
Il libro di Arpo Angeli si sviluppa su un doppio registro narrativo che coniuga insieme due esigenze, quella della narrazione dei fatti, delle persone e delle cose ed un secondo inedito elemento: stati emotivi, sfondo culturale, immagini mentali. Il recupero del Nonno Antonio e la Porta del morto. Da una parte ci sono i tesori della casa colonica accanto, i marenghi sempre trovati e sempre negati da altri, strano ed oscuro cerimoniale a mezzo tra le esigenze di vite senza denaro e sogni medioevali di incredibili ricchezze. Un eldorado nascosto tra le vecchie mura delle case sempre inframezzate da scavi notturni in notti senza luna; da preti compiacenti che benedivano pezzi di campo per dissuadere il diavolo dalla difesa delle ricchezze sottoterra.
Dalle vette delle Alpi alla Valle dei Templi siciliana, dalla rappresentazione ricca di simboli del Cenacolo di Leonardo, a Milano, alle immense pietre dei nuraghi sardi, in Italia le meraviglie sono ovunque. Le diamo per scontate, abituati come siamo a muoverci da una bellezza straordinaria all'altra: maestose rovine romane e sorprendenti chiese barocche, il genio del Rinascimento fiorentino e la luce del Settecento veneziano. Se ci soffermiamo a riflettere, scopriremo che non esiste un secolo in cui in Italia non sia stato creato qualcosa di incredibilmente prezioso. A essere dichiarati dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità sono stati finora ben cinquantacinque siti in Italia, tantissimi considerate le dimensioni del nostro territorio, una densità che non ha eguali in nessun altro Paese del mondo. Questo libro è un viaggio nello spazio e nel tempo alla ricerca delle meraviglie italiane. Il nostro patrimonio è la nostra identità. Siamo noi. Abbiamo il dovere e la responsabilità di difenderlo. Questi siti esprimono la nostra storia comune, la diversità delle culture, la relazione fra l'uomo e l'ambiente naturale. Rappresentano l'anima e la memoria delle popolazioni e dei territori che le esprimono. Affermano il valore universale della bellezza e della curiosità, che è la nostra più grande ricchezza.
Cortigiane ormai vecchie e malandate, nobilastri squattrinati, donne dedite ad amori saffici, un medico incompetente: personaggi che, fra le tante figure rappresentate nelle canzoni del trovatore galego Afonso Anes do Coton (XIII secolo), compongono un vivido ritratto della vita della corte che lo accolse, quella di Alfonso X di Castiglia. Ma Coton non sa raffigurare solo un'umanità distante dalle idealizzazioni della poesia d'amore: egli stesso - caso inedito in tutto il corpus galego-portoghese - si fa protagonista di una canzone a metà fra l'accorata confessione e la burla giullaresca, vero e proprio autoritratto di un poeta girovago e scapestrato, dominato dalla tendenza a frequentare, per usare le parole di Cecco Angiolieri, la donna, la taverna e l' dado.
Santo Stefano è un geco sollevato sulle zampe posteriori, una piccola iguana, Barretti e Barrettini due mosche di pietra, Spargi un ragno e le tre isole più lontane, Santa Maria, Razzoli e Budelli, una stella marina con tre punte sfrangiate che potrebbero anche ricordare un anemone. Un arcipelago d'insetti. Le luci si riaccendono, stiamo per attraccare. Chi ha la macchina accende il motore. La Maddalena scintilla, si fa sempre più reale. Sulla mappa ha la forma di una fiamma pietrificata con le lingue del fuoco diramate verso l'alto.
Attraverso nuove traduzioni, il volume offre una significativa scelta della produzione narrativa di Andric. Accanto ad una sezione di racconti (alcuni mai pubblicati in Italia) vengono presentati i due romanzi maggiori, "La cronaca di Travnik" e "Il ponte sulla Drina". Ciò che Andric racconta è in primo luogo il difficile incontro di uomini, mondi e religioni, eventi spesso drammatici e avventurosi.
Alla confluenza di due mondi quello cristiano e quello musulmano sorge Visegrad, in Bosnia, da sempre città di incontro fra diverse razze, religioni e culture. Ed è qui che nel Cinquecento il visir Mehmed-pascià fece erigere un ponte, diventato un simbolo dell'oppressione perché costruito grazie alla fatica e ai sacrifici di molti cristiani, ma anche una testimonianza della fusione di due diversi mondi. Il ponte è il centro del romanzo di Andric: un grande affresco che va dal Cinquecento alla Prima guerra mondiale e che ha per sfondo una Bosnia romantica, con le sue complesse vicende storiche ma anche con i drammi quotidiani degli uomini che vi abitano. Andric si conferma interprete e commosso cantore di questa terra tormentata.
