
Josè Monleón (Tavernes de la Valldigna, 1927) dirige la rivista Primer Acto e la fondazione Instituto Internacional del Teatro Mediterráneo (IITM). Autore di numerosi libri e presentazioni, ha partecipato all'attività editoriale di oltre mezzo secolo, con diverse opere che si collocano nel quadro del dialogo mediterraneo. È inoltre intervenuto in numerosi congressi dell'IITM svoltisi nelle principali città mediterranee d'Europa e del mondo arabo.
Francesco Primaticcio (Bologna 1504-Parigi 1570) è stato, dopo un'esperienza nella Mantova gonzaghesca, il più grande creatore della scuola di Fontainebleau. Impiegato da ben quattro sovrani, da Francesco I a Carlo IX, Primaticcio incarna il trionfo della rinascenza francese e la quintessenza del manierismo italiano. Infaticabile ed estroso disegnatore, pittore, scultore, egli darà forma a uno dei più straordinari cicli decorativi della storia dell'arte, dove si incontrano ideale, illusione, artificio, audacia e seduzione. Attraverso numerosi disegni e alcuni dei pochi dipinti superstiti, la mostra bolognese documenta lo straordinario percorso creativo di Primaticcio.
"Come nascono i miei progetti? Ascolto le pietre. Colgo i volti intorno a me. Cerco di costruire ponti verso il futuro fissando il passato con occhi limpidi. Sono ispirato dalla luce, dal suono, da spiriti invisibili, dalla netta coscienza del luogo e dal rispetto per la storia." Vulcanico, poetico, iconoclasta, capace di raffinate collisioni tra elementi tradizionalmente inconciliabili, Daniel Libeskind racconta in questo libro, originale fusione di autobiografia e riflessione sull'architettura, qual è il suo rapporto con lo spazio, la città, l'animo umano.
Che cos’è un genere cinematografico? Come far dialogare una tradizione, che è insieme di contenuto, produttiva e teorica, con le tensioni e i problemi che il cinema contemporaneo mette in campo a proposito della nozione di genere? Qual è la differenza tra il ‘genere’ di La grande rapina al treno e quello di Guerre stellari, tra Il cappello a cilindro e Cocktail? Il testo di Rick Altman si pone come punto di riferimento imprescindibile per il dibattito sui generi cinematografici, rispondendo a queste domande con l’obiettivo di riorientare le riflessioni sulla produzione e la ricezione dei nuovi generi e di stabilire una continuità con le codificazioni del cinema classico. Il punto di partenza è la messa in discussione della nozione stessa di genere, dapprima con una ricognizione storica che muove da Aristotele fino a Wittgenstein, in secondo luogo ripensando e distaccandosi dalle più recenti teorie sui generi cinematografici. L’aspetto più innovativo di tale posizione consiste nella scelta di rinunciare a costruire un ‘sistema’ tassonomico dei generi cinematografici esaminando i luoghi e i soggetti (molteplici ed eterogenei) della loro reale definizione.
I generi, infatti, vengono elaborati, agiscono e si sedimentano nelle conoscenze culturali di un particolare gruppo sociale. Proprio l’indagine di questa comunità conduce Altman a evidenziare i differenti ambiti e i processi all’interno dei quali il concetto di genere prende forma e si modifica: attraverso le pratiche delle istituzioni produttive; nell’ampio e variegato campo dei paratesti cinematografici; negli orizzonti di attese e nei relativi meccanismi interpretativi degli spettatori o nella costituzione di comunità trasversali da parte degli spettatori stessi. Fino a descrivere, con attenzione e immediata chiarezza, la stretta connessione tra produzione cinematografica, pubblico e critica, illustrata grazie allo studio delle dinamiche e dei discorsi sociali che si intersecano intorno a celebri casi cinematografici.
Rick Altman è professore di French and Film Studies, Comparative Literature e Communication Studies presso l’Università dello Iowa. Tra le sue pubblicazioni: The American Film Musical (Bloomington 1986) e Sound Theory/Sound Practice (New York 1992).
