
Il percorso che Jean Soldini ci invita a fare prende le mosse da una frase di Péguy: "quasi certamente, negare il cielo non è pericoloso. È un'eresia senza avvenire. È così evidentemente grossolano. Negare la terra, invece, è allettante. Prima di tutto è distinto. Ed è questo il peggio. È dunque questa l'eresia pericolosa, l'eresia con un avvenire". Il pensiero, confrontato dal '500 con un rapporto via via più problematico con la realtà, si è preoccupato di salvaguardare la propria sovranità. Ha sacrificato l'anello più debole, cioè l'impatto col corpo sensibile delle cose. Alla capitolazione della terra, della trascendenza orizzontale, è seguita facilmente l'espulsione della trascendenza verticale a essa intimamente unita nel Cristianesimo.
Il libro si sofferma sulle principali ideologie del Novecento e mostra come esse si presentino come nuove e capaci di operare cambiamenti, ma in realtà esprimano ripetitivamente il bisogno di fingere il nuovo, approdando su posizioni che inizialmente avevano affermato di sovvertire. Il saggio tende però anche a individuare nelle pieghe di questo movimento ripetitivo un percorso di emancipazione dal bisogno di riproporre la finzione del nuovo e ne segnala le possibili implicazioni pratiche soprattutto per quanto riguarda il problema della sanità psichica.
L'autore tenta di individuare, attraverso una precisa e attenta analisi della modernita gli elementi che legano e che distinguono la cultura cattolica da quella laica. Introduzione dell'On. Ferdinando Adornato, Presidente della fondazione Liberal. L'intendimento generale di questo volume e quello di fornireuna rilettura critica della modernita sul filo dell'antropologia. Si vuole cioe, attraverso un'attenta disamina critica,mostrare come all'interno della modernita convivano due anime, ovvero si sviluppino due concezioni dell'uomo e conseguentemente della realta socio politica. Una concezione, che potremo definire laicista, storicamente predominante, che si e sviluppata in netta antitesi alla tradizione e che, considerando astrattamente l'uomo, e sfociata nei totalitarismi del Novecento; una invece, che potremo definire laica, promotrice delle istanze di liberta e sostenitrice dei diritti fondamentali dell'uomo, che, sebbene perdente, non possiamo permetterci di dimenticare, in quanto e solo recuperandola che si possono superare i limiti della modernita. Una volta individuata in tutti i suoi elementi la dinamica del pensiero moderno nella sua duplice componente laica e laicista, si vuole inoltre evidenziare il contributo che il cattolicesimo puo fornire alla costruzione di un assetto nuovo dell'etica, dellasocialita e della politica all'alba del terzo millennio.
Il contesto culturale contemporaneo è segnato, in non pochi settori, dalle critiche alla metafisica succedutesi negli ultimi tre secoli. Tuttavia, non mancano segni espliciti o impliciti della consapevolezza del carattere insufficiente di una ragione che non si interroga sulla base su cui essa stessa poggia, e della problematicità di una cultura frammentata in cui l'io vive se stesso in modo lacerato. Il volume affronta questa tematica da una prospettiva ben precisa: l'indole sapienziale della filosofia prima nel suo rapporto con la teologia, l'antropologia e l'etica.
Di fronte all'attenzione della filosofia per la ragione, il sentimento ha finito per essere l'altra faccia, invisibile, della luna. Nondimeno, indagare il modo in cui si è parlato del sentimento aiuta a comprendere i modelli di ragione e ad avviarne un rinnovamento. Il sentimento sembra dominare la sfera privata, la ragione quella pubblica. Ma alla filosofia non potrebbe toccare il compito di riconciliare l'infranto?
Prefazione di Laura Boella
Appendice di Francesco Alfieri
DESCRIZIONE: La recente pubblicazione del volume di Francesco Alfieri, Die Rezeption Edith Steins, testimonia che, offrendo una rassegna completa della bibliografia esistente, l’autore ha tessuto una vera e propria tela, ha creato uno spazio di incontro e di dialogo tra studiosi e lettori di Edith Stein, europei e extraeuropei, finora rimasti perlopiù sconosciuti gli uni agli altri. Dal lavoro di Alfieri è derivato in maniera sorprendente un effetto di rinnovamento degli studi steiniani. Si sono dischiuse, infatti, nuove prospettive di ricerca, sono stati scoperti inediti significativi, nuova luce è stata gettata su aspetti ancora oscuri della biografia intellettuale della santa patrona d’Europa. Il presente volume può essere considerato un’importante espressione di una nuova generazione di contributi che vogliono esplorare l’intensità con cui la figura di Edith Stein parla a chi vive nel nuovo millennio.
Dalla Prefazione di Laura Boella.
COMMENTO: I maggiori specialisti presentano le più recenti prospettive di ricerca su Edith Stein (1891-1942), religiosa e filosofa tedesca dell'Ordine delle Carmelitane Scalze, arrestata in Olanda dai nazisti e rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz, tra le maggiori pensatrici del Novecento.
