
Che cosa è il tempo, e che cosa l'eternità? Il tempo si estende per sempre? Si ripete all'infinito o si orienta verso un termine ultimo? Filosofia greca, Ebraismo e Cristianesimo a confronto. Questa monografia esamina in modo chiaro e conciso, ma rigoroso e articolato, le concezioni di tempo ed eternità nella filosofia greca, nella Bibbia e nella Patristica. Mostra come i Cristiani criticassero la nozione stoica di ripetizione infinita di evi in cui rivivono le stesse persone compiendo gli stessi atti, in quanto opposta al progresso morale, e ponessero invece l'eternità metafisica platonica alla fine del tempo storico, come luogo di retribuzione e partecipazione all'eternità divina.
Il secolo XX segna un rifiorire del discorso spirituale e fin dal suo inizio rimette in primo piano la riflessione sullo stato mistico contemplativo: gli studi dei padri carmelitani e domenicani si raccolgono in dotta meditazione sulle opere di Giovanni della Croce, Tommaso d’Aquino e Teresa d’Avila, mentre i francescani si orientano più volentieri su Bonaventura.
Su questo sfondo si affaccia un primo orientamento innovativo nel momento in cui gli spiritualisti, soprattutto gesuiti, cercano di armonizzare la spiritualità con i dati scientifici della storia e della psicologia, la mentalità teologica speculativa con quella positivistica. Il discorso sull’esperienza mistica lentamente ridimensiona la portata dello sforzo ascetico e, nella seconda metà del secolo – dopo l’intensa stagione del concilio Vaticano II – si giunge a ritenere che l’ascesi in se stessa non sia propriamente un discorso spirituale, ma semplicemente morale.
Sommario
Abbreviazioni. Introduzione. I. Ricerca sul senso odierno di spirituale. II. Alla ricerca di un vissuto mistico. III. Spiritualità liturgica. IV. La Parola nell’esperienza spirituale ed esperienza spirituale della Parola. V. Esperienza spirituale caritativa. VI. Pastorale spirituale. VII. Spiritualità missionaria. VIII. Spiritualità ecumenica. IX. Vita spirituale dei religiosi. X. Spiritualità laicale. XI. Spiritualità di movimenti e gruppi. XII. Spiritualità popolare. XIII. Spiritualità mariana. XIV. Spiritualità socio-politica. XV. Contestazione e contemplazione. XVI. Spiritualità del lavoro. XVII. Spiritualità della povertà. XVIII. Mortificazione. XIX. Spiritualità emergente da saperi umani e arti. Conclusione. Indice dei temi svolti. Indice dei luoghi. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Tullo Goffi (1916-1996), sacerdote e teologo, è stato uno dei protagonisti del rinnovamento della Teologia morale in Italia. Tra le sue pubblicazioni: La morale familiare (Morcelliana 1958), Laicità, politica e Chiesa (San Paolo 1961), Amore e sessualità (Queriniana 1963), Spiritualità familiare (Sales 1965), Etica sessuale cristiana (EDB 1972), Etica cristiana trinitaria (EDB 1995), Spiritualità del matrimonio (Queriniana 1996). Ha inoltre curato la Nuova enciclopedia del matrimonio (Queriniana 1975) e, con Stefano De Fiores, il Nuovo dizionario di spiritualità (Paoline 1979).
I luoghi domestici svolgono un ruolo importante nell'organizzazione, nella crescita e nello sviluppo istituzionale del cristianesimo delle origini e proprio la distinzione tra spazi pubblici e privati viene adottata nei testi antichi per riconoscere l'insegnamento della retta dottrina e delimitare la diffusione delle pratiche eretiche. Le lettere pastorali di Paolo a Timoteo e Tito, il ritratto che Ireneo di Lione tratteggia del suo avversario Marco e le lettere di Ignazio di Antiochia classificano gli antagonisti come frequentatori di luoghi segreti in cui si svolgono pratiche nascoste e sregolate e associano loro tutti i vizi che conducono alla distruzione della polis. Viceversa, le assemblee in cui si pratica il corretto insegnamento sono anche aperte alla vista e dispiegano le virtù di un ordine sociale armonioso. Nell'intento di approfondire la geografia sociale e umana del cristianesimo delle origini, il saggio intende contribuire alla discussione sulla distinzione tra pubblico e privato nell'antichità greco-romana, facendo emergere la relazione tra la produzione sociale dello spazio e la rappresentazione del vero e del falso insegnamento.
