
Da quasi tre anni ogni settimana Marco Lodoli scrive una recensione di cinema sulla rivista "Diario", diretta da Enrico Deaglio. Ma probabilmente "recensione" non è il termine giusto, perché gli articoli di Lodoli non hanno granché da spartire con i puntigliosi giudizi sui film scritti dai critici professionisti. Più che altro si tratta di un appuntamento con i lettori, un incontro amichevole intorno al tavolo di un bar. E a quel tavolo Lodoli si lascia andare ad associazioni e ricordi, digressioni e ipotesi, a tutti quei pensieri sparsi ma non arbitrari suggeriti dalla visione di un film.
L'opera nasce con l'intento di fornire un panorama ampio e approfondito delle vicende che hanno segnato, nel corso dei secoli, lo svolgimento della Scuola napoletana non solo nella città partenopea ma, più estesamente, nella Campania e in molta parte del Mezzogiorno. Un'appendice sulla letteratura artistica napoletana fornisce ulteriori elementi per seguire la storia della pittura partenopea. Corredano il volume più di duecento immagini a colori.
Una carrellata di fotografie in bianco e nero per raccontare come vestivano gli italiani dal 1850 fino ai primi anni Sessanta. Dagli abiti tutti pizzi e crinoline ai tailleur anni '60, dai busti e i corsetti che stringevano la vita di dame cicciottelle nell'800 alle ampie gonne degli abiti anni Cinquanta e poi le curiose e pittoresche tenute da spiaggia usate dai bagnanti durante la Belle Epoque e uomini in marsina e panciotto con mantello e cappello... Paletot e papilon, acconciature e cosmetici di principi e contesse, di briganti e popolani accostati in questa galleria di fotografie dimostrano come prima della moda italiana sia esistito uno stile degli italiani.
Quando nell'Ottocento la Russia irruppe sulla scena della letteratura, il mutamento fu radicale e irreversibile. Qualcosa di analogo, ma ben più discreto, avvenne con la musica, nata anch'essa d'improvviso, con Glinka, e sviluppatasi poi attraverso una fioritura dove spiccavano maestri sommi quali Musorgskij e popolarissimi come Cajkovskij. Si scoprì in tal modo come a est della Germania, che per secoli aveva rappresentato l'Oriente della musica, si aprisse un altro territorio, immenso, che avrebbe aggiunto una speziatura sino ad allora ignota al mondo dei suoni e scompaginato la nostra stessa abitudine di pensare la musica.
I milanesi amano il loro Duomo e ne vanno fieri, per questo ne hanno fatto il simbolo e l'emblema della loro città. La guida si propone di far conoscere la storia secolare, i molteplici aspetti artistici, il significato religioso, genuino e profondo, di questo grande monumento cristiano. Il percorso ha inizio dalla piazza del Duomo al di sotto della quale si conservano le memorie archeologiche della Milano cristiana. Il visitatore è poi condotto a fare il giro dell'esterno per ammirare la struttura architettonica. Viene in seguito accompagnato nella scoperta delle numerose opere d'arte con le quali, nel corso dei secoli, la cattedrale è stata arricchita. La visita si conclude sui terrazzi del Duomo dove lo sguardo può spaziare sulla foresta delle guglie e sulla città sottostante. La guida offre infine informazioni sulle devozioni dei milanesi e sui grandi santi della tradizione ambrosiana.