
Pope Benedict made history by being the first Pope in over 700 years to resign from office. The Catholic Church the world over was stunned. Worn out by corruption in the Church and by an endless series of clerical sex scandals, he decided that the resolution of all these problems was outside his power for a man of his age.
Last Testament is nearest to an autobiography from the shy and private man who has remained “hidden to the world” in a former convent in the Vatican gardens. He breaks his silence on issues such as:
- The “Vatileaks” case in which his butler leaked some of his personal letters that alleged corruption and scandal in the Vatican
- The presence of a “gay lobby” within the Vatican and how he dismantled it
- His alleged Nazi upbringing
- His attempts at cleaning up the “dirt in the church” (clerical sexual abuse)
- The mysterious private secretary “Gorgeous George”
On a more personal level he writes with great warmth of his successor Pope Francis, who he admits has a popular touch, a star quality which he has lacked. Much controversy still surrounds Pope Benedict`s Papacy--in this book he addresses these controversies and reveals how at his late age, governing and reforming the Papacy and particularly the Vatican, was beyond him. - See more at: http://bloomsbury.com/us/last-testament-9781472944672/#sthash.EhXhPmG9.dpuf
Questo libro contiene 365 piccole storie e qualche pensiero, sparpagliati finora in libretti vari e qui corredati da un indice tematico. Sono minuscole compresse di saggezza. Il libro non è fatto per essere ingerito di un sol fiato. E’ sufficiente una compressa una volta al giorno. Lasciate che si depositi nella mente. Ogni storia è un piccolo scrigno: apritela, tuffatevi dentro le mani, scoprite il seme che nasconde, a volte con caparbia gelosia, e fatelo germogliare nel terreno della vostra anima. Dopo aver ascoltato una storia, nessuno è più lo stesso.
Il cofanetto raccoglie "Conversione", il libro scritto con Vittorio Messori in cui Leonardo Mondadori, a capo della casa editrice che porta il nome del nonno Arnoldo, racconta la sua conversione religiosa. Insieme a questo testo viene presentato "Andrei a messa ma...", in cui Don Umberto De Martino presenta le risposte della dottrina cattolica alle più comuni obiezioni. Il contenuto è organizzato per argomenti: la predica domenicale, la confessione, rapporti prematrimoniali, il matrimonio, anticoncezionali...
Per spezzare la meccanica ripetitività del quotidiano e vincere l'inerzia di un riposo inteso come mera fuga ed evasione dalla fatica del vivere, la cultura umana ha accumulato nei secoli parole preziose, essenziali, cariche di poesia e saggezza, in grado di creare o allargare spazi di intima riflessione.
È da questo tesoro di inestimabile valore che Gianfranco Ravasi attinge ancora una volta, proponendo, nello spirito del precedente Breviario laico, accolto con grande favore dal pubblico, una scelta di citazioni letterarie, poetiche e filosofiche da cui trae lo spunto per brevi e appassionati commenti.
William Shakespeare, Lev Tolstoj, Catullo, Simone Weil, Confucio, Albert Einstein, ma anche Woody Allen, "Che" Guevara, Giorgio Gaber: pensieri, intuizioni che illuminano interiormente, aiutando ciascuno di noi a coltivare, ogni giorno dell'anno, un'"oasi di silenzio " nel fragoroso deserto di apatia morale e superficialità che ci circonda. Solo la contemplazione, vera e propria "fonte d'energia", può infatti restituire vitalità alla nostra anima. In una società come quella attuale, ciecamente votata alla produttività e all'azione, è la diga che tiene alto il livello dell'acqua dissetante e purificatrice nel bacino della coscienza, afferma l'autore, facendo propria l'immagine di uno scrittore agnostico e "indifferente" come Alberto Moravia.
Ecco allora scorrere, pagina dopo pagina, giorno dopo giorno, un universo di parole che, come l'acqua, sono veicolo di vita, e ci invitano a confrontarci personalmente con i temi fondamentali dell'umanità e dell'esistenza, con i doveri di amore, verità e giustizia che ognuno ha nei confronti di se stesso, della propria storia, dei propri simili e della casa comune che è il mondo.