Il volume raccoglie una presentazione del tractatus “De diligendo Deo” di Bernardo di Chiaravalle. Si pongono in luce alcuni aspetti specifici: l’appartenenza del testo al processo di rinnovamento culturale e spirituale della Chiesa del XII secolo, il tema dell’amore preveniente di Dio, come principio ineludibile dell’umana risposta di carità, e l’articolata struttura retorica del dire teologico dell’abate di Clairvaux. Ci si sofferma dettagliatamente su quest’ultimo aspetto, per dimostrare come l’eleganza formale del testo non sia un espediente meramente estetico di ispirazione cortese o di imitazione classica, quanto un elemento intrinseco della teologia mistica.
Se la teologia, secondo la migliore tradizione patristica, si pone come dinamismo esperienziale della presenza e dell’amore di Dio, solo un ‘dire’ teologico nobile, e artisticamente elaborato, può essere davvero adeguato alla profondità del contenuto. Il rivestimento formale letterario e retorico è, dunque, per il santo monaco cistercense non un ornamento estrinseco del contenuto riflesso, quanto l’espressione più autentica del suo incontro col mistero di Dio in Cristo e lo ‘spazio letterario’ da offrire al lettore per la possibilità di questo incontro. Solo così il teologo compie un servizio autenticamente testimoniale: egli scrive per obbedire ad un mandato ecclesiale e nel desiderio di servire la Chiesa, accompagnando la comunità dei credenti a scoprire, custodire ed annunciare la divina carità.
L'immortale Trattato della vera devozione alla Santa Vergine e l'opuscolo Il segreto di Maria, esaminati oggi criticamente, rivelano una vitalità dottrinale e devozionale che supera di gran lunga i pochi elementi caduchi, legati al tempo della loro composizione. Ora ripubblicati in una nuova edizione che mantiene la traduzione originale e le oltre 500 note, ma compie una severa revisione di tutti gli apparati, questi due testi del Monfort continuano ad alimentare come diceva Giovanni Paolo II, "una devozione venuta dal più profondo della fede, come dal cuore stesso della realtà trinitaria e cristologica". "Superando i suoi predecessori, il Montfort (1673-1716) intuisce che la devozione mariana non è un cammino a sé stante o giustapposto, ma un elemento per giungere a un cristianesimo maturo e responsabile. La novità e il valore della dottrina monfortana consistono nell'aver unito devozione a Maria e vita battesimale: "La devozione che io insegno... si può anche chiamare una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del santo battesimo- (VD 120), un mezzo efficace per compiere coscientemente l'opzione fondamentale per Cristo e vivere in modo perfetto la consacrazione a lui." (dalla Presentazione di Stefano De Fiores)
"È stato osservato che la Spagna ha una quantità di personaggi mitici, spesso eternati in un'apposizione che li rende quasi i campioni assoluti del genere. Abbiamo El Burlador (don Giovanni), El Cid Campeador (Rodrigo Díaz de Vivar), El Ingenioso Hidalgo (don Chisciotte), El Inquisidor (soprattutto Torquemada); inoltre - emergenti dall'anonimato come Il Milite Ignoto, per farsi emblemi di tutta una parte di umanità ispanica - El Torero, El Conquistador, El Caudillo. Santa Teresa è almeno due cose, in senso assoluto: La Mística, ossia la contemplativa per eccellenza, come esperienza vissuta e come descrizione di tale esperienza negli scritti; e, sul versante dell'azione esterna, La Fundadora, la campionessa e il modello di tutti coloro che abbiano voluto concretare una nuova concezione della vita religiosa in una serie di opere e di monasteri che ne fossero l'attuazione visibile e i centri d'irradiamento." (Italo Alighiero Chiusano) Con la traduzione e l'introduzione di Italo Alighiero Chiusano.
A che serve raccomandare la solitudine e il silenzio alla gente di oggi, quando TV e molto altro rombano 25 ore su 24 e vantaggiosi contratti di cellulare consentono colloqui "no-stop" giorno e notte? Tutto sembra così normale! Eppure? La sana e autentica psicologia - non quella da bancherelle di piazza - continua a consigliare di riservare a sé spazi di silenzio e di calma, tempi di riposo e di riflessione, così che emergano dal proprio intimo i valori veri di cui ognuno è dotato. Questo piccolo libro è una "grande sinfonia". L'autore, esperto maestro della devotio moderna, suggerisce anzitutto di attenersi alla giusta misura, che ognuno deve scoprire per sé. Ed esorta caldamente, dopo aver assolto l'"impegno" quotidiano o della vita, alla solitudine e al silenzio non solo per possedere se stessi, ma per capire quello che il prossimo veramente attende da noi. Ma poiché ogni uomo, in definitiva, ha nostalgia di Dio, ricorda ancora, come in un'ascesa lieve ma incessante nelle ultime pagine, che il silenzio è preparazione e compimento dell'incontro con Lui nel mistero sommo che è l'Eucaristia. È la medesima fede di ieri e di oggi. Stupendo: le buone cose antiche sono sempre nuove.
