
Come una folla di altri visitatori, anch’io ho sostato affascinato, per certi versi persino abbacinato, di fronte a quella straordinaria distesa musiva di 6340 metri quadri e 130 pannelli iconografici che rendono la cattedrale di Monreale uno dei capolavori ineguagliabili, espressione altissima di quella «diaconia della bellezza», che dà il titolo a questo volume e ne costituisce quasi il motto e l’insegna. Immagini del mistero della fede, segni mistagogico-liturgici, forme nobili di catechesi, i mosaici di Monreale continuano a parlare a tutti con una loro pedagogia visiva spirituale ed esistenziale. E questo avviene all’interno di uno spazio e di un’architettura di pietre che, però, è simile a un corpo vivente, la cui esistenza è iniziata nel 1174 col normanno Guglielmo II, avrà il suo battesimo nella consacrazione del 1267 e, come accade per tutti i corpi, ha subìto nei secoli malattie e ferite, ossia incendi, restauri, trasformazioni, protesi, secondo una biografia complessa che tuttavia non ha mai sfigurato la sua gloriosa identità. C’è un sottofondo armonico che pervade questo gioiello di fede e di arte, ed è la bellezza, secondo quella che nel Medio Evo era denominata la via pulchritudinis, nella consapevolezza che l’arte abbellisce e illustra la fede.
(dalla «Prefazione» del card. Gianfranco Ravasi)
La teologia cristiana non è una semplice variante della tradizione filosofica greco-occidentale o una mera riproposizione della sensibilità religiosa biblico-ebraica, bensì il sapere critico che riguarda il Dio di Gesù Cristo. Attraverso una triplice articolazione, il volume introduce a questa disciplina illustrando il momento in cui essa «si fa oggetto di se stessa», esercitandosi come «autoriflessione», prima ancora di articolarsi nelle sue diverse branche. La prima parte del manuale ha un'indole epistemologica ed è imperniata sull'interrogativo circa la «natura» della teologia cristiana; la seconda parte solleva la domanda circa il «come formale» della teologia per giungere a descriverne il metodo e la criteriologia fondamentale; la terza, infine, assume la domanda circa il «come concreto» della teologia, per raccontarne l'origine e gli sviluppi lungo i secoli, dagli inizi neotestamentari sino ai nostri giorni, secondo diverse forme e modelli plurimi. Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
Dopo un lungo silenzio, alimentato da un sentimento di antistatalismo e da un ambiguo cristianesimo municipale impastoiato nelle parentele, la Chiesa ha iniziato ad affrontare il problema delle mafie solo negli anni delle stragi e degli omicidi eccellenti, come quelli di don Pino Puglisi, don Peppe Diana e Rosario Livatino. Tuttavia, il modo in cui l'ha fatto è stato condizionato dalla retorica «sicilianistica» e dall'appiattimento sul linguaggio tecnico dei magistrati, dei funzionari di Polizia e dei giornalisti. Ciò che è mancato è stato un lessico specifico, ricco delle parole del vangelo e della tradizione cristiana. E per questo, alla fine, il discorso è suonato più descrittivo che profetico. Oggi invece «serve un nuovo umanesimo mediterraneo alternativo alla disumanità mafiosa».
Il volume sottolinea l'importanza di una teologia delle religioni e del dialogo interreligioso che abbia una qualità peculiarmente "cristiana", studiando il problema del rapporto tra cristianesimo e religioni a partire dall'identità del cristianesimo stesso, colta in relazione con le religioni. I lavori condotti dal Dipartimento di teologia delle religioni della Facoltà Teologia di Sicilia si collocano nella prospettiva della riflessione epistemologica e si sono sviluppati in forza della ricerca biblica, della riflessione filosofica, e dal confronto con la fenomenologia delle religioni e l'islamologia.
I saggi raccolti in questo volume si propongono di intercettare e decifrare con attenzione e con intenzione teologica - le domande radicali che la letteratura contemporanea ha formulato in alcune delle sue migliori pagine, qui in maggior parte italiane, riguardo al senso dell'esistenza umana. Si tratta di questioni importanti, sulle quali anche la teologia si ferma a pensare, spesso proprio a partire dalle suggestioni che si possono incontrare nella scrittura dei poeti e dei narratori, traducendole in una riflessione che acquisisce così un'assonanza analoga a quella che avevano già i versi del Salmo 8.
Il duomo di Monreale è un patrimonio artistico di eccezionale bellezza mai documentato prima d'ora con tale ampiezza di immagini, realizzate mediante una apposita campagna fotografica e strumenti tecnici all'avanguardia. Il duomo di Monreale è una delle testimonianze più impressionanti di quella stagione artistica straordinaria che la Sicilia visse nel XII secolo. Sulle pareti del duomo si snoda un ciclo musivo, conservatosi pressoché intatto, che racconta la storia della salvezza, dalla creazione del mondo alla resurrezione di Cristo, in un percorso che ha alle sue estremità le due figure imponenti del Cristo pantocratore dell'abside, le cui braccia si aprono in un abbraccio commovente che accoglie il fedele lasciandolo senza parole, e della Vergine nella controfacciata, la cui maternità è segno perenne del rinnovarsi della presenza di Cristo che accompagna la vita degli uomini, posto genialmente sopra la porta attraverso la quale i fedeli lasciano la basilica per portare nel mondo la loro speranza. Oltre alla sequenza narrativa vetero e neotestamentaria, le pareti della basilica ospitano una impressionante serie di ritratti di santi, testimonianze perenni della vita della Chiesa. Anche in questo caso, la loro collocazione rivela un progetto geniale: se infatti le absidi laterali ospitano i due capisaldi della fede cristiana, Pietro e Paolo, lungo le pareti del presbiterio e nei sottarchi delle navate si susseguono figure intere, busti e volti di monaci, vescovi, laici, eremiti, uomini e donne che hanno testimoniato la loro fede, chiesa trionfante sempre più vicina alla chiesa militante che affolla ogni giorno la chiesa, per concludersi nella controfacciata, accanto alla figura di Maria, con gli esempi più vicini alla gente di Monreale, Cassio, Casto e Castrense, i "loro" santi. Il ciclo musivo di Monreale dispiega così un inno alla Chiesa di eccezionale bellezza.