L'obiettivo dichiarato di queste Lezioni - tenute da Foucault a Berkeley nel 1983 - è quello di ricostruire, attraverso la problematizzazione del concetto di verità, "una genealogia dell'atteggiamento critico nella filosofia occidentale". Il metodo seguito è quello dell'analisi filologica. Protagonista di questo seminario foucaultiano è infatti una parola, il termine "parresia", che connota, nella lingua greca, l'attività di colui che dice la verità. Seguendone il percorso nelle tragedie di Euripide, nei testi "socratici" di Platone, e via via in quelli di Aristotele e Plutarco, Epitteto e Galeno, Foucault restituisce a pieno le tensioni etiche della società greca, e insieme propone la questione centrale del suo metodo di indagine.
"Osservare freddamente Dio - caldamente, lo fu già abbastanza". Per questa impresa, che è già di per sé un'empietà, Sgalambro si è scelto come invisibili protettori quei grandi teologi dimenticati, come Suárez o Melchor Cano, che sapevano trattare di Dio con cupa professionalità. Qui, come ancora in Spinoza e in Schopenhauer, Dio torna a essere il mondo nella sua profonda estraneità, nella sua avversione al soggetto, che attacca fino a ucciderlo, nella sua controfinalità.
Questo libro polemizza con quanti sostengono che le trasformazioni e i conflitti del mondo contemporaneo nascono da processi di adattamento o opposizione alla modernità occidentale. Così facendo, la prospettiva resta sempre e solo quella dell'Occidente. Lo sguardo va invece spostato sui processi di ibridazione: tra culture, tra passato e presente, tra ideologie. La tesi del libro è che il concetto di globalizzazione metta in luce tutt'al più gli aspetti dell'unificazione economico-finanziaria e tecnica del mondo contemporaneo, ma sfugga alle questioni di fondo: che sono poi quelle dei rapporti tra le diverse culture, della loro coesistenza insieme necessaria e conflittuale.
Storia di un movimento spirituale: la Stoa.
La cultura occidentale, il nostro modo di rapportarsi al mondo e a noi stessi, la stessa identità europea affondano le radici nel cuore del pensiero filosofico classico: quello di Eraclito e di Parmenide, di Socrate e di Platone, di Aristotele e di Epicuro, di Seneca e di Plotino. Questo libro fornisce una guida ragionata alla filosofia antica, agli autori, ai movimenti, ai testi che hanno segnato in modo permanente la nostra tradizione culturale.
Che cosa esiste? A questa domanda, uno dei più antichi e irrisolti problemi filosofici, risponde quel ramo della filosofia nota come ontologia. In questo libro Achille Varzi, docente al Dipartimento di Filosofia della Columbia University di New York, illustra la discussione filosofica attualmente dedicata all'ontologia.
L'impatto tra l'arte e le nuove tecnologie elettroniche (dalla computer graphics alla realtà virtuale) è attualmente oggetto di un dibattito esteso a una quantità di saperi e discipline. Ma come è cambiata la natura stessa dell'arte? Come è cambiata la nostra percezione della sua tradizionale funzione di "produzione del nuovo"? La pratica artistica può ancora considerarsi come in passato l'esempio più eminente della creatività umana? Massimo Carboni e Pietro Montani hanno raccolto le pagine di venti maestri sul tema del rapporto tra arte e tecnica. Tra questi: Valéry, Brecht, McLuhan, Heidegger, Adorno, Baudrillard, Maldonado, Lévy.
La fraternità è stata la grande promessa mancata della Rivoluzione illuminista. Affacciatasi allora, è rimasta, non a caso, la parente povera di quel progetto. Oggi ritorna con tutti i suoi paradossi, ma con la stessa forza, dinanzi alla 'vecchia storia' della guerra e di un nuovo, contrastante, bisogno di cosmopolitismo. Impone così la riflessione su un diritto fraterno, capace di superare gli egoismi che si nascondono tra le pieghe dei globalismi arroganti.
