
Il Discorso sul metodo di René Descartes, un classico del pensiero filosofico, è qui presentato con l’ampio Commento, anch’esso un classico della storiografia filosofica, di Étienne Gilson. Il Commento di Gilson costituisce tuttora lo studio analitico più ampio dedicato al Discorso sul metodo.
L’interesse per le fonti del pensiero di Cartesio, per il rapporto, di continuità o di rottura, con la filosofia del passato, costituisce uno dei contributi maggiori di questo volume al Discorso sul metodo e segna una svolta nella ricerca sulla filosofia cartesiana e sull’identità del pensiero moderno.
Il testo del Discorso sul metodo è qui presentato con la traduzione italiana a fronte. In appendice è riprodotta la traduzione latina, autorizzata dallo stesso Cartesio, cui il Commento di Gilson fa spesso riferimento. Nel volume: Saggio introduttivo, di Emanuela Scrivano; Introduzione, di Étienne Gilson; Cronologia cartesiana; Nota bibliografica; Dissertatio de Metodo; Indice tematico e Indice dei nomi.
René Descartes (La Haye, Touraine, 1596 - Stoccolma 1650). Formatosi nel collegio dei gesuiti di La Flèche, conseguì la licenza in diritto all’Università di Poitiers nel 1616. Maturò l’idea di una rifondazione della scienza universale; il suo progetto di una grande opera di fisica, intitolata Le Monde, ou Traité de la lumière, fu interrotto a causa della condanna di Galileo, che indusse il filosofo a ripiegare prudentemente sulla pubblicazione, nel 1637, di risultati parziali, meno compromettenti, della sua ricerca matematica e fisica. Si trattò dei tre saggi sulla diottrica, le meteore e la geometria, preceduti dal celebre Discours de la Méthode. Pubblicò numerose altre opere, tra cui le Meditationes de prima philosophia (1641) e i Principia Philosophiae (1644). È riconosciuto universalmente come uno dei massimi filosofi della Modernità.
Étienne Gilson (Parigi 1884 - Cravant 1968). Insegnò a Lilla, a Strasburgo, alla Sorbona, al Collège de France e a Toronto. Esperto di filosofia medievale, fondò le «Archives d’histoire doctrinale et littéraire du moyen-âge» e l’«Institute of Medieval Studies» a Toronto. Pubblicò numerose opere, tra cui La philosophie au moyen-âge (1922), Héloïse et Abélard (1938). Fu uno dei massimi esperti del pensiero di Descartes, su cui pubblicò, oltre al Commento sul Discours, qui presentato, numerose altre opere, tra cui un Index scholastico-cartésien (1913). Pubblicò inoltre opere di carattere teoretico, tra cui Réalisme thomiste et critique de la connaissance (1939), L’être et l’essence (1948), Éléments de philosophie chrétienne (1960).
Emanuela Scribano insegna Storia della filosofia all’Università di Siena. La sua ricerca si è svolta nell’ambito della filosofia moderna. Tra le sue pubblicazioni: Natura umana e società competitiva. Studio su Mandeville (1980), Da Descartes a Spinoza. Percorsi della teologia razionale nel Seicento (1988), L’esistenza di Dio. Storia della prova ontologica da Descartes a Kant (1994), Guida alla lettura delle «Meditazioni metafisiche» di Descartes (1997).
Dopo la pubblicazione del primo volume (De natura iuxta propria principia -Ad Felicem Moimonam iris), si arricchisce di un nuovo tomo la collana delle ristampe anastatiche di tutte le opere di Bernardino Telesio (Cosenza, 1509-1588), promossa dal Comitato nazionale per le celebrazioni del V centenario della nascita. In questo volume, gli studiosi e i lettori del filosofo cosentino troveranno gli opuscoli filosofico-scientifici, pubblicati a Venezia nel 1590 dal fedele discepolo Antonio Persio (De cometis et lacteo circulo, De iis quae in aere fiunt, et de terraemotibus, De iride, De mari, Quod animai universum ab unica animae substantia gubernatur, De usu respirationis, De coloribus, De saporibus, De somno). All' introduzione di Miguel A. Granada si accompagna un dettagliato indice analitico con le parole chiave del lessico telesiano. Premessa di Nuccio Ordine.