È un giorno caldissimo quello in cui, sulle rive del Nilo, Anippe, figlia del faraone Akhenaton, si accorge in lontananza di un oggetto trascinato dalle correnti. Da quando suo padre è morto, e suo fratello Tutankhamen è salito al trono, la ragazza è stata data in sposa a Sebak, uno dei capitani dell'esercito del faraone. Non ancora madre, e col terrore di perdere la vita dando alla luce un figlio, Anippe si rende conto che l'oggetto regalatole dalle acque è un cesto, e che dentro c'è un neonato: senza pensarci due volte, decide di prendere il bambino con sé, e di spacciarlo per il figlio che suo marito vorrebbe da lei. Ma Anippe sa che la sua decisione avrà delle conseguenze: quel bambino è ebreo, figlio di una schiava, affidato al fiume perché possa sfuggire alla persecuzione contro la sua religione, voluta dal faraone stesso. Così, l'uomo che per il suo popolo sarà Mosè, crescerà col nome di Mehy alla corte dei faraoni, come un principe. Mentre Anippe tesserà una tela sempre più grande di inganni e bugie per proteggere quello che per lei è più di un figlio. Ambientato nell'Antico Egitto, un romanzo che mescola verità storica, narrazione biblica e fiction, per restituirei un romanzesco ritratto della figlia del faraone - personaggio che nella Bibbia resta misterioso -, la donna che raccolse Mosè dalle acque del Nilo, dando inizio alla più straordinaria storia di tutti i tempi.
Io sono Greg, quello che ha scritto questo libro. Poi c'è Earl, il mio amico. E questa è la storia dell'anno che lui e io abbiamo passato con Rachel, cercando di tirarla su. Per lei abbiamo anche girato un film. Forse il piú brutto film di tutti i tempi.
"Qualcuno crede di declassarmi sostenendo che nella mia vita pubblica io propendo per il pragmatismo e mi mostro refrattario alle grandi programmazioni. Di più: poiché indulgo nell'uso di frasi scherzose e sono allergico a ogni genere di discorsi e concetti complicati - che, del resto, sono stati bollati come 'politichese' -, c'è chi mi guarda con sufficienza, quasi scandalizzandosi intellettualmente a causa di un mio presunto gusto per le battute. Non voglio davvero far assurgere il mio metodo a canone di comportamento da imitare. Nè oso riferirmi al 'castigat ridendo mores' o alla leggenda aurea secondo cui il tempo è moneta ...". - Dall'introduzione (Giulio Andreotti).
1970, in una villa sul lago di Como la vedova Falconi amministra una residenza di vacanza frequentata da potenti, generali, magistrati, grandi avvocati. Come in un moderno Decameron, tra vini d'annata e chiacchiere, la compagnia affronta ogni sera, a turno, un diverso argomento. Il protagonista - dietro i cui tratti ammicca l'ombra dell'autore - ascolta e divertito racconta, intrecciando ricordi personali e vita pubblica, temi scottanti e goliardia. Tutto sembra scorrere nella più tranquilla normalità, finché non si unisce alla compagnia un professore di Diritto canonico e matrimoniale, che porge al protagonista un plico di misteriosi racconti. Un romanzo che ancora oggi racconta molto dell'Italia, dei suoi vizi e delle sue inesplorate virtù, nello stile affilato e ironico di un protagonista del nostro tempo. Prefazione di Serena Andreotti.
Decenni di vita editoriale a leggere, incontrare, consigliare autori tra i protagonisti del Novecento, da Moravia a Eco, da Sciascia a Bufalino, anche se il pensiero dominante, come per Don Giovanni, è il giovin principiante: nuovi talenti da scoprire e imporre. La lezione di maestri, quali Alberto Mondadori e Valentino Bompiani, aggiornata alle esigenze di un mercato in evoluzione. Cronache colorite dalle fiere del libro: Francoforte, New York, Londra, Parigi, Gerusalemme, dove la partita delle trattative si gioca su registri alterni di seduzione e bluff, ma anche di consolidati, amichevoli rapporti fiduciari. E brevi, incisivi ritratti di scrittori, tra i più amati, come William Faulkner, Thomas Mann, John Steinbeck, Flannery O'Connor, Patricia Highsmith, Albert Camus, André Gide, Saint-Exupéry... Scorci di una vita passata a curare le parole altrui.
Una scoperta sconvolgente e carica di tormento, conduce il protagonista di questa vicenda dalle nebbie della val Padana, alle cime dell’Appennino, passando per la gelida Russia sovietica degli anni Trenta. Un tragitto dell’anima alla scoperta della verità di un uomo che credendo fermamente negli ideali comunisti, arriva, accompagnato dal padre, fino ai margini dell’abisso, scoprendo a quale orrore può portare “quella forza” – il partito – a cui certi uomini hanno consegnato tutto incondizionatamente. Ci sono fatti che non possono essere ignorati, che chiedono di essere esplorati e, come farà il protagonista, di essere condotti dove forse non si vorrebbe arrivare. Luca Varni, giornalista di fama e storico di passione, subisce proprio l’incedere dei fatti accettando di seguirne la traccia, in un incalzare di rivelazioni sorprendenti. Un tragitto nel buio nero e profondo che intravvede la luce, anticamera di una speranza ancora tutta da conquistare, solo quando il protagonista accetterà di arrendersi all’amore della sua donna.