
Gli interventi - per la maggior parte inediti - che il cardinale Carlo Maria Martini ha rivolto all'Ordine delle vergini documentano la notevole attenzione che egli ha riservato all'Ordo virginum negli anni in cui è stato arcivescovo di Milano.Quando ancora in molte diocesi italiane si muovevano i primi passi per iniziare questa nuova esperienza vocazionale, il suo pensiero e la sua pratica pastorale hanno costituito un prezioso punto di riferimento per tanti vescovi.Le riflessioni di Martini tracciano un itinerario orientato a una totale consacrazione, inserita pienamente nel vivere sociale ed ecclesiale, secondo una specificità femminile che dispiega e descrive la vocazione verginale. Essa è patrimonio della Chiesa, e della Chiesa locale, secondo l'ecclesiologia dei primi secoli della cristianità - in cui questa vocazione è nata - felicemente ripresa dal Concilio Vaticano II e valorizzata dal magistero e dalla prassi di papa Francesco.
La prima parte di questo volume è dedicata al significato dell'educazione nell'opera di Jorge Mario Bergoglio sia come vescovo che come papa, mentre la seconda delinea il quadro di una possibile «pedagogia» di Francesco attraverso l'analisi del suo pensiero educativo e lo spazio che nei suoi discorsi viene riservato alla scuola e al mondo giovanile.I contributi sono stati elaborati in occasione della decima Giornata pedagogica svoltasi a Roma il 14 ottobre 2017 per iniziativa del Centro studi per la scuola cattolica, costituito all'interno dell'Ufficio nazionale per l'educazione, la scuola e l'università della Conferenza episcopale italiana.
L'esortazione apostolica «Amoris laetitia» di papa Francesco, pubblicata il 19 marzo 2016, giorno liturgicamente dedicato a san Giuseppe, insiste sulla necessità del discernimento. Il tema non riguarda solo le situazioni famigliari richiamate nel testo, ma più in generale le esigenze della Chiesa e del mondo. In questo libro, che nel titolo si ispira alle parole del monaco Giovanni Cassiano, fondatore di monasteri e santo, la saggezza del giudizio è vista come «una specie di occhio e di lampada dell'anima», secondo la parola evangelica. Il discernimento è dunque uno sguardo interiore, capace di illuminare e, forse, anche per questo ricorre con insistenza nell'esortazione del papa.
Due avvenimenti che hanno caratterizzato l’anno 2018 sono stati al centro della Giornata di Studio dell’Istituto francescano di spiritualità. Il primo riguarda direttamente il mondo francescano, il centesimo anniversario delle stimmate di padre Pio e il cinquantesimo anniversario della sua morte; il secondo è la pubblicazione dell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate di papa Francesco, che ha orientato la riflessione sul tema della santità.
Le relazioni principali hanno affrontato il tema della bellezza della santità nella Chiesa di oggi, le caratteristiche della santità francescana nelle più recenti canonizzazioni e alcune figure di santi francescani: padre Pio, Agnese di Praga, Junipero Serra e Massimiliano Kolbe.
Contemplare la ricchezza della tradizione di santità della famiglia francescana non ha uno scopo puramente archeologico. Come evidenzia il sottotitolo della giornata – Quale messaggio per il mondo di oggi? – l’interrogativo che i francescani si pongono è comprendere il loro ruolo nella Chiesa per rispondere alle attese degli uomini e delle donne di oggi.
Con la straordinaria figura di papa Francesco, la Chiesa ha intrapreso un'epoca di riforme e di cambiamenti di ampio respiro. Per far luce su questo cammino complesso, non c'è testimone migliore del cardinale Walter Kasper, teologo eminente, fedele collaboratore del pontefice e ispiratore del tema della misericordia, vero fulcro dell'intero magistero di Bergoglio. Il cardinale Kasper ci guida nella comprensione profonda della figura di papa Francesco, ci illustra dall'interno tutti gli aspetti del suo pontificato e ci accompagna nel percorso verso il Sinodo ordinario sulla famiglia e il successivo Anno Santo della misericordia. In queste conversazioni con il vaticanista Raffaele Luise, si dclinea così il ritratto prezioso del cardinale tedesco, uomo di punta della Chiesa di Roma nel dialogo con le confessioni cristiane, con le grandi religioni e le culture del mondo; un uomo di grande finezza intellettuale e spirituale, modello di una fede non clericale e carica di speranza.
A esplorare l'intreccio incandescente fra religione e violenza ci conduce in queste pagine una guida d'eccezione. Ecco le guerre di Dio, la violenza che reca il marchio sacrale: presente in molti luoghi dell'Antico Testamento, dal conflitto fra tribù alla guerra santa, quasi scompare nei Vangeli, alla luce del dirompente messaggio di Cristo. Poi è la volta del fondamentalismo, «la lettera che uccide», un fenomeno che oggi riguarda soprattutto l'islam, ma che si inscrive anche nella tradizione ebraico-cristiana. Infine, tocchiamo il tema, vivo e lacerante ai nostri giorni, del rapporto con lo straniero: un incontro che può generare esclusione e rigetto, come emerge in vari passi biblici nazionalistici o etnocentrici, ma che può diventare anche dialogo, aprendosi all'universalismo della salvezza e all'uguaglianza di tutti gli esseri umani.
