
IL LIBRO
Un'isola greca, un gruppo di persone che si ritrova al bancone di un bar di un vecchio pescatore, in attesa di un ospite che li condurrà alla ricerca di emozioni e segreti. Un percorso di scoperta dello stare insieme, tra dinamiche di gruppo e meccanismi della psiche, che mette in luce il segreto della presenza dei corpi, delle espressioni gestuali, della comprensione dell'alterità. Una ninfa che danza distribuendo vino e sorrisi, grandi capre bianche che sorvegliano le coste, alberi d'arancio profumati e scogliere bianche che discendono verso il mare. In uno spazio mitologico, il gruppo trasforma i pensieri ed apre prospettive inedite sul registro affettivo dei comportamenti. Un finale a sorpresa, forse un po' amaro, che mette a nudo i meccanismi inconsci nelle relazioni tra le persone e rimette in discussione tutte le certezze del racconto
Postfazione di Sergio Erba
GLI AUTORI
PIETRO BARCELLONA (Catania, 1936) è docente di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Catania. È stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura e in seguito deputato e membro della Commissione giustizia della Camera. È autore di molte pubblicazioni.
In un'ex scuderia reale di Stupinigi, vicino a Torino, una ragazza di quindici anni, figlia di un operaio Fiat, non va più a scuola e aiuta la madre a vendere verdura al mercato. Un giorno però, l'incontro con un venditore di libri le cambia la vita, perché la ragazza si imbatte per caso nelle antiche poesie dei trovatori provenzali e si mette in mente di diventare una di loro. Affascinata da quelle letture, scappa di casa: non per fare politica come tutti quelli che ha intorno, ma per... cercare l'"amore da lontano". Il romanzo, tra il realistico e il paradossale, racconta con toni un po' ilari e un po' dolenti le avventure di questa ragazza, così distante dalla storia che le scorre accanto: per amore della celebrata lontananza lei commetterà errori a volte piccoli, a volte più gravi, si infilerà in storie a volte mediocri, a volte sublimi, fino a che, alle soglie della maturità, incontrerà il sogno che - forse - nemmeno sapeva di avere.
Tre sorelle occupano tre appartamenti di un palazzo nobiliare, un tempo tutto loro, nell’antico quartiere Castello di Cagliari. La maggiore, Noemi, sogna gli splendori perduti e tenta di ricostruirli con avarizia e puntiglio, mentre la seconda, Maddalena, sposata a Salvatore, sogna un figlio che non vuole venire, e l’ultima, detta ‘contessa di ricotta’ perché ha le mani e il cuore di ricotta, sogna l’amore. Ed è lei la sola ad avere un figlio, Carlino, indecifrabile terremoto e squisito pianista. Intorno alla famiglia e alle sue tenaci illusioni, ci sono personaggi piú solidi, piú concreti, ma non meno sfuggenti, perché, dopotutto, solo le illusioni non fuggono: la vecchia tata, l’ombroso vicino, il pastore Elias… Milena Agus, nel suo quarto romanzo, ci riporta a quel mondo tutto suo, dove incanto e disincanto si mescolano senza mai sciogliere il verdetto, il mistero; e dove ogni vita disegna la sua parabola come tante stelle cadenti, che appaiono e scompaiono in un fulgido cielo nero.
La città è Bari. Il momento, gli anni Ottanta. Il denaro corre veloce per le vene del Paese. I tre adolescenti che si aggirano per le strade di questo libro hanno in corpo una sana rabbia, avvelenata dal benessere e dalla nuova smania dei padri. Si azzuffano e si attraggono come gatti selvatici, facendo di ogni cosa - la musica, le ragazze, le giornate - un contorto esercizio di combattimento. Ma negli angoli dei quartieri periferici li aspetta il lato in ombra di quel tempo che luccica: qualcosa che li costringerà a mettere in discussione le loro famiglie, i loro sentimenti, e perfino se stessi. Ci metteranno vent'anni per venirne a capo.
