
"In un altro tempo il divino è stato parte integrante della vita umana". Da qui, e dalla difficoltà per l'uomo moderno di percepire questa intimità originaria, ha inizio la riflessione di Maria Zambrano sulla storia, sull'uomo, sul divino. Con una scrittura densa e suggestiva, più vicina al linguaggio poetico che non a quello filosofico, Maria Zambrano ripercorre le varie fasi della relazione tra l'uomo e il divino, a partire dalla nascita degli dèi greci e della filosofia, analizzando la peculiarità della religione cristiana, fino ad arrivare agli esiti nichilistici della tradizione occidentale. "L'uomo e il divino", scrive Vincenzo Vitiello nel suo saggio introduttivo, "è il libro più ricco e complesso di Maria Zambrano, il più importante e significativo dal punto di vista strettamente filosofico".
Il presente testo è un sussidio alla studio dell'antropologia filosofica scaturito dalle lezioni tenute in questi anni presso la Pontificia Facoltà teologica San Bonaventura. Esso non ha dunque il carattere del manuale ma semmai è uno strumento laboris che lo studente potrà adoperare per facilitare lo studio di una materia così affascinante e importante qual è l'antropologia filosofica. Molte volte, quindi, gli argomenti sono appena accennati con lo scopo di suscitare il dialogo durante la lezione poiché siamo consapevoli del fatto che suscitare domande è più importante che dare delle risposte. Lo scopo, non certo facile, delle pagine che seguono è quello di guidare, di spronare il pensiero, di incamminarsi insieme alla ricerca della "radice", che ogni uomo, in quanto persona, possiede in sé. Così, se lo studente, avrà la bontà di seguire il nostro percorso, capirà che tutte le questioni che riguardano l'uomo sono al centro di quell'antropologia adeguata che è via della Chiesa e che oggi rimane la strada privilegiata per riscoprire la verità sulla persona.
Secondo il filosofo americano John Searle, "il materialismo è la religione del nostro tempo, almeno per la maggioranza di coloro che studiano la mente. Ed è accettata senza domande", in realtà, far dipendere la ricchezza della nostra vita interiore soltanto dal cervello si scontra con il senso comune e solleva notevoli problemi filosofici. L'alternativa a tutto ciò è il dualismo, che salva l'autonomia della mente. Questa posizione, espressa in forma moderna da Cartesio, è però spesso trascurata in Italia (ma non nel mondo anglosassone, dove il dibattito si svolge apertamente). Si propone dunque la prima raccolta nella nostra lingua dei più importanti esponenti del dualismo contemporaneo. Tra gli autori, si segnalano David Chalmers, Richard Swinburne, Jonathan Lowe, Charles Taliaferro. Il volume colma una lacuna nella letteratura filosofica, è destinato a diventare un punto di riferimento, ma si candida anche a "muovere le acque culturali" per il suo tema e le sue argomentazioni. Costituisce in qualche modo un'"eresia" per la scienza, benché sia un testo rigoroso, equilibrato e ben incardinato nella metodologia della filosofia analitica. L'ampia introduzione di Andrea Lavazza ne permette comunque l'accessibilità a un pubblico ampio e la prefazione di Michele Di Francesco illustra il valore scientifico e l'utilità didattica dell'opera.
Libro di facile lettura che propone valori e costumi universali, fondati sulla comune dignita' umana.
Questo studio mostra come, pur partendo da due concezioni molto diverse della parola e del suo rapporto con l’essere e con il pensiero (razionale), l’interrelazione tra la filosofia greca e la cultura egizia operatasi nel periodo della conquista prima greca e poi romana di tutto il Vicino Oriente (III a.C.-VII d.C.) abbia prodotto una sintesi arricchita dall’apporto di entrambe. Per comprendere le forme che tale sintesi ha progressivamente assunto viene scelto come filo conduttore l’idea di fondo della teologia egizia di età tolemaica, ricostruita ripercorrendo lo sviluppo della teologia egizia dell’età faraonica (III-I millennio a.C.): Dio è l’Uno-e-Tutto, ossia Colui che mentre permane l’Uno preesistente androgino si autogenera come Figlio di sé stesso e come unitotalità del cosmo esistente. Questo è il nucleo teologico che l’ermetismo cerca di esprimere con categorie platoniche, ma che prima ancora viene rielaborato dall’antico stoicismo e con cui si confrontano le principali correnti di pensiero sorte in gran parte proprio ad Alessandria d’Egitto: il giudaismo ellenizzato, il neopitagorismo, il medioplatonismo, gli Oracoli Caldaici, lo gnosticismo e il neoplatonismo. Ciò offre anche un esempio storico di fecondo scambio culturale tra popoli diversi nel rispetto delle rispettive identità religiose che può fungere da modello per l’odierno dialogo interculturale e interreligioso.