Tra i pensatori della prima metà del Novecento, Martin Buber occupa un posto di rilievo. A Buber von Balthasar si accostò in particolare per il pensiero dialogico (l'io prende coscienza di se stesso davanti al Tu di Dio) che è a fondamento della seconda parte della sua trilogia, la Teodrammatica. Nel presente volume, invece, il confronto è soprattutto con l'uomo di fede, con lo studioso che, anche approfondendo il chassidismo, osò trarre e rivitalizzare l'essenza dell'ebraismo. Questa consiste anzitutto nel principio del profetico ricercato nella sua origine, in Abramo e Mosè. Il profetico dà poi consistenza al principio sacramentale che è la negazione di ogni dualismo, per cui non vi può essere separazione tra terra e popolo, tra presente e vita eterna. La terra è il principio sacramentale di Israele, Israele è il sacramento dei popoli. Von Balthasar segue con attenta ammirazione il percorso di Buber, anche se il percorso del cristiano è come capovolto. Li dove Buber cerca a ritroso la fede pura nella missione e nella parola dei profeti, il cristiano guarda a Cristo come compimento di ogni promessa, lì dove il pensatore dialogico chiude ogni spiraglio all'apocalittica, e con essa alla vita eterna, l'autore di Gloria vuole sperare nella resurrezione di tutti.
Il pensiero di papa Francesco ha radici lontane. Attraverso la selezione di testi, discorsi e omelie di Jorge Mario Bergoglio, prima provinciale dei Gesuiti, poi Rettore dell'Università di San Miguel, quindi arcivescovo di Buenos Aires e infine pontefice, questo volume mette in luce una continuità di pensiero tra gli scritti degli anni Settanta e il "pontificato della tenerezza e della misericordia", come è stato definito da autorevoli commentatori. Questa antologia vuole offrire ai lettori una rassegna sul pensiero sociale e politico del primo pontefice latinoamericano, che mette al centro della sua riflessione i poveri e l'esercizio della politica come costruzione del bene comune: l'indignazione profetica urlata a Lampedusa contro la "globalizzazione dell'indifferenza" è la stessa manifestata nella Piazza Constitución a Buenos Aires contro la tratta di persone e il lavoro in schiavitù. Il pensiero umanistico di Bergoglio, fortemente incentrato sulla difesa della persona umana, rivela anche la ricchezza del pensiero della Chiesa latinoamericana, poco conosciuto e pervaso di stereotipi culturali.
Se c'è un filo d'oro che lega tutte le riflessioni e i commenti di Carlo Maria Martini intorno ai quattro Vangeli, è l'individuazione del percorso che il cristiano è chiamato a fare per passare dalla «coscienza battesimale» alla «coscienza presbiterale». Questo libro cerca di mettere in luce i caratteri fondamentali delle quattro tappe di questo percorso, incarnate nei quattro Vangeli. Ciascuno di essi, infatti, indica un aspetto fondamentale della vita cristiana: la sequela, l'etica, l'annuncio del kerygma, la dimensione contemplativa della vita. Nella loro reciproca interdipendenza, queste quattro tappe vanno a comporre la «figura globale del cristiano». Attraverso una rigorosa ricostruzione ragionata dell'opera esegetica del cardinale Martini, il testo mira a far emergere la peculiare capacità di far dialogare vita e Vangelo; certamente l'insegnamento più prezioso che Carlo Maria Martini ci ha lasciato.
La memoria lieta di un evento che ha poi segnato positivamente tutta la loro vita: è questo il tratto comune delle testimonianze delle ventotto persone che nelle pagine di questo libro rievocano il loro incontro con don Giussani. Su Luigi Giussani (1922-2005), figura di primo piano nella storia della Chiesa del XX secolo, biografi, storici e teologi si sono già messi al lavoro. Con la speranza che ciò possa essere per tutti questi studiosi di ulteriore utile documentazione, ma soprattutto con il desiderio di raccontare l'uomo Giussani anche a chi non lo conobbe, ne parlano qui persone che lo incontrarono negli anni in cui egli avviò a Milano, a partire da Gioventù Studentesca, il movimento che più tardi avrebbe preso il nome di Comunione e Liberazione. Un'attenta simpatia per chiunque gli stesse dinnanzi e un modo sempre geniale di riproporre Cristo come risposta convincente alle grandi domande esistenziali sono i lineamenti del ritratto di don Giussani che, al di là di ogni differenza, riemergono costantemente da queste testimonianze.
Il discorso sull'angoscia sembra scomparso dall'orizzonte culturale ma non si è dileguato il senso di paura, di abbandono e solitudine dell'uomo. Balthasar apre uno spazio di riflessione entrando in stretto dialogo con la filosofia, in modo particolare con Heidegger e con le analisi del pensiero freudiano. A partire dalle intuizioni dell'unica riflessione teologica esistente nei tempi moderni su questo tema, il 'Concetto di Angoscia' di Kierkegaard, Balthasar intende dar corpo a una «teologia dell'angoscia» che, da un lato, ne ridimensioni l'«ipertrofia» nella nostra epoca e, dall'altro la collochi all'interno di un discorso rivelativo: il grido di Gesù sulla croce «dice» di Dio e dell'Uomo. Il libro, partendo dalla parola delle Sacre Scritture, mette poi in rilievo i molteplici livelli in cui si articola il fenomeno dell'angoscia, cogliendone nessi, distinzioni e movimenti, per concludersi con un affondo sull'essenza dell'angoscia, in cui verificare se l'impostazione biblica ha potuto dirci di più e più in profondità di Kierkegaard e dei suoi prosecutori.
Nel pieno della seconda guerra mondiale, circondato dall'odio delle nazioni e dalle distruzioni della guerra, von Balthasar scriveva un libro appassionato sull'amore di Dio. È un amore inarrestabile che porta alla creazione del mondo e dell'uomo, alla generosità di un Dio che non tiene per sé la divinità ma viene nel mondo in incarnazione, morte e discesa agli inferi. La figura di Dio in Cristo è avvolta in una tenerezza infinita che non vuole e non può fuggire le lance e le frecce dell'uomo tracotante e violento. In una breve nota scritta qualche mese prima della morte, l'autore dedicava il suo libro ai giovani.