
La domanda filosofica "prima" è quella sull'essere che però si tramuta in domanda sul nulla: non sono proprio lo scomparire dell'essere, nella perdita, nella morte, e il suo apparire, nella nascita come ferita dell'essere che si impone sul niente, le dimensioni in cui è possibile afferrarne il senso? Dimensioni coglibili con immediatezza nell'esperienza estetica, quale luogo originario del sapere che si mostra in queste pagine sotto il nome di logos estetico.
Uno sguardo capace di uscire dal recinto della riflessione estetica per sorprendere la portata teoretica - e universale - dei suoi enigmi: il nulla, l'armonia, la libertà, l'incarnazione.
L'indagine sull'origine, sulla natura e sulle funzioni del logos dell'uomo nei primi autori cristiani, in relazione alla cultura classica e tardo-antica, è fondamentale per comprendere l'antropologia e la teologia su cui si fonda la tradizione occidentale. Questo volume raccoglie gli interventi del Convegno "Il Logos di Dio e il logos dell'uomo. Concezioni antropologiche nel mondo antico e riflessi contemporanei" svoltosi presso l'Alma Mater Studiorum Università di Bologna (14-15 novembre 2012). Esso si pone in continuità con gli studi pubblicati in questa stessa collana nel volume "Dal logos dei Greci e dei Romani al Logos di Dio". Ricordando Marta Sordi, a cura di R. Radice e A. Valvo (2011). Il tema della ragione interpella l'uomo contemporaneo che affronta comunque la domanda sull'io. Le questioni inerenti alla ricerca di senso, all'esistenza della verità e della norma, e quindi alla formulazione di un giudizio etico, hanno, nel pensiero cristiano delle origini in rapporto con il giudaismo e con istanze ellenistiche, un fondamento ontologico. È necessaria una verifica nell'attuale contesto. E sull'identità umana integrale, alla luce della memoria storica, di conseguenza, assumono modalità significative anche il dialogo interculturale e la ricerca scientifica.
La "Logica tedesca" (1713) di Christian Wolff è uno dei documenti più significativi sulla logica tedesca del 1700, la cui importanza va ben al di là di un interesse puramente storiografico. La teorizzazione di un'unione tra ragione ed esperienza, tra proposizioni empiriche e procedimento rigorosamente deduttivo, di tipo matematico, al fine di conseguire conoscenze a un tempo oggettivamente fondate, formalmente corrette e tra loro ben articolate, caratterizza l'impianto della "Logica tedesca" e rappresenta il contributo teoreticamente più rilevante che essa ha dato allo sviluppo della logica settecentesca, ma anche alla formazione del linguaggio filosofico tedesco, di cui costituisce l'atto di nascita ufficiale.
Questo corso, tenuto a Marburg nel semestre invernale 1925-26, è una tappa importante sul cammino che porta a Essere e tempo perché per la prima volta l'interlocutore dell'atteggiamento fenomenologico adottato da Heidegger non è più un pensatore antico: verso la metà del corso Aristotele è abbandonato a favore di Kant. La verità che alla logica è chiesto di cercare, il più delle volte, resta nascosta. La verità stessa è affidata a un logos preliminare, mentre le vie traverse della "rappresentazione" sembrano piegare in direzioni diverse. La logica può procedere in modo filosofico ed essere davvero philosophierende Logik solo se cerca di accedere alle "cose stesse". Così, le strutture fondamentali dell'esistenza umana, intese come essere-nel-mondo, sono indagate per cogliere i momenti cruciali in cui la tradizione filosofica finisce per separare il pensiero dalla realtà, senza mai tematizzare quel che ne sta alla base. La scoperta kantiana del nesso di "io penso" e "tempo" diventa la chiave di volta della storia del pensiero. La funzione assegnata al tempo nella determinazione kantiana di una logica trascendentale ha dunque portato l'attenzione sulla ristrettezza del limite tradizionalmente assegnato alla logica e ha spinto a vedere in "ciò che è logico" un comportamento umano che il tempo può mutare.
La scienza morale si presenta, il più delle volte, come una riflessione orientata a definire la natura della coscienza e del suo rapporto con la legge. Il presente libro intende invece mostrare come e quanto sia più fondamentale un’impostazione etica che, senza misconoscere l’esigenza di cui sopra, presti la dovuta attenzione ai problemi deontologici posti dai diversi ambiti dell’attività umana.