Innervate da quel "grande codice" di riferimento della civiltà occidentale che è il cristianesimo delle Sacre Scritture, le frasi sapientemente selezionate sono tuttavia pervase dall'intenzione "laica" di dare voce alle culture e religioni più diverse, in una molteplicità di esperienze e testimonianze che si rivolge non solo ai credenti ma anche a coloro che non varcheranno mai la soglia di una chiesa. Un mosaico dai mille colori, quindi, nel quale però si intravvede un profilo: "quello dell'uomo che pensa e che ama e che quindi vive in modo vero e autentico". Il suo nutrimento spirituale è il seme fecondo della parola da cui germogliano consapevolezza e rigenerazione. Una parola che non muore quando è detta ma che, come ricorda Emily Dickinson, una delle figure poetiche predilette da Ravasi, "proprio allora, proprio quel giorno, comincia a vivere".
I "cherubini"? Sono originari della Mesopotamia e in principio avevano un aspetto assai poco angelico. Il "serpente"? Lo associamo abitualmente al diavolo, ma talora nelle Scritture incarna l'efficacia salvifica di Dio, fino a simboleggiare Cristo crocifisso. Il "numero"? Nella concezione biblica assume una serie di significati che vanno ben oltre la matematica. E il "cielo", così ricco di significati trascendenti, come era concepito nell'Antico e nel Nuovo Testamento dal punto di vista teologico e da quello scientifico?
La Bibbia è uno straordinario patrimonio di immagini che hanno alimentato per secoli il pensiero e l'arte dell'Occidente, anche se oggi si è persa in gran parte la familiarità con il suo universo simbolico.
Secondo Gianfranco Ravasi, biblista di fama internazionale, è però ancora possibile, nella nostra società, riaccendere la curiosità nei confronti del poliedrico mondo rappresentato nei testi sacri. E con questo intento accompagna i lettori, sia credenti sia atei, in quella terra "un po' misteriosa che è la teologia, inoltrandosi nei suoi viali principali, nelle sue strade, ma anche inerpicandosi sui suoi viottoli secondari". Le tappe di questo viaggio suggestivo sono una serie di voci tematiche, che si soffermano non solo sulle grandi questioni teologiche (dall'"anima" alla "risurrezione", dalla "grazia " alla "Trinità") ma anche su ambienti naturali, oggetti, riferimenti storici, usanze di cui è costellato il racconto biblico.
In questo itinerario di parole, destinate spesso a rivelare significati inattesi e sorprendenti rispetto alle normali accezioni ancora in uso, potremo esplorare le profondità del "mare", ossia la dimensione metafisica che esso assume nelle Scritture, o contemplare nel "monte", dal Sinai al Golgota, un luogo privilegiato dell'azione divina di salvezza. Potremo avventurarci tra i numerosi e variopinti "animali" che compaiono nei testi sacri. O scoprire che il legame tra Adamo e la terra da cui è stato tratto è rivelato dal suo stesso nome.
Coniugando come sempre il rigore dell'analisi con un linguaggio di rara chiarezza, monsignor Ravasi ci aiuta a cogliere anche nelle cose più piccole e umili i segni di un mistero che da millenni continua ad affascinare e interrogare l'uomo.
Perché Dio permette il male e la sofferenza? Che cosa ci attende dopo la morte? Come conciliare la fede cristiana con la teoria evoluzionistica? Sono alcune delle tante domande, scomode e affascinanti al tempo stesso, che vengono spesso rivolte a monsignor Gianfranco Ravasi.
Il celebre biblista ne ha raccolte centocinquanta, offrendo a ciascuno di questi interrogativi, che accompagnano il cammino di credenti e non credenti, una risposta chiara e argomentata.
Affrontare con le corrette coordinate metodologiche i testi della tradizione giudaico-cristiana è la condizione imprescindibile per rispondere non solo alle domande più spinose e cruciali, ma anche a interrogativi insoliti e curiosi: Gesù ha mai riso? Sapeva leggere e scrivere? Quali lingue parlava?
