
In questo libro vengono presentati i risultati delle ricerche che in tema filosofico mirano a collocare la donazione al centro della riduzione, e quindi della fenomenologia.
La consolazione di Filosofia è il principale testo di giuntura fra il mondo antico e la cultura medievale. Boezio fa un'originale sintesi di Platone, Aristotele, dello stoicismo, di Cicerone, della grande letteratura greco-romana, ma anche della Bibbia, di Agostino, della teologia cristiana.
Scrive agli arresti, in attesa che Teodorico dia l'ordine di giustiziarlo e per questa sorta di testamento, personale e di un'intera cultura, inventa una forma letteraria nuova, parte in prosa parte in poesia, che suggestionerà anche Dante qualche secolo dopo.
Nella sua apparizione, Filosofia si presenta a Boezio come una donna a metà fra l'umano e il divino. Afferma che i malvagi sono in realtà piú deboli dei virtuosi, e che chi sta dalla parte della virtú, della misura e della cultura non ha niente da temere. Non smettere di pensare, non lasciarsi andare alla disperazione, sentire la forza interiore del pensiero: questa la formula per continuare a vivere di fronte alla sofferenza e alla morte. Una formula che veniva da lontano e che è andata lontano costituendo una delle armature morali dell'uomo medievale e moderno.
Nuova traduzione condotta sull'edizione critica del 2005.
«Un'opera troppo pagana, perché mai nomina Gesú Cristo; troppo cristiana, perché sarebbe ricca di riferimenti indiretti, eppure facili da scoprire, alle Scritture. Un divertimento, sullo stile delle satirae di Menippo, poi riprese da Luciano e Varrone; una consolatio sull'esempio di Cicerone e Seneca; un gioco di prosopopee, come Le nozze di Mercurio e Filologia di Marziano Capella (¿).
Un'alternanza di prosa e versi che si autocommenta, una girandola di richiami interni, questo sembra dunque il lascito di Boezio a Dante e ai Canti orfici di Dino Campana, a Petrarca e al Tolkien de Il Signore degli anelli, cosí come forse a Baudelaire e a Rimbaud.
E questi sono i motivi per cui leggiamo oggi volentieri la Consolatio: per quell'insieme di cultura antica e fede nuova, di pensiero alto e quasi lacrimevole poesia che cosí si addice ai nostri tempi».
«Tu ritieni che la fortuna sia mutata nei tuoi confronti: sbagli. Sono sempre queste le sue maniere, questa la sua natura. Essa, piuttosto, ha conservato nei tuoi riguardi la propria coerenza nella sua stessa mutevolezza; tale era quando ti lusingava, quando si prendeva gioco di te con le attrattive di una falsa prosperità. Hai scoperto il volto ambiguo della cieca divinità. Se l'accetti, adeguati alle sue maniere, non ti lamentare. Se hai orrore della sua perfidia, disprezza e allontana colei che si diverte con scherzi funesti».
Dall'introduzione di Maria Bettetini
La summa delle teorie sulla fede e sulla religione di uno
dei più importanti filosofi viventi.
Qual è la distanza tra Cristo che spronava il giovane ricco a dare tutti i suoi averi ai poveri, e la Chiesa che oggi raccomanda mondanamente di donare il più possibile? Come si uniscono la lotta dichiarata contro ogni forma di totalitarismo e l’aspirazione a una “società cristiana”, che totalitaria sarebbe per definizione? Quanto sono inconciliabili la fiducia nella “ragione naturale” e la necessità della Rivelazione? Emanuele Severino si addentra nella massa di contraddizioni che avvolge tanto la religione quanto la sua critica, e riflette sulla dottrina sociale della Chiesa, sulla possibilità della fede, sulle tante fedi che segnano il percorso dell’Occidente. Un libro che confronta le tesi dei maggiori pensatori della nostra storia – Socrate, Paolo, Agostino, Aristotele, Kant, Leopardi, Kierkegaard, Tommaso d’Aquino, Dostoevskij, senza dimenticare i documenti conciliari e papali – portando l’autore al paradosso di affermare che “l’ateo e Dio concordano sul senso delle cose”.
Muovendo dalla distinzione aristotelica tra l'"agire" e il "fare" Salvatore Natoli compie un'indagine accurata e densa di suggestioni filosofiche e culturali sul "buon uso del mondo", riflettendo se e quanto siamo effettivamente padroni di noi stessi in quel che abitualmente facciamo. Sulla base di sollecitazioni nicciane ancora valide e illuminanti, Natoli suggerisce un'alternativa: emanciparsi dalla passività per diventare davvero liberi, praticare una "nuova" forma di ascesi, che non è rifiuto del piacere e meno che mai rinuncia alla godibilità delle cose e del mondo, ma è la giusta riserva di coscienza per distinguere ciò che davvero ci serve da ciò che ci "asserve". È una pausa nella frettolosità del fare, per divenire appieno padroni di noi e del nostro stesso agire. Una riflessione autorevole e appassionante sulle complesse leggi che governano la nostra vita quotidiana, nella convinzione di poter penetrare nelle sue pieghe e sciogliere, per quanto possibile, alcune sue ambiguità. Un libro che non da facili soluzioni ma che indica a ognuno di noi, con coraggio e lucidità, una strada da percorrere.
