mysterion eterno della volontà di Dio, sia ordinata in senso eucaristico sul corpo vero di Cristo e sul suo corpo mistico che è la Chiesa. Questa visione “summatica” del tutto di Dio, dell’uomo, del creato e della storia, è tutta fondata sulla Parola di Dio, trasmessa e insegnata dalla Chiesa. Si riscopre, così, un san Tommaso “biblico”, maestro in sacra Scrittura, dal quale dipende il sommo teologo, l’ardente mistico, il grande filosofo.
Nel giro di tre secoli, una piccola setta periferica riesce a diffondere e imporre il proprio messaggio, la propria legge, all'interno dell'impero romano. È questa la vicenda, stupefacente e improbabile, della prima diffusione del cristianesimo, che questo volume ricapitola con chiarezza. Dopo aver tratteggiato il contesto religioso in cui sorse, cioè il giudaismo tardo e i vari paganesimi vigenti nel territorio dell'impero romano, il volume descrive l'azione di Gesù e degli apostoli e l'intensa opera di proselitismo che questi iniziarono, la progressiva fissazione della dottrina, l'organizzazione delle comunità, le persecuzioni di cui l'autore mette in luce in particolare l'importanza nel dar forma a un'idea di Chiesa come Chiesa di martiri e dunque a una particolare idea di santità a partire dalla quale si svilupperà un'imponente letteratura agiografica.
Il nostro presente, afferma Roberto Mancini, richiede il coraggio dell'utopia, intesa come trasfigurazione della realtà che preme nelle nostre coscienze per trovare posto nella storia. Ciò che ha spinto gli autori a scrivere questo libro, rivolto ai figli e ai giovani adulti che vivono la tensione spirituale e lottano per uscire dai loro deserti, è il desiderio di generare e promuovere percorsi di senso. Percorsi scaturiti dalla rilettura delle scelte di vita di Charles de Foucauld, un uomo che ha esplorato oltre i confini, fisici e spirituali, consentiti a un europeo vissuto tra la seconda metà del XIX secolo e la Grande Guerra. Dal primo viaggio in Marocco alla morte cruenta in Algeria, la vita di Charles è stata una continua ricerca dell'Assoluto e un progressivo spogliamento di tutto ciò che era d'impedimento per divenire "fratello universale". Per liberare la figura di Charles de Foucauld da alcune incrostazioni ottocentesche e renderla significativa anche per chi oggi è lontano dai contesti religiosi, sono state utilizzate nuove chiavi interpretative. La dimensione spirituale si apre così alla logica comunionale, che è interreligiosa, planetaria e cosmica e consente di accogliere in una sintesi nuova i vari aspetti del reale. La sfida, per citare Antoine Chatelard, uno dei più attenti seguaci di Charles, è quella di «...lasciarsi trascinare dalla forza che spinge ogni uomo affinché scorga il luogo in cui è chiamato a realizzarsi nei deserti di questo mondo».
Questo libro è uno sfaccettato invito a conoscere santa Teresa di Gesù e soprattutto ad ascoltarla giacché l'autore, nelle sue pagine, la lascia abbondantemente parlare. Ancor prima di vedere la luce, ha già percorso la terra, al seguito di padre Patrizio Sciadini: pubblicato in Brasile è arrivato in Egitto, e infine è stato edito in Italia, prima ad Arezzo, dove le consorelle carmelitane scalze del monastero "Santa Teresa Margherita Redi" lo hanno rivisto, e poi a Roma, alle Edizioni OCD.
Il commento ad Abdia fu ultimato verso la fine del 396. Girolamo in gioventù aveva dedicato ad Abdia un altro commento, in cui si privilegiava l'esegesi spirituale; adesso, invece, i suoi interessi per la Bibbia partono dal livello storico-letterale, come dimostra l'uso degli Hexapla. Inoltre, affiorano nel testo allusioni a Cicerone e Orazio e sono menzionati altri autori profani. Girolamo compose il commento a Zaccaria nel 406; anche in esso il ricorso agli Hexapla è considerevole; i suoi modelli sono un perduto commento di Origene e quello, che invece possediamo ancora, di Didimo il Cieco. Girolamo affronta l'esegesi del libro di Zaccaria con una certa soggezione per la sua oscurità; il suo intento principale è quello di risolvere le varie questioni legate a un testo così complesso. L'opera è impreziosita da diverse riprese virgiliane e citazioni di Cicerone e Orazio.
Trattato in quattro Libri redatto dal patriarca Fozio di Costantinopoli (858-867/877-886) intorno all'871-872. Lo stile del testo e la struttura interna tradiscono una probabile origine omiletica di almeno una parte del materiale, verosimilmente rimaneggiato dallo stesso autore, fino ad acquisire la forma attuale in quattro Libri per quanto non sempre omogenea. L'opera costituisce un attacco diretto alle dottrine e alle posizioni teologiche dei pauliciani, setta dualista di origine armena, comunemente identificati come "manichei" nelle fonti bizantine. Cerca di ricostruire le origini del gruppo e la sua diffusione lungo il confine orientale dell'Impero, partendo dalle origini quasi leggendarie a Samosata per poi seguirne le vicende più propriamente storiche, dal VII secolo sino agli ultimi decenni del IX secolo. Nella stesura del proprio trattato Fozio attinse a quello redatto dal suo contemporaneo Pietro Siculo, a sua volta autore di uno scritto contro i pauliciani (più breve), ricco di informazioni storiche ma meno elaborato e curato sul versante teologico.
Il volume prende in considerazione i principali testi agostiniani sullo Spirito Santo, al fine di evidenziarne il mistero e l'origine divina, il ruolo e l'azione nell'economia salvifica e nella vita dei credenti, e la sua costante ed efficace presenza nella Chiesa, chiamata a trasmettere agli uomini la luce della Verità e a rinnovarsi costantemente come corpo mistico di Cristo, perseverando nella fedeltà all'unico Maestro e nella comunione mediante la carità.
L’uomo è la sua libertà e questa libertà cresce fino a compiersi nella totale e piena comunione con Dio
DESCRIZIONE
L’eclissi di Dio ripropone in modo nuovo e drammatico la domanda sull’essere umano per cercare un fondamento alla comune convivenza.
In queste pagine è raccolta una piccola antologia tratta dall’opera Contro le eresie di sant’Ireneo; essa dà una risposta fondamentale e sorprendente alla domanda sull’uomo: l’uomo è la sua libertà e questa libertà cresce fino a compiersi nella totale e piena comunione con Dio.
Questa biografia di Santa Caterina da Siena evidenzia la figura di una delle donne più famose della storia italiana e della storia della Chiesa in particolare, in un periodo tra i più difficili e complessi della storia europea.
Grande mistica, morì a soli trentatré anni. Ma la sua vita fu costellata da avvenimenti davvero eccezionali per una giovane donna del Trecento. Per ispirazione divina intesse relazioni con persone di potere religioso e politico, come il papa e i governanti di allora, per il bene della Chiesa e della società civile. Compone liti, si adopera per portare la pace tra fazioni dissidenti, esorta i Signori dell’epoca a governare con giustizia, si occupa dei poveri, dei malati, dei disperati.
Per le donne di oggi, tese a una legittima visibilità e partecipazione nella Chiesa e nella società, Caterina è un esempio ante litteram a cui guardare. E cogliere quella vis di pensiero e di azione che non arretra di fronte a nessun ostacolo e guarda alla costruzione del futuro.

