
La filosofia di Platone costituisce un punto di riferimento primario per tutta la storia del pensiero occidentale, e il secolo appena trascorso non fa eccezione. Numerosi e importanti filosofi del Novecento non solo hanno sentito la necessità di confrontarsi con Platone, ma hanno anche concesso largo spazio al pensiero platonico e alla nozione di ‘platonismo’ all’interno delle loro elaborazioni teoriche. Questo confronto, soprattutto nei contesti più influenzati dalla speculazione di Nietzsche, ha assunto assai spesso la forma della critica, del distacco e, a volte, anche della ripulsa. Lo scopo di questo libro consiste nel mostrare da un lato che questa ripulsa si basa per lo più su un’immagine di Platone e del platonismo forzata in senso dogmatico e quasi formulare, dall’altro che il pensiero di Platone, se correttamente inteso, non ha mai cessato di costituire l’orizzonte ultimo entro il quale possono e devono essere posti i problemi filosofici che ancora interessano l’uomo contemporaneo.
Franco Trabattoni è professore ordinario di Storia della filosofia antica presso l’Università degli Studi di Milano. È autore di numerose monografie sulla storia del pensiero antico, di taglio generale e particolare, nonché di studi specialistici comparsi in riviste e volumi collettivi, dedicati soprattutto a Platone e alla storia del platonismo. Tra i volumi ricordiamo: Scrivere nell’anima: verità, dialettica e persuasione in Platone (Firenze 1994); Platone (Roma 1998); Filosofia antica. Profilo critico-storico (Roma 2002); La verità nascosta. Oralità e scrittura in Platone e nella Grecia classica (Roma 2005). È direttore della rivista internazionale di filosofia antica «Méthexis».
"Tre testi di Kant leggo e commento, da un punto di vista etico, politico e da ultimo estetico: Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico, Per la pace perpetua, se il genere umano sia in costante progresso verso il meglio. Li leggo e commento per trovare la possibilità di esperire, ancora una volta, il legame tra l'identità personale e l'identità della Storia del genere umano."
"Verità e dissimulazione" raccoglie gli atti di convegni internazionali che, attraverso la figura del filosofo Giordano Bruno, riflettono su due importanti anniversari: il 450º della chiusura del Concilio di Trento (2013) e il 500º dell'inizio della riforma luterana (2017). La scelta di Bruno quale punto di partenza per la riflessione su eventi tanto importanti per la storia dell'età moderna è dovuta alla efficacia della sua opera a rappresentare due direzioni di ricerca: quella del rinascimento, visto quale momento di pieno raggiungimento dell'ideale della dignità dell'uomo, e quella del pensiero cristiano eterodosso del Cinquecento, il cui pregio maggiore sembra risiedere nell'aver dato forma compiuta agli ideali di riforma a lungo covati nel pensiero religioso bassomedievale e infine prepotentemente esplosi con le tesi luterane di Wittenberg. Al pari di molti suoi contemporanei, Bruno condivise e diede voce allo spirito del suo tempo, vivendone in prima persona tanto la crisi religiosa quanto il progressivo, ma incessante, processo di formazione dei nascenti stati assolutistici europei.
L'annuncio della pubblicazione dei "Quaderni neri" di Heidegger, finora inediti, ha scatenato in tutta Europa un acceso dibattito sull'antisemitismo del filosofo tedesco rivelato dalla lettura dei suoi taccuini. Le idee antisemite sembrano assediare in particolare "La storia dell'essere" e sono state influenzate dai Protocolli dei savi di Sion, la principale fonte antiebraica della modernità e della postmodernità. Peter Trawny, il curatore dell'opera omnia di Heidegger, entra nello studio del grande filosofo per rispondere, senza giustificazioni e sensazionalismo, alla domanda che tutti si pongono: il pensiero heideggeriano può resistere a questo "naufragio spirituale"?
Il contributo di Trendelenburg alla revisione del sistema hegeliano passa attraverso lo studio critico della storia della filosofia, coniugando analisi filologica dei classici ed elaborazione di una filosofia propria. Il testo "Per la storia del termine persona", un manoscritto del 1870 pubblicato solo nel 1908, è un esemplare scavo storico-filosofico sul formarsi del concetto di persona che rientra nella sua concezione organica dell'etica, di cui fanno parte non solo i diritti del singolo, ma anche lo stato, la società. La doppia matrice del termine - filosofica e teologica - è rintracciabile già nella filosofia antica greco-romana e si riflette, pur con diversi percorsi, nel pensiero giuridico sino ad oggi. Per comprendere questo intreccio l'autore chiave è Kant, nel quale si trovano nodi tematici - come dignità, dialettica mezzo-fine - in cui ha origine, e può avere nuovo sviluppo, il concetto moderno di persona come soggetto etico-giuridico.
Il dialogo è la forma specifica del divenire della vita. Le relazioni umane, la speranza in un futuro di pace e la stessa soggettività umana dipendono da esso. La sua necessità, però, fa da contrappeso a un’ignoranza diffusa su quali siano i suoi fondamenti, il suo senso, le sue applicazioni e il suo metodo. La dialogicità rappresenta una realtà complessa e articolata della quale qui si analizzano tre grandi declinazioni: filosofica, interculturale e interreligiosa, tenendo conto del concetto di verità.
