
La scienza cerca di scoprire quali sono le leggi che regolano l'universo, il nostro pianeta, il nostro corpo, mediante osservazioni ed esperimenti. La conoscenza scientifica rende liberi, ci sottrae a paure irrazionali, a quel terrore che i nostri antenati provavano davanti a fenomeni naturali inusuali, quali l'apparizione di una cometa, un'eclisse di Luna o peggio ancora di Sole. La curiosità che caratterizza il genere umano l'ha portato, attraverso secoli di osservazioni, a decifrare pian piano il libro dell'universo, la "cupola stellata" a cui accenna il titolo di questo libro. In una conversazione appassionata con Marco Santarelli, Margherita Hack ripercorre nodi essenziali che riguardano lo sviluppo della scienza in sé e i rapporti della scienza con gli altri saperi. In primo luogo dà conto degli sviluppi della cosmologia e della nostra conoscenza dell'universo, ove continuamente si susseguono nuove scoperte, tra le più recenti quella relativa al bosone di Higgs. La Hack affronta poi i rapporti, a volte burrascosi, tra scienza e religione, rivendicando con coerenza la possibilità e l'urgenza di un'etica laica. Il volume tratta anche le relazioni più ampie che riguardano la scienza e la società: i rapporti tra ricerca scientifica e democrazia, lo stato dell'università italiana, la "fuga dei cervelli", il problema irrisolto delle due culture.
È il 2119 e la situazione, sul pianeta Terra, non è delle migliori... Ma un gruppo di eroi è in lotta per salvare il futuro. Anno 2119. Dopo una lunga serie di catastrofi ambientali, pandemie e sconvolgimenti di ogni sorta i superstiti sono stati costretti a sottomettersi a un regime ingiusto ma stabile, liberamente ispirato al feudalesimo. La società è formata da un centinaio di milioni di arcimiliardari onnipotenti e tre miliardi di migranti ambientali senza diritto di voto, raggruppati in grandi campi di accoglienza, sui lembi di terra risparmiati dall'innalzamento delle acque. Fra i ricchissimi la fanno da padroni gli azionisti del Consorzio delle multinazionali che controllano il web. Gli unici che si oppongono al Consorzio sono i giornalisti di Holly, il solo organo di informazione concepito e scritto da esseri umani invece che da robot. E quando il Consorzio sta per mettere in rete un nuovo algoritmo, in grado di eliminare definitivamente il libero arbitrio, le poche speranze di salvezza sono nelle mani di Tess, bistrattata redattrice di una rubrica sui gattini... Accanto a Tess e agli altri giornalisti di Holly, incontreremo famiglie di migranti europei e newyorkesi, ingegneri del marketing e dei big data, azionisti spietati e riccastri spiantati, bambini e algoritmi, hackers e haters. E saranno tutti coinvolti da una catena di avvenimenti che può portare alla fine della specie che si è autodenominata Sapiens... Dopo i successi a teatro, al cinema, alla televisione, Sabina Guzzanti esordisce come narratrice. Lo fa con un romanzo che da un lato guarda alla grande letteratura distopica classica (da "1984" a "Fahrenheit 451") e dall'altro affronta temi di straordinaria modernità, quali il mutamento climatico, la concentrazione della ricchezza, la dipendenza dalla tecnologia. "2119. La disfatta dei Sapiens" è divertente e appassionante, sperando che non risulti profetico (gli accenni alle pandemie sono stati scritti nel 2019!). Il debutto letterario di una grande intellettuale italiana che, con la consueta ironia, coglie questioni fondamentali e fa riflettere.
Questo romanzo intreccia fatti, luoghi, persone reali e alcuni personaggi e circostanze che sono frutto dell'immaginazione dell'autore. La storia del Celtic Football Club e dei suoi atleti è tutta vera. La finale di Coppa dei Campioni del 1967 e tutti gli avvenimenti sportivi raccontati si svolsero come descritto. Per il resto, la narrazione ripercorre pagine di storia e vicende personali legate in qualche modo a quell'evento.
