
Prendi due ragazzi di belle speranze, portali in un night della riviera adriatica nell'estate del 1960, sulla pedana delle spogliarelliste: l'ultima cosa che ti aspetteresti è una pubblica lettura dell'"Ulisse" di Joyce. Non importa se il pubblico li inseguirà con le forchette in mano, quello che conta è il loro piccolo incantesimo. Un sarcastico romanzo di formazione che racconta anche la storia di un'amicizia rissosa e bellissima: quella fra Tonino Conte e Carmelo Bene.
Ernesto e Dacia: una coppia sorretta da una fragile armonia. Ernesto insegna letteratura russa, è chiuso in un mondo che diventa via via più rigido mentre lo slancio della sua passione culturale si affievolisce nella malinconia. Nella sua vita un giorno irrompe Anna, una ballerina con un passato ingombrante e una forte attrazione per la letteratura russa. Mentre si consuma un'estate arroventata, ecco delinearsi sentimenti e stagliarsi figure, tra le quali quella gentile di Sonia, la sorella di Ernesto. Attraverso di lei, forse, passerà la salvezza o, forse, attraverso il tempo, quel tempo che salva e può salvare.
La smania delle scorciatoie, la presunzione di essere più furbi, di saperla più lunga, l'istinto maldestro dell'esplorazione, per arrivare dove? Per ottenere che cosa? Starnone sviluppa storie nate come meri spunti narrativi sulle pagine dei quotidiani e realizza un volume di racconti cuciti con il filo rosso di questa ossessione. C'è allora il guidatore di Cinquecento Fiat che abbandona l'autostrada Napoli-Salerno per "tagliare" attraverso vie meno battute ma finisce per restare ingarbugliato in una ben più crudele trama di incidenti; c'è il corteggiatore che per arrivare alla bella di cui si è infatuato finisce per sedurre tutte le amiche di lei senza mai arrivare al suo "oggetto del desiderio". E così via.
"Lo schietto amor patrio vibra in quasi ogni pagina e l'amore per gli umili, per gl'infelici, per coloro che sono stati diseredati dalla società o dalla natura. Nell'Italia che dopo la passione del Risorgimento viveva una vita grigia e borghese, Cuore portò una fiamma di sentimento, un'ala di poesia, un grido di speranza verso mete più alte e luminose." (Dino Provenzal)
Pubblicate per la prima volta nel 1937, le diciotto novelle di questo volume siglano il "ritorno all'ordine" di Palazzeschi negli anni Trenta. Sul piano formale l'autore sembra rientrare nell'ambito di una rigorosa classicità, non rinunciando ai temi clowneschi, eversivi, a lui così cari: buffi, appunto. Perché "buffi sono coloro che per qualche caratteristica, naturale divergenza e di varia natura, si dibattono in un disagio fra la generale comunità umana."
Elsa Morante comincia a scrivere molto giovane e dapprincipio scrive soltanto racconti. Nel 1933, passati i vent'anni, intraprende una frenetica attività di pubblicista e numerosi suoi scritti appaiono in settimanali di largo consumo e su fogli popolari quali il "Corriere dei Piccoli", "I diritti della scuola", "Oggi". Nel 1941 la Morante raccoglierà nel "Gioco segreto" alcuni di questi racconti e vent'anni dopo con la pubblicazione dello "Scialle andaluso" amplierà la raccolta. Restano così inediti dei racconti che l'autrice non ha mai ristampato, ma neanche rifiutato. Questa raccolta, presentata da Cesare Garboli, fa quindi emergere il libro fantasma che si nasconde dietro alle altre due antologie.
In un libretto in cui si alternano prose, sonetti e canzoni, Dante narra del suo amore spirituale per Beatrice, la "donna angelicata" che contribuirà a ispirargli la Commedia.
Parigi 1793. Un uomo e una donna s'incontrano mentre i sogni della Rivoluzione stanno per trasformarsi negli incubi del Terrore. Lui, Gilbert, è un avventuriero americano in cerca di denaro; lei, Mary, è un'inglese coraggiosa e spregiudicata che vuole conoscere da vicino gli avvenimenti francesi dei quali è fervente sostenitrice. Attraverso le parole della cameriera Marguerite, che racconta la travolgente e fallimentare storia d'amore di due protagonisti, rivive nel romanzo una figura realmente esistita, quella di Mary Wollstonecraft, scrittrice e saggista della fine del Settecento, autrice di una battagliera "Rivendicazione dei diritti delle donne" e madre di Mary Shelley.
Chi era veramente Ferdinando Tartaglia, protagonista dell'esperienza religiosa forse più radicale ed estrema del Novecento? Che cosa ha scritto? Una risposta ci è offerta dal ritratto che a Tartaglia ha dedicato Giulio Cattaneo. Scorrono davanti ai nostri occhi le frequentazioni di Tartaglia; il ventaglio delle sue letture; il contesto socio-politico. Emergono così i nessi tra la vita di Tartaglia e la sua opera, dove si stagliano scritti provocatori come la "Tesi per la fine del problema di Dio" o il "Manifesto" per il Movimento di Religione; o tra quei crepuscoli collinari e una filosofia notturna e cameristica come la sua prosa, rischiarata solo dalle irruzioni di un "azzurro subacqueo".
Un epistolario in gran parte inedito che va dagli anni della maturità liceale fino agli ultimi mesi di vita. Una testimonianza che ci mette in contatto con la fascinosa e sfuggente personalità di Fenoglio, con la sua etica austera e il suo assiduo lavoro di scrittore.