Da quando nella cultura italiana si è aperto il dibattito sulla "crisi della ragione", attraverso di esso si è preso atto del fatto che non c'è un filo unificatore della storia, un sapere globale che riesca a coordinare i saperi particolari in una visione "vera" del mondo. Molto spesso, però, se ne è preso atto per istituire affrettatamente nuove forme parziali di razionalità o per avallare improbabili "ritorni" a vecchi valori. Questo libro ha tentato di spingersi oltre. Più voci, provenienti anche da campi disciplinari diversi, non necessariamente consonanti tra loro, suggeriscono un approccio più radicale. Quello che qui, con espressione provvisoria, è stato chiamato "pensiero debole" è un tentativo di sfondare le resistenze che le immagini "forti" della ragione continuano a innalzare. Nietzsche e Heidegger vengono chiamati in causa e messi a loro volta in discussione. Soltanto se ci liberiamo davvero dei fantasmi dell'irrazionalità, potremo infatti cominciare a scorgere un'idea di verità più mobile, più frastagliata, più tollerante: forse meno rassicurante, ma certo più vicina alla nostra realtà, e dunque alla fine più utile. Testi di Gianni Vattimo, Pier Aldo Rovatti, Umberto Eco, Gianni Carchia, Alessandro Dal Lago, Maurizio Ferraris, Leonardo Amoroso, Diego Marconi, Giampiero Comolli, Filippo Costa, Franco Crespi.
IL LIBRO
Perché Galileo puntò il cannocchiale verso il cielo e perché mai dovremmo essere sicuri che la natura segua uniformemente il suo corso? Cosa distingue la scienza dalla metafisica? Come cambia e cresce la conoscenza scientifica? Dalla natura dell’osservazione all’induttivismo e al convenzionalismo, dal progresso scientifico alla libertà intellettuale, da Popper a Quine: sono solo alcune delle questioni imprescindibili che hanno segnato la filosofia del Novecento e sono divenute rilevanti per le nostre scelte di vita. In queste pagine, un’introduzione esaustiva per comprendere temi e protagonisti della filosofia della scienza nel XX secolo.
INDICE
Prefazione - Ringraziamenti - Parte prima L'induttivismo e i suoi critici - 1. Breve profilo storico: l'induttivismo, Russell e la scuola di Cambridge, il Circolo di Vienna e Popper - 2. La critica di Popper all'induttivismo e la teoria delle congetture e confutazioni (o falsificazionismo) - 3. La critica di Duhem all'induttivismo - Parte seconda Il convenzionalismo e la tesi Duhem-Quine - 4. Il convenzionalismo di Poincaré del 1902 - 5. La tesi di Duhem e la tesi di Quine - Parte terza La natura dell'osservazione - 6. Enunciati protocollari - 7. L'osservazione e carica di teoria? - Parte quarta La demarcazione fra scienza e metafisica - 8. La metafisica e priva di significato? Wittgenstein, il Circolo di Vienna e la critica di Popper - 9. La relazione fra scienza e metafisica: la posizione di Popper, Duhem e Quine - 10. Il falsificazionismo alla luce della tesi Duhem-Quine - Parte quinta Rivoluzioni e programmi di ricerca - 11. Le rivoluzioni nella scienza - 12. Tenacia e proliferazione: la «logica» del cambiamento scientifico - 13. Incommensurabilità e traduzione - 14. Fallibilismo e tolleranza - Note - Bibliografia - Indice dei nomi
Profilo dell’opera
Nato verso il 1215 a Toledo, Yehudah ha-Cohen è uno dei più importanti enciclopedisti del Medioevo ebraico. La sua opera principale, composta originariamente in arabo, si è conservata solo nella traduzione ebraica realizzata successivamente da Yehudah stesso (con il titolo di Midrash ha-hokmah, ovvero Esposizione o Insegnamento della scienza), dietro richiesta di alcuni amici ebrei.
Il complesso lavoro di recupero e di ripensamento del sapere secolare, compiuto in quest’ambito essenzialmente alla luce dei modelli che gli venivano offerti dalla tradizione ebraica, giustifica l’interesse che Yehudah suscitò sia nel mondo ebraico che in quello latino, come ad esempio attestano i suoi stretti contatti con la corte di Federico II.
Il Midrash ha-hokmah, di cui si presenta qui la traduzione della sezione astrologica (I decreti degli astri), costituisce da questo punto di vista non solo una significativa testimonianza della trasmissione delle scienze greche in ambito ebraico, ma anche un punto d’accesso inconsueto al fervido clima culturale e, almeno entro certi limiti, interconfessionale che regnava alla corte imperiale sveva .