Cento anni fa, nel 1911, il genio letterario di G. K. Chesterton inventò il suo personaggio più fortunato, Padre Brown, prete investigatore che ha affascinato generazioni di lettori, insieme alla sua spalla, il ladro convertito Flambeau. Chesterton abbandonò il suo personaggio intorno alla Prima guerra mondiale, per dedicarsi ad altre opere. Padre Brown ovviamente è un personaggio di fantasia, ma... se fosse realmente esistito? Paolo Gulisano realizza un romanzo di fantastoria partendo da questa fantastica ipotesi: e se nel conclave del 1939 non fosse stato eletto papa Eugenio Pacelli, ma un certo cardinale Brown, ovvero Padre Brown assurto ai vertici della carriera ecclesiastica? Il libro ripercorre questa carriera, a partire dal 1917 (quando Chesterton abbandona Padre Brown e Gulisano lo raccoglie) fino al conclave decisivo. Troviamo quindi Padre Brown sul fronte di guerra italiano, a Caporetto tra Cadorna e l’agente segreto Kipling. Lo seguiamo nell’Irlanda rivoluzionaria di Michael Collins, nella Roma della Marcia di Mussolini, nella Torino di Frassati con don Sturzo. Un Padre Brown che diventa prima monsignore e poi cardinale, amico e collega di Eugenio Pacelli, al servizio di Pio XI. Nel libro, oltre a diversi personaggi storici realmente esistiti, di cui si tratteggiano vicende e filosofie, ritroviamo gli amici di Chesterton, come Belloc o padre McNabb, e i suoi personaggi letterari, come Basil Grant e Patrick Dalroy.
Paolo Gulisano, nato a Milano nel 1959, risiede a Lecco. All’attività di medico affianca da anni un importante impegno di scrittore. È considerato uno dei più autorevoli esperti di Tolkien e della letteratura fantasy, nonché della cultura britannica. Ha pubblicato numerosi scritti di saggistica dedicati alle figure e alle opere di C. S. Lewis, l’autore delle Cronache di Narnia, di G. K. Chesterton, Hilaire Belloc, George MacDonald, Oscar Wilde, Vincent McNabb, il beato John Henry Newman. Ha dedicato diversi studi al mondo celtico, dalla Scozia all’Irlanda, passando per il mito di Re Artù. Ha pubblicato inoltre diverse opere su argomenti di storia, e in particolare di storia del cristianesimo, dai martiri messicani delle persecuzioni anticristiane alla biografia dell’irlandese san Colombano, all’eroe del Tirolo Andreas Hofer. Collabora con diversi periodici e riviste culturali e col quotidiano della Santa Sede L’Osservatore Romano. Numerosi volumi di Gulisano sono stati tradotti e pubblicati all’estero. Il destino di Padre Brown rappresenta quell’esordio nella narrativa che i suoi lettori attendevano da tempo.
Cicerone scriveva che l'amicizia è superiore a tutte le cose perché dona speranza e non fa piegare l'uomo dinnanzi al destino. Quando due persone scoprono di avere in comune un'idea, un interesse o anche soltanto un gusto, che gli altri non condividono e che, fino a quel momento, ciascuno di loro considerava un suo esclusivo tesoro (o fardello), può nascere con sorpresa un'amicizia. Vedere quello che altri non vedono, ecco la straordinaria condivisione che può unire due persone nell'amicizia. Cosa succede quando questo tipo di relazione nasce tra gli scrittori? Gli effetti sono spesso mirabolanti. A volte delle carriere letterarie sono nate in virtù di un'amicizia. Autori si sono influenzati reciprocamente, altri si sono aiutati, spesso hanno condiviso i propri destini, in alcuni casi anche tragici. Questo libro va alla scoperta di questo straordinario sentimento tra alcuni dei più celebri scrittori di tutti i tempi, da Melville a Manzoni, da Dumas a Tolkien, da Leopardi a Chesterton.
“Io non sono uno storico della letteratura, bensì un lettore-critico militante interessato soltanto ad alcune manifestazioni della nostra più recente narrativa: trascuro tutte le altre che, per alcuni, ne costituiscono la parte più preponderante. Dunque non una (pur piccola) storia: mi sono limitato a stendere un filo in cui ho appeso, sapendo che sapeva sostenerle, le novità della narrativa in lingua italiana quali si sono manifestate negli ultimi sessant’anni. Tutte? Non lo so: certo le più significative. Ripeto che questa qui abbozzata non è la storia della narrativa italiana degli ultimi sessant’anni, ma solo un ramo di essa. Dal gomitolo aggrovigliato e confuso ho colto un filo che spuntava nervoso e l’ho tirato servendomene come anima in cui inanellare i narratori scontrosi.” Guglielmi traccia un originale bilancio della letteratura italiana contemporanea, dal 1950 a oggi, riflettendo sul rapporto tra realtà e rappresentazione artistica – un rapporto che chiama in causa categorie complesse come quelle di realismo o di imitazione. Contro la tesi facile di un contemporaneo “ritorno alla realtà” (in autori come Ammaniti, Lucarelli, Saviano, Scurati), Guglielmi oppone la convinzione che il reale sia orizzonte e obiettivo obbligato della scrittura. Dalla realtà il romanzo non può fuggire.