PATRIZIA MANGANARO è professoressa di Storia della filosofia contemporanea presso la Pontificia Università Lateranense. Tra le sue pubblicazioni: Filosofia della mistica. Per una pratica non-egologica della ragione (Lateran University Press, 2008); Empatia (emp, 2014).
FRANCESCA NODARI, direttore scientifico del "Festival Filosofi lungo l’Oglio", collabora con la cattedra di Filosofia teoretica all’Università di Milano-Bicocca. Tra le sue pubblicazioni: Il pensiero incarnato in Emmanuel Levinas (Morcelliana, 2011); Il bisogno dell’Altro e la fecondità del Maestro. Una questione morale (Giuntina, 2013).
Mentre il secolarismo anticlericale dal passato intendeva combattere i privilegi politici della Chiesa, ancora legata al vecchio regime, il secolarismo istituzionale della democrazia multiculturale rappresenta oggi la condizione pregiudiziale per il rifiorire delle religioni. Ecco la tesi di questo saggio di Habermas. La ragione secolare è, per così dire, il piedistallo costituzionale che rende possibile il confronto e l'approfondimento delle autenticità religiose. Le credenze riflessive - che , senza chiudersi alla modernità, ancora attingono attraverso il rito a una sorgente premoderna di solidarietà - vengono ora direttamente chiamate a dibattere in pubblico il senso della modernità e della democrazia.
Questo volume approfondisce una tesi centrale nel lavoro di Augusto Del Noce: la necessità di ridiscutere la concezione tradizionale della storia della filosofia moderna, vista come un processo necessario verso una radicale immanenza, e per questo è cruciale l’incontro con Cartesio, considerato il suo iniziatore. Oltre le classiche, ma unilaterali, interpretazioni razionalistiche, idealistiche, positivistiche o religiose emerge l’ambiguità della filosofia cartesiana, per cui se da un lato si danno momenti immanentistici, in conseguenza della separazione fra ragione e storia, dall’altro non è possibile mettere fra parentesi la teoria della libertà divina. Cartesio, nel quale si può cogliere l’espressione della Riforma cattolica come compiuta reazione all’ultimo momento naturalistico-scettico-libertino del pensiero Rinascimentale, reagisce alla «non desiderabilità» atea dell’esistenza di Dio visto come un Dio malvagio che non permette di distinguere il vero dal falso. La ricerca della vittoria sul Dio ingannatore e malvagio è quindi l’anima della metafisica cartesiana, che si specifica nella storia del pensiero religioso come un antinaturalismo – antitesi esatta del tomismo – strettamente connesso con la genesi, della cui portata Cartesio non è consapevole, del principio d’immanenza. Perciò il cartesianismo, sorto nell’orizzonte della Riforma cattolica, ne rappresenta, insieme, la crisi.
La nuova edizione di un’opera fondamentale per la storia della filosofia, con una postfazione di Enzo Randone e Giuseppe Riconda.
In questo volume sono raccolti diversi studi, ormai dispersi e quasi introvabili, dedicati da Roberto Nebuloni ad Adorno, Horkheimer, Marcuse, Schütz e, successivamente, a Lagneau, Madinier, Nabert, Thévenaz: diverse tradizioni di pensiero – la francofortese, la fenomenologica e infine la Filosofia riflessiva – che Nebuloni attraversa ricostruendone con scrupolo i passaggi più significativi, certamente decisivi per il pensiero filosofico del Novecento. Ma Nebuloni si volge ai propri autori anche con un forte interesse teoretico, sollecitandone fra l’altro l’impensato e aprendo così prospettive nuove, spesso disattese dalla critica. Per questa via, oltre che una corretta ricostruzione dei diversi contesti speculativi, gli scritti di Roberto Nebuloni finiscono per offrirci anche una duplice proposta di pensiero: da un lato la prospettiva che torna a prefigurare un pensiero dell’assoluto, ma in termini discreti e con il rigore di una riflessione trascendentale, dall’altra la riflessione che si raccoglie sulla potenza del linguaggio simbolico inteso come il luogo privilegiato in cui viene infine a parola l’indicibile presenza del sacro.
Roberto Nebuloni, nato a Varese nel maggio del 1950, morì il 29 giugno 1994 in Valle Introna in un incidente di montagna. Aveva iniziato la sua ricerca scientifica dedicandosi in particolare agli autori della Scuola di Francoforte. Il suo lavoro più cospicuo a questo riguardo è il volume Dialettica e storia in Th. W. Adorno (1958). Successivamente si era dedicato anche allo studio della francese Filosofia riflessiva, pubblicando in particolare saggi su Lagneau, Madinier, Nabert, Thévenaz e soprattutto il volume Certezza e azione. La filosofia riflessiva in Lagneau e Nabert (1984). Si era infine volto allo studio di Rosmini, cui va riferito il suo ultimo libro, Ontologia e morale in A. Rosmini (1994).
Il volume, dopo aver riscosso ampio consenso dalla critica, fu onorato – nel maggio 1995 e nell’ambito del «Progetto Rosmini» – col premio alla memoria «Emilio Cecchetti».