
Al museo di Volterra il giovane archeologo Fabrizio Castellani sta cercando di svelare il mistero racchiuso nella statuetta etrusca "L'ombra della sera", quando inquietanti telefonate gli "consigliano" di lasciar perdere. Nel frattempo nei boschi circostanti la necropoli vengono rinvenuti cadaveri di persone sbranate da una terrificante belva. Fabrizio è convinto che tutto sia frutto di un'ira implacabile dalle lontanissime origini. E da archeologo si fa detective del passato.
Sul filo della memoria, come in un diario che talora si interrompe, Mario Lodi riflette sui film cui ha assistito, sulle mostre visitate, sugli amici incontrati, sui ricordi accantonati, sui sapori e i profumi della natura, sulle dichiarazioni di personaggi famosi. Rilegge grandi eventi e piccoli fatti privati sottolineando come, quando si spegne l'invadenza del piccolo schermo, d'improvviso i particolari della vita tornano a splendere dando rilievo ai significati profondi di ogni cosa.
Sono passati soltanto sessant'anni o poco più, ma l'Italia di allora, del regime trionfante, dei valori condivisi, dell'ordine borghese e piccolo-borghese, si è completamente dissolta, nella sequenza di tragici rivolgimenti e frenetiche trasformazioni, fino al punto di svanire nelle tenebre di una liberatoria rimozione. Carlo Mazzantini, invece, non ha dimenticato nulla di quel tempo, non il calore degli affetti familiari o il fremito di una passione patriottica alimentata dalle celebrazioni della vittoria sul Piave, non il rigore di un'educazione religiosa o la rassicurante retorica del decoro; anzi, in queste pagine, torna a riassaporare la confortante sicurezza di un mondo forte nella sua disarmante semplicità.
"La bella vita" è la prima delle tante raccolte moraviane di racconti. Il libro presenta dunque allo stato nascente le figure, le problematiche, i modelli di una esperienza letteraria tra le maggiori del Novecento italiano. E mentre il giovane scrittore ripensa la propria vita e il proprio ambiente, in piccoli capolavori, illumina anche i molti vizi e le poche virtù della realtà italiana negli anni del fascismo, e getta a grande profondità uno scandaglio sui nodi oscuri dell'esistenza.
Di questo romanzo breve sulla mafia, apparso per la prima volta nel 1961, ha scritto Leonardo Sciascia: "... ho impiegato addirittura un anno, da un'estate all'altra, per far più corto questo racconto. Ma il risultato cui questo mio lavoro di 'cavare' voleva giungere era rivolto più che a dare misura, essenzialità e ritmo, al racconto, a parare le eventuali e possibili intolleranze di coloro che dalla mia rappresentazione potessero ritenersi, più o meno direttamente, colpiti. Perché in Italia, si sa, non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece che scherzare, si vuole fare sul serio".
Un reportage sulla "terra del sogno". Scritto con una precisione svagata e rabdomantica, il libro di Malerba ruota attorno ad un paradosso: il sogno è quanto di più ambiguo e sfuggente ci sia, bizzarro, evanescente, insensato com'è. Eppure da secoli si svolge un'accanita battaglia interpretativa alla ricerca di una traccia da decifrare, di un significato recondito, di una via da seguire. Il luogo del massimo arbitrio è oggetto dunque di una massiccia ricerca di significati che attraversa non solo la storia umana ma anche la sua geografia.
L'edizione dei romanzi manzoniani ("Fermo e Lucia". "I promessi sposi" 1827 e 1840) qui presentata offre al lettore, in un corpus unitario, quelli che il curatore Salvatore Silvano Nigro considera "romanzi" di Manzoni e non tappe dell'accidentata stesura del romanzo perfetto. Il commento fa dialogare tra loro i tre momenti del progetto narrativo di Manzoni ed esplicita le fonti letterarie e figurative. In particolare, il commento ai Promessi sposi è molto attento al dato visivo e tende a mettere in luce i giochi allusivi, i rimandi impliciti, la completezza dei significati offerta dall'analisi contemporanea.
"Via Gemito" è la storia di un uomo che se non avesse avuto una famiglia sarebbe diventato un grande pittore, questa almeno sarà la convinzione di tutta la sua vita. Federì è un artista, ma deve fare il ferroviere, e al mondo non potrà mai perdonare il destino scelto per lui. E se la prende con la moglie, una donna soffocata nel ruolo di sarta e madre, e con i figli. Ed è uno di loro, il primogenito, a raccontare questa figura di padre verboso e rancoroso, violento con le mani e con le parole.
Non sempre i tempi che scandiscono la fortuna pubblica di uno scrittore coincidono con quelli della sua officina segreta, basti pensare a Morselli, morto suicida la notte del 31 luglio 1973, quando i lettori cominciavano a conoscerlo e ad amarlo. Oggi Adelphi propone una raccolta dei suoi romanzi per imparare a riscoprire e ad apprezzare questo scrittore.
Sinopoli, dopo le prove del Parsifal, una sera esce dalla Fenice e nel silenzio misterioso di Venezia si perde nell'intrico delle calli. Si perde e vuole perdersi, come se l'onda della musica wagneriana lo avesse davvero stregato interrogandolo, al di là delle questioni puramente musicali o delle soluzioni interpretative, sulle ragioni della vita e della morte. Il racconto di questa avventura è il romanzo di questa notte veneziana ed è la storia di uno smarrimento e soprattutto del lento riconoscimento del senso e della direzione della città e della vita stessa.
"Le ambizioni sbagliate", secondo romanzo di Moravia, riassume in sé le tematiche caratteristiche di tutta l'opera successiva dello scrittore romano: da un lato la ricca borghesia di Roma, dall'altro figure contrassegnate da atonia morale, snobismo, bassa avidità di denaro, piatta sensualità.