Nell'Europa degli anni Venti, permeata da una profonda atmosfera esoterica, si diffondono le dottrine che costituiscono il background del nazismo occulto, ispirate a una forte ripresa dei miti e del pensiero dell'antico oriente. In questo contesto lo stesso Fuhrer, giunto al potere, incomincia a vagheggiare avventurose spedizioni alla ricerca delle origini dell'uomo, del Graal, della razza pura e della magia nera del buddhismo.
Su questo sfondo si muove Leonhard Mayer, brillante ufficiale che viene ammesso a far parte della sezione occulta delle SS: l'Ordine Nero. In quella che si presenta a tutti gli effetti come una setta esoterica, Leonhard viene iniziato a sapienze antiche, che fanno di lui uno dei prescelti per partecipare alla spedizione organizzata da Himmler alla volta del Tibet, alla ricerca della razza padrona e del segreto della vita, custodito dagli eredi dei progenitori dell'uomo, i quali vivrebbero nascosti nelle profondità della terra proprio sotto i domini tibetani. La spedizione, che si consuma negli anni in cui il nazismo sta per condurre l'Europa nel secondo conflitto mondiale, è attesa come una grande avventura volta a realizzare il desiderio di immortalità e potere di Hitler. Nella realtà si trasformerà in un viaggio di formazione che travolgerà la vita e le illusioni di Leonhard, svelando la drammatica follia del progetto dell'Ordine Nero di dominare il mondo.
Tutti i personaggi di questo libro sembrano impegnati a confrontarsi col tempo: il tempo delle vicende che hanno vissuto o stanno vivendo e quello della memoria o della coscienza. Ma è come se nelle loro clessidre si fosse alzata una tempesta di sabbia: il tempo fugge e si ferma, gira su se stesso, si nasconde, riappare a chiedere i conti. Dal passato emergono fantasmi beffardi, le cose prima nettamente distinte ora si assomigliano, le certezze implodono, le versioni ufficiali e i destini individuali non coincidono. Un ex agente della defunta Repubblica Democratica Tedesca, che per anni ha spiato Bertolt Brecht, deambula senza meta a Berlino fino a raggiungere la tomba dello scrittore per confidargli un segreto. In una località di vacanze un ufficiale italiano che in Kosovo ha subito le radiazioni dell'uranio impoverito insegna a una ragazzina l'arte di leggere il futuro nelle nuvole. Un uomo che inganna la propria solitudine raccontando storie a se stesso diventa protagonista di una vicenda che si era inventato in una notte d'insonnia. I personaggi di questo libro disegnano l'ineffabile volto di una stagione. È la nostra epoca impietosa e futile, fatta di un tempo anfibio che non scandisce più la vita e del quale ci sentiamo ospiti estranei. Storie straordinarie che entrano in modo indelebile nel nostro immaginario, anche se non appartengono al piano dell'immaginario ma a una realtà di cui forse abbiamo perso il codice.
Mongolia, 1227. Qutula, scrivano di Gengis Khan, solo per caso riesce a scampare alla morte... E ora deve fuggire. Solo cambiando vita potrà nascondersi, pur rimanendo sotto gli occhi di tutti. Perché la bellissima Arqai – questo diventa il suo nome – è a conoscenza di un segreto: sa dove si trova la tomba dell’imperatore. E il suo favoloso tesoro.
Aprile 1919, sul piroscafo Zeppelin. L’incontro ha il sapore della storia, ma i due ancora non lo sanno. Double Skinner ha solcato ogni mare sospinto dai venti oceanici, prima di combattere la Grande guerra al solo scopo di saldare il conto con i demoni che gli hanno divorato l’esistenza. Rimpatriando a bordo del piroscafo Zeppelin, incontra Harry Truman, futuro presidente degli Stati Uniti d’America. Tra i due nasce un’amicizia profonda, tanto che Skinner affida proprio a Truman non solo l’appassionante storia della sua vita, ma anche la custodia di un potente segreto, causa di morte e corruzione. Un segreto che risale a molti secoli prima, in Mongolia...