Non è raro sentire di bambini che hanno vissuto una breve esistenza, segnati dalla malattia e dalla sofferenza. Ma è senz’altro meno comune che un bambino di tredici anni, consapevole della fine imminente, conforti la madre dicendole: «Non temere, mamma... Se non avessi fatto la cresima, come avrei fatto? Se non avessi ricevuto lo Spirito Santo, come avrei potuto arrivare fino a qui?».
In questa semplice verità sta la grandezza di Luca (1996-2009), la cui breve esistenza è stata un continuo inno alla vita, nella gioia di seguire le gare di MotoGP, mangiarsi la pizza preferita e dormire fino a tardi, come tutti i ragazzini della sua età.
Luca, quel “pezzetto di cielo” – per via degli occhi di un azzurro intenso – che ha testimoniato una fede semplice e matura al tempo stesso, affrontando la malattia con pazienza e spirito di sacrificio, sempre grato a quanti gli sono stati accanto negli anni del dolore, ma soprattutto riconoscente a quel Signore che era certo non lo avrebbe lasciato fino all’incontro definitivo con Lui.
Attraverso i suoi scritti e le pagine del suo diario, legate dal racconto della mamma, una testimonianza commovente, capace di toccare ogni cuore, come già ha fatto con i cuori di campioni del calibro di Pedrosa e Capirossi.
Tonino Guerra sente la vita da novant’anni. E nel sentirla l’ha immaginata oltre ogni umana comprensione. L’ha resa eterea, la vita, con quel diluvio di fantasia e parole che la pazienza, la dedizione e il metodo gli fanno profondere ogni giorno nell’arte. La sua arte è il suo sentire. Le storie, i versi e i segni non sono che le differenti forme che assumono i suoi sensi sensibili. Questo libro è il viaggio che per la prima volta, e in forma sistematica, Tonino Guerra compie all’interno di questa molteplicità, un’enciclopedia del fantastico entro cui rifugiarsi per ritrovare la nostra sensibilità, la nostra fantasia, la nostra vita. Dice Tonino: “Se uno siede in un posto dove sedeva un altro finisce per sentirsi in qualche modo quell’altro.” Allo stesso modo leggendo questo libro, anche solo una pagina o per intero, tutto d’un fiato, potremo sperare di trasformarci in poeti, e se non tali, uomini dalle vite sensibili. Questo dicono pure alcuni amici di ieri e di oggi di Tonino, la cui testimonianza abbiamo voluto condividere insieme alle parole del poeta: Pedro Almodóvar, Theo Angelopoulos, Bernardo e Clare Bertolucci, Carlo Bo, Italo Calvino, Gianfranco Contini, Gerardo Filiberto Dasi, Enrica Fico Antonioni, Dario Fo e Franca Rame, Natalia Ginzburg, Andrea Guerra, Elsa Morante, Ennio Morricone, Giovanni Nadiani, Renzo Piano, Nicola Piovani, Juan Piqueras, Giuseppe Prezzolini, Francesco Rosi, Roberto Roversi, Luis Sepúlveda, Vittorio Sgarbi, Alberto Sughi, Ersilio Tonini, Umberto Veronesi, Wim e Donata Wenders.
Le stagioni si avvicendano sempre uguali a Casedisopra, fra la tabaccheria della Nerina e le due caserme - dei Carabinieri e della Forestale - che invano vigilano sulla trattoria-bar di Benito, dove anche quando la stagione della caccia è chiusa il maiale servito in tavola ha un curioso retrogusto di cinghiale...
Eppure ultimamente qualcosa sta cambiando. In paese compaiono ragazzi e ragazze dagli abiti colorati, calzano sandali di cuoio intrecciati a mano e vendono i prodotti del bosco e della pastorizia: sono gli Elfi, che vivono in piccole comunità isolate sulla montagna, senza elettricità, praticando il baratto e ospitando chiunque bussi alla loro porta senza porre domande. Forse potranno essere loro a prendersi cura del territorio appenninico, sempre più trascurato e spopolato, mentre sul corpo della Forestale incombe il destino di venire assorbito nell'Arma dei Carabinieri? Marco Gherardini, detto Poiana, ispettore della Forestale, non fa in tempo a immalinconirsi con questi pensieri che ecco, nell'aria risuonano due spari proprio quando nemmeno i cacciatori avrebbero licenza di esploderli. E di lì a poco, ai piedi di un dirupo viene trovato un cadavere: proprio un giovane elfo, si direbbe.
Inizia per Poiana l'indagine più difficile della sua carriera. Perché potrebbe essere l'ultima, ma non solo: perché si troverà a sospettare degli amici più cari, perché dovrà ammettere che l'intuito femminile può essere imbattibile, perché per trovare la direzione giusta dovrà essere pronto a perdersi nel bosco...