Paolo TRIANNI ha un dottorato in filosofia e uno in teologia. Insegna presso l’Università Urbaniana, il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Tra le sue pubblicazioni una quindicina di curatele e i volumi: Il diritto alla libertà religiosa. Alle fonti di Dignitatis Humanae (2014); Nostra Aetate. Alle radici del dialogo interreligioso (2016); Per un vegetarianesimo cristiano (2017); Teilhard de Chardin. Una rivoluzione teologica (2018). Fa parte di Religions for peace, ed è nella redazione della rivista internazionale «Dilatato Corde» del Dialogo interreligioso monastico.
Dissertazione dottorale che ha per tema un opuscolo di Pascal, poco conosciuto, ma di un grande valore filosofico e teologico. L'autore presenta un'accurata storia del testo, dalla prima edizione del XVII s. al provabile testo originale scoperto nel 1994.
L'etica della dignità, utilizzata da Triki per rispondere alla sfida della presente mondializzazione, si propone di sostituire a una politica fondata sulla formazione di individui asociali una politica basata invece sulla convivialità, che diventa produzione di felicità e struttura fondamentale dell'esistenza democratica contro ogni tendenza all'«ipercapitalismo». L'etica della dignità serve a condividere un desiderio filosofico comune: passare dall'individualismo ad una condizione di solidarietà, libertà e uguaglianza per costruire una cultura universale di giustizia sociale.
Quella del commentatore e teologo bizantino Eustrazio di Nicea (ca. 1050-1120) è una figura affascinante e misteriosa al tempo stesso. Assai apprezzato nel Medioevo latino per i suoi commenti all'Etica Nicomachea di Aristotele, Eustrazio è un autore ancora poco noto ai bizantinisti e in generale ai medievisti in virtù di una biografia a tratti oscura e per l'assenza di studi specifici sulla vita e sulla sua opera. Questo volume intende colmare tale lacuna ricostruendo in maniera precisa e dettagliata i dati relativi alla vita di Eustrazio e analizzandone per la prima volta l'opera filosofica nel suo complesso. Il ritratto che emerge da questo studio è quello di un appassionato lettore dell'opera del neoplatonico Proclo. Tuttavia, in Eustrazio i testi di Proclo si trovano ad essere riletti in maniera intrigante attraverso il filtro della letteratura monastica bizantina. Eustrazio ci impone dunque di rivedere le griglie tradizionali con cui si è soliti leggere la storia della cultura e della società bizantina di questo periodo. Da un lato, i toni ascetici nell'opera del metropolita di Nicea lo allontanano non di poco dal modello di intellettuale delineato da Michele Psello nel secolo XI; dall'altro, l'incontenibile predilezione per il neoplatonico Proclo che emerge nei commenti filosofici di questo autore lo rende assai particolare, se non unico, nel panorama degli autori ecclesiastici di questo stesso periodo.
La proposta di una riflessione metafisica nel presente può risultare a prima vista inattuale o quanto meno problematica. La crisi delle certezze e l'eccesso di specializzazioni sembrano suggerire che un discorso integrato sull'intero costituisca semplicemente un residuo del passato. Muovendo dall'esigenza di chiarire il senso e i limiti di un pensare metafisico nell'attuale contesto, il volume si apre con un'intervista al prof. Saturnino Muratore S.J., docente emerito di Filosofia Teoretica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale (sezione san Luigi). In modo semplice e accattivante, l'intervista condotta da Antonio Trupiano - da circa trent'anni collaboratore di Muratore - costituisce un valido strumento di indagine per quanti si accostano alla complessità del pensiero metafisico, sia nelle Facoltà e negli Istituti ecclesiastici, sia nelle Facoltà di Filosofia delle Università civili. Preso atto della crisi della filosofia neoscolastica, il percorso indicato da Muratore valorizza la svolta al soggetto dell'età moderna e affronta l'indifferibile sfida dell'integrazione tra saperi. Negli altri tre saggi raccolti nel volume, P. Coda, S. Muratore, e A. Trupiano sviluppano ulteriori aspetti del rinnovamento degli studi filosofico-teologici, in ascolto delle istanze promosse dal Concilio Vaticano II.
Preso atto della svolta realizzata da Heidegger e da Gadamer nel campo della riflessione ermeneutica, il testo approfondisce il nesso che lega indissolubilmente il vivere e il comprendere esplorando in diversi modi il carattere costitutivamente storico e intersoggettivo dell’esistenza. Immerse in una trama di rimandi e di legami, al cui interno emerge con chiarezza che non esistono né 'cose in sé' né 'uomini in sé', cose e persone esistono nella misura in cui coesistono, intrecciate le une alle altre in una varietà di vincoli che non sono destinati a rimanere limiti intollerabili di una libertà immaginata stoltamente come assoluta. I vincoli, infatti, attestano una storia, dicono possibilità, aprono strade affidate alla libera responsabilità di ciascuno. Ecco perché l’ermeneutica si presenta anzitutto come un cammino sulle tracce dell’altro. I testi tramandati dalla tradizione, le opere d’arte, le conversazioni quotidiane, le molteplici esperienze di incontro costituiscono tracce che provocano il domandare e attivano ad intraprendere un cammino. La comprensione autentica promuove una trasformazione di esistenza all’interno di un orizzonte dilatato continuamente dall’esperienza del dialogo, con la disponibilità a mettere in gioco se stessi e la propria visione del mondo.

