
Un'opera che, lungi dal proporsi come l'ennesimo compendio di storia del pensiero, rappresenta un rigoroso e complesso manuale di teoria filosofica intorno alle principali correnti del Novecento: un percorso che, partendo da Nietzsche e passando attraverso la crisi dei fondamenti della matematica e la rivoluzione psicoanalitica, conduce per mano il lettore fino alle recenti controversie sulla filosofia della mente, sull'intelligenza artificiale e la bioetica.
"La vita della mente" è una delle opere più importanti di Hannah Arendt, quella che avrebbe dovuto costituire il suo testamento filosofico, l'epilogo delle sue riflessioni. Rimasta incompiuta per la morte dell'autrice, l'opera è poi stata pubblicata a cura dell'amica Mary McCarty. Il libro avrebbe dovuto comporsi di tre parti, ciascuna dedicata alle facoltà spirituali fondamentali: pensare, volere, giudicare. La Arendt poté terminare le prime due; della terza rimane un abbozzo pubblicato in appendice.
Questa nuova edizione italiana di "Della grammatologia", aggiornata e rivista nei suoi riferimenti bibliografici rispetto all'edizione del 1969, ripropone oggi lo stesso rigore e la stessa passione di un approccio non accademico al sapere. Non accademico nel senso di difficilmente inquadrabile in termini disciplinari e polemico con chi non si interroga sulle condizioni del proprio gesto di pensiero. Si tratta di un rigore e di una passione che la storia di questi trent'anni ha messo alla prova in modo radicale. Il termine traccia e il termine scrittura, entrati in circolo nel clima filosofico insieme al termine de-costruzione, sono forse oggi meno equivocabili nel loro rapporto con lo stile di pensiero che li produce. La ricchezza di materiali che in questo testo viene presentata ha lo scopo inesorabile di chiarire il movimento di produzione - sorta di piega generativa - che è all'opera nel concetto di segno e coinvolge l'io come attore della significazione. Da Saussure alle teorie linguistiche, da Lévi-Strauss al "Saggio sull'origine delle lingue" di Rousseau, dalle teorie moderne della scrittura a Vico, viene disegnato un approccio alla strategia del discorso filosofico che spiazza sia il dibattito sull'ermeneutica sia una nostalgia fenomenologico-ontologica che non si misuri effettivamente con la genesi del suo linguaggio.
Il volume raccoglie articoli scritti da Lonergan tra il 1943 e il 1967 su argomenti diversi: la forma dell’inferenza, il tema della grazia, la teologia del matrimonio, l’assunzione di Maria, il desiderio naturale di vedere Dio. Si tratta di testi scritti in massima parte dopo la pubblicazione di Insight e offrono una griglia ermeneutica fondamentale per la comprensione del capolavoro di Lonergan. Il teologo canadese fu tra i primi ad avvertire la necessità per la Chiesa di un serio balzo in avanti per essere all’altezza dei tempi, le indicò l’urgenza di una riorganizzazione generale del sapere in cui anche la teologia doveva entrare per non rimanere in ritardo. Lonergan era convinto della necessità di conoscere il nostro passato culturale per avanzare con creatività e successo verso il futuro.
Il lavoro ricostruisce le prime tappe della fondazione gnoseologica dell'etica in Dilthey, analizzata nei suoi aspetti sistematici e storico-genetici e inquadrata nel contesto della filosofia classica tedesca dei primi decenni dell'Ottocento, dove cruciale diventa l'assimilazione e la critica della lezione tanto del criticismo kantiano quanto delle filosofie empiristiche e postidealistiche. Esso vuole porre al centro dell'attenzione il nesso inscindibile intorno al quale si concentra la riflessione etico-antropologica diltheyana, ovvero il nesso storia-etica.
In questo testo ormai classico, pubblicato per la prima volta nel 1981, Habermas analizza l'ipotesi che la razionalità non sia esclusivamente di tipo funzionalistico, finalizzata cioè a uno scopo e tale da ridurre gli individui a strumenti, ma possa essere di tipo discorsivo, ovvero più emancipativa, e scaturire dal dialogo tra soggetti non isolati nel mondo sociale. Come il linguaggio non è solo un insieme di termini ma anche discorso rivolto a qualcuno con cui ci si deve intendere (e che in quell'intesa si realizza), così la legittimazione delle istituzioni politiche dipende in gran parte dalla «razionalità comunicativa», in grado di favorire la formazione di una volontà collettiva e di promuovere la partecipazione democratica da parte di individui non asserviti. Un'opera tuttora centrale nella produzione dell'autore, che viene qui riproposta in un'edizione rivista e arricchita della nuova presentazione di Alessandro Ferrara e di un testo inedito scritto per l'occasione dallo stesso Habermas.
La fenomenologia francese contemporanea, negli ultimi trent'anni, ha goduto in Italia di un'attenzione che non ha mai cessato di crescere, stimolando anche la nascita di nuove riflessioni e percorsi. In questa felice stagione della ricezione del pensiero francese, il libro di Jean-Luc Marion, "Dio senza essere", possiede ancora, a distanza di venti anni dalla prima edizione in lingua italiana, una forza e originalità che non cessano di imporlo al cuore degli studi di filosofia e di teologia. I temi affrontati (Dio, l'ontologia e soprattutto l'amore) hanno segnato la rinascita di questioni alle quali ancor oggi si sta tornando con rinnovata consapevolezza critica, specialmente in direzione del superamento di un concetto di Dio idolatricamente creato dalla filosofia e di un divino che non è altro da un riflesso talvolta pallido, talvolta violento (a seconda dei casi) del pensiero umano. La nuova edizione è accresciuta dal saggio San Tommaso e l'onto-teo-logia e dalla introduzione che l'autore ha aggiunto all'edizione francese.

