
Per gli intellettuali cristiani del medioevo, studiare la storia della filosofia significava accogliere o rifiutare le dottrine dei grandi pensatori del passato alla luce di un più solido criterio di verità.
Attraverso la lettura del "De pace fidei" Monaco affronta il tema della pace tra le religioni in Cusano. Per il filosofo tedesco il riconoscimento della stessa ricerca di Dio è il fondamento per la pacificazione tra le religioni che non sacrifichi la pluralità dei riti, ma anzi che l'esalti, vedendovi le molteplici manifestazioni di una stessa umana ricerca e preghiera all'unico Dio.
Il tema del nudo artistico costituisce uno dei campi di indagine più interessanti per la riflessione etica; tema delicato e complesso in quanto riguarda il dato più "naturale" della persona umana, la nudità appunto, e insieme il più "culturalizzato", la sua gestione e significazione. I contributi affrontano l'argomento nei suoi vari aspetti in un'ottica etica ed artistica cercando di individuare i punti di convergenza e di divergenza, e gli elementi di tensione: l'elaborazione del senso del pudore; il linguaggio della nudità; il significato dell'abbigliamento; l'influenza della pubblicità, della moda e dei mass media; la rappresentazione della bellezza del corpo nell'arte figurativa e nel cinema.
Il volume raccoglie i contributi più significativi elaborati nei lavori dell'area di ricerca Sefir (Scienza e Fede sull'Interpretazione del Reale) pensati e realizzati allo scopo di stimolare la riflessione e il dibattito fra docenti e ricercatori in varie discipline su alcuni caratteri distintivi dell'attività scientifica quali la sua vicinanza all'attività artistica, il suo contributo alla comunicazione e al processo di sviluppo umano. In un panorama culturale sempre più sensibile all'interdisciplinarità e alla relazione sinergica tra scienze naturali e teologia si offre al lettore questo testo nella convinzione di poter stimolare e arricchire la propria personale riflessione.
Questo saggio di Edith Stein 'Sullo Stato' e una conferma della vastita dei suoi interessi: attraverso il metodo fenomenologico indaga non solo questioni filosofiche ma affronta temi propri delle scienze umane.
L'idea di una rigenerazione del tempo, strettamente legata a una rinascita individuale e collettiva, costituisce il fondamento della Svolta cui fa riferimento il titolo. Questi tempi, in cui tutti facciamo esperienza di un ciclo epocale giunto al suo compimento, portano con sé il movimento salvifico di una Svolta, cui l'essere umano è chiamato a corrispondere con una rivoluzione radicale dell'intero orientamento conoscitivo, emotivo e pratico dell'esistenza. Alla luce di queste convinzioni viene preso in considerazione il pensiero di alcuni autori che ne sono stati in un certo senso gli anticipatori, tra i quali Martin Heidegger, Paul Celan, Arthur Rimbaud.
Quando culture filosofiche d'Occidente hanno incontrato pensieri d'Oriente, hanno assunto, in generale, due diversi atteggiamenti: o uno sguardo troppo distaccato, interessato solo a rivendicare le proprie superiorità; oppure uno sguardo troppo innamorato, interessato soprattutto ad esaltare le superiorità altrui. In "East & West" non si prende a modello nessuno di questi atteggiamenti, consapevoli che entrambi possono condurre alla distruzione di identità: quello "eurocentrico" rischiando di imporre nuove forme di colonialismo alle culture d'Oriente, quello "esotico" condannando senza riserve le culture dell'Occidente moderno.
Inseguire i foliage, frugarne tra gli alberi le manifestazioni, attenua i timori dell'inverno che incombe. Girovagare in autunno nei boschi, in pianura, in montagna, sulle colline, offre momenti di grande bellezza e consolazione. Il termine foliage invita a vagabondare alla ricerca del trascolorare delle foglie in sfumature pregne di solarità, ad ammirarle concedendosi tempo. Il mutamento della natura diventa stile di vita, arte della contemplazione e dell'attesa; il tema della fugacità è inteso non come fonte di tristezza ma come rinnovato desiderio di vita. Un viaggio alla scoperta della luce che anche i bagliori autunnali emanano, illustrato dai dipinti dedicati all'autunno dai grandi pittori, da Monet a Gauguin, da Van Gogh a Schiele.