Italia, 2008. Oswald Breil se ne innamora subito, non appena lo vede in disarmo nel porto della Spezia. Lo yacht Williamsburg un tempo era definito «Casa Bianca galleggiante», perché dimora prediletta del trentatreesimo presidente americano: Harry Truman. Breil l’acquista, procurandosi così l’ostilità di un avversario spietato, pronto a tutto pur di impossessarsi del segreto che, forse, è nascosto fra le paratie della nave. Un segreto dalle origini lontane, perse nel soffio impetuoso del vento che spira sul deserto...
Un pomeriggio di agosto, verso la metà degli anni Novanta. Nel silenzio immobile della controra, una voce chiede aiuto. Una volta, due volte, dieci volte il grido risuona nell'androne ombroso di una elegante palazzina di Posillipo. Poi il silenzio, di nuovo, avvolge la strada. Nessuna porta si è aperta, nessuno degli inquilini ha risposto all'appello della ragazza. In quell'androne la troverà, morta, un giovane poliziotto, uno che viene da un quartiere che sembra appartenere a un altro mondo, nella periferia orientale della città. È la prima volta che vede un cadavere - e quella ragazza potrebbe avere la sua età. Nel vuoto sospeso di una Napoli dove chi può permetterselo è partito per le vacanze, e chi non può aspetta Ferragosto per andare a passare una giornata a Ischia o a Procida, il giovane poliziotto si intestardisce a chiedersi chi era quella sua coetanea che sembrava così normale, chi ha potuto ammazzarla, e perché. Interrogherà i vicini, rintraccerà gli uomini che l'hanno amata. Scoprire la verità (tanto imprevedibile quanto inquietante) lo indurrà a guardare con meno candore, e a giudicare con meno benevolenza, quella parte della città i cui abitanti, pur non essendo né camorristi né spacciatori né tossici - ma liberi professionisti, intellettuali, "gente perbene", insomma -, hanno anch'essi i loro ignobili segreti, le loro viltà nascoste.
A raccontarci Pulce e il suo mondo speciale è la sorella Giovanna, con la sua voce ironica, candida, intelligente, divagante. Pulce è una bambina allegra, a cui piace infilarsi negli abbracci degli sconosciuti, stritolarti più forte che può. Quando un giorno, come tutti i giorni, mamma Anita va a prenderla a scuola, Pulce non c'è. "Provvedimenti superiori" hanno deciso che loro non sono più dei buoni genitori, e Pulce è stata portata nella comunità Giorni Felici. Anita e Giovanna possono farle visita una volta alla settimana, "sotto lo sguardo soldato di un'educatrice". Papà Gualtiero, invece, sua figlia non può vederla, perché su di lui grava una mostruosa accusa. Giovanna ha solo tredici anni quando comincia questa "storiaccia". È una ragazzina curiosa, con qualche tic nervoso e un gruppetto di amici immaginari. E proprio grazie alla sua immaginazione vispa e intelligente, alla sua potente capacità inventiva, Giovanna ci racconta senza retorica e senza patetismi lo scontro tra mondo adulto e infanzia, tra malattia e normalità, tra rigidità delle istituzioni e legami affettivi. Il suo sguardo singolare, il suo punto di vista spostato, ci fa vedere improvvisamente le cose, rende intellegibile ciò che anche gli adulti faticano a capire.