Il presente volume raccoglie una serie di studi sulla filosofia della scienza e della natura, seguendo un percorso di dialogo fra le scienze naturali, la filosofia e la teologia. Sulla scia del gesuita canadese Bernard Lonergan, viene presentato un percorso d'integrazione "sapienziale", rispettoso dell'autonomia metodologica di ogni sapere, ma capace anche di offrire alla teologia cristiana, con la mediazione della filosofia, uno strumento di dialogo con le visioni attuali dell'universo, della vita e dell'uomo. Il libro è suddiviso in quattro sezioni distinte: nella prima si presentano, in prospettiva storica e metodologica, le varie scienze della natura. La seconda affronta le questioni più squisitamente epistemologiche e ontologiche delle scienze naturali. La terza sezione è dedicata al mondo fisico. La quarta parte, infine, si occupa di alcuni problemi etici che riguardano le scienze e gli scienziati del mondo d'oggi, con particolare riguardo agli enormi sviluppi della bioetica e alla ricerca di una nuova visione sapienziale delle cose attraverso il contributo della teologia.
Inquinamento ambientale, riscaldamento climatico, minaccia nucleare: in un mondo ormai sull'orlo della catastrofe, la scienza è una malattia che deve fare i conti con gli incidenti di cui è responsabile. E con il paradosso di un disastro dovuto allo spettacolare successo della tecnoscienza e non al suo fallimento. Diventa allora necessaria, suggerisce Virilio, la creazione di un'Università del disastro, che possa misurare ma anche prevenire gli incidenti prodotti dal successo scientifico. Una specie di ospedale per la scienza e le sue tecniche, dove ripensare la portata devastatrice di un progresso che si rivela disastrosamente suicida.
Un manuale per capire che cos'è la democrazia
La prima parte di questo libro sviluppa quanto il suo titolo annuncia, sostenendo la possibilità di un universalismo come pluralità di percorsi paralleli che giungono alla stessa meta. La seconda parte del libro riguarda il tema del profetismo con i saggi su Gesù profeta, su monachesimo e profetismo e sul movimento quacchero delle origini. La profezia, secondo l’autore non è in conflitto con la prospettiva sapienziale e da ultimo razionale, costituisce invece un linguaggio alla fine reversibile con quest’ultimo. La terza parte contiene due saggi accomunati dal tema della teologia politica, e illustra il nesso particolare tra i monoteismi profetici e le concezioni politiche rispettivamente dell’islâm e dei moderni diritti dell’uomo. Il quarto gruppo di saggi concerne la condizione carceraria, in relazione all’opera che l’autore va svolgendo in quel contesto: un impegno sociale con gli stranieri, e i più marginali, in continuità con le premesse teoriche enunciate in precedenza. Infatti, pur nella verità dei temi affrontati, il libro trova la sua unità nella sua ispirazione centrale, quella appunto universalistica, intesa non solo come idea, ma come vocazione, compito, prassi.
GLI AUTORI
Pier Cesare Bori, insegna alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna. Ha pubblicato fra l’altro Il vitello d'oro (Boringhieri, 1983); Gandhi-Tolstoj (Il Mulino, 1985), con G. Sofri; L'interpretazione infinita (Il Mulino, 1987), L'altro Tolstoj (Il Mulino, 1995). Si occupa del rapporto tra culture: Per un consenso etico tra culture, 2a ediz., Genova, Marietti, 1995, Per un percorso etico tra culture , 2a ediz., Carocci 2003, e , in relazione a questo, ha studiato anche l’umanesimo religioso: Pluralità delle vie, Milano 2000, dedicato a Pico della Mirandola.