Il cristianesimo è una religione perversa? Dio Padre, che pone in mezzo al Paradiso l'albero della conoscenza e poi proibisce alle sue creature di gustarne i frutti, sembra agire come un perverso, e perverso è il piano divino che prevede di sacrificare il proprio Figlio per salvare quelle stesse creature da Lui spinte a peccare... Tuttavia, nonostante questo - o forse proprio per questo - il cristianesimo resta una religione autenticamente «rivoluzionaria», forse la sola in grado di farci riflettere sulla condizione paradossale dell'uomo: e Slavoj Zizek, in questo denso volume, arriva a sostenere- da un punto di vista completamente ateo - che «per essere un vero materialista dialettico bisogna andare fino in fondo all'esperienza cristiana». E la vera esperienza cristiana viene trasfigurata: non consiste più (o non soltanto) nella fede nel Grande Altro divino, ma soprattutto nella tragica consapevolezza dell'impotenza radicale di Dio. Riproponendo, con coraggio teoretico ineguagliabile, i dilemmi agostiniani e kierkegaardiani, Slavoj Zizek fornisce con questo saggio - tanto ai credenti quanto ai non credenti - una visione veramente sovversiva dell'eterno problema di Dio. E poiché oggi anche i difensori dell'Illuminismo riconoscono che una visione religiosa è necessaria per ancorare il nostro atteggiamento etico e politico in un'epoca post-religiosa, questo libro si candida a punto di partenza per un dibattito quanto mai necessario.
A differenza delle tante opere che cercano di definire con oggettività sociologica la natura e la consistenza della categoria degli intellettuali, l'autore mette al centro di questa sintesi di tre secoli di storia dei rapporti tra potere e sapere le strategie in base alle quali gli intellettuali si sono autodefiniti come tali. Si tratta ovviamente del ruolo del lavoro intellettuale nelle società moderne, che trovò la sua definizione canonica con i philosophes dell'illuminismo e che sembra aver subito una radicale trasformazione oggi, in epoca postmoderna. Trasformazione che Bauman sintetizza metaforicamente nel passaggio dalla figura dell'intellettuale "legislatore" a quella dell'"interprete": da chi arbitra e sceglie in base al proprio superiore sapere tra opinioni relative alla realizzazione del miglior ordine sociale a chi, abbandonate le ambizioni universalistiche, mette la propria competenza professionale al servizio della comunicazione tra soggetti sovrani. Interessato soprattutto a comprendere le successive definizioni che del proprio ruolo hanno dato gli intellettuali, Bauman tuttavia non ritiene che sia stato superato l'orizzonte della modernità: anzi, come si è portati a pensare a lettura ultimata, proprio in società come quelle postmoderne, divise in sedotti e "repressi", sembra riproporsi con urgenza il ruolo originario dell'intellettuale "legislatore".
Il libro si presenta nella sua terza edizione ampliata e riveduta dall'autore: fin dalla sua prima apparizione contestava tradizionali dualismi e superficiali opposizioni. Per esempio tra formalismo logico e metafisica speculativa o tra semiotica empirica di tradizione anglosassone e pensiero ermeneutico continentale. Ponendo in modo radicale la questione della verità del segno e del linguaggio e articolandola in autori come Peirce e Nietzsche, Foucault e Derrida, il percorso del libro invita a considerare l'unità profonda del cammino della filosofia del Novecento. Nel contempo suggerisce nuovi orizzonti per l'elaborazione del significato e del senso, nuove figure possibili della verità.
La modernità ha trasformato in un dogma l'incomunicabilità del vero. Lo ha fatto senza rendersi conto che con il suo gesto apparentemente sovversivo (il cosiddetto "rovesciamento del platonismo") riproponeva in realtà un'antica aporia platonica dalla cui soluzione Platone faceva invece dipendere la possibilità stessa della filosofia e della giustizia. Attraverso un'originale rilettura di alcuni momenti capitali nella storia del pensiero occidentale dal "Parmenide" al "Sofista" di Platone, dalla metafisica della durata di Bergson all'attualismo di Gentile, dalla teologia speculativa di Cusano al "basso materialismo" di Bataille, dalla linguistica di Jakobson a quella di Benveniste e di Bachtin - Ronchi si interroga sul concetto di comunicazione nella sua triplice accezione metafisica, fisica e pragmatica, facendo dialogare la filosofia teoretica con la storia della filosofia, con l'estetica del modernismo, con le scienze del linguaggio e con l'epistemologia della complessità. Le questioni sollevate sono quelle che inquietano il pensiero contemporaneo: come la verità può comunicarsi senza compromettere la sua natura? In che modo il sapere umano può sottrarsi alla paralizzante alternativa dell'assoluto e del relativo? Che ne è del mondo in cui viviamo se la luce del vero e del bene non risplende più su di esso?