
L’uomo cerca la bellezza, ne è affamato, e alla bellezza è disposto a piegarsi; ma il discernimento della bellezza rivelativa di Dio e della sua azione richiede un’educazione dell’intelligenza del cuore, un cammino ascetico mai concluso, una faticosa ricerca del senso inscritto in ogni bellezza. La bellezza è escatologica, come l'amore, come la comunione. Nella nostra condizione di pellegrini verso il Regno tendiamo a una pienezza che non ci è data. Così la bellezza della liturgia va definita e misurata sulla capacità che essa ha di fare spazio al Signore, di fare segno alla presenza efficace di Cristo.
In questo fascicolo pubblichiamo la relazione tenuta a Cuneo il 4 novembre 2010 nell’ambito del convegno “Il sacro e l’arte oggi”.
Dal modo di vivere ed esercitare la sessualità dipende il nostro cammino di umanizzazione, dipende la nostra felicità, quella più profonda e vera. L'amore esige una storia: questa è l'unica cosa davvero seria all'interno di questo cammino. Quando una persona dice a un'altra: "Ti amo", è come se dicesse: "Io voglio che tu viva per sempre; io voglio fare storia con te fino alla fine".
Syn-odos, “cammino fatto insieme”, è molto vicina al termine concilium, da cum-calere, “chiamare insieme” …
La fraternità ecclesiale fonda e richiede la sinodalità, perché i fratelli sono tali se vivono, operano, sentono e camminano insieme e se tra loro tengono viva la relazione attraverso la reciprocità; ciascuno con la grazia e il ministero suo proprio, ma tutti impegnati a riconoscere e a vivere la logica della koinonía nell’unico corpo di Cristo.
Pubblichiamo qui la conferenza tenuta nella cattedrale di Trani il 17 maggio 2013 in occasione del sinodo diocesano.
Cosa fare della propria vita per non buttarla, per viverla in pienezza, per trovare senso, il senso dei sensi, e fare della propria vita un capolavoro, un'opera d'arte? Cogliere che la propria vita è unica, che non ce ne sarà un'altra e che quella vita va vissuta in una forma che abbia senso per chi "viene al mondo". Il mestiere di vivere è faticoso, duro, ma può essere buono, bello e beato se la vocazione diventa mestiere di vivere.
In quanto esseri umani, abbiamo costitutivamente bisogno di speranza: è la speranza che tiene l'uomo in cammino, in posizione eretta, rendendolo capace di futuro. Ma è importante comprendere che non si spera da soli: si può sperare soltanto insieme. Dobbiamo creare nuovamente un tessuto in cui siamo capaci di vivere insieme la fraternità, la solidarietà; occorre combattere contro l'isolamento e la solitudine dominanti, che ci impediscono di sperare insieme.
Nel praticare l'ospitalità si fa opera di umanizzazione, si realizza la propria umanità accogliendo l'umanità dell'altro. Considerarsi ospiti dell'umano che è in noi, ospiti e non padroni, può aiutarci ad avere cura dell'umano che è in noi e negli altri, a uscire dalla perversa indifferenza e dal rifiuto della compassione. Ospitare è uscire dalla logica dell'inimicizia, è fare del potenziale nemico, un ospite. L'altro, il vero altro, non è colui che scegliamo di invitare in casa nostra, bensì colui che emerge, non scelto, davanti a noi: è colui che giunge a noi portato semplicemente dall'accadere degli eventi e dalla trama intessuta del nostro vivere.
Il pellegrinaggio cristiano è strumento e metafora di quel “viaggio” che il cristiano, costitutivamente “straniero e pellegrino” sulla terra, compie verso il regno di Dio, la patria del cielo, al seguito di Gesù Cristo che lo precede e, nella forza dello Spirito santo, lo ispira e lo sostiene.
Pubblichiamo qui la conferenza di Enzo Bianchi tenuta ad Assisi il 15 settembre 2017 in occasione della manifestazione culturale Cammino. Dialogo tra credenti e non credenti, organizzata e promossa dal Cortile di Francesco.
Papa Francesco parla della Chiesa e lo fa con delle pennellate che ci conducono non solo a riflettere sull’esistenza della Chiesa, ma all’essenza stessa dell’essere Chiesa. Le catechesi sono ricche, come sempre, di riflessione teologica e d’indicazioni pastorali con il tipico stile dialogale del Santo Padre, che ci stimola ad aumentare la nostra familiarità con Dio, condizione indispensabile per essere e vivere come popolo di Dio in cammino verso il compimento delle promesse messianiche.
Il libro raccoglie tutte le Udienze che il Santo Padre ha dedicato ai Dieci Comandamenti. «Il Pontefice ci propone una lettura controcorrente dei Comandamenti, smontando pezzo per pezzo tante nostre convinzioni, o più esattamente tanti nostri preconcetti. Secondo papa Francesco, i Comandamenti sono "Parole di vita". Contengono dei "sì" a tutto ciò che ci fa vivere e dei "no" a tutto ciò che invece ci riduce a vivacchiare, spegnendoci pian piano. Non sono passati di moda e, anzi, si rivelano adesso più attuali che mai» (dalla Presentazione di don Pasquale Bua). Il Santo Padre, con parole semplici e profonde, ci prende per mano e ci indica la direzione da seguire nella nostra vita spesso disorientata, fornendoci un'importante chiave di lettura.
È venerabile, è monsignore, e vescovo ma soprattutto è sacerdote don Tonino, che infatti si faceva chiamare così anche dopo la nomina episcopale. Lui incarna davvero la figura del "pastore con l’odore delle pecore": è sempre stato un pastore tra la gente, per la gente. Costruttore di pace, ha sentito forte l’impegno sociale e ha lottato contro ogni forma di ingiustizia; è stato un uomo capace di vivere il suo tempo seminando e vivendo la "buona notizia" del Vangelo e ancora oggi «non smette di aiutarci, gettando il seme della sua Parola, perché raggiunga la terra buona che è quella del nostro cuore» (Cardinale Matteo Maria Zuppi) e che ci chiama a saper riconoscere negli altri, soprattutto nei poveri e negli ultimi, il volto di Gesù.