1546, Ratisbona. Barbara Blomberg ha sempre amato la sua città natale, il ponte sul Danubio avvolto nella nebbia del mattino, l'orologio del municipio che scandisce il tempo, gli stretti vicoli, gli antichi palazzi; in quei giorni, però, la trova ancora più bella. Quella settimana, intatti, non solo ci sono i festeggiamenti per il Carnevale, le danze lungo le strade, i travestimenti e i lazzi, ma si tiene anche la Dieta, e la città brulica di principi, cavalieri, studiosi e, soprattutto, è pronta ad accogliere l'imperatore. Mai la sua presenza è stata tanto attesa: lo scontro tra cattolici e protestanti ormai si è fatto accesissimo e spetta a lui evitare che si arrivi al conflitto aperto e alla spaccatura dell'impero. Barbara ha già avuto modo di vedere con i suoi occhi Carlo V, ma questa volta, lungo un corridoio del palazzo dove lui alloggia e lei ha da poco preso servizio, lo sguardo dell'imperatore la paralizza per qualche istante. Non è necessaria neppure una parola: quella stessa notte Barbara gli si offre con naturalezza, senza il servilismo delle cortigiane, né il calcolo delle aristocratiche in cerca della corona. Lei è una donna del popolo e quell'invito è sì un obbligo, ma anche un onore. I loro incontri silenziosi, però, non durano che poche settimane e Carlo viene richiamato ad affari ben più importanti di quel gioioso passatempo. A Barbara, invece, non rimane soltanto il ricordo di quelle ore: ha in grembo il frutto di quell'amore clandestino.
"Temo che mi si spacchi il cuore. Come se ogni giorno si gonfiasse di amarezza. Ogni mattina mi sveglio con l'amarezza del giorno prima che mi pesa addosso e quella di trentasei anni passati in questo deserto dei tartari. Questo però è il primo autunno dove la sensazione è tanto forte, onnipresente. Qualunque cosa faccio mi accorgo della mia inesistenza. Vorrei incontrare delle persone inesistenti come me. E invece la vasca è asciutta. Oltre a quel poco d'acqua torbida dove abbiamo sempre vissuto, il mulinello si è portato via pure i pesci. Qui c'è una cattiveria senza fine. Tutti frustrati, pronti a disprezzare tutto e tutti. Come si fa respirare in queste condizioni? Come si fa a pensare di salvarsi?" Franco Arminio torna a raccontare i paesi italiani e questa volta dalla sua penna non nascono luoghi, ma persone. Con prosa limpida e insieme concitata, scorrono sulla pagina gli sgangherati pensieri esistenziali di un io narrante che somiglia in modo sospetto al suo autore, rincorsi da un controcanto affollato di personaggi sbadatamente vivi.
"Guerra alla tristezza!" è la ricerca di un antidoto all'infelicità. Sessanta storie scritte dagli anni Ottanta sino a oggi, in cui Albinati si avvicina profondamente al dolore per scrutarlo e incarnarlo e poi fuggire verso la fantasia e la bellezza. I toni sono scherzosi, profondi e imprendibili: come se nulla fosse troppo serio per non essere affrontato anche nello spazio di poche pagine, di poche righe. Il coma, la morte, la follia, i fantasmi, le bombe, gli acidi, il mito, l'amicizia. Ogni personaggio richiede che la sua avventura sia narrata con una lingua speciale, inventata da lui e soltanto per lui. Il realismo più puntuale si coniuga a impennate fantastiche. Persino gli animali prigionieri cantano per illustrare la loro condizione ai visitatori dello zoo. E i sogni sono popolati da personaggi presi dalla cronaca e tradotti nel mondo e nella lingua della letteratura. Dialoghi amorosi e filosofici, dispute sull'esistenza di Dio in pizzeria, sul sapore della carne di cavallo, su come guarisce una spalla, su come si salva il mondo sparando o si perdono dieci chili di troppo; e poi Babbo Natale, Peter Lorre, Stephen King, i bombardamenti su Belgrado, Richard Gere nella pubblicità dei Ferrero Rocher; i mujaheddin afghani, Tirana e il dittatore albanese Enver Hoxha, il leggendario bassista Jaco Pastorius; e ancora l'uomo sulla Luna, la Lega, lo sci nautico, la galera e il circo, le operazioni agli occhi, Jimmy Sommerville e Gisele Bundchen, compaiono pagina dopo pagina.