Solo ora, raccolti insieme nella loro integralità, i nove libri che formano il progetto Homo sacer acquistano il loro vero significato. Il fitto gioco dei rimandi interni, la ripresa incessante e lo svolgimento dei temi di volta in volta enunciati disegnano un'architettura imponente, articolata in quattro sezioni. Nella prima viene tracciato il programma di una messa in questione dell'intera tradizione politica dell'Occidente alla luce del concetto di nuda vita o di vita sacra (Il potere sovrano e la nuda vita, 1995). Nella seconda sezione questo programma viene svolto attraverso una serie di indagini genealogiche: (Iustitium. Stato di eccezione, 2003; Stasis. La guerra civile come paradigma politico, 2015; Horkos. Il sacramento del linguaggio, 2008; Oikonomia. Il Regno e la Gloria, 2007; Opus Dei. Archeologia dell'ufficio, 2012). La terza sezione sottopone l'etica alla prova di Auschwitz (Auschwitz. L'archivio e il testimone, 1998). La quarta sezione, infine, elabora i concetti essenziali per ripensare da capo l'intera storia della filosofia: forma-di-vita, uso, inoperosità, modo, potere destituente (Altissima povertà, 2011; L'uso dei corpi, 2014). L'archeologia del pensiero politico e filosofico occidentale sviluppata nel progetto Homo sacer non si limita, infatti, semplicemente a criticare e correggere alcuni concetti o alcune istituzioni; si tratta, piuttosto, di revocare in questione il luogo e la stessa struttura originaria della politica e dell'ontologia, per portare alla luce l'arcanum imperii che ne costituisce il fondamento e che era rimasto, in esse, insieme pienamente esposto e tenacemente nascosto. In questa edizione definitiva sono stati restituiti i titoli del progetto originale e sono state inserite le integrazioni - come la lunga nota sul concetto di guerra - e le correzioni volute dall'autore.
L'"Annuario Filosofico" nasce da una cerchia di studiosi particolarmente affiatati, dediti alla ricerca filosofica tanto nel campo storico quanto nel campo teorico. Essi si propongono anzitutto di rinnovare le categorie storiografiche nei punti in cui quelle in uso hanno dimostrato qualche insufficienza, di sfruttare la portata rilevante del dibattito filosofico attuale proponendo nuove interpretazioni di filosofie del passato, di riportare in circolazione correnti e autori meno studiati eppure capaci di far sentire una voce importante nella cultura filosofica contemporanea. Essi si propongono inoltre di allargare la problematica attuale con la trattazione di temi nuovi o insoliti nel clima filosofico odierno, con spirito alieno dalle mode e al tempo stesso decisamente anticonformistico, e di segnalare l'urgenza di tematiche oggi poco frequentate ma non per questo meno decisive nell'attualità. La rivista conta sulla collaborazione di quanti si riconoscono in questo programma e condividono questa impostazione, al di là delle singole proposte personali e dei particolari esiti speculativi, nella consapevolezza che in filosofia più che le differenze che dividono, importa la convergenza in una problematica comune.
Si presenta qui la prima traduzione integrale delle lettere di René Descartes a a partire dall'edizione nazionale delle Oeuvres de Descartes a cura di Charles Adam e Paul Tannery. L'epistolario cartesiano permette di entrare nel "laboratorio" in cui si sono via via definite, formulate o riviste le tesi cartesiane, in un serrato dialogo con corrispondenti quali Marin Mersenne, Antoine Arnaud, Pierre Fermat, Thomas Hobbes, Constantijn Huygens, Cristina di Svezia, Elisabetta di Boemia, figure tra le più significative della cultura europea del tempo. L'opera possiede un indice bibliografico delle lettere, un indice tematico, un lessico, una cronologia e tavole delle concordanze.