Il libro dedicato più di vent'anni fa da Pierre Grimal alla storia del giardino costituisce ancor oggi una chiave d'accesso essenziale a uno dei temi cruciali della nostra storia culturale. Luogo deputato dell'incontro tra natura e artefatto, il giardino è il filtro simbolico attraverso il quale gli uomini hanno sempre cercato di configurare il loro stesso rapporto con la natura. "L'uomo - è stato scritto - nasce in un giardino. Tutte le leggende collocano il luogo d'origine dell'umanità in un recinto protetto, nel grembo materno che custodisce la vita". Da quella idea originaria si sviluppa tutta una serie di impianti e modelli che sono il portato diretto delle diverse culture civili che le hanno di volta in volta prodotte.
Da Van Gogh a Picasso, da David a Boccioni, da De Pisis a Clemente: Alberto Boatto ripercorre la storia dell'autoritratto dall'inizio del moderno fino al suo tramonto. Il volume, qui proposto in una nuova edizione arricchita di nuovi profili e nuove immagini, è suddiviso in due parti: nella prima l'autore risponde alla domanda "che cos'è un autoritratto?"; nella seconda presenta circa novanta autoritratti, commentandoli e interpretandoli.
Secondo dei tre volumi dedicati all'opera eduardiana, la "Cantata dei gioni dispari" raccoglie le commedie composte tra il 1945 e il 1955 secondo un progetto ideato da Eduardo stesso a partire dall'edizione Einaudi pubblicata nel 1975 col titolo "Il teatro di Eduardo". Sono testi molto noti a un pubblico vastissimo che, nel tempo, ha potuto familiarizzarsi con l'opera di Eduardo sia attraverso le rappresentazioni teatrali, sia, più di recente, attraverso i libri e le registrazioni delle commedie trasmesse in televisione.
Il primo volume della trilogia autobiografica di Bob Dylan, dedicato agli anni della formazione e a quelli degli incontri decisivi, ricco di episodi inediti. Non costretto da gabbie cronologiche, il libro spazia dall'epoca del Greenwich Village alla fine degli anni Sessanta, fino agli Ottanta. Il tono dominante è la gratitudine per chi ha reso possibile che Bob Dylan fosse Bob Dylan: verso il poeta Archibald MacLeish, che indirettamente lo guida alla realizzazione di "New Morning", o verso Daniel Lanois, musicista e produttore che direttamente lo aiuta a creare "Oh Mercy". Woodstock, San Francisco, New Orleans, città dell'anima con pochi tratti scuri, completano la geografia interiore di un'America invisibile ma mai davvero scomparsa.
I grandi temi della tragedia incombente e del tradimento propri dell'Ultima Cena hanno sempre rappresentato un soggetto di grande fascino per gli artisti di ogni epoca. Questo libro raccoglie in ordine cronologico oltre 100 capolavori dedicati all'evento e altrettanti diversi modi di affrontare la sfida di ricreare in maniera convincente le personalità dei convitati, evidenziandone al tempo stesso le relazioni interpersonali. Il volume di facile consultazione raccoglie opere che offrono innumerevoli spunti di meditazione e contemplazione, esaltando sia il significato religioso dell'episodio che la grande arte degli autori.
La Crocifissione di Cristo, il culmine tragico dei Vangeli, è da sempre l'immagine simbolo della cristianità. In questo volume sono raccolte in ordine cronologico oltre 100 tra le più belle e toccanti raffigurazioni della Crocifissione, realizzate da alcuni dei più grandi artisti della tradizione cristiana, dell'arte delle catacombe fino al tardo ventesimo secolo. Un unico soggetto ma infinite interpretazioni, sempre diverse per stile, atmosfera, tecnica e dimensioni. Questo libro, dal formato essenziale e compatto, rappresenta un grande spunto di riflessione sul significato del sacrificio sia divino che umano e sulla capacità dell'arte di esprimere contemporaneamente sentimenti religiosi e le più profonde emozioni terrene.