Autrice
Marienza Benedetto è attualmente ricercatrice a contratto (nell’ambito dei programmi FIRB) presso il Dipartimento di Scienze Filosofiche dell’Università di Bari. Ha condotto i suoi studi a Bari (dove ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca prima in «Filosofia e storia della filosofia» e poi in «Storia della scienza»), trascorrendo periodi di ricerca a Lovanio, Parigi, Colonia e Nijmegen, e occupandosi prevalentemente di filosofia medievale ebraica e islamica.
La moderna riflessione filosofica sul tragico presuppone una presa di distanza dal suo oggetto specifico: la tragedia. Si può anzi dire che la cultura moderna ha elaborato il «tragico» come idea filosofica, mentre all’epoca antica e premoderna si deve l’elaborazione della «tragedia» come forma letteraria, canonizzatasi ben presto in un genere. Sulla base di questa distinzione fondamentale, gli autori propongono una ricostruzione storico-concettuale che, muovendo dal decisivo contributo nietzschiano, rilegge sia il tragico premoderno sia la vicenda della «filosofia del tragico» vera e propria, dai suoi esordi in età idealistica fino ai più recenti sviluppi novecenteschi.
Carlo Gentili è professore ordinario di Estetica nell’Università di Bologna. Fa parte del consiglio scientifico delle Nietzsche-Studien e della Nietzsche Gesellschaft. Per il Mulino ha pubblicato «Nietzsche» (2001). Gianluca Garelli è ricercatore confermato e docente di Storia dell’estetica nell’Università di Firenze. Per il Mulino ha pubblicato «Storia dell’estetica moderna e contemporanea» (2003) e «Lineamenti di storia dell’estetica» (2008), entrambi con F. Vercellone e A. Bertinetto.
"Tutta la filosofia occidentale è, in senso effettivo, filosofia greca; ed è vano soffermarsi sul pensiero filosofico se si recidono i legami che ci uniscono ai grandi pensatori del passato… Una narrazione della storia della filosofia può procedere in due modi. La storia può essere puramente espositiva, e indicare che cosa ha detto il tale e come è stato influenzato il tal altro. Oppure l’esposizione può essere integrata, entro certi limiti, da un discorso critico, per mostrare in che modo si sia sviluppata la discussione filosofica. Qui è stato adottato il secondo metodo. Va aggiunto che ciò non deve portare il lettore a credere che un pensatore possa essere liquidato soltanto perché è stato constatato che le sue teorie sono manchevoli. Kant disse una volta che aveva paura non tanto di essere confutato quanto di essere frainteso. Dobbiamo tentare di capire che cosa i filosofi cercano di dire, prima di metterli da parte. Ma bisogna confessare, al tempo stesso, che lo sforzo appare talvolta sproporzionato al risultato che si consegue. In definitiva, è un problema di giudizio che ciascuno deve risolvere da sé...
Il nostro fine è stato quello di fornire un panorama di alcune delle principali questioni che i filosofi hanno discusso. Se, scorrendo queste pagine, il lettore si sentirà spinto a studiare l’argomento più di quanto avrebbe fatto altrimenti, lo scopo principale del libro sarà stato raggiunto."
Dalla Prefazione dell'autore
Socrate non ha scritto nulla; eppure la sua fama non si è mai affievolita da ben 25 secoli. Chi era dunque quest’uomo che non smette di affascinarci e che viene qualificato da molti «il fondatore della filosofia» nonché il suo primo martire? Perché la sua filosofia e il suo insegnamento di vita sono ancora attuali nel mondo contemporaneo? Louis-André Dorion ci guida attraverso le testimonianze antiche che hanno edificato il mito di Socrate: Aristofane che ne fa oggetto di satira nelle sue commedie, Platone che lo rende il protagonista di quasi tutti i suoi splendidi dialoghi, Senofonte che lo innalza a modello vivente di saggezza e rettitudine morale, Aristotele che lo battezza come il padre del ragionamento induttivo. Nella consapevolezza dell’impossibilità di risolvere la cosiddetta questione socratica, ovvero di giungere a ritrovare il Socrate storico, Dorion ci mostra i quattro ritratti antichi che ne hanno fatto una delle figure più influenti di tutta la storia del pensiero filosofico occidentale.
Un'analisi della progressiva e profonda crisi "dei valori che ha segnato la società occidentale degli ultimi secoli. Esaminando il pensiero di grandi intellettuali della modernità - da Baudelaire a Valéry, da Spengler a Camus, da Nietzsche a Heidegger, a Derrida -, l'autore riflette sulla perdita traumatica dell'orizzonte di senso che segue all'affermazione della nuova civiltà borghese, incentrata sul progresso tecnologico-scientifico, e ne indaga gli effetti a livello sociale, filosofico e letterario. A emergere con forza è una tradizione intellettuale nichilista, in cui siamo tuttora immersi e che mette in discussione la possibilità di proporre valori assoluti come metro interpretativo. La tendenza culturale dominante diviene così il relativismo, in bilico tra il rischio di accettazione passiva e omologante di tutte le idee e la speranza di apertura autentica alla negoziazione e al dialogo.