Le "Opere" di Bertrando Spaventa (1817-1883) furono raccolte originariamente da Giovanni Gentile, che si preoccupò di selezionarle ed editarle, considerandole un'esposizione completa e magistrale del pensiero hegeliano, capace di mostrare il processo segreto di una nuova intuizione del mondo. A partire da quel nucleo metafisico che è il tentativo di risolvere la natura nello spirito, Spaventa ripensò la propria epoca ad ogni livello. In questi scritti si possono trovare e riscoprire l'esigenza di una nuova concezione della politica, la necessità di instaurare un rapporto più originario con la scienza e l'intima compenetrazione di filosofia e storia. Per essere all'altezza della modernità, secondo Spaventa, non è più possibile intendere la verità come Giove addormentato sul monte Ida, per cui ci si deve avvicinare di soppiatto e frugargli nelle tasche per sorprenderne le confidenze e i segreti, per poi scrivere e pubblicare testi; la verità non si trova all'esterno, ma deve essere autenticamente prodotta dal pensiero. Pubblicate in tre tomi nel 1972, le opere di Spaventa vengono qui riproposte in un unico volume, con un nuovo saggio introduttivo e nuovi apparati a cura di Francesco Valagussa e una nuova postfazione di Vincenzo Vitiello.
Per quanto grandi siano le speranze e le supposizioni umane," scrive Severino sulla soglia di questo suo nuovo libro "esse si accontentano di poco, rispetto a ciò da cui l'uomo è atteso dopo la morte e a cui è necessario che egli pervenga". Nel proseguire, con ammirevole rigore speculativo, quel temerario percorso filosofico che da "Destino della necessità", attraverso "La Gloria", è approdato a "Oltrepassare", Severino procede qui "risolvendo un problema decisivo, lasciato ancora aperto": se "la terra isolata dal destino è oltrepassata dalla terra che salva e dalla Gloria", nondimeno su "'questa nostra vita' - si potrebbe dire - incombe la morte, e continuamente vi irrompe". Sorge quindi un interrogativo ineludibile: "L'attesa della terra che salva continua anche dopo la morte (e che cosa appare in questo prolungarsi dell'attesa? sonno, sogni, incubi?), oppure con la morte ha compimento anche l'attesa?". Nell'architettura del grandioso edificio teoretico che il filosofo è andato solitariamente costruendo nel corso degli anni, "La morte e la terra" appare dunque un vertice dal quale lo sguardo si spinge oltre ogni confine, giacché Severino non teme di consegnare risposte definitive: "Avvicinarsi alla morte è avvicinarsi all'Immenso della terra che salva della Gioia".
Con il titolo Pensiero filosofico e teologico, Raimon Panikkar non intende avallare la dicotomia moderna fra filosofia e teologia , ma trascenderla. La teologia contemporanea non può sottrarsi alle congetture della critica moderna e, nel momento in cui diventa critica, deve essa stessa necessariamente avvicinarsi alla riflessione teologica. Per quanto la "fede" sia sovrarazionale, è l'intelletto umano che la accoglie, la manipola e l'interpreta. In altre parole, la critica della ragione teologica è ineludibile e imperativa. E questa critica non può che essere filosofica. La filosofia odierna, dopo i traumi delle due guerre mondiali, non può accontentarsi di operare solo analisi linguistiche e si trova ad affrontare problemi esistenziali che appartengono interamente all'ambito degli interessi teologici. I problemi ultimi dell'umanità, sia nell'ambito individuale che in quello politico ed ecologico, esigono soluzioni urgenti e non è corretto escludere risposte o problematiche perché non appartengono alla nostra sfera di specializzazione. Come Panikkar stesso afferma nell'Introduzione, "La filosofia è tanto la saggezza dell'amore quanto l'amore della saggezza. E un vero amore è non solo spontaneo, ma anche estatico, vale a dire non-riflessivo. Si è filosofi come si è innamorati: semplicemente capita". Il volume testimonia la ricerca amorosa dell'intera vita dell'autore, come mostrano i numerosi scritti qui riportati che coprono più di mezzo secolo.