L’etica si propone però, in particolare, di condurre un trattamento logico della questione, assai antica, concernente lo stesso e l’altro, insomma la relazione, tra un Io singolo e i condizionamenti che nascono dall’iscrizione del «soggetto» in un insieme interumano.
Autostanza e relazione: il saggio ha l’obiettivo di rilevare che la singolarità di ciascuno, la sua «autostanza», o il fatto che gli tocchi il compito di «stare in piedi da sé», non si inscrive a margine dei rapporti che sono quelli di ogni soggetto singolo con la totalità dell’ambiente umano.
Il solipsismo del soggetto può essere evitato solo se il soggetto stesso accetta di agire a partire dalla relazione che intrattiene con l’altro. In un atto di duplice «riconoscimento», di se stesso e dell’altro.
Autore
"Logica: non "addestramento ad un migliore o peggiore procedere del pensiero", ma il "misurare con i passi dell'interrogazione gli abissi dell'essere", non "arida collezione di leggi eterne del pensiero", ma la "sede della dignità accordata ali'interrogazione dell'uomo" - con questo appello Heidegger svolse il corso di lezioni "Logica come domanda sull'essenza del linguaggio", tenuto nel semestre estivo del 1934. Questo corso costituisce una decisiva pietra miliare nel cammino che porta il pensiero heideggeriano, dalla fase dell'ontologia fondamentale a quella della storia dell'essere. Ma esso è anche importante per un'adeguata comprensione della situazione di Heidegger all'Università dì Friburgo, subito dopo l'abbandono della carica di Rettore. Molto di quel che è stato scritto troppo in fretta sull'impegno nazionalsocialista di Heidegger, dovrà essere rivisto e sottoposto ad una nuova interpretazione in base a queste lezioni." (Günter Seubold)
Si tratta del più completo lavoro che concerne l'Epistemologia Genetica e che insieme a "Biologie et Connaissance" rappresenta le posizioni che Jean Piaget ha assunto nei confronti del problema della costruzione delle conoscenze. Gli scritti piagetiani riportati in questo lavoro sono parte di una vasta opera di 1345 pagine, nella quale hanno scritto alcuni tra i più illustri rappresentanti di varie discipline: dal premio nobel per la fisica Louis de Broglie a Seymour Papert, da Jean-Blaise Grize a Pierre Greco e molti altri studiosi del periodo compreso tra il 1950 ed il 1970. Le pagine di Piaget rappresentano un ottimo raccordo tra le varie forme di conoscenza discusse ed allo stesso tempo propongono un metodo per realizzare un modo nuovo di intendere la conoscenza, fondandola sulle nozioni di complessità, costruzione e dialettica. Da questo punto di vista il presente lavoro, dato alle stampe nel 1967, si rivela ancor oggi di una sorprendente attualità, fornendo suggerimenti ed interessanti ipotesi di lavoro.
La 'logica dimostrativa' è un manuale scritto in occasione del primo incarico didattico importante di Gerolamo Saccheri, nel Collegio dell'Ordine a Torino.
L'interesse scientifico per le questioni sociali o politiche, scrive Popper, è "di pochissimo posteriore a quello per la fisica. Vi furono anzi periodi dell'antichità (penso alla teoria politica di Platone e alla raccolta delle Costituzioni di Aristotele) nei quali la scienza della società poteva sembrare più progredita della scienza della natura". Tuttavia, mentre le scienze della natura si sono sviluppate negli ultimi secoli con grande rapidità, la stessa cosa non può dirsi delle scienze sociali. E tale ritardo va attribuito, tra l'altro, al fatto che tra gli studiosi non c'è un accordo unanime sullo statuto epistemologico della sociologia e sui compiti che sono propri di questa disciplina. La tesi di fondo di Popper è che le scienze naturali e quelle sociali seguono lo stesso metodo. Tutte partono da problemi e avanzano sul sentiero delle congetture e delle critiche. Inoltre, il compito della sociologia non è, a detta di Popper, quello di predire direzioni o tendenze dello sviluppo sociale o, se si preferisce, di profetizzare gli sviluppi storici e politici, ma, più modestamente, di studiare le conseguenze inintenzionali delle azioni umane intenzionali.
Gli autori di questo saggio filosofico si propongono di ribadire, dal punto di vista della logica aletica, la razionalita' dell'atto di fede nella rivelazione cristiana.