
La teoria e la pratica della meditazione stanno conquistando, un anno dopo l'altro, sempre più spazio nella società attuale. Importanti sono certamente la meditazione del buddhismo e dello yoga, così come quella cristiana. Ma in questo scenario, un ruolo determinante è interpretato dalla dottrina taoista e in particolar modo dal suo versante esperienziale. In un unico volume vengono riuniti tre testi fondamentali del taoismo - "Il Tao-te-ching", "Il maestro dei segreti celesti" e "Il trattato del sedersi nell'oblìo" - ognuno capace di veicolare i contenuti sapienziali di una vitale tradizione culturale e religiosa.
Viene qui riproposto il capolavoro di uno dei maggiori filosofi del Seicento, con il testo originale a fronte e con il nutrito commento di Giovanni Gentile. Le dottrine metafisiche e gnoseologiche possono essere considerate come propedeutiche alla definizione di una teoria morale che si propone di liberare gli uomini dalle passioni. E dal momento che il riconoscimento della necessità della sostanza divina è per Spinoza il concetto fondamentale della concezione della realtà e della conoscenza, esso costituirà anche il perno concettuale della sua costruzione etica.
La riflessione epistemologica di Michael Polanyi può, a buon diritto, annoverarsi come una delle più interessanti ed originali espressioni della cosiddetta "nuova filosofia della scienza". Essa ha la sua espressione più compiuta nella definizione della conoscenza scientifica come "conoscenza personale", che trova nel presente testo tutti gli elementi della futura elaborazione, corredati per di più dalle splendide e rivelative metafore del "golfista" e dello "scassinatore".
Jankélévitch conferma in questo "Corso" la fecondità di un pensiero che parla di morale senza cadere nel moralismo, scava nei concetti evitando il concettualismo e coniuga il dovere con l'amore, muovendo dall'importanza che l'intenzione e la volontà hanno nell'esperienza morale. Né Husserl né Heidegger ma Pascal e Tolstoj sono i riferimenti dell'autore, filosofo laico ma attento alla lezione dei mistici, oltre che a quella dei classici (Platone, Aristotele, Agostino). Queste lezioni sono esemplarmente indicative della ricchezza spirituale che la filosofia può dare all'individuo.
Tra le "Vite dei filosofi all'asta" e "La morte di Peregrino" si apre una medesima scena e si svolge, al contempo, una medesima vicenda del pensiero: è un teatro e una storia della mimesi, con la giostra - un po' folle e bislacca - delle copie, delle imitazioni, dei simulacri che danzano ormai liberi e festeggianti sulla morte, inequivocabilmente definitiva, della verità. Il grande cadavere è quello della filosofia platonica e di tutte le filosofie che, sulle orme di Platone, hanno voluto porsi sul piedistallo della virtù e della conoscenza vera. Così Luciano, il grande scrittore di Samosata (II secolo d.C.), mette in vendita, anzi in svendita, tutte le filosofie possibili sulla piazza del mercato ed erige un grande rogo su cui, simbolicamente, con l'impostura di Peregrino, sale anche tutta quella vanagloria filosofica che ha spirato con potenti soffi di alterigia per secoli e secoli. Da queste ceneri possono così rinascere la scrittura e il racconto, liberati dai sequestri e dalle ipoteche della verità e della virtù, del bene e della politica. Ha l'aria della vendetta, tutto ciò, e lo è certamente. Ma è anche qualcosa in più. Questa scena, allestita da Luciano tra le "Vite" e il "Peregrino", è una delle riflessioni più profondamente filosofiche che sia dato di leggere sul "ragno implicito" di ogni filosofia: l'ipocrita recita dell'esemplarità. Se poi questa recita ha già trovato dei pericolosi eredi, come i cristiani...
Che senso ha la vita? Perché sono qui? Perché dovrei fare la cosa giusta? E che cos'è la cosa giusta? Sono domande tutt'altro che facili. Ma alcune delle menti più brillanti della storia hanno lasciato idee e linee di condotta per il nostro benessere psicologico. Le concezioni di Platone sul bene e sul male, il consiglio di Aristotele di seguire in ogni situazione ragione e moderazione, i pensieri di Kierkegaard sulla morte, la saggezza tradizionale degli "I Ching" o la teoria dell'imperativo di Kant possono rivelarsi straordinariamente utili per affrontare problemi concreti. Questo libro riporta il pensiero dei grandi pensatori della filosofia di tutti i tempi, insegnando a vivere meglio il presente.
Il libro di Giuseppe Cambiano ricostruisce il ruolo fondante che le interpretazioni dell'esperienza politica e istituzionale di città come Atene e Sparta hanno svolto nel pensiero e nelle vicende politiche della storia italiana più recente, in particolare nel periodo che va dal Quattrocento al Settecento. Concetti-chiave come quelli di uguaglianza, di democrazia, di libertà, di partecipazione politica - sui quali molto si è discusso nell'età moderna - affondano infatti le loro radici nella nozione stessa di polis e hanno avuto origine nell'esperienza politica e istituzionale di una civiltà solo apparentemente lontana.
I Pensieri a Giulia sono stati pubblicati come opera postuma nel 1978-81 presso l'editore Giuffrè, che aveva in catalogo tutti i volumi editi e inediti dell'opera filosofica, a completamento delle Opere di filosofia giuridica. Capograssi infatti respira, per usare una nota metafora, con due polmoni: quello dello scienziato e quello dello scrittore. I Pensieri a Giulia sono un grande diario, nel solco della tradizione diaristica tra Otto e Novecento. Gli autori amati e più spesso citati da Capograssi sono Agostino, Dante, Pascal, Leopardi, Amiel, Kierkegaard. La pagina di Capograssi regge il confronto con la pagina dello Zibaldone. Quanto al contenuto, nei Pensieri si svolge da foglietto in foglietto il messaggio quotidiano di un uomo che celebra l' ordo amoris. C'è dello "stilnovo" in quest'opera che si distingue tra tanta letteratura d'amore moderna e contemporanea per una ricchezza, attinta anche al sentimento religioso.
Edizione riveduta e corredata di nuovi apparati, l'opera incompiuta di uno dei pensatori tedeschi più rilevanti della seconda metà dell'Ottocento, pubblicato per la prima volta nel 1883 come primo volume di un progetto filosofico più ampio ma rimasto poi allo di frammento.
Tra i testi inediti di Leibniz, i dialoghi sono numerosi e godono del privilegio di essere tra gli scritti più compiuti: tra i dialoghi prevalentemente filosofici si segnalano una prima teodicea composta all'età di 26 anni; i brevi ma intensi scritti apologetici; la narrazione di un tempestoso incontro tra un eremita e un uomo di corte.