Nel presente saggio l'autore sonda le fondamenta della costruzione kantiana della "Critica del giudizio" scritta per gettare un ponte sull'abisso che separa natura e libertà. La produttività libera e spontanea dell'artista, eguale a quella di Dio, in tanto eleva l'uomo, in quanto appunto sacrifica la natura, la condizione irriducibile della sua finitezza.
L'intento del presente saggio è quello di rendere accessibile ai lettori uno degli argomenti più dibattuti e suggestivi del pensiero umano dal medioevo ai giorni nostri, fornendo loro gli strumenti indispensabili per capire il valore universale del ragionamento logico e come esso possa essere applicato ad una questione così decisiva per la vita umana come quella dell'esistenza di Dio. Tra le dimostrazioni più controverse, ma anche teoricamente più certe dell'esistenza di Dio, rientrano le cosidette "prove logiche", ossia quei tentativi di dedurre la presenza necessaria di un Essere perfettissimo con la sola forza del pensiero. La storia della filosofia e della scienza in Occidente è caratterizzata dal ruolo decisivo assegnato all'argomentazione logica. Vengono qui accomunati pensatori diversi e distanti nel tempo come Anselmo d'Aosta e Kurt Godel, Tommaso d'Aquino e Bertrand Russell. La prova ontologica rimane una sfida per l'intelligenza umana al di là della scelta di fede.
La Regola d’oro («Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te» o, in positivo, «Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te») merita oggi un’attenzione filosofica particolare, anche se si tratta di un’intuizione sapienziale, innanzi tutto, e non di un principio teorico, più o meno raffinato nella sua formulazione. L’intuizione sapienziale ha in questo caso il grande vantaggio di esprimersi genialmente intorno al rapporto giusto tra esseri umani. Non ad un rapporto giusto, ma proprio al rapporto giusto. Ciò significa che la Regola d’oro contiene virtualmente in sé tutte le forme di comando per altri, poiché essa dice della ‘qualità’ della relazione tra noi indipendentemente dal gesto singolare che dovesse incarnarla. Ed è proprio la ricerca di una qualità buona della relazione tra noi la fatica del nostro tempo che non può più permettersi la dicotomia politica amico-nemico. All’oscillazione amico-nemico c’è sempre meno riparo attraverso la proiezione dell’inimicizia all’esterno della comunità e la collocazione dell’amicizia al suo interno, come accade nella guerra di un popolo contro un altro. Siamo sempre più destinati a essere, insieme, tutti amici possibili e tutti possibili nemici; anche di noi stessi. Ma come essere possibili amici? La Regola d’oro porta a parola, nella sua bella formulazione, l’indicazione, semplice e radicale, delle dinamiche dell’umana amicizia, meglio di quanto non accada ad altri principi della ragion pratica. Perciò può essere considerata una cifra emergente dell’universalità etica, di cui è diventato altrettanto universale il bisogno.
Carmelo Vigna è ordinario di Filosofia morale presso l’Università degli Studi Ca’ Foscari di Venezia, dove ha diretto il Dipartimento di Filosofia e Teoria delle Scienze e ha fondato e attualmente dirige il Centro Interuniversitario per gli studi sull’Etica (C.I.S.E.). Insegna anche presso l’Università Cattolica di Milano. È direttore (con F. Botturi) dell’«Annuario di etica» (Vita e Pensiero). Per Vita e Pensiero ha curato: Multiculturalismo e identità (con S. Zamagni, 2002); Etica trascendentale e intersoggettività (2002); Libertà, giustizia e bene in una società plurale (2003); Etiche e politiche della post-modernità (2003); Etica del plurale (con E. Bonan, 2004).
Susy Zanardo è dottore di ricerca e borsista del Centro Universitario Cattolico (II livello). Collabora con la Cattedra di Filosofia morale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e con il Centro Interuniversitario per gli Studi sull’Etica (C.I.S.E.). Ha pubblicato lavori sul pensiero contemporaneo di area francese.