Monsignor Ravasi guida il lettore nel mistero della vita e della fede, e tra le innumerevoli sfumature di quel capolavoro irripetibile che è la Bibbia.
Gianfranco Ravasi, consacrato arcivescovo da papa Benedetto XVI nel 2007, è presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e delle Pontificie Commissioni per i Beni culturali della Chiesa e di Archeologia sacra.
Esperto biblista ed ebraista, è stato prefetto della Biblioteca-Pinacoteca Ambrosiana di Milano e docente di Esegesi dell’Antico Testamento alla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale. Collabora a “Il Sole-24 Ore”, “Avvenire”, “L’Osservatore Romano”. Conduce “Le frontiere
dello Spirito” in onda su Canale 5.
*************LA NOSTRA RECENSIONE************* (DI FRANCESCO BONOMO)
Nelle sue Etimologie, Isidoro di Siviglia distingue le domande in due generi, quelle finite e quelle infinite. L'una è detta causa e l'altra proposizione generale (Etym. II, 15). L'uomo nel corso della storia del pensiero continuamente si è posto domande che come cause posseggono un contesto definito in ogni suo aspetto o domande infinite che posseggono un'estensione, se così si può dire, al di là del tempo e dello spazio. Parafrasando possiamo affermare che di molte cause ma ancor più di proposizioni generali si è occupato il Cardinale Ravasi nel suo libro Questioni di fede. Un impegno serio e molteplice perché le domande sono tali da poter abbracciare diversi campi d'azione della nostra riflessione e ricerca. Il tema in cui si restringe l'oggetto delle questioni è propriamente quello della fede affrontato su più versanti: filosofico, antropologico, teologico e così via. La pubblicazione nata dalle domande poste all'Autore da coloro che lo seguono nei suoi molteplici interventi è una raccolta di risposte che non hanno la pretesa di essere esaustive per la grandezza dei contenuti ma sono certamente un mezzo stimolante per cogliere i punti della questione ed intraprendere la strada indicata continuando ad interrogarsi sulle radici e le motivazioni della fede. A noi che abbiamo avuto il piacere di leggere le pagine di questo nuovo libro del neo cardinale Ravasi viene in mente l'esperienza del giovane studente di Oxford, Charles Reading, protagonista di Loss and Gain (trad. it. Perdita e guadagno, Jaca Book 1996) romanzo del beato John Henry Newman, che in un continuo incalzante processo di interrogazione interiore, e degli amici e professori che lo circondano, arriva a mettere in discussone tutto il suo patrimonio di fede per poter raggiungere una migliorata e più serena adesione alla Rivelazione ed alla fede della Chiesa.
Il testo scorre ed è di una chiarezza inusuale. Gianfranco Ravasi è capace di coniugare la nettezza dell'esposizione e l'altezza dei contenuti con uno stile avvincente. Le domande, argute e ad ampio raggio, in cui ognuno di noi lettori può riconoscere nelle trame del textus i propri interrogativi, spingono a correre alla risposta ed alla successiva domanda in un ritmo incalzante che ha alla sua base il bisogno di comprendere, conoscere ed approfondire la fede che ci è stata trasmessa, accettata o combattuta, vissuta in pienezza o solo marginalmente. Un uomo che domanda esprime il suo desiderio di non rimanere indietro, di non fermarsi alla superficie, esprime l'anelito di ascesa, di impegno a non volersi sottomettere al pensiero comune senza giudizio critico. Dai Vangeli stessi otteniamo un metodo nel domandare, dalla richiesta del pane quotidiano alla domanda sulla personalità del Messia: La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo? Voi chi dite che io sia? (Mt 16, 14;16)
Leggere Questioni di fede è un evento, un'esperienza che va fatta da parte di tutti coloro che vogliono approfondire il messaggio della fede cristiana. Un libro in cui l'Autore non si nasconde dietro definizioni cattedratiche o sterili apologie: si pongono domande e si propongono risposte “aperte” perché i temi trattati non si esauriscono, come ricorda spesso il Nostro, in poche decine di righe.