San Gregorio di Narek (951 - 1003) fu poeta e mistico, una figura di grande rilievo nella tradizione della Chiesa armena e non solo. La sua rilevanza nella cultura cristiana è tale da spingere papa Francesco ad annunciare - il 12 aprile 2015 - la sua proclamazione a Dottore della Chiesa universale. Questo volume, curato dal teologo e saggista Natale Benazzi, presenta la vita e l'opera di san Gregorio di Narek e un'antologia dei suoi scritti. Ad arricchire il libro, la presentazione di mons. Fisichella. Una voce poetica modernissima e potente, un profondo lettore dell'anima umana, un maestro della Chiesa universale.
Scritte tra il 397 e il 400, le Confessioni sono l'opera di Agostino che più di ogni altra esercita un fascino particolare. Ciò non deriva unicamente dall'interesse per la singolarità dell'avventura intellettuale e religiosa che vi si racconta, né soltanto perché si tratta di un capolavoro letterario, ma dalla grande modernità, intensità di accenti e vivezza umana con cui Agostino arriva alla mente e al cuore, creando un legame di profonda partecipazione spirituale e psicologica. Le Confessioni sono un'opera aperta che può esser letta partendo da angolazioni diverse: come esplorazione interna e itinerario filosofico (la ricerca di sé e del proprio destino; il desiderio di sapienza e verità); come esperienza umana (l'amicizia, la passione, l'amore, il male, la morte); come cammino di fede (il mistero di Dio e il suo piano di salvezza; la conversione, l'incontro con Cristo); come illuminazione spirituale e ascesi mistica. Dei tanti insegnamenti che si possono trarre da quest'opera, uno resta fondamentale per tutti: l'invito a non smettere mai di interrogarsi con sincerità, ad avere cioè il cuore un po' sempre inquieto, sanamente inquieto, nella ricerca di Dio e di se stessi.
Personalità unica e attraente, genio letterario di incredibile fecondità e maestra della vita spirituale contemplativa, Teresa d'Avila appartiene al 'siglo de oro', il periodo che vede l'immensa estensione della potenza spagnola in America centrale e meridionale. Sesta di undici tra fratelli e sorelle, Teresa dà un contributo fondamentale al rinnovamento della Chiesa a partire dalla preghiera, un principio che ispira la fondazione di monasteri in Spagna, Italia, Francia, Polonia, Fiandre e Germania e orienta i suoi scritti. La prima grande opera è l'Autobiografia, seguita dal Cammino di perfezione e dalle Fondazioni, anche se il testo principale resta il Castello interiore, immagine dell'anima che ospita Dio.
Da uno degli autori più fecondi dei primi secoli cristiani, un'opera di grande originalità e ricchezza. La composizione del Commentario a Matteo si colloca nel periodo compreso tra il 244 e il 249, nell'ultima stagione della vita che Origene trascorse nella città di Cesarea di Palestina. Eusebio parla di venticinque tomi origeniani sul Vangelo di Matteo; di questi, la tradizione testuale ne ha trasmessi soltanto otto in versione greca comprendenti il commento da Mt 13, 36 a 22, 33. Opera della maturità, di grande originalità, ricchezza e complessità, portata a compimento al termine di una vita spesa nella riflessione, nel commento e nell'insegnamento della Parola, si colloca nell'ambito dell'attività didattica origeniana. Il tomo è il terzo di 4 volumi ed è dedicato alla traduzione dei libri 14 e 15.
Dopo la Bibbia, l'Imitazione di Cristo è il testo religioso più diffuso della letteratura cristiana occidentale. L'opera è anonima, ma vari studi hanno indicato in Tommaso da Kempis o in Jean Gerson il possibile autore. Ai suoi insegnamenti si sono formate figure come Teresa di Lisieux, Jacques-Bénigne Bossuet (che la definì "il quinto Vangelo-), Giovanni XXIII e Benedetto Giuseppe Labre. Questo grande classico della spiritualità viene qui riproposto in una nuova traduzione dal latino che si distingue per lo sforzo di svincolare l'opera dal contesto strettamente religioso e di cercare un linguaggio più universale.