In un contesto culturale come il nostro in cui anche le realtà più evidenti divengono verità relative, in cui il compito educativo e formativo è in piena crisi di espressione, in un tempo presente nel quale si affastellano e si propongono con la permanenza e l'incisività di un filo d'erba maestri e dottori che non producono i risultati sperati, il cardinale Ravasi, rifacendoci al munus docendi, diviene per noi lettori un riferimento al tipo di pastore descritto da Gregorio Magno nel Prologo della terza parte della sua Regola Pastorale: “Dunque il discorso di chi insegna deve essere fatto tenendo conto del genere degli ascoltatori per essere adeguato a quella che è la condizione propria dei singoli e tuttavia non decadere dal suo proprio genere che è di servire alla comune edificazione”
Biblista di fama internazionale, l'Autore conduce il lettore verso la comprensione delle tematiche più complicate ed ostiche di Antico e Nuovo Testamento. Le sacre Scritture, in questo senso, hanno il privilegio di essere le più citate, privilegio da condividere con il filosofo Pascal che sovente interviene con i suoi Pensées ad illustrare e spiegare le prime battute delle ouverture alle grandi sinfonie delle questioni suscitate dagli interlocutori del libro.
Carlo Maria Martini ha segnato un'epoca nella storia della Chiesa. La sua scomparsa ha tenuto per giorni le prime pagine dei quotidiani e le aperture dei telegiornali. Almeno duecentomila persone, credenti e non credenti, hanno partecipato all'ultimo saluto all'arcivescovo. Come si spiega un affetto tanto profondo? La gente è accorsa "perché ha colto che in Martini il cuore dell'uomo veniva prima della pur importante teologia; la misericordia e la comprensione, la capacità di interrogarsi e di mettersi in discussione ispiravano l'approccio del cardinale, mai il giudizio o l'erigersi in cattedra". Martini è stato un profeta del nostro tempo, ha saputo cioè interpretarlo, esserne coscienza critica, indicare delle mete. La volontà di raggiungere tutti è stata il filo conduttore della sua missione, il dialogo la parola-chiave del suo ministero: con i terroristi, quando Milano era frontiera dei terribili "anni di piombo"; con le altre confessioni cristiane, come presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee; con tutte le religioni, in particolare quella ebraica; con il pensiero laico, attraverso l'iniziativa della "Cattedra dei non credenti"; con l'uomo contemporaneo e le sue inquietudini; con una scienza in grado ormai di ridisegnare i confini della vita e della morte. Per questo suo "stile", per l'instancabile propensione al confronto, l'arcivescovo di Milano è stato amato e avversato, sognato o temuto come possibile pontefice.
La Bibbia è "un arcobaleno di testi, di parole, di frasi, di idee, di simboli, di figure, di temi che nascono dall'opera di una folla di autori appartenenti a un arco di tempo di un millennio. Eppure, dietro a questo spettro multicolore, la teologia intravede una voce unica, profonda, misteriosa, costante, quella del Dio che rompe il silenzio della sua trascendenza e del suo mistero". Da questa fondamentale unità dell'universo biblico prende le mosse la coinvolgente sfida del cardinale Gianfranco Ravasi: acquisire una visione d'insieme di tutte le Scritture leggendo una selezione di passi, rigorosamente collegati al loro contesto. Dalla Genesi all'Apocalisse, dai Libri storici ai Vangeli e alle Lettere Apostoliche, il racconto biblico è restituito da Ravasi in tutta la sua forza espressiva, nelle innumerevoli iridescenze di significato e di bellezza. Si potranno rivivere e approfondire così alcuni degli episodi più conosciuti e amati delle Scritture. Ma sarà possibile anche scoprire autentiche gemme nascoste tra le pieghe delle pagine bibliche. Il commento di Ravasi è anche una riflessione corale grazie alle citazioni di scrittori, artisti, filosofi che contribuiscono a illuminare e attualizzare il senso più profondo della Parola. In ogni passo l'autore ci aiuta a cogliere l'impareggiabile intreccio di umano e divino, di storia e di eternità, che fa della Bibbia un tesoro inestimabile della cultura mondiale.
Con la clamorosa decisione di dimettersi, Benedetto XVI ha colto di sorpresa la Chiesa cattolica e il mondo. Eppure, a ben vedere, Joseph Ratzinger è stato fin dall'inizio il papa delle sorprese. Lo è stato già il primo giorno, quando, presentandosi come un "umile lavoratore nella vigna del Signore", ha dato di sé un'immagine ben diversa da quella, che gli era stata ritagliata addosso, di truce e inflessibile guardiano della retta dottrina. È stato, quello di Benedetto XVI, un pontificato pieno di spine, di momenti difficili, di incomprensioni. Tipico il caso della lectio magistralis di Ratisbona. Da molti considerata un passo falso di papa Benedetto a causa della dotta citazione, apparentemente anti-islamica, tratta dalle parole di un antico imperatore bizantino, fu invece il tentativo di enunciare una tesi centrale nel suo insegnamento, e cioè che tra la fede religiosa e la razionalità non c'è opposizione e che la fede, quando è autentica e quindi rivolta veramente a Dio, è in realtà espressione della razionalità umana. Non è la fede religiosa in quanto tale a essere nemica della razionalità, ma la fede fanatica, la fede incoerente, la fede messa al servizio della violenza. Ripercorrere il pontificato di Benedetto XVI fa bene alla mente. E permette di capire meglio i nodi culturali e spirituali del nostro tempo.
«Il "beato" cristiano è colui che leva lo sguardo verso l'alto, verso l'eterno e l'infinito e ascolta un messaggio controcorrente, sconcertante e fin provocatorio … Poveri, sofferenti, miti, affamati e assetati, misericordiosi, puri, artefici di pace, perseguitati sono convocati da Cristo come suoi discepoli, chiamati a edificare quel Regno di Dio da cui sono esclusi coloro che conoscono solo la frenesia del piacere, del potere e del possesso.» È questo il contenuto rivoluzionario delle Beatitudini, nucleo centrale della «buona novella», paradosso che sconvolge le fragili certezze del senso comune. Un affascinante «mondo alla rovescia» in cui si addentra il cardinale Gianfranco Ravasi, partendo da una rigorosa analisi del testo originale, nelle due diverse versioni di Matteo e di Luca.
A chi sono destinate le Beatitudini? A «classi speciali e privilegiate di fedeli», chiamate a vivere con particolare radicalità il Vangelo, o a ogni cristiano? Come dobbiamo leggerle? In una prospettiva squisitamente religiosa o di emancipazione sociale? L'autore ricorda l'universalità dell'impegno di vita che le parole di Cristo propongono e sottolinea come le legittime istanze di giustizia terrena che evocano vadano ricondotte a una visione d'insieme trascendente. La dimensione antropologico-sociale non può prescindere, quindi, da quella teologico-spirituale.
Seguendo queste coordinate, Ravasi esplora i più suggestivi sentieri dello spirito, cercando le tracce delle Beatitudini già tra le righe dell'Antico Testamento, e proponendo uno stimolante confronto con le Beatitudini ebraiche. Dai passi biblici l'orizzonte si allarga ai più svariati contributi culturali. Ecco allora che la parola si fa poesia, come nei versi folgoranti di Ungaretti o Turoldo, diviene musica nei maestosi oratori di César Franck e Georges Migot, si traduce in sequenza cinematografica, come nel Vangelo secondo Matteo di Pasolini o nell'indimenticabile finale del Grande dittatore di Charlie Chaplin, o in spettacolare immagine artistica, come nelle grandiose opere di Caravaggio e del Beato Angelico o nelle solenni architetture del santuario sul Monte delle Beatitudini, in Terra Santa. Un viaggio sorprendente e imprevedibile, in cui fanno capolino personaggi inattesi, come Ennio Flaiano o Herman Melville. Una polifonia dove c'è spazio anche per le voci dissonanti, come quella del filosofo Friedrich Nietzsche.
Emerge così tutta la forza dirompente e l'intramontabile freschezza di quello che si può considerare il più grande discorso all'umanità di ogni tempo.